21 Dicembre 2018

Feria Propria del 21 Dicembre


Oggi Gesù ci dice: «Rallégrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele, esulta e acclama con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme!» (Sofonia 3,14 - I Lettura).


Dal Vangelo secondo Lc 1,39-45: Maria si mette in viaggio verso la montagna e raggiunge una città di Giuda, oggi preferibilmente identificata con Ain-Karim, 6 Km a ovest di Gerusalemme. La fretta con la quale Maria si avvia a trovare Elisabetta, l’anziana sposa di Zaccaria miracolosamente rimasta incinta (Lc 1,5-25), mette in evidenza la sua pronta disponibilità al progetto di Dio. Entrata in casa, il saluto della Vergine raggiunge per vie misteriose il bambino che sussulta nel grembo della madre la quale, colmata di Spirito Santo, saluta con parole profetiche la Madre del Signore. Con un’espressione semitica che equivale a un superlativo, Elisabetta proclama Maria benedetta fra le donne; la Vergine è benedetta «per la presenza di un frutto benedetto [eulogémenos] nel suo seno: benedetta dunque perché madre del Benedetto, perché madre del suo Signore [vv. 42-43;]; la proclama, ancora, beata [makaria] per la fede con la quale ha reagito alla proposta divina: beata dunque perché fedele, perché uditrice della parola del Signore [v. 45]» (Carlo Ghidelli). Il saluto dell’angelo, - Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te (Lc 1,28) - e il saluto dell’anziana donna, - Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! (Lc 1,42), fusi insieme, saranno ripetuti nei secoli da milioni di credenti: l’Ave Maria è «una delle preghiere più belle e profonde, nella quale Elisabetta, e quindi l’Antico Testamento, si collega con Maria, cioè col Nuovo Testamento» (Richard Gutzwiller). Il racconto della visitazione ricorda, con evidenti allusioni e coincidenze, il racconto biblico del trasferimento dell’arca dell’alleanza a Gerusalemme operato dal re Davide (2Sam 6,1ss). L’arca sale verso Gerusalemme, Maria sale verso la montagna. L’arca entra nella casa di Obed- Edom e Maria entra nella casa di Zaccaria. La gioia del nascituro e il suo trasalimento nel grembo dell’anziana madre ricordano la gioia di Davide e la sua danza festosa dinanzi all’arca. L’espressa indegnità di Elisabetta dinanzi alla Madre del Signore ricorda ancora l’indegnità del re David di fronte all’arca del Signore. Questi accostamenti, molto precisi nei particolari, ben difficilmente possono essere accidentali. L’identificazione dei due racconti va allora verso una chiara proclamazione: Maria, la Madre del Signore, è la nuova arca del Signore, e suo figlio, Gesù, è il dolce Signore che ha preso dimora in quel tempio vivo.

 A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? - La Madre del Salvatore - La maternità divina di Maria è un mistero insondabile perché mistero di amore e di sublime divina accondiscendenza.
Per essere la Madre del Salvatore, «Maria “da Dio è stata arricchita di doni degni di una così grande missione”. L’angelo Gabriele, al momento dell’annunciazione, la saluta come “piena di grazia” [Lc 1,28]. In realtà, per poter dare il libero assenso della sua fede all’annunzio della sua vocazione, era necessario che fosse tutta sorretta dalla grazia di Dio» (CCC 490).
Quindi, Maria ha aderito liberamente al progetto divino, anche se necessariamente dovette essere sorretta dalla grazia di Dio. Qui tutta la grandezza della Vergine. È la nostra storia di ogni giorno, una verità per tutti gli uomini: Dio non abusa della libertà umana, la sua volontà salvifica passa sempre attraverso le maglie del sì dell’uomo. Qui la grandezza dell’uomo.
«“Dio ha mandato suo Figlio” [Gal 4,4], ma per preparargli un corpo, ha voluto la libera collabora­zione di una creatura. Per questo, Dio, da tutta l’eternità, ha scelto, perché fosse la Madre del Figlio suo, una figlia d’Israele, una giovane ebrea di Nazaret in Galilea, “una vergine promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giusep­pe. La vergine si chiamava Maria” (Lc 1,26-27): “Volle il Padre delle misericordie che l’accettazio­ne di colei che era predestinata a essere la Madre precedesse l’incarnazione, perché così, come la donna aveva contribuito a dare la morte, la donna contribuisse a dare la vita” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 56; cf 61]» (CCC 488).
La Vergine Maria all’arcangelo Gabriele che le annunziava che avrebbe dato alla luce il Figlio dell’Altissimo senza conoscere uomo, per la potenza dello Spirito Santo (cfr. Lc 1,28-37), risponde con «“l’obbedienza della fede” (Rom 1,5), certa che “nulla è impossibile a Dio”: “Io sono la serva del Signore; avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,37-38). Così, dando il proprio assenso alla parola di Dio, “Maria è diventata Madre di Gesù e, abbracciando con tutto l’animo e senza essere ritardata da nessun peccato la volontà divina di salvezza, si è offerta totalmente alla persona e all’opera del Figlio suo, mettendosi al servizio del mistero della redenzione, sotto di lui e con lui, con la grazia di Dio onnipotente” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 56]» (CCC 494).
Sostanzialmente Maria «si offre totalmente alla Persona e all’opera del suo Figlio Gesù, abbracciando con tutta l’anima la volontà divina di salvezza» (Compendio 97) senza infingimenti o ritardi.
Ma tanta esaltazione non allontana Maria dagli uomini. Infatti, pur essendo riconosciuta «sovreminente e del tutto singolare membro della Chiesa» il suo rapporto con gli uomini si fa singolarmente più  materno: come vera Madre, nella sua feconda maternità, Ella abbraccia, per volere divino, tutta l’umanità: «Ella ha cooperato in modo tutto speciale all’opera del Salvatore, con l’obbedienza, la fede, la speranza e l’ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale delle anime. Per questo è stata per noi la Madre nell’ordine della grazia» e questa maternità di Maria «nell’economia della grazia perdura senza soste dal momento del consenso prestato nella fede al tempo dell’annunciazione, e mantenuto senza esitazioni sotto la croce, fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti. Difatti, assunta in cielo ella non ha deposto questa missione di salvezza, ma con la sua molte­plice intercessione continua ad ottenerci i doni della salvezza eterna [...] Per questo la beata Vergine è invocata nella Chiesa con i titoli di Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice, Mediatrice» (CCC 967-969).
Se il Natale visualizza e indica il divino Redentore, l’unico Salvatore del mondo, il vangelo della “visitazione” visualizza Maria come Colei che “porta Gesù” agli uomini, e la visualizza anche come la via, la via che Dio ha scelto per raggiungere gli uomini. Così, allo stesso tempo, è la via che conduce gli uomini a Dio.

E beata colei che ha creduto nelladempimento di ciò che il Signore le ha detto - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): E beata colei che ha creduto; la beatitudine, che evidentemente si riferisce a Maria, è espressa in una forma generale («beata colei che ha creduto»), come nei «macarismi» dell’Antico Testamento; la Volgata invece applica direttamente a Maria la beatitudine proclamata da Elisabetta poiché usa la seconda persona: «Beata, tu che hai creduto» (Beata, quae credidisti). Al compimento delle parole che le sono state dette; il testo originale, tradotto letteralmente, può essere inteso in due modi differenti: «Beata colei che ha creduto che si compiranno le parole etc.», oppure: «Beata colei che ha creduto, perché si compiranno le parole etc.» (traduzione seguita dalla Volgata: Beata, quae credidisti, quoniam perficientur ea, quae dieta sunt tibi a Domino). Il senso da preferire è quello indicato nella prima delle due versioni riportate; Elisabetta infatti si congratula con Maria che ha creduto al messaggio divino, nel quale le si annunziava la maternità del Messia, non già la proclama beata perché la Madre del Messia vede ora il compimento delle parole dell’inviato celeste. La madre del Precursore esprime la sua soddisfazione nel sapere che Maria ha creduto, non già si propone di rassicurarla nuovamente sull’atto di fede compiuto dalla Vergine al momento dell’annunziazione. In virtù dell’illuminazione soprannaturale, frutto della pienezza dello Spirito (cf. vers. 41), Elisabetta conosce anche il messaggio che l’angelo aveva recato a Maria e la generosa fede con la quale la Vergine lo aveva accolto; questa infatti ci sembra essere la migliore spiegazione del racconto, come ci è giunto, poiché il testo non dice da chi Elisabetta abbia conosciuto il fatto miracoloso della maternità di Maria.


Maria icona perfetta della fede - Lumen fidei 58: La Madre del Signore è icona perfetta della fede, come dirà santa Elisabetta: «Beata colei che ha creduto» (Lc 1,45). In Maria, Figlia di Sion, si compie la lunga storia di fede dell’Antico Testamento, con il racconto di tante donne fedeli, a cominciare da Sara, donne che, accanto ai Patriarchi, erano il luogo in cui la promessa di Dio si compiva, e la vita nuova sbocciava. Nella pienezza dei tempi, la Parola di Dio si è rivolta a Maria, ed ella l’ha accolta con tutto il suo essere, nel suo cuore, perché in lei prendesse carne e nascesse come luce per gli uomini. San Giustino Martire, nel suo Dialogo con Trifone, ha una bella espressione in cui dice che Maria, nell’accettare il messaggio dell’Angelo, ha concepito “fede e gioia”. Nella Madre di Gesù, infatti, la fede si è mostrata piena di frutto, e quando la nostra vita spirituale dà frutto, ci riempiamo di gioia, che è il segno più chiaro della grandezza della fede. Nella sua vita, Maria ha compiuto il pellegrinaggio della fede, alla sequela di suo Figlio. Così, in Maria, il cammino di fede dell’Antico Testamento è assunto nella sequela di Gesù e si lascia trasformare da Lui, entrando nello sguardo proprio del Figlio di Dio incarnato.

Giovanni Paolo II (Angelus 14 Ottobre 1984): “Beata colei che ha creduto”! - Tu che hai creduto con fede piena di gioia: all’annunciazione, alla visitazione, alla natività, alla presentazione al tempio, al ritrovamento nel tempio.
- Tu che hai creduto con fede piena di dolore; durante tutta la passione del Getsemani, della flagellazione, della coronazione di spine, della via Crucis: tu che hai creduto sotto la croce al Calvario.
- Tu che hai creduto, con la fede di una gloria incipiente, nella glorificazione di tuo Figlio: alla risurrezione, all’ascensione, nel giorno della Pentecoste. Tu, la cui fede si compiva nell’Assunzione: Madre nostra, ornata con la corona della gloria celeste!
Così chiediamo a Maria, recitando il santo Rosario.

Benedetto XVI (Discorso, 31 maggio 2011): Meditando oggi la Visitazione di Maria, siamo portati a riflettere proprio su questo coraggio della fede. Colei che Elisabetta accoglie nella sua casa è la Vergine che “ha creduto” all’annuncio dell’Angelo e ha risposto con fede, accettando con coraggio il progetto di Dio per la sua vita e accogliendo così in sé la Parola eterna dell’Altissimo. Come sottolineava il mio beato Predecessore nell’Enciclica Redemptoris Mater, è mediante la fede che Maria ha pronunciato il suo fiat, «si è abbandonata a Dio senza riserve ed “ha consacrato totalmente se stessa, quale ancella del Signore, alla persona e all’opera del Figlio suo”» [n. 13; cfr. Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, 56]. Per questo Elisabetta, nel salutarla, esclama: “Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto” [Lc 1,45]. Maria ha davvero creduto che “nulla è impossibile a Dio” [v. 37] e, forte di questa fiducia, si è lasciata guidare dallo Spirito Santo nell’obbedienza quotidiana ai suoi disegni. Come non desiderare, per la nostra vita, lo stesso abbandono fiducioso? Come potremmo precluderci quella beatitudine che nasce da una così intima e profonda consuetudine con Gesù? Perciò, rivolgendoci oggi alla “piena di grazia”, le chiediamo di ottenere anche a noi, dalla Provvidenza divina, di poter pronunciare ogni giorno il nostro “sì” ai disegni di Dio con la stessa fede umile e schietta con cui Lei ha pronunciato il suo. Ella che, accogliendo in sé la Parola di Dio, si è abbandonata a Lui senza riserve, ci guidi ad una risposta sempre più generosa e incondizionata ai suoi progetti, anche quando in essi siamo chiamati ad abbracciare la croce.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** Maria è la via che Dio ha scelto per raggiungere gli uomini.
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Ascolta, o Padre, le preghiere del tuo popolo in attesa del tuo Figlio che viene nell’umiltà della condizione umana: la nostra gioia si compia alla fine dei tempi quando egli verrà nella gloria. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.