30 Novembre 2018

Sant’Andrea Apostolo
  
Oggi Gesù ci dice: “Venite dietro a me, vi farò pescatore di uomini.” (Cfr. Mt 4,19 - Acclamazione al Vangelo).

Dal Vangelo secondo Matteo 4,18-22: Simone chiamato Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni sono convocati autorevolmente da Gesù ed essi rispondono alla chiamata con generosità lasciando immantinente lavoro, beni, affetti... La dedizione immediata di questi apostoli è ben messa in evidenza dal Vangelo: Simone e Andrea subito lasciarono le reti e seguirono il Maestro, allo stesso modo, Giacomo e Giovanni subito lasciarono la barca e il padre andando dietro al giovane Rabbi. Dio «passa e chiama. Se non gli rispondi immediatamente, può proseguire il cammino e allontanarsi da noi. Il passo di Dio è rapido; sarebbe triste se restassimo indietro, attaccati a molte cose che sono di peso e d’impaccio» (Bibbia di Navarra).

La chiamata di Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello avviene lungo il mare di Galilea: altro nome del lago di Genesaret (o Tiberiade), situato nella parte settentrionale della valle del Giordano.
Simone, chiamato Pietro. Il nome di Pietro, qui anticipato, sarà dato a Simone da Gesù in occasione della sua “confessione” (Cf. Mt 16,18). Nel mondo antico, soprattutto nella mentalità biblica, v’era la tendenza di trovare sempre un significato funzionale ai nomi delle persone o anche delle cose. Imporre il nome o cambiare il nome stava ad indicare il potere di chi prendeva tale iniziativa. Adamo che era stato posto nel giardino di Eden perché lo coltivasse e lo custodisse (Gen 2,15), impone nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, segno indubbio di esercizio di sovranità (Gen 2,19-20), Abram da Dio sarà chiamato Abraham, per significare che tutti i popoli saranno benedetti in lui, loro padre (Gen 17,5). Giacobbe sarà chiamato Israele, perché ha lottato con Dio (Gen 48,20), così Simone sarà chiamato Pietro perché sarà la pietra sulla quale Gesù edificherà e renderà salda la sua Chiesa (Mt 16,18).
E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». L’immagine usata dall’evangelista Matteo per indicare la futura missione degli Apostoli si radica nelle credenze del tempo. Era sentire comune credere che il mare fosse il regno delle potenze infernali, trarre fuori gli uomini dal mare assumeva quindi il significato profondo di liberare gli uomini dal peccato; liberare gli uomini dal potere di Satana sarà appunto la missione specifica degli Apostoli prima, della Chiesa dopo.
Nella chiamata di Simone e Andrea, suo fratello, vi è una novità sorprendente: infatti, a differenza «dei discepoli dei maestri ebrei che scelgono il loro maestro, qui è Gesù che sceglie quelli che vuole che lo seguano. C’è una forza e un’autorità misteriosa in lui se basta questo semplice invito a seguirlo per ottenere da parte dei discepoli una risposta pronta e l’altrettanto immediata rinuncia a tutto [Cf. Anche Mc 1,16-20]» (Il Nuovo Testamento, Vangeli e Atti degli Apostoli, Ed. Paoline).
La scuola di Gesù non vuole trasmettere nozioni o scibile umano, ma vuole creare una comunione di vita tra il Maestro e i discepoli.

Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello: Benedetto XVI (Udienza Generale, 14 Giugno 2006): [Tradizioni molto antiche considerano Andrea] come apostolo dei Greci negli anni che succedettero alla Pentecoste; ci fanno sapere che nel resto della sua vita egli fu annunciatore e interprete di Gesù  per il mondo greco. Pietro, suo fratello, da Gerusalemme attraverso Antiochia giunse a Roma per esercitarvi la sua missione universale; Andrea fu invece l’apostolo del mondo greco: essi appaiono così in vita e in morte come veri fratelli – una fratellanza che si esprime simbolicamente nello speciale rapporto delle Sedi di Roma e di Costantinopoli, Chiese veramente sorelle. Una tradizione successiva, come si è accennato, racconta della morte di Andrea a Patrasso, ove anch’egli subì il supplizio della crocifissione. In quel momento supremo, però, in modo analogo al fratello Pietro, egli chiese di essere posto sopra una croce diversa da quella di Gesù. Nel suo caso si trattò di una croce decussata, cioè a incrocio trasversale inclinato, che perciò venne detta “croce di sant’Andrea”. Ecco ciò che l’Apostolo avrebbe detto in quell’occasione, secondo un antico racconto (inizi del secolo VI) intitolato Passione di Andrea: “Salve, o Croce, inaugurata per mezzo del corpo di Cristo e divenuta adorna delle sue membra, come fossero perle preziose. Prima che il Signore salisse su di te, tu incutevi un timore terreno. Ora invece, dotata di un amore celeste, sei ricevuta come un dono. I credenti sanno, a tuo riguardo, quanta gioia tu possiedi, quanti regali tu tieni preparati. Sicuro dunque e pieno di gioia io vengo a te, perché anche tu mi riceva esultante come discepolo di colui che fu sospeso a te [...]. O Croce beata, che ricevesti la maestà e la bellezza delle membra del Signore! ... Prendimi e portami lontano dagli uomini e rendimi al mio Maestro, affinché per mezzo tuo mi riceva chi per te mi ha redento. Salve, o Croce; sì, salve davvero!”. Come si vede, c’è qui una profondissima spiritualità cristiana, che vede nella Croce non tanto uno strumento di tortura quanto piuttosto il mezzo incomparabile di una piena assimilazione al Redentore, al Chicco di grano caduto in terra. Noi dobbiamo imparare di qui una lezione molto importante: le nostre croci acquistano valore se considerate e accolte come parte della croce di Cristo, se raggiunte dal riverbero della sua luce. Soltanto da quella Croce anche le nostre sofferenze vengono nobilitate e acquistano il loro vero senso. L’apostolo Andrea, dunque, ci insegni a seguire Gesù con prontezza (cfr. Mt 4,20; Mc 1,18), a parlare con entusiasmo di Lui a quanti incontriamo, e soprattutto a coltivare con Lui un rapporto di vera familiarità, ben coscienti che solo in Lui possiamo trovare il senso ultimo della nostra vita e della nostra morte.

Gesù vide due fratelli... Claude Tassin (Vangelo di Matteo): L’abbinamento delle due «coppie» di chiamati deriva da un’antica tradizione, presente anche in Mc 1,16-20. Matteo precisa semplicemente che Simone è «chiamato Pietro», preparando così il suo futuro ruolo (cfr. Mt 16,18), e unifica le espressioni: in Marco «essi lo seguirono / essi gli andarono dietro» diventa due volte in Matteo «lo seguirono», tipico verbo dello stato di discepolo.
L’espressione «pescatori di uomini» del v. 19 richiama la rete del pescatore o del cacciatore. In Ab 1,14-15 e Ger 16,16, quest’immagine rappresenta il giudizio di Dio che raggiunge colui che credeva di sfuggirgli. Mat­teo però interpreta senza dubbio Ger 16,14-21 come una profezia ottimistica del raduno degli ebrei dispersi e della conversione dei pagani; egli può anche pensare in anticipo alla parabola della rete (Mt 13,47): insomma, l’espressione «pescatori di uomini» annuncia in qualche modo la missione cristiana. L’evangelista insisterà ora su un punto: ci si può definire missionari nella misura in cui si è discepoli. Qui Gesù chiama dei discepoli che, nel corso di questa sezione, ascolteranno il Maestro e lo vedranno all’opera. Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni erano figure considerevoli per la seconda generazione di cristiani; ma, suggerisce Matteo, si venera la loro memoria perché essi in primo luogo sono stati discepoli, chiamati gratuitamente dall’araldo del regno dei cieli.

La missione degli Apostoli: CCC 858-859: Gesù è l’Inviato del Padre. Fin dall’inizio del suo ministero, «chiamò a sé quelli che egli volle [...]. Ne costituì Dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare» (Mc 3,13-14). Da quel momento, essi saranno i suoi « inviati » (è questo il significato del termine greco α¯ πο´ στολοι). In loro Gesù continua la sua missione: «Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi» (Gv 20,21). Il loro ministero è quindi la continuazione della sua missione: «Chi accoglie voi, accoglie me», dice ai Dodici (Mt 10,40). Gesù li unisce alla missione che ha ricevuto dal Padre. Come «il Figlio da sé non può fare nulla» (Gv 5,19.30), ma riceve tutto dal Padre che lo ha inviato, così coloro che Gesù invia non possono fare nulla senza di lui, dal quale ricevono il mandato della missione e il potere di compierla. Gli Apostoli di Cristo sanno di essere resi da Dio «ministri adatti di una Nuova Alleanza» (2Cor 3,6), «ministri di Dio» (2 Cor 6,4), «ambasciatori per Cristo» (2 Cor 5,20), «ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio» (1Cor 4,1).

Vi farò pescatori di uomini: Giovanni Paolo II (Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale, 31 maggio 1998): Ricordo, infine, il valore della vocazione missionaria “ad vitam”: se la Chiesa tutta è missionaria per ragione della propria natura, i missionari e le missionarie “ad vitam” ne sono il paradigma. Colgo, pertanto, questa occasione per rinnovare il mio appello a tutti coloro che, specialmente giovani, sono impegnati nella Chiesa: “La missione... è ancora ben lontana dal suo compimento” sottolineavo nella Redemptoris missio (n.1) e per questo bisogna ascoltare la voce di Cristo che ancora oggi chiama: “Venite dietro a me e vi farò diventare pescatori di uomini” (cfr. Mt 4,19). Non abbiate paura! Aprite le porte del vostro cuore e della vostra vita a Cristo! Lasciatevi coinvolgere nella missione dell’annuncio del Regno di Dio: per questo il Signore “è stato mandato” (cfr. Lc 4,43) ed ha trasmesso la medesima missione ai suoi discepoli di tutti i tempi. Iddio, che non si lascia vincere in generosità, vi darà il cento per uno, e la vita eterna (cfr. Mt 19,29).

Venite e seguitemi; Io vi farò diventare pescatori di uomini: Paolo VI (Omelia, 29 giugno 1975): Oh! beati voi, figli e fratelli carissimi! beati voi, che avete avuto la grazia, la sapienza, il coraggio di ascoltare e di accogliere questo invito determinante! Esso ha sconvolto i progetti normali e seducenti della vostra vita; esso vi ha strappati dal consorzio dei vostri cari; esso vi ha chiesto perfino la rinuncia all’amore coniugale per esaltare in voi una pienezza eccezionale d’amore per il regno dei cieli; per la fede cioè, e per la carità verso i fratelli; ha fatto di voi degli esseri singolari, più simili - in virtù del carattere sacerdotale - agli angeli che agli uomini di questo mondo; vi ha infuso, ed anche imposto una spiritualità esclusiva, che però tutto sa comprendere e valutare; e accogliendo la vostra oblazione, vi ha inserito nella drammatica avventura della sequela di Cristo. Oh! beati voi! riflettete sempre alla sopraelevante fortuna della vostra vocazione, e non dubitate mai d’avere sbagliato la vostra scelta ispirata da un superlativo carisma di sapienza e di carità. E non voltatevi più indietro! ve lo insegna Gesù stesso: «Chiunque, dopo aver messo mano all’aratro volge indietro lo sguardo, non è idoneo al regno di Dio». Questa è la legge della vocazione: un sì totale e definitivo.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** Questa è la legge della vocazione: un sì totale e definitivo. 
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Dio onnipotente, esaudisci la nostra preghiera nella festa dell’apostolo sant’Andrea; egli che fu annunziatore del Vangelo e pastore della tua Chiesa, sia sempre nostro intercessore nel cielo. Per il nostro Signore Gesù Cristo...