1 Dicembre 2018


Sabato XXXIV Settimana T. O.


Oggi Gesù ci dice: “Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di comparire davanti al Figlio dell’uomo.” (Lc 21,36 - Acclamazione al Vangelo).

Dal Vangelo secondo Luca  21,34-36: Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo: con queste parole Gesù vuole inculcare nei credenti un atteggiamento di vigile responsabilità, aliena dal fanatismo apocalittico: il cristiano non progetta il futuro del mondo almanaccando su sedicenti profezie o appellandosi a fantastici calendari. Il credente, in attesa della venuta del Figlio dell’uomo, getta via le opere delle tenebre e indossa le armi della luce. Si comporta onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie. Si riveste invece del Signore Gesù Cristo e non si lascia prendere dai desideri della carne (cfr. Rm 13,12-14). In altre parole la tensione escatologica della comunità cristiana, che attende il Signore, non è una fuga dagli impegni terreni, ma un costruire giorno dopo giorno la sua casa eterna, e quella del mondo, nella situazione presente.

State attenti a voi stessi - Carlo Ghidelli (Luca): State bene attenti che i vostri cuori...: anche la «piccola apocalisse» (17,22-37) conteneva un forte, martellante invito alla vigilanza; qui, oltre al pericolo di essere trovati impreparati, si sottolinea quello di lasciarsi travolgere nella crapula, nella ubriachezza e nelle preoccupazioni della vita (cfr 8,14). Dato che questi versetti, praticamente, non hanno paralleli metteremo in evidenza il loro carattere squisitamente lucano. - State bene attenti -. è un motivo che ricorre più volte in questi versetti, ma anche altrove (cfr 12,1; 17,3). Questa vigilanza implica esame critico del tempo nel quale si vive, presenza critica nel tessuto sociale nel quale si opera, discernimento critico delle proposte di salvezza che vengono da altre sponde. - Vi è, poi, il richiamo mento di purezza interiore ed esteriore, senza indulgere alle seduzioni del Maligno e del mondo. - Troviamo ancora il binomio vediate e pregate (v. 36) che sottende un duplice tema caro a Luca (cfr 18,1): la vigilanza permetterà di trovare il tempo per la preghiera, d’altro canto l’assiduità alla preghiera ci tiene sempre più vigili. - Vi è, infine, l’accenno alla forza necessaria per sfuggire a tutto quello che sta per accadere (è detto, implicitamente, che essa è dono di Dio), ma anche e soprattutto per comparire (oppure: per stare sicuri) dinanzi al Figlio dell’uomo. È dunque evidente il carattere parenetico di questi ultimi versetti. A questo proposito B. Rigaux scrive giustamente: «Qui la parenesi è diretta, escatologica e messianica».

... i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze - Catechismo degli Adulti 927: La fede ci fa riconoscere molte forme di peccato che sfigurano l’uomo, immagine di Dio. Nella Bibbia troviamo vari elenchi di peccati, piuttosto dettagliati.  A voler raccogliere in un quadro le principali indicazioni, si ottiene una lista impressionante, peraltro ancora esemplificativa e non esaustiva: incredulità, idolatria, stregoneria, bestemmia, spergiuro, apostasia, oltraggio ai genitori, infanticidio, omicidio, odio, dissolutezza, omosessualità, orgia, fornicazione, adulterio, furto, avarizia, traffico di persone, tradimento, inganno, calunnia, turpiloquio, cuore spietato, orgoglio insensato. Questi peccati sono considerati gravi, incompatibili con la vita di comunione con Dio. Purtroppo il triste elenco si allunga con altre esperienze negative della nostra epoca: genocidio, terrorismo, traffico delle armi, aborto, eutanasia, tortura, carcerazione arbitraria, deportazione, razzismo, sfruttamento dei paesi poveri, condizioni indegne di vita e di lavoro, violenza sui minori, mercato delle donne, commercio pornografico, traffico di droga, corruzione politica e amministrativa, speculazione finanziaria, evasione fiscale, speculazione edilizia, inquinamento ambientale.

Che cos’è il peccato?: Compendio CCC 392-393: Il peccato è «una parola, un atto o un desiderio contrari alla Legge eterna» (sant’Agostino). È un’offesa a Dio, nella disobbedienza al suo amore. Esso ferisce la natura dell’uomo e attenta alla solidarietà umana. Cristo nella sua Passione svela pienamente la gravità del peccato e lo vince con la sua misericordia. Esiste una varietà dei peccati? La varietà dei peccati è grande. Essi possono essere distinti secondo il loro oggetto o secondo le virtù o i comandamenti ai quali si oppongono. Possono riguardare direttamente Dio, il prossimo o noi stessi. È possibile inoltre distinguerli in peccati di pensiero, di parola, di azione e di omissione.

Vegliate in ogni momento pregando... - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): L’esortazione alla vigilanza trova in Luca una formulazione che si differenzia notevolmente da quella degli altri due Sinottici. Anche Marco, nel testo parallelo, ricorda una breve esortazione alla vigilanza seguita ed illustrata dalla parabola dei servi che vegliano in attesa del ritorno del padrone (cf. Mc., 13,32-37), ma il suo racconto non presenta contatti di pensiero, né di lingua con quello di Luca; relativamente al presente testo quindi non si può parlare di parallelismo tra i Sinottici. State bene in guardia; in greco: προσέχετε ἑαυτοῖς (sottinteso: τὸν νοῦν ponete mente, fate attenzione a voi stessi): espressione propria di Luca (cf. Lc., 12,1; 17,3; Atti, 5,5; 20,28). Perché non si appesantiscano i vostri cuori...; il cuore, come sede dell’intelligenza e in genere delle facoltà spirituali dell’uomo, non dev’essere aggravato cioè offuscato dai vizi (crapulaebbrezza), né rimanere oppresso dalle sollecitudini della vita. Queste occupazioni e preoccupazioni terrene sono ricordate da Luca, perché rientrano nella sua concezione del messaggio evangelico; per l’evangelista infatti questo messaggio è ordinato a moderare e bandire dall’animo del credente le «sollecitudini della vita» presente.

La preghiera - Giovanni Paolo II (Omelia, 10 Giugno 1988): La preghiera è l’obiettivo di ogni catechesi nella Chiesa, poiché è un mezzo di unione con Dio. Attraverso la preghiera la Chiesa esprime la signoria di Dio e compie il primo e grande comandamento dell’amore.
Tutto ciò che di umano esiste viene segnato dalla preghiera. Il lavoro umano viene rivoluzionato dalla preghiera, elevato al suo più alto livello. La preghiera è la sorgente della piena umanizzazione del lavoro. Nella preghiera viene compreso il valore del lavoro, perché cogliamo il fatto di essere veramente collaboratori di Dio nell’opera di trasformazione ed elevazione del mondo. La preghiera consacra questa collaborazione. Nello stesso tempo è un mezzo attraverso il quale noi affrontiamo i problemi della vita e in cui ogni impegno pastorale viene concepito e portato avanti.
L’invito alla preghiera deve precedere l’invito all’azione, ma l’invito all’azione deve in realtà accompagnare l’invito alla preghiera. La Chiesa trova nella preghiera la radice del suo impegno sociale, la capacità di motivarlo e di sostenerlo. Nella preghiera noi scopriamo le necessità dei nostri fratelli e sorelle e le facciamo diventare nostre, perché nella preghiera noi scopriamo che le loro necessità sono le necessità di Cristo. La coscienza sociale è formata nella preghiera. Secondo le parole di Gesù, giustizia e misericordia sono tra “le prescrizioni più gravi della legge” (Mt 23,23). L’impegno della Chiesa per la giustizia e la sua ricerca della misericordia avranno successo solo se lo Spirito Santo le darà il dono della perseveranza: questo dono deve essere cercato nella preghiera.
Nella preghiera noi giungiamo a comprendere le beatitudini e le ragioni per cui viverle. Solo attraverso la preghiera noi possiamo cominciare a vedere le aspirazioni degli uomini secondo la prospettiva di Cristo. Senza le intuizioni della preghiera non potremmo mai cogliere tutte le dimensioni dello sviluppo umano e l’urgenza, per la comunità cristiana, di impegnarsi in questo lavoro.
La preghiera ci invita a un esame di coscienza su tutti i problemi che colpiscono l’umanità. Ci invita a valutare la nostra responsabilità, personale e collettiva, davanti al giudizio di Dio e alla luce della solidarietà umana. Per questo la preghiera trasforma il mondo. Tutto in essa si rinnova, sia negli individui sia nelle comunità. Nuove mete e nuovi ideali emergono. Si riafferma la dignità e l’azione cristiana. Le promesse del Battesimo, della Confermazione e dell’Ordine Sacro acquistano un’urgenza nuova. Nella preghiera si spalancano gli orizzonti dell’amore coniugale e della missione della famiglia.
La sensibilità cristiana dipende dalla preghiera. La preghiera è conduzione essenziale - anche se non l’unica - per una corretta lettura dei “segni dei tempi”. Senza preghiera è inevitabile ingannarsi in una questione così delicata.

Perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo: Lumen gentium 48: Siccome poi non conosciamo il giorno né l’ora, bisogna che, seguendo l’avvertimento del Signore, vegliamo assiduamente, per meritare, finito il corso irripetibile della nostra vita terrena (cfr. Eb 9,27), di entrare con lui al banchetto nuziale ed essere annoverati fra i beati (cfr. Mt 25,31-46), e non ci venga comandato, come a servi cattivi e pigri (cfr. Mt 25,26), di andare al fuoco eterno (cfr. Mt 25,41), nelle tenebre esteriori dove «ci sarà pianto e stridore dei denti» (Mt 22,13 e 25,30). Prima infatti di regnare con Cristo glorioso, noi tutti compariremo « davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno il salario della sua vita mortale, secondo quel che avrà fatto di bene o di male» (2 Cor 5,10), e alla fine del mondo «usciranno dalla tomba, chi ha operato il bene a risurrezione di vita, e chi ha operato il male a risurrezione di condanna» (Gv 5,29;  cfr. Mt 25,46).

Bibbia di Navarra versetti 34-36: Al termine del discorso il Signore esorta alla vigilanza, un atteggiamento indispensabile a tutti i cristiani. Dobbiamo stare all’erta, perché non sappiamo né il giorno né l’ora in cui il Signore verrà a chiederci conto delle nostre azioni. Occorre perciò vivere sempre docili alla volontà divina, facendo in ogni momento le cose che è doveroso fare. Bisogna vivere in modo che vivono con ques­ta disposizione la morte improvvisa non è mai una sorpresa. A costoro san Paolo dice: «Voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno possa sorprendervi come un ladro» (1Ts 5,4). Viviamo, dunque, in continua vigi­lanza. Questa consiste nella lotta incessante per non attaccarci alle cose di quaggiù (la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita: cfr 1Gv 2,16) e nella pratica assidua della preghiera, che ci rende uniti a Dio. Se viviamo in tal maniera, “quel giorno” sarà per noi un giorno di gaudio e non di terrore; infatti la vigilanza continua avrà avuto come risultato, mercé l’aiuto di Dio, che le nostre anime siano preparate, cioè in grazia, per ricevere il Signore. Così rincontro con Cristo non sarà sancito da un giudizio di condanna, ma da un abbraccio definitivo, col quale Gesù ci introdurrà nella casa del Padre. «Non brilla nella tua anima il desiderio che tuo Padre-Dio abbia a rallegrarsi quando dovrà giudicarti?» (Cammino, n. 746).

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** La preghiera è conduzione essenziale - anche se non l’unica - per una corretta lettura dei “segni dei tempi”. Senza preghiera è inevitabile ingannarsi in una questione così delicata.
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Ridesta, Signore, la volontà dei tuoi fedeli perché, collaborando con impegno alla tua opera di salvezza, ottengano in misura sempre più abbondante i doni della tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo…