21 Novembre 2018


Presentazione della Beata Vergine Maria


Oggi Gesù ci dice: “Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano.” (Lc 11,27-28 - Acclamazione al Vangelo)

Dal Vangelo secondo Mt 12,46-50: I capitoli 11 e 12 del Vangelo di Matteo ripetutamente mettono in evidenza la cecità della generazione contemporanea del Cristo, una generazione che assomiglia a quei bambini che rifiutano capricciosamente qualsiasi gioco, e che dopo aver visto tanti segni ne chiede altri. Ma nonostante tutto, molti hanno accolto la Parola della salvezza: Giovanni Battista, poi i piccoli ai quali è piaciuto al Padre rivelare i misteri del regno (cfr. Mt 13,11), e, infine, i discepoli, la vera famiglia di Gesù. Il Vangelo odierno, comune a tutta la tradizione sinottica, contiene una lezione molto chiara: agli occhi di Cristo, e per appartenere al Regno, non è la parentela fisica che conta, tanto meno l’appartenenza a una razza o a un popolo, ma soltanto la fede, e precisamente una fede concreta, fatta di ascolto e di opere: chiunque fa la volontà del Padre mio. Oggi si celebra la memoria della Presentazione della Vergine Maria al Tempio, un avvenimento non raccontato dai Vangeli, ma caro alla tradizione cristiana: oggi si «celebra la dedicazione che fece di se stessa a Dio fin dall’infanzia colei che, sotto l’azione dello Spirito Santo, della cui grazia era stata riempita già nella sua immacolata concezione, sarebbe poi divenuta la Madre di Dio» (Martirologio Romano).

I veri parenti di Gesù - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): 46 Mentre egli ancora parlava; l’indicazione dell’evangelista è una vaga formula di sutura con i fatti precedenti (cf. Mt., 18; 17,5; 26,47); essa non va presa alla lettera. L’episodio narrato (12,46-50) non ha quindi una relazione né cronologica né logica con il contesto. I suoi fratelli; non sono già i figli di Maria e, conseguentemente fratelli di Gesù, ma prossimi parenti (cugini di vario grado); in ebraico ed in aramaico sono chiamati fratelli anche i cugini; cf. Genesi, 13,8; 14,16; 29,15; Levitico, 10,4; 1Cronache, 23,22. Matteo non aveva bisogno di evitare questo termine, perché ne conosceva il vero significato ed i suoi lettori non ne rimanevano disorientati, poiché erano pienamente convinti della perpetua verginità di Maria. Anche in qualche nostra regione si parla di fratello carnale e di fratello cugino. L’evangelista non indica il motivo per il quale i parenti di Gesù volevano parlare con il Maestro.
47 Il versetto manca in codici autorevoli; esso è una ripetizione del vers. 16, ed è inserito nell’attuale contesto per desiderio di chiarezza. In alcune edizioni critiche è omesso e da autorevoli esegeti è considerato non autentico. Riteniamo che il versetto sia un’aggiunta.
48 L’espressione non è irriverente per la Madre di Gesù. Il Maestro coglie l’occasione che gli si offre per ammaestrare i presenti; egli infatti parla di una nuova parentela spirituale (cf. 8,21-22; 10,37) che è basata sul compimento della volontà del Padre celeste.
49-50 Con un gesto e con una dichiarazione Cristo indica coloro che gli sono legati con questo vincolo di parentela spirituale. Sono congiunti di Gesù tutti quelli che obbediscono al suo Padre celeste. Il Maestro conserva i termini fratello,sorella, madre per designare quella parentela spirituale che rende le anime care a Dio come ad ognuno sono cari il fratello, la sorella e la madre. La risposta di Gesù rivela in forma indiretta tutto il suo vivo amore per la madre; Maria fu maggiormente cara a Cristo per il motivo che egli stesso ha indicato in questa circostanza; nessuna creatura infatti fece la volontà di Dio come la mamma di Gesù (cf. Lc., 1,38), perciò nessuno è madre, sorella, fratello a Cristo come Maria.

La vera famiglia di Gesù - Angelico Poppi (I Quattro Vangeli): Intorno a Gesù compaiono vari gruppi di persone, che si distinguono per il diverso atteggiamento che assumono nei suoi confronti. 1) Gli esponenti dei giudei lo osteggiavano sempre più accanitamente. 2) I parenti «stanno fuori»: la maggior parte di loro non credeva in Gesù (Gv 7,5), ritenendolo affetto da esaurimento, se non esaltato (cf. Mc  3,21). Matteo attenua il distacco tra Gesù e i familiari) I discepoli, aperti al suo insegnamento, formano ormai la sua vera famiglia, perché «fanno la volontà del Padre» (v. 50). I legami familiari risultavano secondari rispetto al vincolo spirituale che s’era instaurato tra Gesù e i discepoli. La nuova comunità formatasi intorno a Gesù era saldamente vincolata dall’amore di Dio, che Gesù denomina con affetto «Padre mio che è nei cieli», per esprimere il suo rapporto filiale con lui, rendendone partecipi anche i discepoli. In effetti, l’unità profonda dei cuori che li legava al Maestro con un vincolo più forte di quello del sangue, scaturiva dall’unico amore verso il Padre celeste. Si tenga presente che nella prospettiva dottrinale di Matteo i discepoli rappresentano i prototipi dei veri cristiani, che fanno la volontà di Dio in adesione di fede al Cristo e al suo insegnamento.

Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti - Redemptoris Mater n. 20: Quando viene annunciato a Gesù che «sua madre e i suoi fratelli sono fuori e desiderano vederlo», egli risponde: «Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica» (Lc 8,20). Questo disse «girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno», come leggiamo in Marco (Mc 3,34) o, secondo Matteo (Mt 12,49), «stendendo la mano verso i suoi discepoli». Queste espressioni sembrano collocarsi sulla scia quel che Gesù dodicenne rispose a Maria e a Giuseppe, quando fu ritrovato dopo tre giorni nel tempio di Gerusalemme. Ora, quando Gesù partì da Nazareth e diede inizio alla sua vita pubblica in tutta la Palestina, era ormai completamente ed esclusivamente «occupato nelle cose del Padre» (Lc 2,49). Egli annunciava il Regno: «Regno di Dio» e «cose del Padre», che danno anche nuova dimensione e un nuovo senso a tutto ciò che è umano e, quindi, ad ogni legame umano, in relazione ai fini e ai compiti assegnati a ogni uomo. In questa nuova dimensione anche un legame, come quello della «fratellanza», significa qualcosa di diverso dalla «fratellanza secondo la carne», derivante dalla comune origine dagli stessi genitori. E persino la «maternità», nella dimensione del Regno di Dio, nel raggio della paternità di Dio stesso, acquista un altro senso. Con le parole riportate da Luca Gesù insegna proprio questo nuovo senso della maternità. 

Sia fatta la tua volontà - E. Jacquemin e X. Léon-Dufour: Dopo che in Gesù la volontà di Dio si è realizzata sulla terra come in cielo, il cristiano può essere sicuro di essere esaudito nella sua orazione domenicale (Mt 6, 10). Deve quindi, da discepolo autentico, riconoscere e praticare questa volontà.
1. Discernere la volontà di Dio. - Il discernimento e la pratica della volontà divina si condizionano a vicenda: bisogna compiere la volontà di Dio per apprezzare la dottrina di Gesù (Gv 7,17), ma d’altra parte bisogna riconoscere in Gesù e nei suoi comandamenti i comandamenti stessi di Dio (14,23s). Ciò rientra nel mistero dell’incontro delle due volontà, quella dell’uomo peccatore e quella di Dio: per andare a Gesù, bisogna essere «attratti» dal Padre (6,44), attrazione che, secondo la parola greca, è ad un tempo costrizione e dilettazione (giustificando l’espressione di S. Agostino: «Dio che mi è più intimo di me stesso»). Per discernere la volontà di Dio non basta conoscere la lettera della legge (Rom 2,18), ma occorre aderire ad una persona, e ciò può avvenire solo per mezzo dello Spirito Santo che Gesù dona (Gv 14,26). Allora il giudizio rinnovato permette di «discernere qual è la volontà di Dio, Ciò che è bene, ciò che gli piace, ciò che è perfetto» (Rom 12,2). Questo discernimento non riguarda soltanto la vita quotidiana; perviene alla «piena conoscenza della sua volontà, sapienza ed intelligenza spirituale» (Col 1,9): questa è la condizione di una vita che piaccia al Signore (1,10; cfr. Ef 5, 17). Anche la preghiera non può più essere che una preghiera «secondo la sua volontà» (1Gv 5,14), e la formula classica «se Dio lo vuole» assume una risonanza totalmente diversa (Atti 18,21; 1Cor 4,19; Giac 4,15), perché suppone un riferimento costante al «mistero della volontà di Dio» (Ef 1,3-14).
2. Praticare la volontà di Dio. - A che pro conoscere ciò che il padrone vuole, se non lo si mette in pratica (Lc 12,47; Mt 7,21; 21,31)? Questa «pratica» costituisce propriamente la vita cristiana (Ebr 13,21), in opposizione alla vita secondo le passioni umane (1Piet 4,2; Ef 6,6). Più precisamente, la volontà di Dio a nostro riguardo è santità 1Tess 4,3), ringraziamento (5,18); pazienza (1Piet 3,l) e buona condotta (2,15). Questa pratica è possibile, perché «è Dio che suscita in noi e il volere e l’operare per l’esecuzione del suo beneplacito» (Fil 2,13). Allora c’è comunione delle volontà, accordo della grazia e della libertà.

La devozione e il culto verso la Vergine Maria: Catechismo degli Adulti (Cap. 20: Insieme con Maria la Madre di Gesù): La devozione e il culto verso la Vergine Maria sono aiuto a una fede cristiana più matura, sebbene alcune espressioni di questa devozione debbano essere purificate e illuminate costantemente dall’annuncio di fede. La figura di Maria, compresa all’interno del mistero di Cristo, è via che conduce a vivere il cuore di tale mistero ed è immagine e modello della Chiesa. Come Maria anche la Chiesa è chiamata a essere piena di grazia; anche la Chiesa deve restare vergine, ricevendo Cristo come dono assolutamente imprevisto e gratuito, e donandolo senza affidarsi ai poteri della terra; anche la Chiesa deve farsi madre, dando a Gesù un’umanità e inserendolo visibilmente nella storia; anche la Chiesa è chiamata a vivere nella gloria, senza lasciare niente di sé al potere della morte.

Tutte le generazioni mi chiameranno beata (Lc 1,48): Catechismo della Chiesa Cattolica n. 971: «La pietà della Chiesa verso la santa Vergine è elemento intrinseco del culto cristiano». La santa Vergine «viene dalla Chiesa giustamente onorata con un culto speciale. In verità dai tempi più antichi la beata Vergine è venerata col titolo di “Madre di Dio”, sotto il cui presidio i fedeli, pregandola, si rifugiano in tutti i loro pericoli e le loro necessità. [...] Questo culto [...], sebbene del tutto singolare, differisce essenzialmente dal culto di adorazione, prestato al Verbo incarnato come al Padre e allo Spirito Santo, e particolarmente lo promuove»; esso trova la sua espressione nelle feste liturgiche dedicate alla Madre di Dio e nella preghiera mariana come il santo Rosario, «compendio di tutto quanto il Vangelo».

La pietà verso la Beata Vergine...: Paolo VI (Marialis cultus, Esortazione Apostolica, 55): Cristo è la sola via al Padre (cfr. Gv 14,4-11). Cristo è il modello supremo al quale il discepolo deve conformare la propria condotta (cfr. Gv 13,15), fino ad avere gli stessi suoi sentimenti (cfr. Fil 2,5), vivere della sua vita e possedere il suo Spirito (cfr. Gal 2,20; Rm 8,10-11): questo la Chiesa ha insegnato in ogni tempo e nulla, nell’azione pastorale, deve oscurare questa dottrina. Ma la Chiesa, edotta dallo Spirito e ammaestrata da una secolare esperienza, riconosce che anche la pietà verso la Beata Vergine, subordinatamente alla pietà verso il Divin Salvatore ed in connessione con essa, ha una grande efficacia pastorale e costituisce una forza rinnovatrice del costume cristiano. La ragione di tale efficacia è facilmente intuibile. Infatti la molteplice missione di Maria verso il Popolo di Dio è realtà soprannaturale operante e feconda nell’organismo ecclesiale. E rallegra considerare i singoli aspetti di tale missione e vedere come essi siano orientati, ciascuno con propria efficacia, verso il medesimo fine: riprodurre nei figli i lineamenti spirituali del Figlio primogenito. Vogliamo dire che la materna intercessione della Vergine, la sua santità esemplare, la grazia divina, che è in lei, diventano per il genere umano argomento di speranze superne.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** Vogliamo dire che la materna intercessione della Vergine, la sua santità esemplare, la grazia divina, che è in lei, diventano per il genere umano argomento di speranze superne.
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Guarda, Signore, il tuo popolo riunito nel ricordo delle beata Vergine Maria; fa’ che per sua intercessione partecipi alla pienezza della tua grazia. Per il nostro Signore Gesù Cristo...