10 Novembre 2018

Sabato XXXI Settimana T. O.


Oggi Gesù ci dice: “Se non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera?” (Vangelo).  

Dal Vangelo secondo Luca 16,9-15: Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Parole chiare, come acqua di sorgente: o il tuo cuore è incollato alla carne, al mondo, al diavolo, o è incollato al Cuore di Cristo. Le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio (Gal 5,19-21). Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui (1Gv 2,15). Chi ha per padre il diavolo vuole compiere i desideri del padre suo (Gv 8,44). Al contrario, quelli che sono di Cristo Gesù sono morti al mondo (Col 2,20), hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri (Gal 5,24), hanno vinto il Maligno (1Gv 2,13): “Sappiamo che chiunque è stato generato da Dio non pecca: chi è stato generato da Dio preserva se stesso e il Maligno non lo tocca. Noi sappiamo che siamo da Dio, mentre tutto il mondo sta in potere del Maligno. Sappiamo anche che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l’intelligenza per conoscere il vero Dio. E noi siamo nel vero Dio, nel Figlio suo Gesù Cristo: egli è il vero Dio e la vita eterna” (1Gv 5,18-20). Parole chiare, come acqua di sorgente: Chi ha orecchi, ascolti! (Mt 13,9).

Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli):  Fatevi degli amici con la mammona ingiustizia; pressante invito rivolto ai discepoli perché si procurino degli amici facendo buon uso delle ricchezze. L’esortazione è molto viva e concreta; essa non si presenta come un principio astratto, ma è formulata con dei termini pieni di umanità; occorre beneficare gli altri facendo loro dell’elemosina. Con la mammona dell’ingiustizia; espressione di colore semitico (mammona ingiusta) che designa ogni ricchezza ... Non bisogna pensare che il Maestro ritenga che la ricchezza sia in se stessa ingiusta e moralmente cattiva; l’espressione nella sua brevità ed immediatezza non può considerare tutte le sfumature di pensiero che avrebbe desiderato il lettore moderno; con questa formula si dà rilievo alla finalità religiosa che ha la ricchezza quando è ben usata e messa a disposizione degli altri, specialmente dei bisognosi. Con verità si può chiamare ricchezza ingiusta quella che si sottrae a tale elevato scopo voluto dalle esigenze del regno del cielo. La ricchezza inoltre per l’avidità con cui è cercata e per l’avarizia con la quale viene conservata costituisce un vero e grave pericolo per la vita spirituale, poiché diventa un’occasione di ingiustizia e di male. Resta poi indubitato il fatto che la ricchezza ingiustamente acquistata è realmente «mammona dell’ingiustizia».Quando verrà a mancare; altri codici leggono: quando (voi) verrete a mancare (lettura seguita dalla Volgata: cum defeceritis). La lettura criticamente migliore è quella indicata nella traduzione; la ricchezza, con la morte di colui che la possiede, viene a mancare, cioè non gli serve più; queste parole sottolineano l’aspetto trascendente dell’ammonimento di Gesù. Essi vi accolgano nelle tende eterne; si usa lo stesso verbo («accolgano») del versetto 4. La frase non va forzata, né spiegata con sottigliezze teologiche, come se gli amici che hanno preceduto i loro benefattori nelle tende eterne li possono accogliere in esse indipendentemente dalla volontà di Dio; con questa immagine si vuole affermare che coloro i quali avranno fatto elemosina troveranno una ricompensa eterna. Altri esegeti intendono la forma plurale del verbo come una espressione impersonale: «vi si accoglierà nelle tende eterne».

La ricchezza - Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa n. 323: Nell’Antico Testamento si riscontra un duplice atteggiamento nei confronti dei beni economici e della ricchezza. Da un lato apprezzamento verso la disponibilità dei beni materiali considerati necessari per la vita: talora l’abbondanza - ma non la ricchezza o il lusso - è vista come una benedizione di Dio. Nella letteratura sapienziale, la povertà è descritta come una conseguenza negativa dell’ozio e della mancanza di laboriosità (cfr. Pr 10,4), ma anche come un fatto naturale (cfr. Pr 22,2). Da un altro lato, i beni economici e la ricchezza non sono condannati per se stessi, ma per il loro cattivo uso. La tradizione profetica stigmatizza gli imbrogli, l’usura, gli sfruttamenti, le vistose ingiustizie, specie nei confronti dei più poveri (cfr. Is 58,3-11; Ger 7,4-7; Os 4,1-2; Am 2,6-7; Mi 2,1-2). Tale tradizione, pur considerando un male la povertà degli oppressi, dei deboli, degli indigenti, vede in essa anche un simbolo della situazione dell’uomo davanti a Dio; da Lui proviene ogni bene come un dono da amministrare e da condividere.
n. 325 Gesù assume l’intera tradizione dell’Antico Testamento anche sui beni economici, sulla ricchezza e sulla povertà, conferendole una definitiva chiarezza e pienezza (cfr. Mt 6,24 e 13,22; Lc 6,20-24 e 12,15-21; Rm 14,6-8 e 1 Tm 4,4). Egli, donando il Suo Spirito e cambiando i cuori, viene ad instaurare il « Regno di Dio », così da rendere possibile una nuova convivenza nella giustizia, nella fraternità, nella solidarietà e nella condivisione. Il Regno inaugurato da Cristo perfeziona la bontà originaria del creato e dell’attività umana, compromessa dal peccato. Liberato dal male e reintrodotto nella comunione con Dio, ogni uomo può continuare l’opera di Gesù, con l’aiuto del Suo Spirito: rendere giustizia ai poveri, affrancare gli oppressi, consolare gli afflitti, ricercare attivamente un nuovo ordine sociale, in cui si offrano adeguate soluzioni alla povertà materiale e vengano arginate più efficacemente le forze che ostacolano i tentativi dei più deboli di riscattarsi da una condizione di miseria e di schiavitù. Quando ciò accade, il Regno di Dio si fa già presente su questa terra, pur non appartenendole. In esso troveranno finalmente compimento le promesse dei Profeti.

La “disumana ricchezza” nella Bibbia - Catechismo degli Adulti n. 1121: La condanna della ricchezza disumana attraversa tutto l’Antico Testamento. L’avidità rende ansiosi di accumulare, magari con la frode e la prepotenza; sfrutta i poveri o li umilia con lo spreco ostentato. I ricchi confidano nei loro mezzi; non si curano di Dio, lo dimenticano e lo rinnegano. «L’uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono» (Sal 49,21). «Chi confida nella propria ricchezza cadrà» (Pr 11,28). Nel Nuovo Testamento, Gesù invita a confidare in Dio, Padre sempre premuroso e vicino, e a vivere nel presente liberi dall’ansia per il domani. L’uomo vale assai più dei beni materiali e del potere. È stoltezza far dipendere il proprio valore e la propria salvezza dalla ricchezza accumulata. La salvezza, come il Maestro sottolinea in casa delle due sorelle Marta e Maria, viene dall’abbandono fiducioso alla parola di Dio e non dall’attivismo pieno di affanni. Anzi, «la preoccupazione del mondo e l’inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non dà frutto» (Mt 13,22). Il cuore appesantito dai beni e sedotto dai piaceri diventa insensibile al prossimo e sordo alla voce dello Spirito: «Nessuno può servire a due padroni...: non potete servire a Dio e a mammona» (Mt 6,24). La ricchezza è un padrone spietato che sbarra la strada verso il Regno.

Chi è fedele...: Benedetto XVI (Omelia, 23 settembre 2007): Sono piccole frasi che invitano ad una scelta che presuppone una decisione radicale, una costante tensione interiore. La vita è in verità sempre una scelta: tra onestà e disonestà, tra fedeltà e infedeltà, tra egoismo e altruismo, tra bene e male. Incisiva e perentoria la conclusione del brano evangelico: “Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro”. In definitiva, dice Gesù, occorre decidersi: “Non potete servire a Dio e a mammona” (Lc 16,13). Mammona è un termine di origine fenicia che evoca sicurezza economica e successo negli affari; potremmo dire che nella ricchezza viene indicato l’idolo a cui si sacrifica tutto pur di raggiungere il proprio successo materiale e così questo successo economico diventa il vero dio di una persona. È necessaria quindi una decisione fondamentale tra Dio e mammona, è necessaria la scelta tra la logica del profitto come criterio ultimo nel nostro agire e la logica della condivisione e della solidarietà. La logica del profitto, se prevalente, incrementa la sproporzione tra poveri e ricchi, come pure un rovinoso sfruttamento del pianeta. Quando invece prevale la logica della condivisione e della solidarietà, è possibile correggere la rotta e orientarla verso uno sviluppo equo, per il bene comune di tutti. In fondo si tratta della decisione tra l’egoismo e l’amore, tra la giustizia e la disonestà, in definitiva tra Dio e Satana. Se amare Cristo e i fratelli non va considerato come qualcosa di accessorio e di superficiale, ma piuttosto lo scopo vero ed ultimo di tutta la nostra esistenza, occorre saper operare scelte di fondo, essere disposti a radicali rinunce, se necessario sino al martirio. Oggi, come ieri, la vita del cristiano esige il coraggio di andare contro corrente, di amare come Gesù, che è giunto sino al sacrificio di sé sulla croce.

L’amministratore disonesto - Per comprendere la pericope odierna bisogna andare indietro, ai versetti 1-8, dove Gesù aveva raccontato ai discepoli la parabola “dell’amministratore disonesto”. La parabola “che ha quale protagonista l’amministratore disonesto [o avveduto] non va letta come un racconto edificante, né dominati dall’ossessione di «salvare la morale» [anche quella laica]. Si tratta, piuttosto, di cogliere la lezione principale. Gesù, invitato probabilmente a esprimere un giudizio etico su un episodio di corruzione che circolava sulle labbra di tutti e scatenava i commenti più indignati, provocatoriamente loda il furfante, non per le sue operazioni illegali (oggi, tra l’altro, la sua astuzia apparirebbe come ingenuità, a confronto di certe raffinate prassi di corruzione), ma per la sua prontezza a cogliere la drammaticità della situazione a infilare una via d’uscita. È uno che ha l’acqua alla gola e si afferra con sorprendente rapidità di riflessi a una tavola di salvezza. Ancora una volta Gesù invita i «figli della luce», piuttosto sbadati e neghittosi, a capire l’urgenza dell’ora e a prendere la decisione da cui dipende l’avvenire. Chiede loro di avere almeno la stessa presenza di spirito, l’ingegnosità, la fantasia che i bricconi di questo mondo dimostrano nel perseguire i loro interessi” (Alessandro Pronzato).
Da qui si comprende il detto di Gesù: “fatevi amici con la ricchezza disonesta, perché quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne” (Lc 16,9). Il denaro “non ha corso legale nell’al di là. Va speso prima. Non certo per pagare il biglietto d’ingresso o prenotare il posto. Ma per seminare un po’ di amicizia [si tratta di «fare dell’amicizia» più che «fare della carità»], distribuire un po’ di amore in questo mondo che rischia di diventare una giungla. Così, quando verrà a mancare il denaro [e verrà a mancare per tutti!], non mancheranno i poveri, ossia gli amici, che vi daranno una mano per entrare, nonostante qualche difficoltà... Cristo stabilisce una inconciliabilità assoluta tra il servizio a Dio e quello a mammona. Non è possibile adorare Dio e adorare il denaro. Non si può fondare la propria vita su di lui e su ciò che gli si oppone radicalmente” (Alessandro Pronzato).

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** Non è possibile adorare Dio e adorare il denaro. Non si può fondare la propria vita su di lui e su ciò che gli si oppone radicalmente.
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: O Dio, che non permetti alle potenze del male di prevalere contro la tua Chiesa, fondata sulla roccia di Pietro, per l’intercessione del papa san Leone Magno fa’ che resti salda nella tua verità e proceda sicura nella pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo...