25 Ottobre 2018

Giovedì XXIX Settimana T. O


Oggi Gesù ci dice: “Non sono venuto a portare pace sulla terra, ma divisione.” (Vangelo). 

Dal Vangelo secondo Luca 12,49-53: D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi: non è Gesù a dividere, ma il fuoco della Parola del Vangelo e il battesimo di sangue, cioè la Croce. L’uomo non vuole che entrino nei suoi progetti, per lui sono incompatibili con le sue scelte, sono, sopra tutto, incomprensibili per il sua mentalità carnale. La Parola di Dio, più tagliente di ogni spada a doppio taglio (Eb 4,12), taglia, recide fino a far sanguinare; è un fuoco che violenta e seduce il cuore dell’uomo: Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto violenza e hai prevalso. Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno; ognuno si beffa di me. Quando parlo, devo gridare, devo urlare: «Violenza! Oppressione!». Così la parola del Signore è diventata per me causa di vergogna e di scherno tutto il giorno. Mi dicevo: «Non penserò più a lui, non parlerò più nel suo nome!». Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo (Ger 20,7-9). Solo chi entra nel fuoco di Dio, chi si immerge nelle acque del dolore troverà pace: Dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni (At 14,22). Chi rifiuta il Crocifisso si troverà diviso, alienato da se stesso, dal mondo che lo circonda, da Cristo, segno di contraddizione: Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione (Lc 2,34).

Sono venuto a gettare fuoco sulla terra - Il fuoco rappresenta lo Spirito Santo: Compendio Catechismo della Chiesa Cattolica n. 139: [I simboli con i quali si rappresenta lo Spirito Santo] Sono numerosi: l’acqua viva, che scaturisce dal cuore trafitto di Cristo e disseta i battezzati; l’unzione con l’olio, che è il segno sacramentale della Confermazione; il fuoco, che trasforma ciò che tocca; la nube, oscura o luminosa, in cui si rivela la gloria divina; l’imposizione delle mani, per cui viene dato lo Spirito; la colomba, che scende su Cristo e rimane su di lui al battesimo.

Il fuoco: Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 17 ottobre 1990): Gesù stesso diceva: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso” (Lc 12,49). In questo caso si tratta del fuoco dell’amore di Dio, di quell’amore che “è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo” (Rm 5,5). Quando il giorno di Pentecoste sopra le teste degli apostoli “apparvero lingue come di fuoco”, esse significavano che lo Spirito portava il dono della partecipazione all’amore salvifico di Dio. Un giorno san Tommaso avrebbe detto che la carità - il fuoco portato da Gesù Cristo sulla terra - è “una certa partecipazione dello Spirito Santo”. In questo senso il fuoco è un simbolo dello Spirito Santo, la cui Persona nella Trinità divina è Amore.

Ho un battesimo nel quale sarò battezzato...: Catechismo degli Adulti 226-227: La consapevolezza di Gesù: da tempo Gesù si rendeva conto del rischio mortale. Ripetutamente aveva affermato che quanti si convertono al Regno vanno incontro a persecuzioni: a maggior ragione la stessa sorte sarebbe toccata a lui; tanto più che anche Giovanni Battista era stato ucciso, per ordine di Erode. Nei Vangeli troviamo numerose predizioni di Gesù riguardo a un suo futuro di sofferenza: alcune sono allusive; tre sono piuttosto dettagliate, rese probabilmente più esplicite dai discepoli alla luce degli eventi compiuti. Gesù dunque è consapevole del pericolo; ma gli va incontro con decisione: «Mentre erano in viaggio per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro ed essi erano stupiti; coloro che venivano dietro erano pieni di timore» (Mc 10,32). Il pericolo non indebolisce la sua fedeltà a Dio e non rallenta i suoi passi. L’ostilità contro Gesù fu alimentata da quanti, senza comprenderne le opere e l’insegnamento, lo considerarono un sovvertitore della religione e un pericoloso agitatore di folle. Gesù era consapevole della morte che lo attendeva, ma andò incontro ad essa con coraggio, per essere fedele a Dio.

Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? - Carlo Ghidelli (Luca): la pace... No... ma la divisione: Luca ama il messaggio neotestamentario sulla pace (efr 1,79; 2,14.29; 7,50; 10,5s; 11,21; 19,38.42; 24,36), dono messianico per eccellenza, sintesi di tutti i doni di Dio all’uomo, ma ci tiene a specificare che non si tratta di quieto vivere, non si tratta neppure della pace terrena e facile, promessa tante volte dai falsi profeti (Ger 6,14; Ez 13,10ss). Essa deve fare i conti con le esigenze radicali dell’evangelo, con la fedeltà assoluta al Signore: perciò può comportare divisione (Mt 10,34 dice spada con più realismo). Luca ritornerà su questo insegnamento: 21,16 e 22,36ss. Già i profeti avevano predetto che uno dei segni della tribolazione finale sarà la divisione tra familiari (cfr Mic 7,6; Ag 2,22; Ml 3,24), ma Gesù vuol dire chiaramente che questa divisione è segno premonitore solo a condizione che abbia come causa lui stesso e il suo vangelo (cfr Lc 18,29; Mc10,29).                                                                                                                                                                                          La pace di Cristo - Xavier Leon-Dufour: Luca, nel suo vangelo, traccia in modo speciale il ritratto del re pacifico. Alla sua nascita gli angeli hanno annunziato la pace agli uomini che Dio ama (Lc 2,14); Gerusalemme non vuole accogliere questo messaggio (19,42), ripetuto dai discepoli festanti che scortano il re che entra nella sua città (19,38). Nella bocca del re pacifico l’augurio della pace terrena diventa l’annunzio di una salvezza: come un buon giudeo, Gesù dice: «Va’in pace!», ma con questa parola rende la salute alla emorroissa (8,48 par.), rimette i peccati alla peccatrice pentita (7,50), connotando in tal modo la sua vittoria sul potere della malattia e del peccato. Al pari di lui, i discepoli offrono alle città, con il loro saluto di pace, la salvezza in Gesù (10,5-9). Ma questa salvezza sconvolge la pace di questo mondo: «Credete che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma piuttosto la divisione » (12,51). Gesù quindi non si accontenta di proferire le stesse minacce dei profeti contro ogni sicurezza fallace (17,26-36; cfr. 1Tess 5,3), ma separa i membri di una stessa famiglia. Secondo la frase del poeta cristiano, egli non è venuto a distruggere la guerra, ma ad aggiungervi la pace, quella pace di Pasqua che consegue alla vittoria definitiva (Lc 24,36). I discepoli irradieranno quindi fino ai confini del mondo la pax israelitica (cfr. Atti 7,26; 9,31; 15,23) che nel piano religioso è come una trasfigurazione della pax romana (cfr. 24,2), perché Dio ha annunziato la pace per mezzo di Gesù Cristo rivelandosi come «il Signore di tutti» (10,36).

La pace cristiana - Gianni Colzani: Dopo la Croce la violenza è soltanto male; dopo la Croce si impone la scelta tra un mondo di violenza e un mondo di pace. Su questa base la pace va pensata in termini decisamente cristiani ed evangelici; non va colta solo in termini naturali, come dipendente unicamente da una nozione di ordine.
Il concilio Vaticano II ricorda nella Gaudium et spes (78) che la pace “viene con tutta esattezza definita ‘opera della giustizia’ (Is 32,7). È il frutto dell’ordine impresso nell’umana società dal suo Fondatore e che deve essere attuato dagli uomini che aspirano ardentemente a una giustizia sempre più perfetta”. Si tratta di riportare tutto questo all’agire di Dio e all’agire di Dio in Gesù.Prima e più che in ordine alla guerra o alla persona, la pace cristiana va quindi pensata in ordine a Dio e alla sua verità. Intesa come pienezza di vita personale e comunitaria, in accordo con il disegno del Creatore, la pace si confronta con tutti i processi di ingiustizia e di alienazione, di oppressione e di violenza, dialoga con le attese umane e fa propria l’ira degli emarginati. Nel di-segno di Dio, infatti, la pace si intreccia profondamente con la giustizia (Sal 85,11) e la gioia (Rm 14,17): è il dono della vita nella sua inviolabile integrità. Ogni metafisica dualista, ogni metafisica che opponesse interiorità e socialità, cuore e storia, la tradirebbe inevitabilmente. Alla base della pace sta l’agire di Dio, il suo amore per l’uomo. La pace qualifica l’apertura della persona al mistero della sua esistenza, connota la struttura teocentrica del creato ed è uno dei doni di Cristo e dei frutti dello Spirito. Compito storico dei figli di Dio, la pace non consiste nella vittoria sui nemici, nell’impegno “contro” qualcuno, ma nel servizio “per” il Regno: in suo nome, si tratta di rivendicare l’integrità della persona e della vita. Questa integrità comprende la dimensione relazionale. Solo là dove i rapporti sono positivamente disegnati attorno al Regno, le persone esistono integralmente e in pace.

Pacifismo - Gottfried Hierzenberger: “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5,9): promuovere la  pace è uno dei compiti più urgenti del cristiano. Là dove viene promossa la pace, il regno di Dio è già presente; si può cooperare a un’esistenza vissuta in armonia con Dio. Colui il cui sguardo non è rivolto soltanto alla propria realtà, ma coinvolge anche il prossimo e le sue idee e i suoi desideri, ha spezzato le catene della discordia e ha posto la base per un pacifismo duraturo (Gc 3,17); vale a dire che promuove la pace il prendere in considerazione tutti gli interessi in questione.

Giorgio De Capitani (Lettura spirituale del Vangelo secondo Luca): Ci sono espressioni nei Vangeli che ci danno di Cristo l’immagine di un uomo - il Figlio di Dio incarnato - dalla personalità forte, passionale (nel senso più positivo del termine). Si parla di «fuoco», di «battesimo». La Parola di Dio, cioè Cristo, è un giudizio che, come il fuoco, purifica e consuma. Non puoi rimanere indifferente: o ti lasci avvolgere dal suo calore o te ne devi fuggire lontano. Non c’è una via di mezzo. Il cristiano indifferente o tiepido, o che vorrebbe tenere il piede in due scarpe, sarà “vomitato dalla bocca di Dio” (cfr Ap 3,16). Se ti esponi all’amore di Dio diventerai anche tu fiamma che arde e riscalda, purifica e consuma. Sarai “divisione”, a iniziare dal tuo essere. Non potrai più sentirti in pace né con te stesso né con gli uomini. Vivrai di continue tensioni, soffrirai lacerazioni, contrasti, conflitti. E la Parola di Dio, in cui perdutamente credi, che ti porterà ad andare controcorrente. Gesù parla di un «battesimo» che deve ricevere: è l’immersione nelle acque profonde della morte, che nella rilettura della comunità cristiana diventerà il bagno purificatore nello Spirito Santo, dal quale nascerà il nuovo popolo di Dio (cfr At 1,5). L’immagine dell’incendio e l’immagine dell’inondazione danno l’idea di una realtà, quella di Cristo, che è irruente, tale da non lasciare scampo a nessuno. O ti salvi, o ne sei travolto. Ma è proprio così? Come mai non reagiamo, rimaniamo passivi, come se niente fosse? Quando non si ama Dio e neppure lo si rifiuta, vuol dire che qualcosa dentro di noi si sta spegnendo. Neppure gli uragani riusciranno a scuoterci. E pensare che il Signore lascia ovunque i suoi “segni”, distribuisce ogni giorno i suoi appelli. Schiudi gli occhi, e vedrai il volere di Dio. Affidati a Lui e sarai più veritiero. Come puoi “discernere” ciò che è giusto e ciò che è falso, come puoi leggere la Parola di Dio se in te c’è tenebra? Non basta possedere la cultura, avere una mente enciclopedica, occorre qualcosa di più: di più profondo, di più interiore, di più mistico. Solo la fede te lo può dare.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso. (Vangelo)
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Dio onnipotente ed eterno crea in noi un cuore generoso e fedele, perché possiamo sempre servirti con lealtà e purezza di spirito. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio...