24 Ottobre 2018

Mercoledì XXIX Settimana T. O


Oggi Gesù ci dice: “Vegliate e tenetevi pronti, perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.” (Mt 24,42a.44 - Acclamazione al Vangelo). 

Dal Vangelo secondo Luca 12,39-48: Nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo: quante catastrofiche congetture, sedicenti profezie o speranze millenaristiche si infrangono sulla roccia di queste parole. Il giorno del Signore verrà come un ladro di notte (1Ts 5,1), e poiché Egli verrà nell’ora che non immaginiamo, noi dobbiamo tenerci pronti, perché la sua venuta sarà repentina, come il fulmine che squarcia improvvisamente il cielo: in un istante, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba (1Cor 15,52), il Signore Gesù discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, che viviamo e che saremo ancora in vita, verremo rapiti insieme con loro nelle nubi, per andare incontro al Signore in alto, e così per sempre saremo con il Signore. Confortatevi dunque a vicenda con queste parole (1Ts 4,16). Nell’attesa trepidante della sua venuta chi è a capo del gregge di Cristo, conduca a pascoli ubertosi le pecore di Cristo con animo generoso (1Pt 5,2), e il giusto continui a praticare la giustizia e il santo si santifichi ancora (Ap 22,11).

Anche voi tenetevi pronti... - La vigilanza - Costante Brovetto: Nell’Antico Testamento la Sapienza esorta: “Beato l’uomo che mi ascolta, vegliando ogni giorno alle mie porte. Infatti chi trova me trova la vita!” (Prv 8,34 cfr. Sap 6,15). Alla veglia sapienziale si unisce quella orante: “O Dio, tu sei il mio Dio, veglio per te dall’aurora!” (Sal 63,2). E si giunge alla tensione mistica: “Io dormo, ma il mio cuore vigila!” (Ct 5,2). Cresce man mano, nella storia biblica, l’attesa della venuta messianica, come risoluzione della storia. Abacuc (2,3), vigile sentinella, annuncia: “Se indugia, attendila, certo verrà e non tarderà!”.
Nel Nuovo Testamento l’insegnamento di Gesù e degli apostoli supera l’attesa della catastrofe apocalittica, diffusa nella psicologia religiosa del tempo. L’etica e la spiritualità evangelica della vigilanza riguardano tutto l’uomo, e coniugano insieme la tensione caratteristica verso il futuro di Dio, con la speranza della vita eterna, con l’attenzione e la cura per il momento presente, importante particolarmente in tempi di crisi o di smarrimento. “Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il vostro Signore verrà” (Mt 24,42). Verrà come un ladro (cfr. Mt 24,43; Ap 3,3), come un padrone che torna senza preavviso, anche se sembra tardare (cfr. Mt 25,1-13). La vigilanza consiste nel vivere sobriamente, staccati dai piaceri terrestri: “Vegliate e pregate in ogni momento, per aver la forza di comparire davanti al Figlio dell’uomo” (Lc 21,34).
Guai a chi dorme! “È ormai ora di svegliarvi dal sonno!” (Rm 13,11). “Non dormiamo come gli altri, ma restiamo svegli e siamo sobri” (1Ts 5,5s.). Gesù, nell’agonia del Getsemani, chiede ai suoi “Vigilate e pregate, per non entrare in tentazione!” (Mc 14,38).
I capi delle comunità dovranno vigilare (cfr. 2Tm 4,5; At 20,28ss.) per schivare inganni diabolici. Veglie, preghiera, sobrietà, ascesi, si fondono nella tipica spiritualità cristiana (cfr. Ef 6,18; Col 4,2), evidenziata al massimo nel monachesimo classico. Le veglie liturgiche (prima fra tutte quella pasquale) richiamano la necessità di vigilare, per accogliere prontamente il Signore in ogni momento, specialmente riconoscendolo quando viene nella persona dei poveri, nella cui accoglienza o ripulsa è anticipato il giudizio finale (cfr. Mt 25,31-46).

... perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo - Parusia - Corrado Ginami: Il termine (dal greco parousia: presenza, ritorno, visita), nel mondo ellenistico designava la visita del principe a una città o a una provincia, momento di particolare gioia e importanza, celebrato con solennità secondo uno specifico cerimoniale. Nella Bibbia il termine è utilizzato in modo particolare dall’apostolo Paolo e assume fondamentalmente un significato religioso, in riferimento al ritorno glorioso di Cristo alla fine dei tempi (cfr. 1Ts 2,19; 3,13; 4,15: 5,23; 1Cor 15,23) o alla manifestazione di Satana (cfr. 2Ts 2,9); in senso profano, è relativo alla presenza o alla venuta di qualche persona (cfr. 1Cor 16,7; 2Cor 7,6-7; 10,10). Nelle giovani comunità cristiane - forse anche alla luce di alcuni detti di Gesù (cfr. Mc 9,1) e dell’interpretazione escatologica della risurrezione di Cristo - il ritorno del Signore era atteso come imminente. Questo creava ansioso turbamento circa la sorte di coloro che erano già morti (cfr. 1Ts 14,13-18) e induceva alcuni a una vita indisciplinata e disordinata, “senza far nulla e in continua agitazione” (2Ts 3,11), mangiando a spese degli altri senza lavorare (cfr. 2Ts 3,12). Paolo replica affermando la comunione con il Signore di tutti i “morti in Cristo” e sottolineando l’impossibilità di determinare il giorno della parusia, che verrà all’improvviso “come un ladro di notte” (1Ts 5,2). L’apostolo, inoltre, invita i cristiani a sentirsi impegnati in una perseveranza robusta e realistica (cfr. 2Ts 2,15), non evadendo nell’ozio c nella continua agitazione, ma accettando la legge dell’impegno nel lavoro (cfr. 2Ts 3,10-12).

Catechismo degli Adulti 1175: La parusia - La Chiesa delle origini crede che il Signore Gesù, morto e risorto, ha aperto una storia di salvezza universale, cosmica. Il regno di Dio è impersonato in lui. Attendere il Regno significa attendere la “Parusia” del Signore. Con questa parola, usata comunemente per indicare la visita ufficiale di un sovrano in qualche città, i credenti designano la venuta pubblica e manifesta del Cristo glorioso. Non si tratta di un ritorno, quasi che adesso sia assente, ma del compimento e della manifestazione suprema di quella presenza che ha avuto inizio con la sua umile vicenda terrena e che continua oggi nascosta nel mistero delleucaristia, della Chiesa, della carità e dei poveri. La parusia è la meta della storia. Porterà la perfezione totale delluomo e del mondo. Dio infatti ha voluto «ricapitolare in Cristo tutte le cose» (Ef 1,10), «per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose» (Col 1,20). La nostra risurrezione è prolungamento della sua. Significativamente nei primi secoli le assemblee cristiane preferivano pregare rivolte a oriente, da dove sorgerà il sole che inaugurerà il giorno eterno. La stessa fede viene professata ai nostri giorni dal concilio Vaticano II: «Il Signore è il fine della storia umana, il punto focale dei desideri della storia e della civiltà, il centro del genere umano, la gioia di tutti i cuori, la pienezza delle loro aspirazioni. Egli è colui che il Padre ha risuscitato da morte, ha esaltato e collocato alla sua destra, costituendolo giudice dei vivi e dei morti. Nel suo Spirito vivificati e coadunati, noi andiamo pellegrini incontro alla finale perfezione della storia umana»

La venuta gloriosa di Cristo, speranza di Israele: Catechismo della Chiesa Cattolica 673: Dopo l’Ascensione, la venuta di Cristo nella gloria è imminente, anche se non spetta a noi “conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta” (At 1,7). Questa venuta escatologica può compiersi in qualsiasi momento anche se essa e la prova finale che la precederà sono “impedite”.
674 La venuta del Messia glorioso è sospesa in ogni momento della storia al riconoscimento di lui da parte di “tutto Israele” (Rm 11,26; Mt 23,39) a causa dell’“indurimento di una parte” (Rm 11,25) nell’incredulità verso Gesù. San Pietro dice agli Ebrei di Gerusalemme dopo la Pentecoste: “Pentitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati e così possano giungere i tempi della consolazione da parte del Signore ed egli mandi quello che vi aveva destinato come Messia, cioè Gesù. Egli dev’esser accolto in cielo fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose, come ha detto Dio fin dall’antichità, per bocca dei suoi santi profeti” (At 3,19-21). E san Paolo gli fa eco: “Se infatti il loro rifiuto ha segnato la riconciliazione del mondo, quale potrà mai essere la loro riammissione se non una risurrezione dai morti?” (Rm 11,15). “La partecipazione totale” degli Ebrei (Rm 11,12) alla salvezza messianica a seguito della partecipazione totale dei pagani permetterà al Popolo di Dio di arrivare “alla piena maturità di Cristo” (Ef 4,13) nella quale “Dio sarà tutto in tutti” (1Cor 15,28).
                                                                                                                                                                    Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? - Carlo Ghidelli (Luca): Il termine di oikonomos è proprio di Luca (cfr l6,1.3.8) tra gli evangelisti; Paolo lo userà per indicare gli apostoli (1Cor 4,1s) e in Tt 1,7 e 1Pt 4,10 viene attribuito agli episcopoi, e a chi ha ricevuto un particolare carisma di servizio verso i fratelli. La parabola insinua che due devono essere le qualità dell’amministratore: la fedeltà, per custodire i beni del padrone, e la prudenza, per una saggia amministrazione nei confronti dei servi. La perseveranza è legata ad alcune condizioni: che egli non si dimentichi del padrone e dell’incarico ricevuto; che non si adagi in atteggiamenti di pigrizia o di facile godimento; che non si illuda circa il ritorno del padrone il momento del rendiconto. Ecco perciò indicati anche pericoli, le tentazioni: si tratta del dubbio circa il ritorno del padrone per il solo fatto che egli ritarda; si tratta del poter approfittare della propria posizione di privilegio (ma anche di maggior responsabilità) fino a sfruttare gli altri, fino a strumentalizzare i servi, fino a cadere in atteggiamenti insipienti. Seguono, poi, sia la beatitudine (v. 44) dell’amministratore fedele, sia la maledizione per l’amministratore infedele (v. 46b). Notiamo infine che Luca aggiunge a questa parabola due versetti, che gli sono propri e sottolineano ancora di più la responsabilità annessa al ministero. Quel servo che conosce la volontà del padrone: Luca ama sottolineare il rapporto tra conoscenza e castigo (19,11-28) e applica evidentemente questo giudizio ai responsabili nella comunità (cfr Gc 3,1).

Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): Quel servo che, conoscendo la volontà del suo padrone ... ; Luca soltanto richiama questa nuova situazione (versetti 47-48), nella quale viene indicata la misura del castigo. «Quel servo» non è designato lo stesso servo di prima che ha avuto particolari mansioni dal padrone, ma ogni individuo soggetto alla volontà di un altro. «Conoscendo la volontà del padrone»; come si è accennato, viene prospettata una nuova situazione che considera nel suddito la conoscenza dei voleri del padrone. «Conoscere» ha qui un senso esteso, poiché non implica soltanto una semplice conoscenza della volontà del padrone ma anche la misura o la portata di essa; si potrebbe rendere l’idea dell’autore dicendo: «quel servo, che ben conoscendo la volontà ...».
Né avrà agito seconda la volontà di lui ... ; è ben precisato l’aspetto di questo nuovo insegnamento di Gesù: chi non agisce secondo la conoscenza che ha dei propri doveri è meritevole di castigo.
L’affermazione stabilisce questo nuovo principio: la misura della responsabilità e del castigo dipende dalla misura con cui si conosce la volontà di Dio. Avrà molte (percosse), letteralmente sarà colpito con molte percosse; espressione metaforica per indicare il castigo di Dio.

 Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** Il Signore è il fine della storia umana, il punto focale dei desideri della storia e della civiltà, il centro del genere umano, la gioia di tutti i cuori, la pienezza delle loro aspirazioni.   
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Dio onnipotente ed eterno crea in noi un cuore generoso e fedele, perché possiamo sempre servirti con lealtà e purezza di spirito. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio...