18 Ottobre 2018
Giovedì XXVIII Settimana T. O
Oggi Gesù ci dice: “Io ho scelto voi, dice il Signore, perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga.” (Cfr. Gv 15,16 - Acclamazione al Vangelo).
Dal Vangelo secondo Luca 10,1-9: Il Signore designò altri settantadue, solo Luca riferisce di questo episodio in cui Gesù manda i suoi discepoli in missione. Secondo Gen 10, nella versione dei Settanta, settantadue sono le nazioni, quindi i discepoli sono mandati a tutti i popoli (Mt 28,19). Li inviò a due a due, secondo la Legge di Mosè occorrevano due testimoni per accettare la veridicità della testimonianza: un solo testimone non avrà valore contro alcuno, per qualsiasi colpa e per qualsiasi peccato; qualunque peccato uno abbia commesso, il fatto dovrà essere stabilito sulla parola di due o di tre testimoni (Dt 19,15). Pregate: siccome la fecondità della missione non dipende dagli sforzi umani, ma dalla grazia, e quindi è necessaria la preghiera. Gesù manda i settantadue discepoli come agnelli in mezzo ai lupi, anche qui troviamo un riferimento biblico: Che cosa può esserci in comune tra il lupo e l’agnello? Così tra il peccatore e il giusto (Sir 13,17). La povertà è radicale, i discepoli non devono portare nemmeno i sandali, e tanta è la fretta e l’urgenza di portare l’annuncio evangelico che devono evitare anche di salutare chiunque incontrino lungo la strada. Mangiate quello che vi sarà offerto: con questo ordine è abolita ogni norma per quanto concerneva la purità o l’impurità dei cibi. Sono mandati a guarire i malati e ad annunciare che è vicino il Regno di Dio. Ad esaminare bene gli ordini impartiti da Gesù sembra che Egli voglia affidare ai suoi discepoli una missione al limite dell’impossibilità. Potrebbe essere vero se non si tenesse conto di quanto riferisce Marco nel suo Vangelo: Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano (Mc 16,20). È il Risorto che accompagna la Chiesa nel suo camino, e con la sua grazia e il suo amore rende abbondante la sua seminagione.
Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi - Dopo la missione dei Dodici (Cf. Lc 9,3-5), Gesù manda settantadue discepoli ad annunziare il regno di Dio che è già vicino. I settantadue discepoli sono mandati davanti a Gesù (Lc 9,52), quindi come precursori, e il Regno di Dio che essi annunziano è in relazione con la persona di Gesù.
La missione già si presenta ardua in quanto le forze sono impari: «vi mando come agnelli in mezzo a lupi». I discepoli si trovano come pecore tra i denti affilati dei lupi. E i lupi quando azzannano scarnificano la preda. Una missione tutta in salita. La persecuzione sarà sempre in agguato (Cf. Lc 6,22-23).
Gli inviati avranno in eredità il destino di Colui che li manda nel mondo: «Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Gv 15,20). Non è una probabilità, è pura certezza: «Vi scacceranno dalle sinagoghe, anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio» (Gv 16,2). Gli inviati dalla loro parte avranno soltanto lo Spirito Santo: «Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire: perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire» (Lc 12,11-12)».
Il loro sangue non sarà sparso invano, testimonierà contro i carnefici, cosicché ricadrà su di essi «tutto il sangue innocente versato sulla terra, dal sangue di Abele il giusto fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachia, che avete ucciso tra il santuario e l’altare» (Mt 23,35).
Gesù esige, data l’urgenza della missione, la massima povertà e anche essenzialità nelle relazioni: non bisogna perdersi in chiacchiere inutili.
Gesù poi tratteggia il bon ton del missionario.
Innanzi tutto egli è un uomo di pace: è colui che porta la pace che per un israelita è la pienezza dei doni divini. Non bisogna vagabondare di casa in casa e di buon grado mangiare quello che sarà messo dinanzi. Una regola d’oro con la quale viene abrogata la distinzione mosaica tra cibi puri e impuri (Cf. Mc 7,19). Ridonare la salute agli infermi entra nell’opera missionaria: con essa si attesta il potere affidato agli inviati.
Quando entrerete in una città - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): Nella città, nella quale voi entrate (oppure: se voi entrate in una città...); l’azione missionaria non si limiterà alle case, cioè non sarà svolta unicamente in privato, ma si estenderà anche ai centri abitati e sarà esplicata in pubblico. E siete accolti; letteralmente: e vi accoglieranno; oppure: vi si darà accoglienza. Mangiate ciò che vi sarà servito; l’esortazione non è rivolta ai discepoli perché evitino di essere ricercati nei cibi oppure perché non abbiano scrupoli su quelli che vengono ad essi presentati, bensì perché siano rassicurati che, con la loro opera, si guadagnano e, conseguentemente, si meritano il proprio pane quotidiano, secondo il chiaro principio esposto poco sopra: «l’operaio è degno della sua mercede».
Guarite gli infermi; oltre a dedicarsi alla diffusione della buona novella, gli apostoli opereranno anche delle guarigioni per confermare il loro messaggio. E dite loro; per «loro» non bisogna intendere gli infermi risanati, ma tutti. Il regno di Dio è vicino a voi, cioè: il regno di Dio è giunto; il compito di questi missionari inviati da Gesù consiste soprattutto nel proclamare la venuta del regno; il Maestro in seguito ne illustrerà i principi che lo reggono e ne condizionano l’appartenenza.
Guarite i malati - Detlev Dormeyer: a) Secondo l’Antico Testamento la malattia è mandata da Dio. Dapprima si crede che Dio la infligga come castigo personale (Is l,5s), ma negli scritti più tardi dell’Antico Testamento si ricerca un’altra motivazione. Giobbe viene colpito dal Satana con la malattia, ma col permesso di Dio (Gb 1). Poiché Giobbe ha condotto una vita retta, senza alcuna colpa, non si può non riconoscere che il malvagio può vivere sano e felice, mentre il giusto può venir colpito dalla malattia . Perciò si evidenziano le ripercussioni sociali del peccato. Le azioni umane non danno e non tolgono nulla a Dio, colpiscono però il proprio simile; il peccato può causare una malattia propria o quella di altri. Il fatto che la malattia visiti uno anziché l’altro, deriva dalla causalità intramondana, in ultima analisi, però, dall’imperscrutabile volontà di Dio. Come mezzi per guarire la malattia sono perciò indicati, nell’Antico Testamento, opere di pietà, preghiera, digiuno, voti e sacrifici per implorare la pietà di Dio. Non si rinuncia, tuttavia, all’ausilio di metodi umani in vista della guarigione (Sir 38,1ss). b) Anche nel Nuovo Testamento domina la concezione veterotestamentaria che la malattia provenga da Dio. Gesù però, come il Libro di Giobbe, rifiuta decisamente l’interpretazione degli scribi per cui la malattia sarebbe il castigo per una colpa personale o famigliare. Al contrario, egli guarisce la malattia con i suoi prodigi, perché questo è un segno che con lui è iniziato il tempo escatologico: “I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella” (Mt 11,5). Con ciò si adempie la promessa del profeta (Is 35,5s e 61,1). Gesù è venuto per guarire l’uomo. Gesù suscita un mondo risanato, il regno di Dio. Malattia significa per il cristiano partecipazione alla croce di Cristo; la sofferenza di Cristo continua nei suoi (Col 1,24), finché la “nuova creazione” di Dio non sia compiuta.
San Luca: Giovanni Paolo II (Messaggio, 15 ottobre 2000): Ministro della parola di Dio (cfr. Lc 1,2), Luca ci introduce alla conoscenza della luce discreta ed insieme penetrante che da essa promana illuminando la realtà e gli eventi della storia. Il tema della parola di Dio, filo d’oro che attraversa i due scritti che compongono l’opera lucana, unifica anche le due epoche da lui contemplate, il tempo di Gesù e quello della Chiesa. Quasi narrando la “storia della parola di Dio”, il racconto di Luca ne segue la diffusione, dalla Terra Santa fino ai confini del mondo. Il cammino proposto dal terzo Vangelo è profondamente segnato dall’ascolto di questa parola che, come seme, dev’essere accolta con bontà e prontezza di cuore, superando gli ostacoli che le impediscono di attecchire e portare frutto (cfr. Lc 8,4-15). Un aspetto importante che Luca evidenzia è il fatto che la parola di Dio misteriosamente cresce e si afferma anche attraverso la sofferenza e in un contesto di opposizioni e di persecuzioni (cfr. At 4,1-31; 5,17-42; passim). La parola che san Luca addita è chiamata a farsi, per ogni generazione, evento spirituale capace di rinnovare l’esistenza. La vita cristiana, suscitata e sorretta dallo Spirito, è dialogo interpersonale che si fonda proprio sulla parola che il Dio vivente ci rivolge, chiedendoci di accoglierla senza riserve nella mente e nel cuore. Si tratta in definitiva di diventare discepoli disposti ad ascoltare con sincerità e disponibilità il Signore, sull’esempio di Maria di Betania, la quale “ha scelto la parte migliore”, perché “sedutasi ai piedi di Gesù ascoltava la sua parola” (cfr. Lc 10,38-42).
Pregate… - Papa Francesco (7 luglio 2013 ): Nel Vangelo abbiamo ascoltato: «Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe» (Lc 10,2). Gli operai per la messe non sono scelti attraverso campagne pubblicitarie o appelli al servizio della generosità, ma sono «scelti» e «mandati» da Dio. E’ Lui che sceglie, è Lui che manda, è Lui che manda, è Lui che dà la missione. Per questo è importante la preghiera. La Chiesa, ci ha ripetuto Benedetto XVI, non è nostra, ma è di Dio; e quante volte noi, i consacrati, pensiamo che sia nostra! Facciamo di lei… qualcosa che ci viene in mente. Ma non è nostra, è di Dio. il campo da coltivare è suo. La missione allora è soprattutto grazia. La missione è grazia. E se l’apostolo è frutto della preghiera, in essa troverà la luce e la forza della sua azione. La nostra missione, infatti, non è feconda, anzi si spegne nel momento stesso in cui si interrompe il collegamento con la sorgente, con il Signore.
Cari seminaristi, care novizie e cari novizi, cari giovani in cammino vocazionale. Uno di voi, uno dei vostri formatori, mi diceva l’altro giorno: évangéliser on le fait à genoux, l’evangelizzazione si fa in ginocchio. Sentite bene: “l’evangelizzazione si fa in ginocchio”. Siate sempre uomini e donne di preghiera. Senza il rapporto costante con Dio la missione diventa mestiere. Ma da che lavori tu? Da sarto, da cuoca, da prete, lavori da prete, lavori da suora? No. Non è un mestiere, è un’altra cosa. Il rischio dell’attivismo, di confidare troppo nelle strutture, è sempre in agguato. Se guardiamo a Gesù, vediamo che alla vigilia di ogni decisione o avvenimento importante, si raccoglieva in preghiera intensa e prolungata. Coltiviamo la dimensione contemplativa, anche nel vortice degli impegni più urgenti e pesanti. E più la missione vi chiama ad andare verso le periferie esistenziali, più il vostro cuore sia unito a quello di Cristo, pieno di misericordia e di amore. Qui sta il segreto della fecondità pastorale, della fecondità di un discepolo del Signore!
Gesù manda i suoi senza «borsa, né sacca, né sandali» (Lc 10,4). La diffusione del Vangelo non è assicurata né dal numero delle persone, né dal prestigio dell’istituzione, né dalla quantità di risorse disponibili. Quello che conta è essere permeati dall’amore di Cristo, lasciarsi condurre dallo Spirito Santo, e innestare la propria vita nell’albero della vita, che è la Croce del Signore.
Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** L’evangelizzazione si fa in ginocchio.
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.
Preghiamo con la Chiesa: Signore Dio nostro, che hai scelto san Luca per rivelare al mondo con la predicazione e con gli scritti il mistero della tua predilezione per i poveri, fa’ che i cristiani formino un cuor solo e un’anima sola, e tutti i popoli vedano la tua salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo...