11 Ottobre 2018
Giovedì XXVII Settimana T. O
Oggi Gesù ci dice: “Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!” (Vangelo).
Dal Vangelo secondo Luca 11,5-13: La parabola è raccontata da Gesù perché i discepoli imparino ad avere sempre fiducia nel Padre che dona a tutti con semplicità e senza condizioni (Gc 1,5). Padre provvidente, Dio è sempre attento ai bisogni dei suoi figli. Ma la preghiera deve essere fatta con fede, senza esitare, perché chi esita somiglia all’onda del mare, mossa e agitata dal vento. Un uomo così non pensi di ricevere qualcosa dal Signore: è un indeciso, instabile in tutte le sue azioni (Gc 1,6-8).
La parabola del visitatore importuno serve a dare forza all’insegnamento di Gesù. Per gli orientali in genere l’ospitalità è sacra, per cui, nonostante l’ora tarda, l’amico esaudisce la richiesta inopportuna.
Nel racconto parenetico non si deve ricercare l’equivalente di ogni particolare, essendo sufficiente cogliere il messaggio centrale: una ostinata richiesta di aiuto che alla fine viene esaudita. Come nella parabola della vedova e del giudice disonesto (Cfr. Lc 18,1-8), nel testo lucano si trova «il cosiddetto argomento a fortiori che si pone in parallelo con un altro argomento più debole; si argomenta più o meno in questo modo: se quel tale si è alzato di notte per soddisfare le richieste dell’amico importuno [quindi contro voglia] a maggior ragione [a fortiori] Dio interverrà per soccorrere i suoi figli. La parabola infonde quindi serena fiducia nel sicuro intervento di Dio» (Don Mauro Orsatti).
I tre imperativi posti di seguito, chiedete... cercate... bussate, oltre a mettere in evidenza l’insistenza con cui bisogna cercare sottolineano la certezza dell’intervento divino. Per Luca il dono dei doni è lo Spirito Santo che il Padre elargisce largamente a tutti coloro che lo chiedono.
L’affermazione di Gesù, voi, che siete cattivi, non deve risultare offensiva per l’uomo perché vuole solo mettere in evidenza la deficienza creaturale dell’uomo (Cf. Gv 15,5: «Senza di me non potete far nulla»). È una spinta ad aprirsi alla potenza di Dio il quale non farà mai mancare la sua presenza, il suo amore, il suo aiuto quotidiano, anche nelle più disparate situazioni (Cf. 2Cor 12,7-9).
Preghiera efficace - Angelico Poppi (I Quattro Vangeli): Il brano, derivato dalla fonte Q in Matteo ha il parallelo nel contesto del discorso della montagna (7,7-11). La lezione è identica nonostante le piccole differenze tra le due redazioni. I tre imperativi incalzanti (v. 9), i due paragoni, desunti dalla vita familiare (vv. 11-12), esprimono la certezza dell’esaudimento della preghiera, ciò «che deve spingere il discepolo a chiedere con fiducia e audacia» (Rosse, p. 430). «Come un padre non delude il suo bimbo che gli si rivolge pieno di fiducia e non gli darebbe mai una cosa nociva..., così anche il Padre celeste penserà sempre al bene dei suoi figli» (Ernst, II, p. 520). Nella pericope non è espresso l’oggetto della domanda. La cosa importante è l’atteggiamento dell’orante, che presuppone la consapevolezza dei propri limiti, della propria indigenza, che solo Dio può colmare con il dono dello Spirito Santo.
Le sostituisce l’immagine di «pane-pietra» di Matteo con quella di «uovo-scorpione» (v. 12). Inoltre in verte l’ordine: prima ricorre la coppia «pesce-serpente» e poi «uovo-scorpione». Uno scorpione contratto può venire scambiato per un uovo. Il cambiamento più vistoso si ha nella sentenza finale, redatta secondo il consueto procedimento rabbinico a minore ad maius: se il padre terreno offre soltanto doni buoni al proprio figlio, quanto più lo farà il Padre celeste! In Luca l’espressione «cose buone» (Mt 7,11) è sostituita con «lo Spirito Santo» (v. 13). Mentre Matteo si riferisce al cumulo dei beni messianici che Dio ci elargisce nel Cristo, Luca parla dello Spirito Santo, forse per suggerire che non bisogna illudersi di ottenere da Dio qualsiasi cosa gli si domandi nella preghiera. «Solo la preghiera che apre l’uomo all’azione dello Spirito, un’azione che conforma ai desideri di Dio e alle esigenze del suo Regno, è autentica» (Rosse, pp. 416-417; cf. p. 430). A Dio bisogna domandare soprattutto il suo dono per eccellenza, che è lo Spirito, conferito al credente attraverso la sua unione a Cristo attuata nel battesimo. Il tema dello Spirito Santo sta molto a cuore a Luca.
La fiducia in Dio e nella sua azione pronta è alla radice della preghiera autentica. Avere fiducia in Dio significa avere la certezza che Lui ci ascolta molto di più di quanto possano fare gli uomini ed è sempre pronto a donarci quanto gli chiediamo nella preghiera. Ma a volte questa «fiducia filiale è messa alla prova - e si manifesta - nella tribolazione. La difficoltà principale riguarda la preghiera di domanda, nell’intercessione per sé o per gli altri. Alcuni smettono perfino di pregare perché, pensano, la loro supplica non è esaudita» (CCC 2734).
Il Nuovo Testamento è ricco di preghiere di domanda. Ma si deve partire da una povertà: noi non «sappiamo infatti come pregare in modo conveniente» (Rm 8,26), e quindi occorre farsi guidare dallo Spirito Santo. In Giacomo 4,2-3 si riprovano le domande, fatte male, grondanti di egoismo, tese solo al soddisfacimento dei propri piaceri: «Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni».
La preghiera è ben fatta quando l’uomo assoggetta la sua volontà a quella di Dio, praticamente quando le sue richieste sono fatte in sintonia con i desideri divini. Ora, per conoscere i desideri di Dio occorre pregare con il suo Spirito di libertà: «Il Padre nostro sa di quali cose abbiamo bisogno, prima che gliele chiediamo, ma aspetta la nostra domanda perché la dignità dei suoi figli sta nella loro libertà. Pertanto è necessario pregare con il suo Spirito di libertà, per poter veramente conoscere il suo desiderio... Il nostro Dio è “geloso” di noi, e questo è il segno della verità del suo amore. Entriamo nel desiderio del suo Spirito e saremo esauditi» (CCC 2736-2737). Ma a volte, pur avendo rispettato questa regola, Dio tace; un silenzio che scandalizza l’uomo e sconvolge il cuore dell’uomo giusto.
Il silenzio di Dio è sempre altamente pedagogico e a volte è teso a spronare i credenti «a ripetere la loro preghiera per scoprire in se stessi il desiderio di ciò che domandano, divenendo in tal modo più ricettivi all’azione di Dio che li esaudirà» (D. E.). E all’uomo triste perché non ha ricevuto quanto aveva chiesto nella preghiera, Evagrio Pontico suggerisce: «Non rammaricarti se non ricevi subito da Dio ciò che gli chiedi; egli vuole beneficiarti molto di più, per la tua perseveranza nel rimanere con lui nella preghiera».
Ma c’è un’ultima nota: il cristiano sa che la sua preghiera non può aver valore se non precede il perdono al prossimo: «Perdona l’offesa al tuo prossimo e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati» (Sir 28,2; Cf. Mc 11,25). Più sconvolgente e perentorio l’insegnamento di Gesù: «Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono» (Mt 5,23-24). La riconciliazione è la buona acqua che impastata con la bianca farina della comunione fraterna fa il pane soave della preghiera, pane profumato da offrire a Dio e a lui tanto gradito (Ap 5,8).
Le parabole sulla preghiera - Catechismo della Chiesa Cattolica n. 2613: Tre parabole sulla preghiera di particolare importanza ci sono tramandate da san Luca: La prima, «l’amico importuno», esorta ad una preghiera fatta con insistenza: «Bussate e vi sarà aperto». A colui che prega così, il Padre del cielo « darà tutto ciò di cui ha bisogno », e principalmente lo Spirito Santo che contiene tutti i doni. La seconda, «la vedova importuna», è centrata su una delle qualità della preghiera: si deve pregare sempre, senza stancarsi, con la pazienza della fede. «Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». La terza parabola, «il fariseo e il pubblicano», riguarda l’umiltà del cuore che prega: «O Dio, abbi pietà di me, peccatore». La Chiesa non cessa di fare sua questa preghiera: «Kyrie eleison!» .
Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete...: Giovanni Paolo II (Angelus, 27 luglio 1980): Siamo riuniti anche oggi, come tutte le domeniche, per la comune preghiera dell’Angelus. La lettura della liturgia d’oggi (XVII domenica del tempo ordinario) ci incoraggia alla riflessione sulla preghiera. “Signore, insegnaci a pregare...” (Lc 11,1), dice a Cristo nel Vangelo uno dei suoi discepoli. Ed egli risponde loro richiamandosi all’esempio di un uomo, sì, di un uomo importuno, che, trovandosi nel bisogno, bussa alla porta del suo amico addirittura a mezzanotte. Ma ottiene ciò che chiede. Gesù, quindi, ci incoraggia ad avere un simile atteggiamento nella preghiera: quello dell’ardente perseveranza. Dice: “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto...” (Lc 11, 9).
Un modello di simile preghiera perseverante, umile e, nello stesso tempo, fiduciosa si riscontra nell’Antico Testamento, in Abramo, il quale supplica Dio per la salvezza di Sodoma e di Gomorra, se almeno vi si trovassero dieci giusti. Così dunque dobbiamo incoraggiarci sempre maggiormente alla preghiera. Dobbiamo ricordare spesso l’esortazione di Cristo: “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto”. In particolare, dobbiamo ricordarla quando perdiamo la fiducia o la voglia di pregare. Dobbiamo anche sempre nuovamente imparare a pregare. Spesse volte avviene che ci dispensiamo dal pregare con la scusa di non saperlo fare. Se davvero non sappiamo pregare, tanto più allora è necessario impararlo. Ciò è importante per tutti, e sembra essere particolarmente importante per i giovani, i quali spesso tralasciano la preghiera che hanno imparato da bambini perché essa sembra loro troppo infantile, ingenua, poco profonda. Invece un simile stato di coscienza costituisce uno stimolo indiretto ad approfondire la propria preghiera, a renderla più riflessiva, più matura, a cercare l’appoggio per essa nella parola di Dio stesso e nello Spirito Santo, il quale “intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili”, come scrive san Paolo (Rm 8,26).
Le disposizioni richieste per una vera preghiera: Compendio Catechismo della Chiesa Cattolica nn. 544-545: Gesù ci insegna a pregare, non solo con la preghiera del Padre nostro, ma anche quando prega. In questo modo, oltre al contenuto, ci mostra le disposizioni richieste per una vera preghiera: la purezza del cuore, che cerca il Regno e perdona i nemici; la fiducia audace e filiale, che va al di là di ciò che sentiamo e comprendiamo; la vigilanza, che protegge il discepolo dalla tentazione. La nostra preghiera è efficace, perché è unita nella fede a quella di Gesù. In lui la preghiera cristiana diventa comunione d’amore con il Padre. Possiamo in tal caso presentare le nostre richieste a Dio e venire esauditi: «Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena» (Gv 16,24).
Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.
Preghiamo con la Chiesa: O Dio, fonte di ogni bene, che esaudisci le preghiere del tuo popolo al di là di ogni desiderio e di ogni merito, effondi su di noi la tua misericordia: perdona ciò che la coscienza teme e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare. Per il nostro Signore Gesù Cristo...