25 Settembre 2018
Martedì XXV Settimana T. O.
Oggi Gesù ci dice “Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano.” (Lc 8,21 - Acclamazione al Vangelo).
Dal Vangelo secondo Luca 8,19-21: L’episodio della madre e dei fratelli che cercano Gesù, diventa in Luca l’occasione per l’ultima sentenza, che conclude e completa l’istruzione sull’ascolto della parola. Nelle parole di Gesù non possiamo cogliere disprezzo nei confronti dei suoi familiari, ma un insegnamento: Gesù si sente vicino e familiare con tutti quelli che si lasciano coinvolgere nel suo stesso progetto, e soltanto chi si pone in ascolto della Parola può mettersi dietro al Maestro (Mt 16,23).
Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): La sua madre ed i suoi fratelli vennero allora a (trovar)lo; l’evangelista colloca l’episodio che interessa la madre ed i fratelli di Gesù nel presente contesto perché egli vuole rilevare un nesso concettuale tra la spiegazione della parabola del seminatore (cf. Lc., 8,15) e la dichiarazione conclusiva del fatto che si accinge a narrare (cf. vers. 21: «coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica»). Infatti il presente episodio può essere considerato come un’illustrazione di ciò che Gesù aveva detto riguardo a coloro che ascoltano la parola di Dio con cuore buono e generoso. «I suoi fratelli» sono i prossimi parenti del Maestro [...].
Desiderano vederti; per Luca la presenza dei congiunti di Gesù (la sua madre ed i suoi parenti) è unicamente ricordata per offrire una circostanza storica al detto conclusivo dell’episodio che lo interessa maggiormente. Infatti l’espressione «desiderano vederti» è molto generica e non palesa nulla sul vero scopo di quella venuta (Matteo dice: «ti cercano per parlarti»: Marco ha: «ti cercano»; espressioni assai concrete). Il vero motivo è indicato dal testo del secondo evangelista (cf. Mc., 3,20-21) che Luca ha intenzionalmente omesso, perché poco rispettoso per la dignità del Maestro.
Ma egli rispose loro; il racconto è abbreviato dall’evangelista, il quale non ha interesse a dar rilievo alla parentela umana di Gesù, ma vuole principalmente insistere su quella spirituale; perciò egli omette alcuni particolari ricordati da Marco (cf. Mc., 3,33-34), i quali danno vivezza e movimento alla narrazione. La risposta di Gesù ha così un senso più distaccato dalle circostanze e, conseguentemente, assume un valore più universale. Sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica; gli altri due Sinottici hanno: «chi fa la volontà del Padre (opp. di Dio)»; l’espressione del vers. lucano «ascoltare e fare la parola di Dio» richiama direttamente quella ricordata al vers. 15, stabilendo così un nesso ideale tra l’insegnamento racchiuso nella spiegazione della parabola del seminatore e quello concernente i veri parenti di Cristo. «La parola di Dio» è un’espressione cara all’evangelista (cf. Lc., 5,1; 8,11; 11,28; Atti, passim) con la quale egli caratterizza la predicazione del Maestro, concepita come una manifestazione della volontà di Dio agli uomini.
Ascolto della Parola di Gesù - Giuseppe Barbaglio (Ascolto, Schede Bibliche Pastorali - Vol I): Nei sinottici di rilievo abbiamo anzi tutto la parabola conclusiva del discorso della montagna (leggere Mt 7,24-27 e Lc 6,47-49). Vi si contrappongono due tipi di ascoltatori delle parole di Gesù: quelli che le ascoltano e le mettono in pratica e quelli che all’ascolto non fanno seguire la traduzione in atto. Somigliano a due tipi contrapposti di costruttori: coloro che edificano la casa sulla roccia (Mt) o gettando solidi fondamenta (Lc) e chi invece costruisce sulla sabbia (Mt) o senza fondamenta (Lc) La conseguenza: nel primo caso la costruzione sarà solida e resisterà alle intemperie, mentre nel secondo non potrà reggere all’urto. Fuori metafora, solo con una prassi coerente all’ascolto dell’insegnamento di Gesù il credente potrà costruire un’esistenza cristiana solida e ferma.
Matteo presenta un’originale annotazione: qualifica i due costruttori tipici con gli aggettivi «saggio e «stolto» (Mt 7,24 e 26). La sapienza cristiana dunque, ai suoi occhi, consiste nel fair (poiein) in conformità alla parola autorevole di Cristo. Interprete messianico della legge di Dio, cioè delle esigenze etiche del regno.
Il tema ritorna in un’altra parabola, o meglio nella sua spiegazione ecclesiastica: ci riferiamo al racconto parabolico del seminatore (leggere Mc 4,13-20; Mt 13,18-23; Lc 8,11-15). Di nuovo vi si sottolinea l’insufficienza di un puro ascolto, disimpegnato e superficiale. Perché il seme della parola di Dio, rivelata da Gesù, possa portare frutti nel resistenza del credente è necessario che questi resista alla tentazione, sia costante nelle prove, respinga le seduzioni del denaro e gli assalti della cupidigia. In particolare Luca sottolinea l’esistenza della costanza (cf. 8,15) e Matteo contrappone un ascolto senza «comprensione» a un ascolto abbinato alla «comprensione» (cf. 13,19 e 15).
Si noti bene però che per il primo «evangelista il verbo «comprendere» (syniènai) non ha alcun significato intellettualistico; al contrario, indica una profonda appropriazione della parola qualificante il vero discepolo di Cristo (cf. Mt 13,51; 15,10; 16,12; 17,13).
Accoglienza della Parola - Antonio Bonora (Parola, Schede Bibiche Pastorali - Vol.VI): Grande rilievo ha nell’AT il tema dell’ascolto, cioè dell’accoglienza sincera e docile della parola di Dio. Ricordiamo Dt 6,4 («Ascolta, Israele»), l’inizio della preghiera dello Shemà («Ascolta»), tanto cara alla pietà giudaica. I profeti invitavano con la formula «Ascoltate» (cf. Am 3,1; Ger 7,2) e anche i sapienti ripetevano spesso l’esortazione ad ascoltare (cf. Pro 1,8). «Ascoltare» non significa soltanto un’attenzione superficiale, ma un «avere nel proprio cuore» la parola di Dio (cf. Dt 6,3; Is 1,10; Ger 11,3.6), metterla in pratica (cf. Sal 119,9.17.101), mettere in essa la propria speranza e fiducia (cf. Sai 119, 42.74.81; 30,5). Ma l’uomo è sordo. Allora Dio interviene e apre l’orecchio del suo discepolo (cf. Is 50,5; Sal 40,7), «circoncide il cuore» (Dt 30,6-7) perché l’uomo sappia obbedire alla voce del Signore. L’ascolto, dunque, implica fede e obbedienza, amore e fiducia, pratica effettiva della parola: tutto ciò non è possibile senza la grazia di Dio. Tale tema ricorre anche nel NT, secondo il quale Dio apre il cuore per accogliere la parola di Dio (cf. At 16,14). Giovanni denuncia così il peccato dei giudei e di tutti i non credenti: «Non potete dare ascolto alle mie parole voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro...Chi è da Dio ascolta le parole di Dio: per questo voi non le ascoltate, perché non siete da Dio» (Gv 8,43.47), La voce celeste del Padre presenta il Figlio così: «Questi è il mio Figlio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo» (Mt 17,5). La parola di Dio è Gesù stesso! Ascoltare lui, ossia credergli e seguirlo, è accogliere la parola di Dio. E Gesù dice: «Beati quelli che ascoltano la parola di Dio e l’osservano» (Lc 11,28). Ascoltare equivale a mettere in pratica; la conseguenza è la beatitudine, la felicità. Se vuoi essere felice, ascolta la parola di Dio che ultimamente è Gesù stesso.
Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti - Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 12 marzo 1997): Stando ai Vangeli, Maria ha avuto modo di ascoltare suo Figlio anche in altre circostanze. Anzitutto a Cafarnao, dove Gesù si reca, dopo le nozze di Cana, “insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli” (Gv 2,12). Inoltre, è probabile che lo abbia potuto seguire anche a Gerusalemme, in occasione della Pasqua, nel Tempio, che Gesù qualifica come casa del Padre suo, per la quale Egli arde di zelo (cfr. Gv 2,16-17). Ella, poi, si trova tra la folla, allorché non riuscendo ad avvicinarsi a Gesù, lo sente rispondere a chi gli annunzia la presenza sua e dei parenti: “Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 8,21). Con tale espressione il Cristo, pur relativizzando i legami familiari, rivolge un grande elogio alla Madre, affermando un vincolo ben più alto con Lei. Maria, infatti, ponendosi in ascolto del Figlio, accoglie tutte le sue parole e le mette fedelmente in pratica. Si può pensare che Maria, pur non seguendo Gesù nel suo cammino missionario, si sia informata sullo svolgimento dell’attività apostolica del Figlio, raccogliendo con amore e trepidazione le notizie sulla sua predicazione dalla bocca di coloro che lo avevano incontrato. La separazione non significava lontananza del cuore, come pure non impediva alla madre di seguire spiritualmente il Figlio, conservando e meditando il suo insegnamento, come già aveva fatto nella vita nascosta di Nazaret. La sua fede, infatti, le permetteva di cogliere il significato delle parole di Gesù prima e meglio dei suoi discepoli, che spesso non comprendevano i suoi insegnamenti e specialmente i riferimenti alla futura Passione (cfr. Mt 16,21-23; Mc 9,32; Lc 9,45).
Vivere di fede - Richard Gutzwiller (Meditazioni su Luca): Di coloro che con viva fede «ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica» Gesù dice qualche cosa di inaudito, di ardito e di straordinario: «Essi sono per me madre e fratelli». Essi quindi appartengono a Gesù e fanno con Lui una sola famiglia. Egli li ama come ama sua madre, li tratta come si trattano i fratelli e le sorelle. Essi gli sono vicini, abitano nella sua dimora spirituale, mangiano alla sua tavola, hanno con Lui un’intimità familiare. Vivere di fede significa vivere con Dio e quindi in continua unione con Lui. La fede non è l’obbedienza strappata a stento per una quasi forzata sottomissione della volontà alla parola di Dio. Credere non significa neppure andare a tastoni nelle tenebre di una notte cupa e dolorosa che incute spavento. Né indica la reazione di una flebile, impercettibile voce, che chiama da lontano. Credere significa vivere accanto a Dio, significa fidarsi del suo amore, camminare nella sua luce, stare ogni giorno insieme con Lui.
I dommi di fede e l’insegnamento di Gesù non si esauriscono in discussioni teoriche e in trattati di teologia, ma si concretizzano in paragoni di efficacia rappresentativa e conducono ad una realtà piena di calore, di bontà e di affascinante bellezza.
Bibbia di Navarra (I Quattro Vangeli): È evidente l’amore di Gesù per sua Madre, Maria santissima, e per san Giuseppe. II nostro Salvatore approfitta di questo episodio per insegnarci che nel suo Regno i diritti del sangue non possono vantare alcuna priorità. In Lc 8,19 troviamo esposta la medesima dottrina. Solo chi fa la volontà del Padre suo celeste è considerato da Gesù come appartenente alla sua stessa famiglia.
Perciò, anche a costo di sacrificare i sentimenti naturali della famiglia, Gesù dovrà abbandonarla quando l’adempimento della missione che il Padre gli ha affidato lo esigerà (cfr Lc 2,49).
Possiamo affermare che Maria sia amata da Gesù più a motivo dei legami istituiti dalla grazia, che a cagione della generazione naturale, la quale ha fatto di lei la Madre del Salvatore secondo la carne: la maternità divina è la fonte di tutte le altre prerogative della Vergine santissima; tuttavia proprio questa maternità è, a sua volta, la prima e la maggiore delle grazie elargite a Maria.
Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** “Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica” (Vangelo).
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.
Preghiamo con la Chiesa: O Dio, che nell’amore verso di te e verso il prossimo hai posto il fondamento di tutta la legge, fa’ che osservando i tuoi comandamenti meritiamo di entrare nella vita eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo…