26 Settembre 2018
Mercoledì XXV Settimana T. O.
Oggi Gesù ci dice “Il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo.” (Mc 1,21 - Acclamazione al Vangelo).
Dal Vangelo secondo Luca 9,1-6: Il vento che stava per travolgere la barca dei suoi discepoli con tutto il suo carico umano, nel paese dei Geraseni aveva liberato un uomo posseduto dal demonio, mentre le folle gli si accalcavano attorno una donna, afflitta da una malattia ribelle ad ogni cura medica, gli tocca il lembo del mantello e subito guarisce, la figlia di Giairo, capo della sinagoga, era morta e dalla parola potente di Gesù è riportata in vita. Ora, i Dodici ricevono i poteri che hanno visto esercitare: ... diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. Tale potere è esercitato nel nome di Gesù. I Dodici non dovranno portare nulla, si abbandoneranno fiduciosamente alla Provvidenza (cfr. Lc 12,22-32). Ai Dodici viene chiesta anche la rinuncia a qualsiasi tipo di equipaggiamento, devono rinunciare a tutti i loro averi (cfr. Lc 14,33). Prenderanno con gioia quanto sarà loro offerto, non faranno più distinzione tra cibo puro e impuro: in Gesù è stato abbattuto il muro di separazione che divideva gli uomini (cfr. Ef 2,14). È il tempo della comunione, non vi è più nulla che possa dividere gli uomini. Sarà estromesso da questa comunione il ribelle, il fanatico; saranno tagliati fuori soltanto coloro che amano sbarrare le porte del cuore: Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro. Con questo gesto i Dodici esprimeranno la rottura completa nei confronti di coloro che non credono. Ora, nella pienezza del tempo (Gal 4,4), a tutti gli uomini è annunciato il Vangelo (Lc 4,14ss). Ora il tempo si è fatto breve (1Cor 7,29), non si può più tentennare: gli uomini devono decidere da quale parte stare.
Mons. Vincenzo Paglia: Gesù ha appena guarito una donna adulta ed ha ridato la vita a una ragazza. Gesù è venuto a liberare e a guarire dal male che vuole dominare sul mondo. Anche i discepoli sono chiamati a questa lotta. E Gesù dona loro la sua stessa autorità e il suo stesso potere. Scrive l’evangelista che Gesù, tra coloro che lo seguivano, ne scelse Dodici, diede loro il potere di cacciare i demoni e di curare le malattie e li inviò in sua vece. È la seconda volta che l’evangelista narra la missione dei discepoli, quasi a voler dire che l’annuncio del Vangelo non avviene una volta per tutte, e neppure è una iniziativa autonoma e privata. Ogni discepolo è chiamato a inserirsi nella lunga scia dei seguaci di Gesù per combattere la stessa battaglia e per comunicare lo stesso Vangelo. Tale missione richiede di spogliarsi di se stessi e del proprio protagonismo per essere servi del Vangelo. In questa pagina si respira un’ansia che porta i discepoli a recarsi di casa in casa, di villaggio in villaggio, di città in città: nessuno deve restare privo dell’annuncio evangelico. Persino Erode ne è incuriosito. Verrà anche per lui il momento dell’incontro; purtroppo chiuderà il suo cuore a Gesù. Era sazio di sé e aspettava solo prodigi, non la salvezza, come invece attendevano i poveri e i deboli.
La missione della Chiesa - Ad Gentes n. 5: Il Signore Gesù, fin dall'inizio «chiamò presso di sé quelli che voleva e ne costituì dodici che stessero con lui e li mandò a predicare» (Mc 3,13; cfr. Mt 10,1-42). Gli apostoli furono dunque ad un tempo il seme del nuovo Israele e l'origine della sacra gerarchia. In seguito, una volta completati in se stesso con la sua morte e risurrezione i misteri della nostra salvezza e dell'universale restaurazione, il Signore, a cui competeva ogni potere in cielo ed in terra, prima di salire al cielo, fondò la sua Chiesa come sacramento di salvezza ed inviò i suoi apostoli nel mondo intero, come egli a sua volta era stato inviato dal Padre e comandò loro: «Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutte le cose che io vi ho comandato» (Mt 28,19-20); «Andate per tutto il mondo, predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo; chi invece non crederà, sarà condannato» (Mc 16,15). Da qui deriva alla Chiesa l'impegno di diffondere la fede e la salvezza del Cristo, sia in forza dell'esplicito mandato che l'ordine episcopale, coadiuvato dai sacerdoti ed unito al successore di Pietro, supremo pastore della Chiesa, ha ereditato dagli apostoli, sia in forza di quell'influsso vitale che Cristo comunica alle sue membra: « Da lui infatti tutto quanto il corpo, connesso e compaginato per ogni congiuntura e legame, secondo l'attività propria di ciascuno dei suoi organi cresce e si autocostruisce nella carità» (Ef 4,16).
Pertanto la missione della Chiesa si esplica attraverso un'azione tale, per cui essa, in adesione all'ordine di Cristo e sotto l'influsso della grazia e della carità dello Spirito Santo, si fa pienamente ed attualmente presente a tutti gli uomini e popoli, per condurli con l'esempio della vita, con la predicazione, con i sacramenti e con i mezzi della grazia, alla fede, alla libertà ed alla pace di Cristo, rendendo loro facile e sicura la possibilità di partecipare pienamente al mistero di Cristo. Questa missione continua, sviluppando nel corso della storia la missione del Cristo, inviato appunto a portare la buona novella ai poveri; per questo è necessario che la Chiesa, sempre sotto l'influsso dello Spirito di Cristo, segua la stessa strada seguita da questi, la strada cioè della povertà, dell'obbedienza, del servizio e del sacrificio di se stesso fino alla morte, da cui poi, risorgendo, egli uscì vincitore. Proprio con questa speranza procedettero tutti gli apostoli, che con le loro molteplici tribolazioni e sofferenze completarono quanto mancava ai patimenti di Cristo a vantaggio del suo corpo, la Chiesa. E spesso anche il sangue dei cristiani fu seme fecondo .
L’elezione dei Dodici - Giovanni Paolo II (Discorso 19 Agosto 1991): Nel descrivere “l’elezione” dei Dodici, i Vangeli affermano che Gesù, volendo inviarli, prima li chiamò a sé (cf. Mt 10,1; Mc 6,7; Lc 6,13, Lc 9,11). La missione di “andare” coincise con una chiamata affinché “venissero” a Lui. Infatti la nostra singolare vocazione comporta che per prima cosa siamo strettamente uniti a Gesù non solo come “servi”, ma, in modo del tutto particolare, come “amici” (cf. Gv 15,15). Queste parole, pronunciate proprio nel Cenacolo, nel contesto immediato dell’istituzione dell’Eucaristia e del sacerdozio ministeriale, esprimono l’essenza del ministero a cui aspirate. Voi siete persone scelte in modo particolare per essere amici di Gesù Cristo.
Il divino Maestro ha spiegato che cosa significa essergli amici: il servo non sa quello che fa il suo padrone; gli amici invece si conoscono a fondo tra loro, perché nell’amicizia l’uno si svela all’altro (cf. Gv 15,15). Questa rivelazione di sé non produce solamente una notizia fredda, distaccata. L’amico comprende, accoglie, difende il proprio amico; in modo molto vero, egli partecipa alla sua vita. Il Signore ci chiama a tale affettuosa comunione, chiedendoci di avere “gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù” (Fil 2, 5). Egli desidera che abbiamo la “mentalità” (noûs) di Cristo (cf. 1Cor 2,16). In realtà, voi già partecipate ai pensieri di Cristo per il fatto stesso che avete accettato il suo invito, la vocazione. Siete, però, chiamati ad approfondire questa partecipazione, continuando nel cammino dell’amicizia e progredendo nel “vivere intimamente uniti (a Cristo) come amici, in tutta la vita” (Optatam totius, 8).
Quest’intima familiarità con Cristo, il profondo rapporto di figliolanza con Dio Padre, la vissuta esperienza della inabitazione dello Spirito di amore costituiscono la solida base di ogni vita sacerdotale e religiosa. Raccoglimento e preghiera sono i mezzi insostituibili per realizzare una simile unione col Padre, col Figlio e con lo Spirito Santo. Quest’intima familiarità con Cristo, il profondo rapporto di figliolanza con Dio Padre, la vissuta esperienza della inabitazione dello Spirito di amore costituiscono la solida base di ogni vita sacerdotale e religiosa. Raccoglimento e preghiera sono i mezzi insostituibili per realizzare una simile unione col Padre, col Figlio e con lo Spirito Santo. Come Maria, Madre di Gesù, conservava nel suo cuore parole e fatti del Figlio suo (cf. Lc 2,51), così il sacerdote non può svolgere efficacemente il suo lavoro a servizio di Cristo e della Chiesa senza conservarsi costantemente immerso nella contemplazione del mistero dell’amore infinito di Dio. Gli anni di preparazione nel seminario debbono quindi essere una vera scuola di preghiera e di contemplazione, perché tutta l’azione pastorale del futuro sacerdote, tanto diocesano quanto religioso, dovrà trarre alimento da questo intimo rapporto di amicizia con Cristo.
Sarete miei testimoni - Redemptoris Missio 61: Non c’è testimonianza senza testimoni, come non c’è missione senza missionari. Perché collaborino alla sua missione e continuino la sua opera salvifica, Gesù sceglie e invia delle persone come suoi testimoni e apostoli: «Sarete miei testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra». (At 1,8) I Dodici sono i primi operatori della missione universale: essi costituiscono un «soggetto collegiale» della missione, essendo stati scelti da Gesù per restare con lui ed essere inviati «alle pecore perdute della casa d’Israele». (Mt 10,6) Questa collegialità non impedisce che nel gruppo si distinguano singole figure, come Giacomo, Giovanni e, più di tutti, Pietro, la cui persona ha tanto rilievo da giustificare l'espressione: «Pietro e gli altri apostoli». (At 2,14) Grazie a lui si aprono gli orizzonti della missione universale, in cui successivamente eccellerà Paolo, che per volontà divina fu chiamato e inviato tra le genti. (Gal 1,15) Nell'espansione missionaria delle origini, accanto agli apostoli troviamo altri umili operatori che non si debbono dimenticare: sono persone, gruppi, comunità. Un tipico esempio di chiesa locale è la comunità di Antiochia, che da evangelizzata si fa evangelizzatrice e invia i suoi missionari alle genti. (At 13,2) La chiesa primitiva vive la missione come compito comunitario, pur riconoscendo nel suo seno degli «inviati speciali», o «missionari consacrati alle genti», come Paolo e Barnaba.
Eucaristia e Unzione degli infermi- Sacramentum caritatis n. 22: Gesù non ha soltanto inviato i suoi discepoli a curare gli infermi (cfr Mt 10,8; Lc 9,2; 10,9), ma ha anche istituito per loro uno specifico sacramento: l’Unzione degli infermi. La Lettera di Giacomo ci attesta la presenza di questo gesto sacramentale già nella prima comunità cristiana (cfr 5,14-16). Se l’Eucaristia mostra come le sofferenze e la morte di Cristo siano state trasformate in amore, l’Unzione degli infermi, da parte sua, associa il sofferente all’offerta che Cristo ha fatto di sé per la salvezza di tutti, così che anc’'egli possa, nel mistero della comunione dei santi, partecipare alla redenzione del mondo. La relazione tra questi Sacramenti si manifesta, inoltre, di fronte all'aggravarsi della malattia: «A coloro che stanno per lasciare questa vita, la Chiesa offre, oltre all’Unzione degli infermi, l’Eucaristia come viatico». Nel passaggio al Padre, la comunione al Corpo e al Sangue di Cristo si manifesta come seme di vita eterna e potenza di risurrezione: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno» (Gv 6,54). Poiché il Santo Viatico schiude all’infermo la pienezza del mistero pasquale, è necessario assicurarne la pratica. L’attenzione e la cura pastorale verso coloro che si trovano nella malattia ridonda sicuramente a vantaggio spirituale di tutta la comunità, sapendo che quanto avremo fatto al più piccolo lo avremo fatto a Gesù stesso (cfr Mt 25,40).
Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** Ora il tempo si è fatto breve (1Cor 7,29), non si può più tentennare: gli uomini devono decidere da quale parte stare.
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.
Preghiamo con la Chiesa: O Dio, che nell’amore verso di te e verso il prossimo hai posto il fondamento di tutta la legge, fa’ che osservando i tuoi comandamenti meritiamo di entrare nella vita eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo…