20 Settembre 2018
Giovedì XXIV Settimana T. O.
Oggi Gesù ci dice: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro, dice il Signore. ” (Mt 11,28 - Acclamazione al Vangelo).
Dal Vangelo secondo Luca 7,36-50: La presenza della peccatrice in casa di Simone è di scandalo, ed è scandaloso l’ accostarsi della donna a Gesù per bagnargli i piedi con le sue lacrime, ed è ancora più scandaloso che Gesù la lasci fare. La breve parabola dei due debitori condonati coinvolge Simone, il padrone di casa: il debitore, che ama poco, è lui. E alla fine, allo sconcerto si aggiunge lo stupore, infatti Gesù rivolgendosi alla donna le dice: I tuoi peccati sono perdonati. Parole che mandano in frantumi ogni sana ragionevolezza! Non conosciamo la reazione di Simone, ma tutti gli altri commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». La stessa riflessione era stata fatta dai farisei presenti alla scena del paralitico calato dal tetto, e allora Gesù aveva confermato la sua autorità con un miracolo; allora il miracolo fu visto da tutti gli astanti, ora è compiuto nel segreto, chiuso nel cuore dell’uomo: ... donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!». La parola di Gesù svela la radice profonda del perdono e il suo frutto più ampio. La fede genera il perdono, che è salvezza, cioè quella piena comunione di vita che è la pace e la misericordia di Dio.
AA. VV. (I Giorni del Signore): Leggendo attentamente il racconto della peccatrice perdonata, veniamo colpiti dal comportamento di Gesù, dalla sua delicatezza nei confronti della donna dai molti peccati. Egli distoglie gli sguardi da lei, invitando ognuno a considerare piuttosto se stesso e il proprio debito. Infatti Dio non umilia inutilmente il peccatore: vuole rialzarlo e lo invita a «salire» verso Gerusalemme. A questo bisogna pensare quando si parla della confessione dei peccati nel sacramento della riconciliazione. Questa confessione non è un’umiliazione imposta al colpevole, per prostrarlo nel riconoscimento della sua colpa. Insieme al nostro peccato confessiamo sempre e prima di tutto la misericordia di Dio. «Purifica il mio cuore e le mie labbra, Dio onnipotente, perché possa annunziare degnamente il tuo vangelo» (Preghiera del sacerdote o del diacono prima di proclamare il vangelo); «Il Signore, che illumina con la fede i nostri cuori, ti dia una vera conoscenza dei tuoi peccati e della sua misericordia» (Rito della penitenza, n. 42: il sacerdote invita il penitente alla fiducia in Dio).
Due formule di benedizione parallele: una per chi si appresta a proclamare il vangelo, l’altra per il penitente. Ed è normale, poiché in entrambi i casi si tratta della stessa buona novella che rialza coloro che la accolgono e suscita in essi uno stupito amore per Dio.
Una peccatrice di quella città - Richard Gutzwiller (Meditazioni su Luca): [La donna peccatrice] oltrepassa tutti i limiti del ritegno e si avvicina a Gesù nel banchetto riservato ai soli invitati, si getta ai suoi piedi per umiliare il proprio orgoglio e dare una prodiga manifestazione del suo amore rinato e ridonato al Signore. Come appare piccolo accanto ad essa il gretto fariseo che ha negato ogni segno di sudditanza al Signore, come quello di lavargli i piedi, non ha salutato Gesù con il bacio dell’amicizia, né gli ha dato l’olio profumato per prepararsi al banchetto. Questo dottore della legge, che si compiace solo di se stesso, non aspetta nulla da Gesù, perché non è cosciente della propria indigenza. Egli non ha nulla da chiedere, perché crede di essere un santo. Questa donna, invece, è conscia dei suoi peccati, ma è anche conscia dell’amore del Signore, che solo può corrispondere in maniera illimitata. Essa ha una fede fattiva che la solleva al di sopra di tutto e le fa riconoscere il Maestro per quello che è: il Signore che perdona i peccati e dona grazia ed amore. Riassumendo, queste quattro scene contrassegnano la fede in questo modo: Il centurione romano vede in Gesù il Signore Onnipotente che domina sulla malattia e la sanità. Il popolo giudaico crede che in Gesù Dio ha voluto visitare il suo popolo. Ma questa fede è troppo debole, perché essa si arresta solo all’umanità di Gesù. I capi di Israele rifiutano la fede, perché non cercano Dio, ma se stessi. La donna penitente trova la fede che si dona nell’amore. La conseguenza sorprendente è che il pagano e la peccatrice giungono alla vera fede, il popolo eletto si ferma a mezza strada, mentre i suoi capi restano increduli.
E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi … - Benedetto Prete (I Quatto Vangeli): Con tono compiaciuto il Salvatore descrive gli atti di devozione compiuti sulla sua persona dalla donna innominata, la cui presenza aveva indotto Simone a pensare che Gesù non fosse profeta. I gesti riconoscenti della peccatrice pentita, elencati parallelamente a quelli che Simone avrebbe dovuto compiere in onore dell’invitato indicano gli aspetti concreti che il Maestro intendeva illustrare con la parabola dei due debitori. Gesù rileva il forte contrasto esistente tra gli atti generosamente compiuti dalla donna e le omissioni in cui è incorso il fariseo che lo aveva invitato nella sua casa. Con tale contrasto tuttavia il Maestro non intende rimproverare Simone e quasi farlo arrossire davanti ai commensali, perché non aveva fatto un’accoglienza calda e munifica ad un ospite ragguardevole come era Gesù, ma vuole semplicemente metter in evidenza la profonda e attiva riconoscenza che la peccatrice perdonata manifestava verso di lui. Evidentemente questo modo di illustrare le cose non risponde al nostro, né tiene presente la suscettibilità che può avere un lettore moderno davanti ad una immagine nella quale non si rispetta il giusto equilibrio delle parti, come è il caso della parabola dei due debitori, dove sembra a prima vista che il Salvatore per esaltare la generosa riconoscenza della peccatrice rimproveri ed umilii il fariseo per l’accoglienza che gli ha fatto, accoglienza che, pur non festosa, è stata tuttavia sinceramente cordiale. Il parallelismo dei vari elementi ricordati nella parabola non è stato rigorosamente rispettato (cf. vers. 46: tu non mi hai unto il capo con l’olio; ella invece mi ha unto i piedi con profumo; si ha il capo da una parte, ed i piedi dall’altra), tuttavia la mancata rispondenza di essi serve ad accentuare maggiormente l’amore dimostrato dalla donna; infatti l’ungere i piedi con aromi è un segno di maggiore deferenza di quello dell’ungere il capo con l’olio. Ella invece, da quando sono entrato,non ha cessato di baciarmi i piedi (vers. 45); alcuni codici invece di εἰσῆλθον (sono entrato) leggono εἰσῆλθεν (è entrata); questa forma è seguita anche dalla Volgata (haec autem ex quo intravit...); la lettura variante probabilmente è dovuta al fatto che il testo primitivo sembrava eccessivo; secondo la traduzione data, la scena ebbe luogo all’inizio del banchetto.
Vedi questa donna? Giovanni Paolo II (Omelia, 29 Aprile 1979): È particolarmente commovente meditare sull’atteggiamento di Gesù verso la donna: egli si dimostro audace e sorprendente per quei tempi, in cui nel paganesimo la donna era considerata oggetto di piacere, di merce e di fatica, e nel giudaismo era emarginata e avvilita. Gesù mostro sempre la massima stima e il massimo rispetto per la donna, per ogni donna, e in particolare fu sensibile verso la sofferenza femminile. Oltrepassando le barriere religiose e sociali del tempo, Gesù ristabilì la donna nella sua piena dignità di persona umana davanti a Dio e davanti agli uomini. Come non ricordare i suoi incontri con Marta e Maria (Lc 10,38-42), con la Samaritana ( Gv 4,1-42), con la vedova di Nain (Lc 7,11), con la donna adultera (Gv 8,-9), con l’ammalata di emorragia (Mt 9,20-22), con la peccatrice in casa di Simone il Fariseo (Lc 7,36-50)? Il cuore vibra di commozione al solo enumerarli. E come non ricordare, soprattutto, che Gesù volle associare alcune donne ai Dodici (Lc 8,2-3), che lo accompagnavano e lo servivano, e gli furono di conforto durante la via dolorosa fin sotto la Croce? E dopo la risurrezione Gesù apparve alle pie donne e a Maria Maddalena, incaricandola di annunziare ai discepoli la sua Risurrezione (Mt 28,8).
I tuoi peccati sono perdonati - Javer Pikaza (Vangelo secondo Luca): Tutto il vangelo è una dimostrazione di questo messaggio: Gesù offre il perdono di Dio agli uomini che sono lutti debitori insolventi. Fra questi si trovano il fariseo e la prostituta. Il fariseo non si è preoccupato di accettare questo perdono: pensa che i suoi conti sono a posto, si sente pienamente in pace e, per conseguenza, non dà peso alle parole di Gesù circa il dono di Dio che cancella i peccati. Invita Gesù, ma lo fa per curiosità; in fondo non lo ama, perché non si sente peccatore né vuol essere perdonato. La donna, invece, sa di essere peccatrice; confessa davanti a Dio e davanti agli uomini che il suo debito è impagabile, e quindi si è sentita condannata. Ma ora che Gesù è giunto alla sua città e ha proclamato la sua parola di grazia universale, essa ha sentito e ha saputo di essere stata perdonata. Perciò, superando tutti i convenzionalismi, essa approfitta dell’occasione e si accosta a Gesù per dargli una prova della sua gratitudine e del suo amore. La grandezza del perdono che Dio le ha accordato è provata dalla grandezza dell’amore che questo perdono ha suscitato.
Gesù e le donne - Mulieris dignitatem n 13: In tutto l’insegnamento di Gesù, come anche nel suo comportamento, nulla si incontra che rifletta la discriminazione, propria del suo tempo, della donna. Al contrario, le sue parole e le sue opere esprimono sempre il rispetto e l’onore dovuto alla donna. La donna ricurva viene chiamata «figlia di Abramo» (Lc 13, 16): mentre in tutta la Bibbia il titolo di «figlio di Abramo» è riferito solo agli uomini. Percorrendo la via dolorosa verso il Golgota, Gesù dirà alle donne: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me» (Lc 23, 28). Questo modo di parlare delle donne e alle donne, nonché il modo di trattarle, costituisce una chiara «novità» rispetto al costume allora dominante.
Ciò diventa ancora più esplicito nei riguardi di quelle donne che l’opinione corrente indicava con disprezzo come peccatrici, pubbliche peccatrici e adultere. Ecco la Samaritana, alla quale lo stesso Gesù dice: «Infatti hai avuto cinque mariti, e quello che hai ora non è tuo marito». Ed essa, sentendo che egli conosceva i segreti della sua vita, riconosce in lui il Messia e corre ad annunciarlo ai suoi compaesani. Il dialogo, che precede questo riconoscimento, è uno dei più belli del Vangelo (cf. Gv 4, 7-27).
Ecco poi una pubblica peccatrice, che, nonostante la condanna da parte dell’opinione comune, entra nella casa del fariseo per ungere con olio profumato i piedi di Gesù. All’ospite che si scandalizzava di questo fatto egli dirà di lei: «Le sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato» (cf. Lc 7, 37-47).
Ecco, infine, una situazione che è forse la più eloquente: una donna sorpresa in adulterio è condotta da Gesù. Alla domanda provocatoria: «Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?», Gesù risponde: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». La forza di verità, contenuta in questa risposta, è così grande che «se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani». Rimangono solo Gesù e la donna. «Dove sono? Nessuno ti ha condannata?». «Nessuno, Signore». «Neanch’io ti condanno, va’ e d’ora in poi non peccare più» (cf. Gv 8, 3-11).
Questi episodi costituiscono un quadro d’insieme molto trasparente. Cristo è colui che «sa che cosa c’è nell’uomo» (cf. Gv 2,25), nell’uomo e nella donna. Conosce la dignità dell’uomo, il suo pregio agli occhi di Dio. Egli stesso, il Cristo, è la conferma definitiva di questo pregio. Tutto ciò che dice e che fa ha definitivo compimento nel mistero pasquale della redenzione. L’atteggiamento di Gesù nei riguardi delle donne, che incontra lungo la strada del suo servizio messianico, è il riflesso dell’eterno disegno di Dio, che, creando ciascuna di loro, la sceglie e la ama in Cristo (cf. Ef 1, 1-5). Ciascuna, perciò, è quella «sola creatura in terra che Dio ha voluto per se stessa». Ciascuna dal «principio» eredita la dignità di persona proprio come donna. Gesù di Nazareth conferma questa dignità, la ricorda, la rinnova, ne fa un contenuto del Vangelo e della redenzione, per la quale è inviato nel mondo. Bisogna, dunque, introdurre nella dimensione del mistero pasquale ogni parola e ogni gesto di Cristo nei confronti della donna. In questo modo tutto si spiega compiutamente.
Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** «Le sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato» (cf. Lc 7, 37-47).
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.
Preghiamo con la Chiesa: O Dio, che hai creato e governi l’universo, fa’ che sperimentiamo la potenza della tua misericordia, per dedicarci con tutte le forze al tuo servizio. Per il nostro Signore Gesù Cristo…