4 Agosto 2018

Sabato XVII Settimana T. O.

Oggi Gesù ci dice: “Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli” (Mt 5,10 - Acclamazione al Vangelo).

Dal Vangelo secondo Matteo 14,1-12: Il martirio del Battista prefigura quello di Gesù. In questa luce Giovanni Battista è la stella polare che guida gli uomini a diventare discepoli dell’Agnello di Dio (Gv 1,29), e a spartirne, con grande gioia, la vita e la morte, per sedere per sempre nei cieli, in Cristo Gesù, alla destra del Padre (cfr. Ef 2,6).

La fine del Battista - Ortensio Da Spinetoli (Matteo): È la prima volta che Erode Antipa appare nella storia evangelica. Nessuna meraviglia che egli abbia sentito parlare di Gesù. Tiberiade, il luogo della sua residenza galilaica, non è molto distante da Cafarnao. Questa sua improvvisa apparizione apre la fila degli avversari di Cristo che si avvicendano nel IV libro. La sua presenza non è di buon auspicio. Sia per il nome che porta, che per le personali imprese, fa prevedere tristi ore per il futuro della salvezza. Quasi per mettere in guardia, ma più ancora per far comprendere il senso della rievocazione, Matteo ricorda una delle più delittuose azioni del tetrarca contro gli uomini del regno: l’uccisione del Battista, ordinata nel corso di un banchetto, per istigazione di Erodiade: contemporaneamente «moglie», nipote e cognata del re.
Il racconto del martirio del precursore è letterariamente un’abbreviazione di quelli più dettagliati e più originali di Marco e di Giuseppe Flavio. Esso costituisce una specie di digressione nella trama del IV libro, ma nel quadro dell’intero vangelo è un tratto che completa le precedenti apparizioni del Battista (cfr. 3,1-12; 11,2-14) e mette definitivamente in luce la sua missione. Giovanni è stato inviato a preannunciare il Cristo (è perciò un profeta), ma anche a precedere la sua venuta e le sue operazioni. Il destino dell’uno fa prevedere quello dell’altro. Anche il Battista, una volta libero predicatore di penitenza (3, 1-12), era stato catturato, imprigionato (4,12; 11,2) e infine ucciso (14,3-12). Gesù ha cominciato a percorrere la stessa strada; annuncia lo stesso messaggio; incontra le stesse opposizioni può darsi che avrà anche da subire la stessa fine. Le apparizioni del Battista diventano così gesti simbolici oltre che fatti reali, profezie in azione. Egli è un precursore in tutta la sua persona e con tutta la sua vita. Forse meno evidentemente che in Marco anche in Matteo Giovanni è il «tipo di Cristo», di cui anticipa prefigurativamente la missione. La sua cattura non è un’incarcerazione ma una «consegna» (paradosis) (4,12) come quella del salvatore (Mt. 17,22). Come al messia (cfr. Mt. 17,22; 20,17-19), anche al precursore hanno fatto «quello che hanno voluto» (Mt. 17,13). Il parallelismo è confermato da Gesù stesso: «Così anche il figlio dell’uomo ha da patire da loro» (Mt. 17,13). Su questa linea la morte di Giovanni è un anticipo di quella di Gesù, come la diceria della sua risurrezione (Mt. 14,2) prelude alla vera risurrezione di Cristo. In questa maniera il discorso sul precursore è documentativo e insieme profetico. Il ministero galilaico si sta chiudendo con un bilancio fallimentare. La morte del Battista e la fuga di Gesù segnano un punto in vantaggio del tetrarca e dei nemici del regno

Morte di Giovanni Battista - Angelico Poppi (Sinossi e Commento): Anche Matteo narra questo avvenimento in forma retrospettiva, per indicare il pericolo che incombeva pure su Gesù da parte dell’impudico tetrarca. L’evangelista attribuisce a Erode Antipa l’intenzione di uccidere il Battista (v. 5). Invece Marco addossa la responsabilità dell’omicidio alla moglie Erodiade, che odiava mortalmente il Precursore. Si noti però come anche Matteo presenti il tetrarca “rattristato” (v. 9) per l’imbroglio in cui si era cacciato con la promessa di donare alla figlia di Erodiade quello che avesse richiesto (v. 7).
Matteo ha semplificato il racconto di Marco, molto più dettagliato, per sottolineare la valenza cristologica dell’ avvenimento.
Lo redige come un resoconto di martirio, la sorte comune riservata ai profeti.
v. 5 È interessante questa notazione: Erode aveva timore di uccidere il Battista, perché le folle “lo consideravano come un profeta”. È evidente il richiamo al detto pronunciato da Gesù a Nazaret, con il quale si attribuiva il titolo di “profeta disprezzato” nella sua patria (l3,57c). Matteo stabilisce uno stretto parallelismo tra Gesù e il Battista, entrambi “profeti” perseguitati.
v. 12 I discepoli di Giovanni, dopo avergli data sepoltura, andarono a “riferirlo a Gesù”. Questa aggiunta in Matteo è significativa. Le vicende del Battista assumono il significato simbolico di profezie in azione, in riferimento alla persona e all’opera di Gesù. Tutta la vita del Precursore appare così intrecciata con quella del Cristo e orientata a prefigurare il significato della sua missione e della sua morte. Inoltre, tale annotazione indica il buon rapporto esistente tra i cristiani e i giovanniti, anche se costoro restavano ancora legati al passato, non aderendo pienamente al Vangelo (cf. At 18,24-19,7).

Martirio / Martiri: Alfonso Colzani (Enciclopedia del Cristianesimo): Nella storia cristiana, soprattutto dei primi secoli, i due termini designano la testimonianza e i testimoni della fede. II termine martirio deriva dal greco martyrion: testimonianza resa sotto giuramento con valore di prova.
Con questo significato di documento probatorio (dell’Alleanza o della Torà) il termine ricorre frequentemente nella versione greca dcll’Antico Testamento e in alcuni luoghi del Nuovo Testamento, caratterizzato dal riferimento a Cristo.
L’evangelista Luca introduce un nuovo significato: negli Atti degli apostoli martirio significa rendere testimonianza, inteso come predicare Cristo, compito caratteristico degli apostoli che “con grande forza rendevano testimonianza” (At 4,33). Martiri a partire da Luca 24,48, sono designati i testimoni del Risorto, i quali sono incaricati di essere testimoni fra le genti. Questo compito è chiaramente marcato dalla sofferenza e dal rischio della morte (Stefano, il primo martire cristiano è chiamato in Atti degli Apostoli 22,20 “il testimone fedele”), ma non è caratterizzato dalla concezione più tardiva di martirio come testimonianza del sangue, quanto dall’inalterata e completa proclamazione del messaggio di Cristo.
Per l’evangelista Giovanni martyrion è per definizione testimonianza di Cristo, anticipata da Giovanni Battista, testimonianza che lo stesso Cristo rende a se stesso e che i discepoli proclamano e confermano. Giovanni usa il vocabolario dell’esperienza (della fede) e della testimonianza, che ha il senso di conferma della verità di Dio: i discepoli che hanno visto rendono testimonianza e annunciano la vita eterna resasi visibile (1Gv 1,2). Tale processo si realizza con l’aiuto dello Spirito Paraclito, che è colui che rendo testimonianza a Gesù (Gv 15,26), ma non sostituisce la testimonianza dei discepoli: “e anche voi mi renderete testimonianza” (v. 27).

 ... a causa di Erodiade: Benedetto XVI (Angelus, 24 giugno 2007): Giovanni Battista è stato il precursore, la “voce” inviata ad annunciare il Verbo incarnato. Perciò, commemorare la sua nascita significa in realtà celebrare Cristo, compimento delle promesse di tutti i profeti, dei quali il Battista è stato il più grande, chiamato a “preparare la via” davanti al Messia (cfr. Mt 11,9-10). [...]. Da autentico profeta, Giovanni rese testimonianza alla verità senza compromessi. Denunciò le trasgressioni dei comandamenti di Dio, anche quando protagonisti ne erano i potenti. Così, quando accusò di adulterio Erode ed Erodiade, pagò con la vita, sigillando col martirio il suo servizio a Cristo, che è la Verità in persona. Invochiamo la sua intercessione, insieme con quella di Maria Santissima, perché anche ai nostri giorni la Chiesa sappia mantenersi sempre fedele a Cristo e testimoniare con coraggio la sua verità e il suo amore per tutti.

Dare la vita per la Verità: Papa Francesco (Angelus, 23 giugno 2013): ... ci sono tante persone, cristiani e non cristiani, che “perdono la propria vita” per la verità. E Cristo ha detto “io sono la verità”, quindi chi serve la verità serve Cristo. Una di queste persone, che ha dato la vita per la verità, è Giovanni il Battista [...] Giovanni è stato scelto da Dio per preparare la via davanti a Gesù, e lo ha indicato al popolo d’Israele come il Messia, l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo (cfr. Gv 1,29). Giovanni ha consacrato tutto se stesso a Dio e al suo inviato, Gesù. Ma, alla fine, cosa è successo? È morto per la causa della verità, quando ha denunciato l’adulterio del re Erode e di Erodiade. Quante persone pagano a caro prezzo l’impegno per la verità! Quanti uomini retti preferiscono andare controcorrente, pur di non rinnegare la voce della coscienza, la voce della verità! Persone rette, che non hanno paura di andare controcorrente! E noi, non dobbiamo avere paura! Fra voi ci sono tanti giovani. A voi giovani dico: Non abbiate paura di andare controcorrente, quando ci vogliono rubare la speranza, quando ci propongono questi valori che sono avariati, valori come il pasto andato a male e quando un pasto è andato a male, ci fa male; questi valori ci fanno male. Dobbiamo andare controcorrente! E voi giovani, siate i primi: Andate controcorrente e abbiate questa fierezza di andare proprio controcorrente. Avanti, siate coraggiosi e andate controcorrente! E siate fieri di farlo!

La via della testimonianza: Mons. Vincenzo Paglia, Vescovo (Omelia, 4 agosto 2007): Il tetrarca Erode fa parte della stessa dinastia della famiglia reale dei Vangeli dell’infanzia, ha paura che Gesù sia il Battista redivivo. Ancora una volta, l’Erode di turno ha paura di perdere il proprio potere. Il suo predecessore ebbe paura della notizia riferitagli dai Magi e confermata dalle Scritture. In effetti, la Parola di Dio non lascia mai le cose come sono, chiede a tutti un cambiamento nella propria vita, nei propri atteggiamenti, nei pensieri del proprio cuore. Erode, colpito dalla chiarezza della parola del profeta che lo rimproverava per la sua cattiva condotta, lo fece imprigionare per non sentire più la sua voce. E poi, su insistenza della figlia, lo fece uccidere. In effetti, basta davvero poco per eliminare la Parola di Dio, per allontanare dalla vita il Vangelo. La morte del Battista era senza dubbio un preavviso per Gesù su quello che gli sarebbe accaduto se avesse continuato sulla via della profezia. Ma Gesù non si fermò, anche se questo lo avrebbe portato sino alla croce. È la via della testimonianza sino alla fine. I milioni di martiri del Novecento sono un esempio di testimonianza evangelica che dobbiamo custodire con cura e con ammirazione.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** “Possiamo essere martiri anche senza che la spada ci trafigga, purché sinceramente decisi a conservare la pazienza nel cuore” (San Gregorio Magno).
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: O Dio, nostro Padre, che ci hai nutriti con il pane delle vita, fa’ che seguendo l’esempio di san Giovanni Maria Vianney ti onoriamo con fedele servizio, e ci prodighiamo con carità instancabile per il bene dei fratelli. Per Cristo nostro Signore.