3 Agosto 2018

Venerdì XVII Settimana T. O.

Oggi Gesù ci dice: “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua” (Vangelo).

Dal Vangelo secondo Matteo 13,54-58: Chi è costui? (Mc 4,41), da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? L’episodio di Nazaret non è un episodio isolato, né la reazione di un piccolo paese: è invece il simbolo del comportamento dell’intero popolo d’Israele nei confronti di Gesù. Ed era per loro motivo di scandalo... la ragione dello scandalo è pruriginosa, stupida: i nazarateni dinanzi alla rivelazione del loro connazionale preferiscono usare gli occhi del corpo e non quelli dello spirito con i quali avrebbero superato la cortina della carne. Solo gli occhi dell’anima sanno cogliere il mistero del Figlio di Dio, la sua incarnazione, la sua scelta di un’esistenza umile e povera: Cristo Gesù pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini (Fil 2,6-7). Oggi nella sinagoga di un minuscolo paesino si è avverato quanto più tardi proclamerà san Giovanni nel prologo del suo Vangelo: Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto (Gv 1,9-11).

Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga - Cristo docente - Catechesi tradendae 7: Trasmettere la dottrina di Cristo: Questa non è un corpo di verità astratte: essa è comunicazione del mistero vivente di Dio. La qualità di colui che l’insegna nel vangelo e la natura del suo insegnamento sorpassano del tutto quelle dei «maestri» in Israele, grazie al legame unico che passa tra ciò che egli dice, ciò che fa e ciò che è. Resta il fatto, tuttavia, che i vangeli riferiscono chiaramente alcuni momenti in cui Gesù insegna. «Gesù fece e insegnò»: in questi due verbi che aprono il libro degli Atti, san Luca unisce ed insieme distingue due poli nella missione di Cristo.
Gesù ha insegnato: è, questa, la testimonianza che dà di se stesso: «Ogni giorno stavo seduto nel tempio ad insegnare». È l’osservazione ammirata degli evangelisti, sorpresi di vederlo sempre e in ogni luogo nell’atto di insegnare, in un modo e con un’autorità fino ad allora sconosciuti. «Di nuovo le folle si radunavano intorno a lui, ed egli, come era solito, di nuovo le ammaestrava»; «ed essi erano colpiti dal suo insegnamento, perché insegnava, come avendo autorità». È quanto rilevano anche i suoi nemici, per ricavarne un motivo di accusa, di condanna: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui».

Non è costui il figlio del falegname? - Catechismo degli Adulti 213-214: Gesù è un personaggio singolare e affascinante. Magnanimo e umile. Forte e mite. Totalmente libero e totalmente a servizio. Vicino al Dio santo e vicino all’uomo peccatore. Di viva intelligenza e squisita sensibilità. Elevato nel pensiero e semplice nell’esprimersi. Contemplativo e impegnato nell’azione. Profeticamente indignato verso i prepotenti e gli ipocriti e premuroso verso gli oppressi, i malati, i semplici e i bambini. Realistico nel valutare la fragilità e la malvagità umana e fiducioso nelle possibilità di conversione e di bene. Aperto all’amicizia e ai valori della vita e pronto ad accettare la solitudine e la morte. Soprattutto singolare, incomparabile nell’autorità e nel dono di sé. Già al suo tempo la gente, presa dallo stupore, si domandava: da dove gli viene questa autorità, questa potenza nell’operare e questa sapienza nel parlare? qual è la vera identità di quest’uomo? I discepoli stessi non finivano di meravigliarsi e si dicevano tra loro: «Chi è dunque costui?» (Mc 4,41). Presto «il suo nome era diventato famoso» (Mc 6,14) e in Galilea si affermava sempre più, nell’opinione popolare, l’idea che Gesù fosse un grande profeta taumaturgo; tant’è vero che, in occasione dell’ingresso solenne a Gerusalemme, ai cittadini che chiedono spiegazioni la folla dei pellegrini galilei risponderà: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea» (Mt 21,11). Per alcuni farisei era invece un falso profeta, posseduto da Satana, perché violava la legge e si intratteneva con i peccatori.

E sua madre, non si chiama Maria? Catechismo della Chiesa Cattolica 495: Maria, chiamata nei Vangeli “la Madre di Gesù” (Gv 2,1;19,25; cfr. Mt 13,55), prima della nascita del Figlio suo è acclamata, sotto la mozione dello Spirito, “la Madre del mio Signore” (Lc 1,43). Infatti, colui che Maria ha concepito come uomo per opera dello Spirito Santo e che è diventato veramente suo Figlio secondo la carne, è il Figlio eterno del Padre, la seconda Persona della Santissima Trinità. La Chiesa confessa che Maria è veramente Madre di Dio [“Theotokos” cfr. Concilio di Efeso: Denz. -Schönm., 251].

Gesù «Figlio dell’Altissimo» (Lc 1,32) - Redemptoris Mater 17: Dopo la morte di Erode, quando la sacra famiglia fa ritorno a Nazareth, inizia il lungo periodo della vita nascosta. Colei che «ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore» (Lc 1,45) vive ogni giorno il contenuto di queste parole. Quotidianamente accanto a lei è il Figlio, a cui ha dato nome Gesù; dunque. Certamente nel contatto con lui ella usa questo nome, che del resto non poteva destare meraviglia in nessuno, essendo in uso da molto tempo in Israele. Tuttavia, Maria sa che colui che porta il nome Gesù è stato chiamato dall’angelo «Figlio dell’Altissimo» (Lc 1,32). Maria sa di averlo concepito e dato alla luce «non conoscendo uomo», per opera dello Spirito Santo, con la potenza dell’Altissimo che ha steso la sua ombra su di lei (Lc 1,35), così come ai tempi di Mosè e dei padri la nube velava la presenza di Dio (Es 24,16; Es 40,34; 1Re 8,10). Dunque, Maria sa che il Figlio, da lei dato alla luce verginalmente, è proprio quel «santo», «il Figlio di Dio», di cui le ha parlato l’angelo.

E i suoi fratelli … le sue sorelle... - Maria “sempre Vergine” - Catechismo della Chiesa Cattolica 409-501: L’approfondimento della fede nella maternità verginale ha condotto la Chiesa a confessare la verginità reale e perpetua di Maria anche nel parto del Figlio di Dio fatto uomo. Infatti la nascita di Cristo “non ha diminuito la sua verginale integrità, ma l’ha consacrata”. La Liturgia della Chiesa celebra Maria come la “Aeiparthenos”, “sempre Vergine”.
A ciò si obietta talvolta che la Scrittura parla di fratelli e di sorelle di Gesù. La Chiesa ha sempre ritenuto che tali passi non indichino altri figli della Vergine Maria: infatti Giacomo e Giuseppe, “fratelli di Gesù” (Mt 13,55) sono i figli di una Maria discepola di Cristo, la quale è designata in modo significativo come “l’altra Maria” (Mt 28,1). Si tratta di parenti prossimi di Gesù, secondo un’espressione non inusitata nell’Antico Testamento.
Gesù è l’unico Figlio di Maria. Ma la maternità spirituale di Maria si estende a tutti gli uomini che egli è venuto a salvare: “Ella ha dato alla luce un Figlio, che Dio ha fatto “il primogenito di una moltitudine di fratelli” (Rm 8,29), cioè dei fedeli, e alla cui nascita e formazione ella coopera con amore di madre.

Una famiglia semplice - Amoris laetitia 182: Nessuna famiglia può essere feconda se si concepisce come troppo differente o “separata”. Per evitare questo rischio, ricordiamo che la famiglia di Gesù, piena di grazia e di saggezza, non era vista come una famiglia “strana”, come una casa estranea e distante dal popolo. Proprio per tale ragione la gente faceva fatica a riconoscere la sapienza di Gesù e diceva: «Da dove gli vengono queste cose? […] Non è costui il falegname, il figlio di Maria?» (Mc 6,2-3). «Non è costui il figlio del falegname?» (Mt 13,55). Questo conferma che era una famiglia semplice, vicina a tutti, inserita in maniera normale nel popolo. Neppure Gesù crebbe in una relazione chiusa ed esclusiva con Maria e Giuseppe, ma si muoveva con piacere nella famiglia allargata in cui c’erano parenti e amici. Questo spiega che, quando tornavano da Gerusalemme, i suoi genitori accettassero che il bambino di dodici anni si perdesse nella carovana per un giorno intero, ascoltando i racconti e condividendo le preoccupazioni di tutti: «Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio» (Lc 2,44). Invece a volte succede che certe famiglie cristiane, per il linguaggio che usano, per il modo di dire le cose, per lo stile del loro tratto, per la ripetizione continua di due o tre temi, sono viste come lontane, come separate dalla società, persino i loro stessi parenti si sentono disprezzati o giudicati da esse.

Ed era per loro motivo di scandalo: D. M. Turoldo - G. Ravasi (Opere e Giorni del Signore): La reazione di scandalo che gli abitanti di Nazaret provano nei confronti di Gesù esprime la falsa religiosità di chi si rifiuta di riconoscere l’intervento di Dio nella via della semplicità, della quotidianità, della povertà. Per tutti costoro il divino è solo nella potenza, nei segni, nel trionfo. L’incarnazione è, invece, la celebrazione dell’ingresso di Dio nell’umanità fino al limite estremo, attraverso un «carpentiere», una sofferenza e una morte ignominiosa. «Per cogliere il mistero della persona di Gesù, bisogna aprirsi al Gesù reale e non ridurlo al ritratto che ci eravamo fatti di lui. La potenza di Gesù è legata e la sua parola è resa inefficace, quando non incontra un ascolto attento, una disponibilità alla fede» (J. Rader­Makers).

Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua: Il profeta è perseguitato perché è una voce fuori dal coro; è inviso «perché la sua vita non è come quella degli altri» (Sap 2,15). Non è ascoltato perché «del tutto diverse sono le sue strade» (Sap 2,15). È di imbarazzo (cfr. Sap 2,11) perché di fronte ai legami parentali e di paese, di fronte alla mentalità e al parere comune, al conformismo e alle formalità, al ‘così si fa perché lo fanno tutti’, ha il coraggio di rimproverare le trasgressioni della legge di Dio (cfr. Sap 2,12). Dà fastidio perché dinanzi all’ipocrisia del ‘altrimenti chissà cosa pensa la gente’ e al ‘così si è sempre fatto’ è portatore della Parola di Dio che non ammette deroghe o accomodamenti. Il profeta non è una mummia irrancidita dentro le sue verità scontate. È un uomo venduto all’amore di Dio e da questo legame trae speranze per l’uomo. Il profeta, in quanto possiede «la conoscenza di Dio» (Sap 2,13), sa incoraggiare chi ama la verità e la giustizia; chi ama osare al di là di ogni andazzo umano. Il profeta è un uomo che fa sognare: perché in Cristo «le cose vecchie sono passate e ne sono nate di nuove» (1Cor 5,17). Il profeta, come Gesù, è un uomo concreto, con i piedi ben piantati alla terra; sa partire sempre dalle necessità e dai bisogni reali della gente, perché non fa filosofia (cfr. Gc 2,14-17). Il profeta, in quanto è un uomo concreto, riesce a cambiare le norme, le consuetudini e ribaltare le regole; riesce a vincere le tradizioni che ammuffiscono l’uomo e le abitudini che spengono lo spirito e paralizzano ogni iniziativa. Il profeta è l’uomo di Dio che urla l’amore del suo Signore abbandonato dal popolo. Ma grida a squarciagola anche la misericordia infinita di Dio. Anche se l’amore non è corrisposto, l’unica rivincita del Signore Dio sarà quella di continuare ad amare il suo popolo, nonostante le loro infedeltà: gli Israeliti quanto «al vangelo, sono nemici, per vostro vantaggio; ma quanto alla elezione, sono amati, a causa dei padri, perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!» (Rom 11,1ss). Questa è la misericordia di Dio e il suo amore infinito: anche i ribelli abiteranno presso il Signore Dio (cfr. Sal 68 [67],19).

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** Per cogliere il mistero della persona di Gesù, bisogna aprirsi al Gesù reale e non ridurlo al ritratto che ci eravamo fatti di lui.
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: O Dio, nostra forza e nostra speranza, senza di te nulla esiste di valido e di santo; effondi su di noi la tua misericordia perché, da te sorretti e guidati, usiamo saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni. Per il nostro Signore Gesù Cristo…