5 Luglio 2018

Giovedì XIII Settimana T. O.


Oggi Gesù ci dice: “Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati” (Vangelo).  

Dal Vangelo secondo Matteo 9,18: Il paralitico e coloro che lo portano chiedono a Gesù la guarigione del corpo perché attratti dalla sua misericordia usata nei confronti dei malati e degli ossessi. Gesù dona al paralitico la salute fisica e contemporaneamente il perdono dei peccati, ma non dobbiamo credere che quel paralitico fosse più peccatore che malato: Gesù «fa intendere che in quell’uomo si sono rese evidenti in modo particolare le conseguenze di quella separazione tra Dio e uomo nella quale risiede la radice del male. Gesù richiama i presenti a questa considerazione affinché non si fermino alla esteriorità del miracolo. E ai versi 10-11 “affinché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati... ti ordino... alzati” chiarisce la verità opposta, cioè che il perdono non resta mai un fatto puramente interiore, psicologico, ma riconduce anche l’aspetto corporale dell’uomo sotto la sovranità di Dio» (P. Antonio Di Masi).

Guarigione di un paralitico - Angelico Poppi (I Quattro Vangeli): È il terzo «prodigio di potenza» nel contesto del quale Gesù si rivendica il potere di rimettere i peccati. Il centro dottrinale del racconto è dato dalla sua affermazione sconvolgente di possedere tale exousia, cioè quella autorità superiore (v. 6), che in tutta la tradizione biblica veniva attribuita soltanto a Dio. Gesù aveva manifestato il suo potere sovrano con l’insegnamento proposto nel discorso della montagna (7,29), ora la prova con la remissione dei peccati e la guarigione di un paralitico.
I due temi della guarigione miracolosa e del perdono dei peccati si intrecciano in un’unità letteraria e dottrinale. Nella concezione ebraica le malattie erano strettamente connesse con il peccato, come l’effetto alla sua causa. Per ottenere la guarigione i riteneva necessario riconoscere le proprie colpe e pentirsi, come dimostrano le suppliche accorate degli infermi nei salmi di lamento. Il peccato rappresenta la radice d’ogni male per l’uomo. Gesù, pertanto, dapprima perdona i peccati al paralitico e dopo lo guarisce. Così si manifesta come Salvatore dell’uomo in senso globale (cf. 1,21), eliminando innanzitutto la vera causa del male nel mondo, che è appunto il peccato.

In quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all’altra riva e giunse nella sua città: la città è Cafarnao (cfr. Mt 4,13), posta sulla riva nord-occidentale del lago di Gennezaret, sede per la riscossione delle tasse (Mt 9,9). Cafarnao segnava il confine tra il territorio dipendente da Erode Antipa a quello dipendente da Erode Filippo, e vi risiedeva un presidio romano. A Cafarnao Gesù svolse una gran parte della sua attività apostolica e vi operò diversi miracoli. Fu maledetta da Gesù insieme con Corazin e Betsàida, perché vi era stato respinto: «[Gesù] Allora si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: “Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!» (Mt 11,20-24).

Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: “Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati”: Come ci suggerisce la Bibbia di Gerusalemme “Gesù mira alla guarigione dell’anima prima che a quella del corpo e opera questa solo in vista di quella. Ma già questa parola conteneva una promessa di guarigione, poiché le infermità corporali erano considerate come la conseguenza di un peccato commesso dal paziente o dai suoi genitori (cf. Mt 8,29+, Gv 5,14; 9,2).

Allora alcuni scribi: Gli scribi erano teologi e giuristi e costituivano una classe distinta e molto influente. Nel Sinedrio rivestivano il ruolo di giudici. La loro formazione comprendeva teologia, giurisprudenza e filosofia. Il loro sorgere ebbe inizio nel giudaismo postesilico al tempo di Esdra. Il loro compito consisteva nell’interpretare la Legge che era diventata la norma dell’intera vita del popolo ebraico. Le spiegazioni degli scribi formarono presto una raccolta di norme accanto alla Legge. Sovente si appoggiavano ai diversi partiti, per esempio dei Farisei, dei Sadducei, degli Erodiani, degli Esseni. Il Nuovo Testamento li menziona spesso insieme con i Farisei (Mc 7,1), poiché molti di loro erano farisei. Il conflitto di Gesù con i Farisei comprende pure gli scribi (cfr. Mc 14,1s); tuttavia non tutti gli scribi furono nemici dei cristiani (At 5,34). Con la distruzione di Gerusalemme (70 d.C.) scomparve il sacerdozio giudaico; nel periodo successivo divenne determinante per il giudaismo l’influsso degli scribi (per lo più di tendenza farisaica); nel 70 d.C. Jamnia divenne un centro di studi giudaici, che in seguito passò a Tiberiade.

“Costui bestemmia”: Gesù rimette i peccati del paralitico, ma per gli scribi solo Iahvè può rimettere i peccati, da qui la motivazione dell’accusa che gli scribi muovono a Gesù. Il giudizio degli scribi era «fondamentalmente giusto, perché il rimettere i peccati è una prerogativa esclusiva di Dio [Cf. Es 34,6-8; Sal 103,3; Is 43,25; 44,22]. Ma avevano torto in quanto dall’osservazione dei fatti prodigiosi compiuti da Gesù non avevano saputo risalire alla sorgente divina delle sue facoltà» (Adalberto Sisti, Marco). Infatti, il vero movente dell’accusa sta nel fatto che Gesù rivendicando il potere di rimettere i peccati si palesa Dio, da qui l’accusa di bestemmia che prevedeva la pena capitale: “Di nuovo i Giudei raccolsero delle pietre per lapidarlo. Gesù disse loro: “Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?”. Gli risposero i Giudei: “Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio” (Gv 10,31-33).

Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa infatti è più facile: dire “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ma, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati: Àlzati - disse allora al paralitico -, prendi il tuo letto e va’ a casa tua» - Claude Tassin (Vangelo di Matteo): La risposta di Gesù non costituisce una prova diretta; essa argomenta dal meno al più: a colui che già guarisce un paralitico non si può fare credito di un potere più grande? Nella tradizione giudaica, il Figlio del l’uomo in cui Gesù si identifica è un personaggio celeste al quale Dio affiderà il giudizio dell’universo (cfr. Mt 25,31). Ma ecco che anche sulla terra questo Figlio dell’uomo ha da Dio il potere di rimettere i peccati, completamente, fin da oggi. Ed ecco allora il paralitico guarito, perdonato, reintegrato: il perdono è un «ritorno casa» (v. 7).

Benedetto Prete: Gli scribi dopo aver accusato Gesù di bestemmia pensano che il Maestro arrogandosi il potere di perdonare i peccati compia un atto presuntuoso; nessuno infatti è in grado di constatare se le sue parole abbiano raggiunto l’effetto. Chi può vedere se un’anima è senza peccato? L’atteggiamento ostile degli astanti induce il Maestro ad offrire una prova esterna del perdono concesso al paralitico. Egli dà un altro comando: lévati e cammina; a queste parole il paralitico si leva e cammina. Se queste parole hanno operato una guarigione constatabile da tutti anche le parole precedenti (i tuoi peccati sono rimessi) hanno compiuto la remissione dei peccati. Gli scribi hanno una prova sufficiente che Gesù ha la potestà di rimettere i peccati poiché egli, nella stessa circostanza, manifesta di possedere anche il potere di risanare il paralitico dal male che lo affiggeva. Figlio dell’uomo; l’espressione (cf. 8,18) nel contesto mette in rilievo la natura umana più che il messianismo di Cristo. L’anacoluto (Gesù prima parla agli scribi, poi si rivolge bruscamente al paralitico) dà una particolare vivezza e spontaneità al racconto.
Il passo costituisce una prova indiretta della divinità di Cristo; Gesù infatti in nome proprio, cioè senza far appello ad un essere superiore rimette i peccati.

Ed egli si alzò e andò a casa sua. Le folle, vedendo questo, furono prese da timore e resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini - Wolfgang Trilling (Vangelo secondo Matteo): Che l’infermo si alzi realmente e vada a casa, appare una semplice e naturale conseguenza del fatto che era stato guarito nello spirito. Così la storia termina senza scalpore. La cosa principale per la gente non è la guarigione miracolosa, ma che Dio abbia «dato un tale potere agli uomini». Come deve essere grande proprio per questa liberalità, che non tiene gelosamente il suo tesoro. L’accento, quindi, vien posto su quanto Dio fa: egli trasmette agli uomini i suoi poteri. Qui, ora, è stato il Figlio dell’uomo in persona, ma ciò non viene sottolineato; in seguito saranno degli uomini semplici ad avere il potere di rimettere i peccati in nome di Dio, un miracolo che si rinnova ogni volta che veniamo perdonati. Siamo consapevoli che Dio mette a nostra disposizione qualcosa di esclusivamente suo e dona a un uomo la sua autorità? Siamo coscienti che si tratta di una grazia concessa liberamente?

Gesù rivela il Padre misericordioso: Catechismo degli Adulti n. 197: Gesù sa di essere in totale sintonia con la misericordia del Padre. Dio ama per primo, appassionatamente; va a cercare i peccatori e, quando si convertono, fa grande festa: «Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta» (Lc 15,4-6). L’unità di Gesù con il Padre è tale, che egli si attribuisce perfino il potere divino di rimettere i peccati, sebbene si levi intorno un mormorio di riprovazione e l’accusa di bestemmia: «Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua» (Mc 2,9-11).

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** Gesù si manifesta come Salvatore dell’uomo in senso globale (cf. Mt 1,21), eliminando innanzitutto la vera causa del male nel mondo, che è appunto il peccato.
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: O Dio, che ci hai reso figli della luce con il tuo Spirito di adozione, fa’ che non ricadiamo nelle tenebre dell’errore, ma restiamo sempre luminosi nello splendore della verità. Per il nostro Signore Gesù Cristo...