30 Luglio 2018

Lunedì XVII Settimana T. O.


Oggi Gesù ci dice: “Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata” (Vangelo).

Dal Vangelo secondo Matteo 13,31-35: La parabola del granello di senape e del lievito mettono in evidenza il sorprendente contrasto tra i piccoli inizi del regno e della sua espansione. Un monito alla pazienza e a lasciare a Dio la regolazione dei conti. È un invito ad avere fiducia nell’azione di Dio, una forza intensiva ed estensiva che arriva a trasformare e a sconvolgere l’intera vita dell’uomo.

Basilio Caballero: Il discorso di Gesù continua con due parabole, di marcato parallelismo, intorno al mistero del regno di Dio: il granello di senapa e il lievito nella pasta (che si trovano anche in Lc 13,18ss). Il testo evangelico si conclude con una citazione scritturistica di completamento, in appoggio al linguaggio parabolico di Gesù: «Perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta: “Aprirò la mia bocca in parabole, proclama o cose nascoste fin dalla fondazione del mondo” (Sal 78,2)». Le parabole sono una forma di rivelazione e non di occultamento. Entrambe le parabole, come quella del seminatore e del seme che cresce da solo, sono parabole di contrasto; cioè, coincidono nel sottolineare la sproporzioni esistente tra gli inizi insignificanti del regno e il suo splendente finale. Ma anche così, ciascuna delle due parabole ha la sua sfumatura: quella del granello di senapa parla della crescita del regno in estensione, e quel la del lievito in intensità. Come il frondoso arbusto della senapa, che nella regione del lago di Tiberiade può raggiungere anche i tre metri, già sta in germe nel suo minuscolo seme, così il regno di Dio è già presente nel ministero apostolico di Gesù e della Chiesa, malgrado la povertà dei suoi inizi. È l’insegnamento fondamentale della parabola. In questo modo il Salvatore giustifica il suo metodo missionario che non rispondeva alle aspettative di trionfalismo e spettacolarità che, secondo i giudei del tempo, avrebbero dovuto accompagnare l’irruzione del regno di Dio nell’era messianica. Tuttavia, siccome l’evangelista scrive in epoca posteriore al ministero apostolico di Gesù, può già verificare, insieme alla comunità primitiva, la prima espansione del regno e del vangelo. Tra i rami dello snello albero di senapa possono già annidarsi gli uccelli. Evidente allusione all’incorporazione dei popoli pagani alla Chiesa. La seconda parabola è quella del lievito nella pasta, che è capace di far fermentare fino a tre misure di farina, il pane sufficiente per cento persone. Il suo significato e la sua lezione sono paralleli a quelli del granello di senapa. Nella persona e nel messaggio di Cristo sta già agendo efficacemente e irresistibilmente il fermento del regno; questo garantisce il successo finale della missione di Gesù e della Chiesa.

La parabola del granello di senapa - Richard Gutzwiller (Meditazioni su Matteo): Allorché si tiene sul palmo aperto un granello di senapa, lo si vede appena, eppure, seminato, in poco tempo diventa uno dei più grandi arbusti del campo. Fra il seme e la pianta non c’è davvero proporzione. Da un inizio insignificante si ottiene rapidamente il massimo risultato. Il mistero di questa crescita sbalorditiva risiede nella forza vitale e nel dinamismo interiore del seme. Secondo le parole del Signore tutto ciò è una illustrazione del mistero della Chiesa. Anche qui, da un inizio minimo, in un tempo straordinariamente breve, è uscito il grande risultato. La vita di Gesù, umanamente considerata, è brevissima. Incomincia nella stalla, rimane nascosta per trent’anni, si spiega pubblicamente solo per pochi mesi e termina con la condanna a morte. La Chiesa stessa incomincia con un pugno di contadini e di pescatori assolutamente impari al compito. L’uno passa al campo opposto, l’altro dichiara di non conoscere affatto Cristo. I rimanenti, nel momento culminante, fuggono. Le comunità della Chiesa primitiva sono composte in gran parte di schiavi e di popolino, con un numero insignificante di persone preminenti. Il movimento incomincia in Palestina, in un paese, cioè, che non è neppure una provincia romana indipendente, ma sottomessa a quella della Siria. Un evento totalmente privo di significato nel complesso dell’impero romano. Eppure il messaggio di Gesù ha conquistato il mondo e questa Chiesa è diventata la Chiesa universale, in un tempo incredibilmente breve, nonostante la resistenza delle forze spirituali, politiche e militari. Anche qui la crescita misteriosa si spiega con la virtù del seme, vale a dire con la forza vitale dello stesso Gesù Cristo, la quale non è altro che la forza di Dio. Gesù stesso è il capo di questa Chiesa, di cui lo Spirito Santo è il principio vitale. Visti di fuori, lo sviluppo e la crescita sono incomprensibili, considerati all’interno, dalla rivelazione, si capiscono perfettamente.

La parabola del lievito - Wolfgang Trilling: Il  raccontato è semplice e conciso, in un’unica frase. Una donna vuole preparare del pane. Alla grande quantità di farina aggiunge un pezzettino di lievito e lavora il tutto insieme, poi copre l’impasto con un tovagliolo e lo lascia riposare. Dopo un certo tempo, ecco il fatto meraviglioso: tutta la pasta è lievitata. La piccola quantità di lievito nascosto nella farina ha prodotto un vistoso effetto.
Come nella parabola del granello di senapa, anche qui ci interessa notare anzitutto la straordinaria e improvvisa trasformazione avvenuta, la sproporzione sbalorditiva tra il prima e il dopo, tra l’inizio e la fine. Così è del regno di Dio: dai suoi umili inizi nessuno si aspetterebbe tale pienezza di potenza, di sviluppo e di grandezza.
Ma qui l’idea dell’efficacia è ancor più determinante. La piccola porzione di lievito ha in sé una tale forza vitale, capace di fermentare una grande massa di farina e trasformarla in pasta per il pane; il lievito è il principio vitale. Il piccolo numero e la quantità poco appariscente (di lievito) non devono trarci in inganno. Davanti a Dio vale un’altra misura, non solo il rapporto tra grande e piccolo, ma anche tra ciò che è attivo e inerte. Quello che esteriormente appare debole e indigente, interiormente è pieno di forza e di vita. Nella debolezza apparente del messaggero opera e si sviluppa la forza interiore del messaggio. Il cuore nuovo e lo spirito nuovo, promesso da Dio, e che ora - nella pienezza dei tempi - egli vuole creare in noi, sono veramente opera divina. Chi accoglie totalmente il regno di Dio e se ne lascia permeare e trasformare, è un lievito divino nel suo ambiente. La forza vitale che pulsa in lui si espande e si comunica a chi gli vive accanto. Non solo la grande storia, ma anche la nostra piccola storia di ogni giorno ci mostrano questa forza vitale ed efficace - quando si incarna in uomini vivi -; una forza che si irradia anche sugli altri.
A quel piccolo gruppo Gesù ha detto: «Voi siete la luce del mondo»; «voi siete il sale della terra»; «una città collocata sopra monte non può restare nascosta» (5, 14-16). Ci rendiamo conto del tesoro che Dio ha nascosto nella nostra vita? Siamo consapevoli di essere chiamati a comunicare questa forza divina nel nostro ambiente, a esserne il lievito con la vita di Dio? Crediamo nell’efficacia dei nostri sforzi, anche se umili, poco appariscenti e minati dalla nostra debolezza e peccabilità? È la potenza della vita di Dio che vuole operare nella nostra pochezza.

Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole  - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): Matteo ama rilevare che il metodo parabolico, seguito da Gesù, era stato predetto nell’Antico Testamento. La citazione è presa dal Salmo, 78 (77),2 ed è un adattamento dell’evangelista alla situazione che egli presenta. La citazione non è secondo il testo ebraico, né secondo la versione dei LXX. Il salmista dice: io aprirò la mia bocca alle sentenze. parlerò degli (eventi) misteriosi [dei tempi antichi.
Con questa espressione l’autore del salmo intende dire che egli evocherà in esso gli avvenimenti della storia del popolo eletto.
Matteo invece rifacendosi al termine ebraico mashal (che i LXX rendono con parabolé) traduce: aprirò la mia bocca in parabole proferirò cose nascoste fin dalle [origini (del mondo).

Il regno dei cieli è simile a un granello di senape … - Evangelii gaudium 278: La fede significa anche credere in Lui, credere che veramente ci ama, che è vivo, che è capace di intervenire misteriosamente, che non ci abbandona, che trae il bene dal male con la sua potenza e con la sua infinita creatività. Significa credere che Egli avanza vittorioso nella storia insieme con «quelli che stanno con lui … i chiamati, gli eletti, i fedeli» (Ap 17,14). Crediamo al Vangelo che dice che il Regno di Dio è già presente nel mondo, e si sta sviluppando qui e là, in diversi modi: come il piccolo seme che può arrivare a trasformarsi in una grande pianta (cfr Mt 13,31-32), come una manciata di lievito, che fermenta una grande massa (cfr Mt 13,33) e come il buon seme che cresce in mezzo alla zizzania (cfr Mt 13,24-30), e ci può sempre sorprendere in modo gradito. È presente, viene di nuovo, combatte per fiorire nuovamente. La risurrezione di Cristo produce in ogni luogo germi di questo mondo nuovo; e anche se vengono tagliati, ritornano a spuntare, perché la risurrezione del Signore ha già penetrato la trama nascosta di questa storia, perché Gesù non è risuscitato invano. Non rimaniamo al margine di questo cammino della speranza viva!

«Gesù Cristo è lo stesso (...) sempre» (Eb 13, 8) - Tertio Millennio adveniente 56: La Chiesa perdura da 2000 anni. Come l’evangelico granello di senapa, essa cresce fino a diventare un grande albero, capace di coprire con le sue fronde l’intera umanità (cf. Mt 13, 31-32). Il Concilio Vaticano II nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa, considerando la questione dell’appartenenza alla Chiesa e della ordinazione al Popolo di Dio, così si esprime: «Tutti gli uomini sono quindi chiamati a questa cattolica unità del Popolo di Dio (...) alla quale in vario modo appartengono o sono ordinati sia i fedeli cattolici, sia gli altri credenti in Cristo, sia, infine, tutti gli uomini, che dalla grazia di Dio sono chiamati alla salvezza ». Paolo VI, da parte sua, nell’Enciclica Ecclesiam suam illustra l’universale coinvolgimento degli uomini nel disegno di Dio, sottolineando i vari cerchi del dialogo della salvezza.
Alla luce di tale impostazione si può comprendere meglio anche la parabola evangelica del lievito (cf. Mt 13,33): Cristo, come lievito divino, penetra sempre più profondamente nel presente della vita dell’umanità diffondendo l’opera della salvezza da Lui compiuta nel Mistero pasquale. Egli avvolge inoltre nel suo dominio salvifico anche tutto il passato del genere umano, cominciando dal primo Adamo. A lui appartiene il futuro: «Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre» (Eb 13,8). La Chiesa da parte sua «mira a questo solo: a continuare, sotto la guida dello Spirito Paraclito, l’opera stessa di Cristo, il quale è venuto nel mondo a rendere testimonianza alla verità, a salvare e non a condannare, a servire e non ad essere servito».  

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata.
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: O Dio, nostra forza e nostra speranza, senza di te nulla esiste di valido e di santo; effondi su di noi la tua misericordia perché, da te sorretti e guidati, usiamo saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni. Per il nostro Signore Gesù Cristo…