3 Luglio 2018

Martedì XIII Settimana T. O.

San Tommaso, Apostolo


Oggi Gesù ci dice: “Pace a voi!” (Vangelo).  

Dal Vangelo secondo Giovanni 20,24-29: Il credente nel leggere il racconto delle apparizioni del Risorto potrebbe porsi una domanda: Cosa vuole svelare il racconto evangelico? Innanzi tutto, l’identità tra il Risorto e il Crocifisso. Colui che viene, a porte chiuse, e sta in mezzo agli Apostoli è il Gesù crocifisso sul Calvario. Gesù è vivo e possiede un’esistenza del tutto nuova. Poi, Gesù è Dio. Gesù venendo incontro alla pretesa di Tommaso lo porta a proferire la più alta professione di fede presente nel quarto vangelo: “Mio Signore e mio Dio”. L’esatto sfondo per capire tale risposta è quello dell’Antico Testamento, dove le parole “Signore” e “Dio” corrispondono ai nomi ebraici di “Jahwè” e “Elohim”. Con il metodo, abituale nel Nuovo Testamento, di trasferire su Cristo quanto l’Antico Testamento dice di Jahwè, qui viene proclamata esplicitamente la divinità del Crocifisso-Risorto che Tommaso ha davanti. Infine, vuole indicare il cammino della fede e lo fa ricordando le parole di Gesù: “Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!”. Una pagina densissima, dunque, da chiudere nel cuore perché la mente si dilati sempre più nella conoscenza del mistero del Cristo.

L’apparizione di Gesù intende presentare la sua nuova condizione non più legata al mondo fisico. Gesù risorto, spalancate le porte della paura, sta in mezzo ai suoi discepoli, colmando il loro cuore di pace e di gioia. Mostrando il costato ferito e le mani e i piedi piagati per vincere l’incredulità di Tommaso indica alla Chiesa e al mondo il cammino per arrivare alla fede: bisogna partire dal Crocifisso, è dalla contemplazione amorosa del Crocifisso risorto che sgorga la fede: «Attraverso la via della croce si arriva alla gloria: teologia della croce per essere teologia della gloria. Gesù mostra le mani, quelle mani ferite, perforate dai chiodi, il segno dell’amore; mostra il costato squarciato, segno ancora più grande dell’amore: il cuore trafitto. La morte è dimostrazione massima dell’amore. La risurrezione è amore» (Don Carlo De Ambrogio). Per giungere alla conoscenza e alla contemplazione l’unica via dell’Amore è la Croce.

La fede è una crescita - Achille Delgest (Il Pane della Domenica): Il racconto della seconda apparizione nel Cenacolo, presente l’incredulo Tommaso, ci interessa sotto due punti di vista. Insiste sulla realtà fisica di Gesù risorto, qualunque sia la teoria che si segue sullo stato del corpo glorioso del Signore e sottolinea l’importanza della fede e il privilegio di possederla […].
1) Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me (Gv 14,l). A questa affermazione del maestro, risponde, qui, l’esclamazione di Tommaso: Signore mio e Dio mio. Tra la parola di Gesù e l’ammirabile grido di Tommaso, è stato percorso un lungo cammino; si potrebbe quasi dire che una delle vene drammatiche di tutto il vangelo di Giovanni si esprime nel difficile cammino dell’incredulità alla fede. Gli ebrei rimarranno fermi sulla loro incredulità; i discepoli, invece accederanno alla fede, ma dopo numerose difficoltà. Tommaso è uno di quelli il cui temperamento contestatario non si piega facilmente. Si ricordi che giudicava impresa disperata la visita di Gesù alla tomba di Lazzaro (Gv 11,16) e non temé di dire al Signore che si chiedeva dove andava a finire la sua avventura (Gv 14,5). Ora, è proprio lui che pronuncia l’atto di fede più splendido di tutto il nuovo Testamento. È un risultato che rivela insieme la generosità del dono spirituale offerto da Gesù e la risposta semplice di un’anima esigente, ma onesta.
Si dirà: la fede di Tommaso è stata facile perché ha avuto il privilegio di vedere Gesù. Rispondiamo: anche gli altri apostoli l’avevano. Però c’è stato un momento nel quale hanno riconosciuto in Gesù più che un uomo, Dio stesso. Nel cammino della loro adesione a Gesù Dio, si colloca la loro fede. Così è per noi. Ci è chiesto di superare ciò che conosciamo di Gesù dalla storia, per elevarci fino alla fede in Gesù Dio.
2) La fede è un divenire continuo, un progredire incessante: non si è mai arrivati alla perfezione della fede in Gesù nostro Signore e Dio. Una delle traduzioni più autorevoli del versetto 27 dice: non essere più incredulo, ma credente. L’incredulità e la fede non sono condizioni interiori inerti. Il rifiuto di credere rende la fede sempre più difficile, mentre accettare di credere rende la fede sempre più accettabile e viva. Nella fede ci si evolve: si diventa sempre più increduli oppure più credenti.
Questo fatto comporta una conseguenza. La fede viva instaura nell’uomo una crescita spirituale, che assume il movimento inverso della degradazione corporale. Il corpo, dopo un tempo di crescita, si consuma e muore. La fede, realtà spirituale, cresce e si intensifica, nella misura in cui noi vogliamo viverla; essa non si esaurisce, si sviluppa e cresce continuamente. Perché? Perché ci unisce a Dio vivente, sorgente infinita di vita. Dipende tuttavia da noi, dal nostro desiderio, dalla nostra lealtà pratica, dalla nostra accoglienza, diventare sempre più credenti.

Tommaso, Apostolo - Benedetto XVI (Udienza Generale, 27 Settembre 2006): Sempre presente nelle quattro liste compilate dal Nuovo Testamento, egli nei primi tre Vangeli è collocato accanto a Matteo (cfr Mt 10,3; Mc 3,18; Lc 6,15), mentre negli Atti si trova vicino a Filippo (cfr At 1,13). Il suo nome deriva da una radice ebraica, ta’am, che significa “appaiato, gemello”. In effetti, il Vangelo di Giovanni più volte lo chiama con il soprannome di “Didimo” (cfr Gv 11,16; 20,24; 21,2), che in greco vuol dire appunto “gemello”. Non è chiaro il perché di questo appellativo.
Soprattutto il Quarto Vangelo ci offre alcune notizie che ritraggono qualche lineamento significativo della sua personalità. La prima riguarda l’esortazione, che egli fece agli altri Apostoli, quando Gesù, in un momento critico della sua vita, decise di andare a Betania per risuscitare Lazzaro, avvicinandosi così pericolosamente a Gerusalemme (cfr Mc 10,32). In quell’occasione Tommaso disse ai suoi condiscepoli: “Andiamo anche noi e moriamo con lui” (Gv 11,16). Questa sua determinazione nel seguire il Maestro è davvero esemplare e ci offre un prezioso insegnamento: rivela la totale disponibilità ad aderire a Gesù, fino ad identificare la propria sorte con quella di Lui ed a voler condividere con Lui la prova suprema della morte. In effetti, la cosa più importante è non distaccarsi mai da Gesù. D’altronde, quando i Vangeli usano il verbo “seguire” è per significare che dove si dirige Lui, là deve andare anche il suo discepolo. In questo modo, la vita cristiana si definisce come una vita con Gesù Cristo, una vita da trascorrere insieme con Lui. San Paolo scrive qualcosa di analogo, quando così rassicura i cristiani di Corinto: “Voi siete nel nostro cuore, per morire insieme e insieme vivere” (2Cor 7,3). Ciò che si verifica tra l’Apostolo e i suoi cristiani deve, ovviamente, valere prima di tutto per il rapporto tra i cristiani e Gesù stesso: morire insieme, vivere insieme, stare nel suo cuore come Lui sta nel nostro.

Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!»  - Catechismo della Chiesa Cattolica n. 449: Attribuendo a Gesù il titolo divino di Signore, le prime confessioni di fede della Chiesa affermano, fin dall’inizio, che la potenza, l’onore e la gloria dovuti a Dio Padre convengono anche a Gesù, perché egli è di “natura divina” (Fil 2,6) e che il Padre ha manifestato questa signoria di Gesù risuscitandolo dai morti ed esaltandolo nella sua gloria.

Lo stato dell’umanità di Cristo risuscitata - Catechismo della Chiesa Cattolica nn. 645-646: Gesù risorto stabilisce con i suoi discepoli rapporti diretti, attraverso il contatto e la condivisione del pasto. Li invita a riconoscere da ciò che egli non è un fantasma, ma soprattutto a constatare che il corpo risuscitato con il quale si presenta a loro è il medesimo che è stato martoriato e crocifisso, poiché porta ancora i segni della passione. Questo corpo autentico e reale possiede però al tempo stesso le proprietà nuove di un corpo glorioso; esso non è più situato nello spazio e nel tempo, ma può rendersi presente a suo modo dove e quando vuole, poiché la sua umanità non può più essere trattenuta sulla terra e ormai non appartiene che al dominio divino del Padre. Anche per questa ragione Gesù risorto è sovranamente libero di apparire come vuole: sotto l’aspetto di un giardiniere o sotto altre sembianze, che erano familiari ai discepoli, e ciò per suscitare la loro fede. La Risurrezione di Cristo non fu un ritorno alla vita terrena, come lo fu per le risurrezioni che egli aveva compiute prime della Pasqua: quelle della figlia di Giairo, del giovane di Naim, di Lazzaro. Questi fatti erano avvenimenti miracolosi, ma le persone miracolate ritrovavano, per il potere di Gesù, una vita terrena “ordinaria”. Ad un certo momento esse sarebbero morte di nuovo. La Risurrezione di Cristo è essenzialmente diversa. Nel suo Corpo risuscitato egli passa dallo stato di morte ad un’altra vita al di là del tempo e dello spazio. Il Corpo di Gesù è, nella Risurrezione, colmato della potenza dello Spirito Santo; partecipa alla vita divina nello stato della sua gloria, sì che san Paolo può dire di Cristo che egli è “l’uomo celeste”

 Catechismo degli Adulti n. 269: La risurrezione di Gesù può essere considerata un fatto storico? È questa una domanda importante per la fede. La risurrezione di Gesù si riflette nella storia con dei segni: il sepolcro vuoto, le apparizioni del Risorto, la conversione e la testimonianza dei discepoli, i miracoli e altre manifestazioni dello Spirito. Tuttavia si tratta di un avvenimento non osservabile direttamente come i normali fatti storici: un avvenimento reale senza dubbio, ma di ordine diverso. I Vangeli narrano le sue manifestazioni, ma non lo raccontano in se stesso, perché non può essere raccontato. Le sue modalità rimangono ignote.
Con la risurrezione, Gesù non è tornato alla vita mortale di prima, come Lazzaro, la figlia di Giàiro o il figlio della vedova di Nain; è entrato in una dimensione superiore, ha raggiunto in Dio la condizione perfetta e definitiva di esistenza. Non è tornato indietro, ma è andato avanti e adesso non muore più. Il nostro linguaggio non può descriverlo come veramente è: i risorti sono «come angeli nei cieli» (Mc 12,25) e il loro corpo è un «corpo spirituale» (1Cor 15,44), trasfigurato secondo lo Spirito, vero ma diverso da quello terrestre, come la pianta è diversa dal seme.

Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto: Giovanni Paolo II: (Udienza Generale, 22 aprile 1992): Nelle sue apparizioni, il Cristo risorto offre le prove della nuova vita che egli possiede, ma i suoi discepoli provano difficoltà a capire e ad accettare. La risurrezione è un mistero che richiede l’adesione della fede. Mentre Giovanni, il discepolo prediletto, quando scopre la tomba vuota, crede nel Maestro risorto (cf. Gv 20,8), Tommaso manifesta invece il suo scetticismo ed esige di mettere il dito nelle piaghe di Cristo. Quando alla fine s’arrenderà davanti all’evidenza esclamando: “Mio Signore e mio Dio!” (Gv 20,28), Gesù gli dirà con tono di amorevole rimprovero: “Perché mi hai veduto, hai creduto”; e aggiungerà: “Beati quelli che pur non avendo visto crederanno” (Gv 20,29). Quelli che non hanno visto e che sono chiamati a credere, sono tutti coloro che non hanno avuto il privilegio di vedere Gesù nelle sue apparizioni di risorto. Siamo anche noi. Per questo siamo tutti invitati a credere nella risurrezione di Cristo: felici noi se sapremo esclamare con Tommaso, finalmente credente: “Mio Signore e mio Dio!”.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
***  Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto.
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Esulti la tua Chiesa, o Dio, nostro Padre, nella festa dell’apostolo Tommaso; per la sua intercessione si accresca la nostra fede, perché credendo abbiamo vita nel nome del Cristo, che fu da lui riconosciuto suo Signore e suo Dio. Egli vive e regna con te...