20 Luglio 2018

Venerdì XV Settimana T. O.


Oggi Gesù ci dice: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono” (Gv 10,27 - Canto al Vangelo).  

Dal Vangelo secondo Matteo 12,1-8: Al di là della polemica, Gesù rimprovera i Farisei di non aver compreso lo spirito della Legge antica, “altrimenti non avrebbero pronunziato un giudizio tanto severo a proposito dell’atto compiuto dai discepoli. Gesù dichiarandosi il padrone del sabato accenna indirettamente alla propria divinità. Il sabato è d’istituzione divina; Gesù, come Figlio di Dio, può dispensare dall’osservanza del riposo sabatico” (Benedetto Prete, Vangelo secondo Matteo).
Ed è anche chiaro che Gesù non vuole trasgredire la Legge, e non ha intenzione di suggerirlo ai suoi discepoli. Tanto meno, la Legge non è la tana dei cristiani-coniglio, di coloro che arrossiscono se devono fare il segno di croce in un locale pubblico prima della colazione o del pranzo. La Legge non è una tana per nascondersi e malaffare nel buio, illudendosi di essere lontani dagli occhi di Dio, e, poi, dire a se stessi ho la coscienza a posto perché ogni giorno dico le preghiere del buon cristiano, e la Domenica vado a Messa. Gesù vuol dire ai farisei di tutti i tempi che l’albero della Legge è bene innaffiato quando la misericordia è il suo frutto, succoso, buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare salvezza (cfr. Gen 3,6).

Il sabato - C. Spicq e P. Grelot: 1. L’istituzione del sabato. - Il termine sabato designa un riposo effettuato con intenzione religiosa. La sua pratica appare già negli strati più antichi della legge (Es 20,8; 23,12; 34,21). Ha probabilmente un’origine premosaica, che rimane oscura. Nella Bibbia è legato al ritmo sacro della settimana, che chiude con un giorno di riposo, di gioia e di riunione cultuale (Os 2,13; 2Re 4,23; Is 1,13).
2. I motivi del sabato. - Il codice dell’alleanza sottolineava il lato umanitario di questo riposo, che permetteva agli schiavi di riprendere fiato (Es 23,12). Tale è ancora il punto di vista del Deuteronomio (5,12 ...). Ma la legislazione sacerdotale gli conferisce un altro senso. Con il suo lavoro l’uomo imita l’attività del Dio creatore. Con il riposo del settimo giorno, imita il riposo sacro di Dio (Es 31,13 ...; Gen 2,2s). Dio ha dato così il sabato ad Israele come un segno, affinché sappia che Dio lo santifica (Ez 20,12).
3. La pratica del sabato. - Il riposo del sabato era concepito dalla legge in modo molto stretto: divieto di accendere il fuoco (Es 35,3), di raccogliere legna (Num 15,32 ...), di preparare il cibo (Es 16,23 ...). Su testimonianza dei profeti, la sua osservanza condizionava la realizzazione delle promesse escatologiche (Ger 17,19-27; Is 58,13s). Si vede quindi Neemia tener duro nella sua pratica integrale (Neem 13, 15-22). Per « santificare» questo giorno (Deut 5,12), c’è una «convocazione santa» (Lev 23,3), offerta di sacrifici (Num 28,9s), rinnovamento dei pani della proposizione (Lev 24,8; 1Cron 9,32). Fuori di Gerusalemme, questi riti sono sostituiti da un’adunanza singolare, consacrata alla preghiera comune ed alla lettura commentata della Sacra Scrittura. All’epoca dei Maccabei, la fedeltà al riposo del sabato è tale che gli Asidei si lasciano massacrare piuttosto che violarlo prendendo le armi (1Mac 2,32-38). Verso l’epoca del Nuovo Testamento si sa che gli Esseni lo osservavano in tutto il loro rigore, mentre i dottori farisei elaborano in proposito una casistica minuziosa.

Gesù passò in giorno di sabato - Benedetto Prete (Vangelo secondo Matteo): Gesù con i discepoli compiva quel breve cammino permesso dalla legge ebraica in giorno di sabato (circa un mezzo miglio). I discepoli, lungo il percorso strappano delle spighe, le strofinano tra le palme delle mani e ne mangiano i chicchi non ancora secchi.
Il fatto sorprende i Farisei, che non tardano a rilevare l’illegalità di esso; per loro quell’atto costituiva una pubblica infrazione del riposo sabatico. I rabbini avevano elencato 39 generi di lavoro interdetto in giorno di sabato; tra questi vi erano le opere del mietere, battere, ventilare il grano. I Farisei, rigorosi osservanti del riposo sabatico, non potevano approvare nei discepoli un’opera proibita dalla legge, per loro la raccolta di qualche spiga equivaleva alla mietitura. Da qui la loro disapprovazione. Il Maestro rifiuta di entrare in discussioni di casistica le quali non avrebbero approdato a nulla, egli scagiona i discepoli richiamando due esempi, desun­ti dalla S. Scrittura, atti a chiarire l’incidente che aveva scandalizzato i Farisei. Entrò egli nella casa di Dio e mangio i pani di proposizione; David, perseguitato da Saul, fuggi a Nob di Beniamino, dove si trovava il Tabernacolo (casa di Dio). Il gran sacerdote Achimelech permise al fuggitivo di consumare i pani chiamati di proposizione (perché posti avanti a Dio nel Tabernacolo; cf. Levitico, 24,5-9). Soltanto i sacerdoti potevano mangiare questi pani, quando settimanalmente venivano rimossi per essere sostituiti con dei nuovi, dato il carattere sacro di essi (poiché erano pani presentati a Dio). La necessità di Davide prevalse sulla legge positiva e questa eccezione alla legge fu sanzionata dal grande Sacerdote (cf. 1Re, 21,1-6). Gesù richiamando questo episodio intende affermare che un urgente necessità scusa dall’osservanza di una legge positiva.

... nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio violano il sabato... - Wolfgang Trilling (Vangelo secondo Matteo): Il secondo esempio fa un ulteriore passo avanti: i sacerdoti occupati nel tempio compiono di sabato lavori manuali di ogni genere per preparare e immolare sacrifici, raccogliere le offerte, purificare i vasi. Tutto questo non è permesso in via eccezionale, al contrario, viene espressamente comandato dalla legge, per cui facendolo, i sacerdoti sono senza colpa. Quanto più questa libertà dovrà valere adesso che è presente qualcosa «più grande del tempio». L’affermazione di Gesù è ardita: Israele non conosce alcun santuario maggiore del tempio, che garantisca la presenza di Dio. Proprio una sua frase circa la santità del tempio giocherà un ruolo importante nel processo contro di lui (26, 61; cf. At 7, 47-50). In realtà, mentre nel tempio è garantita soltanto la vicinanza di Dio, in Gesù egli è presente in maniera visibile; abita tra noi: è il Dio fatto uomo, dignità infinitamente maggiore di quella di un tempio di pietre e di legno.

Misericordia io voglio non sacrifici - Claude Tassin (Vangelo di Matteo): L’osservanza del sabato deve basarsi sul precetto profetico della misericordia (v. 7). Qui torna il testo di Osea 6,6 che manifestava in Mt 9,13 l’atteggiamento di Gesù verso i peccatori. Per misericordia, Gesù scusa i discepoli (che avevano fame!), ma, soprattutto, giudica errata l’interpretazione del sabato da parte dei farisei: da un lato, il loro parere sull’episodio dimentica il precetto dell’amore misericordioso; dall’altro, essi non capiscono che il figlio di Davide, più grande del tempio, il Figlio dell ‘uomo al quale Dio affida il potere di interpretare l’osservanza del sabato.

Misericordia io voglio e non sacrifici: CCC 2099-2100: È giusto offrire sacrifici a Dio in segno di adorazione e di riconoscenza, di implorazione e di comunione: «Ogni azione compiuta per aderire a Dio rimanendo con lui in comunione, e poter così essere nella gioia, è un vero sacrificio». Per essere autentico, il sacrificio esteriore deve essere espressione del sacrificio spirituale: «Uno spirito contrito è sacrificio...» (Sal 51,19). I profeti dell’Antica Alleanza spesso hanno denunciato i sacrifici compiuti senza partecipazione interiore o disgiunti dall’amore del prossimo. Gesù richiama le parole del profeta Osea: «Misericordia io voglio, non sacrificio» (Mt 9,13; 12,7). L’unico sacrificio perfetto è quello che Cristo ha offerto sulla croce in totale oblazione all’amore del Padre e per la nostra salvezza. Unendoci al suo sacrificio, possiamo fare della nostra vita un sacrificio a Dio.

Terzo Comandamento: Ricordati di santificare le feste - Catechismo Tridentino, 3300: Nella spiegazione del comandamento si deve aver cura che i fedeli sappiano in che cosa esso coincide con gli altri, e in che cosa ne differisce; cosi comprenderanno perché noi rispettiamo e riteniamo per giorno sacro non più il Sabato ma la Domenica. Una differenza intanto è questa: gli altri comandamenti del Decalogo sono naturali e perpetui, né possono in nessun modo essere cambiati; sicché, per quanto la Legge di Mosè sia stata abrogata, il popolo Cristiano rispetta sempre i comandamenti contenuti nelle due tavole, non in virtù della prescrizione mosaica, ma perché si tratta di precetti rispondenti alla natura, la cui forza stessa ne impone agli uomini il rispetto. Questo precetto invece del culto del Sabato, per quanto riguarda il giorno prescelto, non è circoscritto e fisso, ma mutabile; non si riferisce ai costumi, ma ai riti; non è naturale, non avendoci istituito o comandato la natura di prendere un dato giorno, anziché un altro, per dare a Dio culto esterno. Ma solamente dal tempo in cui il popolo d’Israele fu liberato dalla servitù del Faraone, esso rispetto il Sabato. Ma al momento in cui tutti i riti ebraici e le cerimonie dovevano decadere, alla morte cioè di Cristo, anche il Sabato doveva essere cambiato. Infatti essendo tali cerimonie pallide immagini della luce, necessariamente sarebbero state rimosse all’avvento della luce e della verità, che è Cristo Signore. Scriveva in proposito san Paolo ai Galati, rimproverando i cultori del rito mosaico: Voi osservate i giorni, i mesi, le stagioni, gli anni: temo per voi che cioè io per voi abbia lavorato invano (4,10). Nel medesimo senso si esprimeva con i Colossesi (2,16). E questo valga per le differenze. Coincide invece con gli altri precetti non già nel rito e nelle cerimonie, ma in quanto implica qualcosa che rientra nella Morale e nel diritto naturale. Il culto e l’ossequio religioso a Dio, formulati in questo comandamento, sgorgano infatti dal diritto di natura, essendo proprio la natura che ci spinge a consacrare qualche ora al culto di Dio. Non constatiamo infatti che tutti i popoli consacrano alcuni giorni alla pubblica celebrazione di sacre cerimonie? L’uomo è tratto da natura a dedicare un tempo determinato ad alcune funzioni elementari, quali il riposo del corpo, il sonno, e simili. Per la stessa forza naturale è spinto a concedere, oltre che al corpo, un po’ di tempo allo spirito, affinché si rinfranchi nel pensiero di Dio. Che in una parte del tempo si venerino le cose divine e si tributi a Dio il dovuto onore, rientra quindi nell’insieme dei precetti riguardanti i costumi, perciò gli Apostoli stabilirono che fra i sette giorni, il primo fosse consacrato al culto divino, e lo chiamarono giorno del Signore. Anche san Giovanni nell’Apocalisse ricorda il giorno del Signore (1,10). E l’Apostolo comanda che si facciano collette ogni primo giorno della settimana (1Cor16,2), che è la Domenica, secondo la spiegazione del Crisostomo. Evidentemente fin da allora il giorno domenicale era sacro.

Ortensio da Spinetoli (Matteo): Pur restando un documento della polemica antifarisaica la forza del racconto gravita sulle affermazioni conclusive con cui Gesù rivendica la sua superiorità sul tempio (v. 6) e sul sabato (v. 8). Egli è superiore alla legge del riposo sabatico non solo perché si pone al di sopra delle autorità religiose giudaiche, ma addirittura del santuario e del culto. Egli è lo stesso Dio cui appartiene i1 tempio e a cui è ordinato il riposo festivo. «Perché il figlio dell’uomo è il Signore del sabato»: per questo egli può modificare le leggi che lo riguardano. Il gesto degli apostoli, suggerito da una necessità superiore che lo rende incensurabile, è una operazione degli uomini del regno, cioè dei seguaci di Cristo, quindi esenti dal ritualismo rabbinico-farisaico. Gesù insegna di sua autorità (7,29), impone nuovi principi all’agire religioso dell’uomo. È ad essi che occorre attenersi. Il tempio, casa di Dio, è la realtà a cui va tutto subordinato. Gesù approfitta del richiamo per lanciare una idea che gli sta ancor più a cuore: la funzione che la sua umanità è destinata a ricoprire nel nuovo ordinamento dei rapporti con Dio. Non solo la legge del sabato o del sacro, può essere rinnovata, ma lo stesso centro del culto giudaico dovrà essere presto sostituito. Il tema del Cristo-tempio sarà ripreso più chiaramente dal quarto evangelista (1,14; 2,18). La legge del culto e del riposo sabatico hanno bisogno di un adeguamento alla vita quotidiana: più che i sacrifici e i riti occorre praticare la misericordia, la benevolenza verso tutti (cfr. 9,13). La carità e il servizio dei fratelli sono prima del culto, ha affermato Gesù nel discorso della montagna (5,23), e ribadisce ora a conclusione della disputa.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** Se aveste compreso che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non sacrifici”, non avreste condannato persone senza colpa.
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: O Dio, che mostri agli erranti la luce della tua verità, perché possano tornare sulla retta via,concedi a tutti coloro che si professano cristiani di respingere ciò che è contrario a questo nome e di seguire ciò che gli è conforme. Per il nostro Signore Gesù Cristo…