17 Luglio 2018

Martedì XV Settimana T. O.


Oggi Gesù ci dice: “Oggi non indurite il vostro cuore,ma ascoltate la voce del Signore” (Cfr. Sal 94,8ab - Acclamazione al Vangelo).  

Dal Vangelo secondo Matteo 11,20-24: Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida!, una severa minaccia volta a frantumare la stoltezza e la diffidenza di coloro che si rifiutavano di accogliere la Parola. Parole risuonate dalla bocca del mite e umile Gesù (Mt 11,29), severi guai rivolti agli scribi e ai farisei, alle città di Corazim, Betsaida, Cafarnao, e oggi rivolte a noi. Sono inviti pressanti affinché ci apriamo alla grazia, ci disponiamo alla salvezza offerta in una dimensione di infinito amore. Quell’amore che sarà pienamente svelato quando Gesù salirà sulla Croce per offrirsi al Padre come vittima purissima per la nostra salvezza.
  
Condanna delle città di Galilea (11,20-24) - Angelico Poppi (I Quattro Vangeli): Matteo aggancia questo brano a quello precedente con il v. 20. Le città e i villaggi nei dintorni del lago di Genesaret erano stati i primi destinatari dell’attività messianica di Gesù, del suo insegnamento e dei suoi atti di potenza, eppure non si erano convertiti. Di qui la severa apostrofe contro alcuni capoluoghi della Galilea, che riproduce la veemenza delle invettive, lanciate dai profeti contro Tiro e Sidone (Am 1,9-10; Is 23; Ez 26-28), e contro la stessa Gerusalemme (Is 29,1; Ez 24,6.9). Forse Matteo anticipa qui il biasimo di Gesù alla conclusione del suo ministero in Galilea, prima di partire verso la Giudea. Le profezie minacciose assumono così in Matteo un carattere di condanna definitiva per il rifiuto della salvezza, mentre nel contesto lucano rimane ancora uno spazio di tempo per la resipiscenza.
La struttura molto accurata della pericope si articola nei seguenti elementi: condanna in generale (v. 20), apostrofe contro Corazin e Betsaida e predizione del castigo (vv. 21-22), apostrofe contro Cafarnao e predizione del castigo (v. 23). Risulta evidente il parallelismo perfetto della redazione matteana, che si rifà alla fonte Q; il
contesto lucano (10,12-15) è diverso.
vv. 20-21 Gesù aveva esercitato il ministero nella parte settentrionale della Galilea, abitata in prevalenza da popolazione ebraica. Perciò non si fa alcun cenno alle città più importanti di Tiberiade, Magdala, Sefforis, dove prevaleva la popolazione pagana. I villaggi di Corazin e Betsaida vengono raffrontate con Tiro e Sidone, due centri della Fenicia, assunti spesso dai profeti come tipo della ribellione a Dio.
v. 23 Cafarnao è messa a confronto con Sodoma, la città più malvagia per la Bibbia. Gesù aveva stabilito a Cafarnao il suo domicilio, facendone il centro della sua missione. Perciò la condanna della città sarà più severa. Invece d’essere esaltata sino al cielo e glorificata per il privilegio dovuto alla scelta di Gesù, sarà sprofondata nell’Ade, nel regno della morte. Le città della Galilea ne avevano ascoltato il messaggio e sperimentato il potere taumaturgico, avevano goduto della presenza dello Sposo; perciò saranno giudicate più severamente, per non aver corrisposto all’amore di Dio. I miracoli sono denominati da Matteo dynàmeis, cioè atti potenti, in quanto manifestazione della potenza di Dio, che dovevano costituire un segno inequivocabile della sua presenza operante in Gesù. Da questo passo emerge l’importanza che Matteo accorda non soltanto all’annuncio, ma anche ai miracoli come segni del tempo messianico già in atto.

Guai - Possiamo tradurlo come un grido di commiserazione sulla propria persona (cfr. Gdc 6,22; 1Sam 4,7s) oppure di minaccia di giudizio, così come leggiamo nel Vangelo di oggi. Il “guai” interessa sopra tutto i Farisei (Mt 23,13ss) e in modo particolare Gerusalemme, la città santa: “Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è lasciata a voi deserta!” (Mt 23,37-38; cfr. Mt 24,15-28; Mc 13,24; Lc 21,25-33; 17,26-35) 
Israele e i suoi capi (Is 5,8-22; Ger 33,1; Ez 34,2) saranno giudicati severamente, e parimenti saranno giudicati rigorosamente i popoli pagani (Is 10,5; Ger 48,46). Allo stesso modo sarà condannato il mondo, fucina di scandali: “Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che vengano scandali, ma guai all’uomo a causa del quale viene lo scandalo!” (Mt 18,7).
Nel discorso della montagna secondo il vangelo di Luca (6,20-26) alle quattro beatitudini fanno seguito quattro guai. Il giudizio di Dio nell’Apocalisse di Giovanni viene introdotto con dei guai: «E vidi e udii un’aquila, che volava nell’alto del cielo e che gridava a gran voce: “Guai, guai, guai agli abitanti della terra, al suono degli ultimi squilli di tromba che i tre angeli stanno per suonare!”»  (Ap 8,13; cfr. Ap 12,12; 18,10.16).


Bibbia di Navarra (I Quattro Vangeli): Corazin e Betsàida erano fiorenti città situate sulla riva settentrionale del lago di Genèsaret, non lontano da Cafàrnao. Durante il suo ministero pubblico il Signore predicò frequentemente in quelle città, operando numerosi miracoli; a Cafàrnao insegnò la dottrina del suo corpo e del suo sangue, cioè della Sacra Eucaristia (cfr Gv 6,51ss.). Tiro e Sidone, le due capitali della Fenicia, insieme con Sòdoma e Gomorra - tutte famose per i vizi dei loro abitanti - costituivano esempi classici presso gli Ebrei a indicare il castigo di Dio (si veda Ez 26-28; Is 23).
Con questi richiami Gesù pone in risalto l’ingratitudine delle persone che pur avendo avuto la possibilità di conoscerlo non vollero tuttavia convertirsi; nel giorno del giudizio (vv. 22 e 24) chiederà loro un rendiconto molto esigente: «A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto» (Lc 12,48).

I miracoli di Gesù in gran parte caduti nel vuoto - Felipe F. Ramos (Matteo): Il nostro testo parla di miracoli di Gesù in modo generico: non è specificate esattamente quali siano stati operati nelle città ricordate. Meglio così. Infatti questo ci porta a una considerazione, anch’essa generica, sui miracoli di Gesù. Essi sono un’epifania dell’azione dello Spirito, della vittoria su satana della misericordia di Dio, che invita sempre il traviato a tornare alla casa paterna.
Opere che sono predicazione-parola allo stesso tempo, opere-parola che potrebbero spingere alla penitenza le città più empie. La responsabilità maggiore ricade su Cafarnao per la ragione che abbiamo detta: in Cafarnao fu presente, fisicamente presente per un tempo più lungo il regno dei cieli, per la più lunga permanenza di Gesù in essa. Questo stesso fatto fu forse un motivo d’orgoglio? Comunque sia, la città è descritta con le parole di Isaia (14,13-15) che si riferiscono alla città di Babilonia. Il messaggio di Gesù livella ogni genere di privilegi e pone il terreno personale di chiamata-risposta. La risposta personale alla sua parola decide l’appartenenza o l’esclusione dal suo regno.

Ortensio Da Spinetoli (Matteo): Le motivazioni, del rifiuto del messia non sono solo i suoi umili natali ma soprattutto l’indifferenza con cui hanno accolto i suoi prodigi. Nonostante avesse compiuto davanti ai galilei «la maggior parte dei suoi miracoli (dynàmeis)», non si erano corrvertiri. La portata storico-apologetica dell’annotazione è singolare. Essa dimostra l’esistenza e più ancora il peso che le operazioni prodigiose avevano nella predicazione di Gesù. Come in san Giovanni, anche qui l’evangelista fa appello alla forza probativa dei miracoli per garantire l’autenticità del messaggio proposto. Nelle guarigioni o liberazioni di ossessi vi era già un evidente segno della presenza del regno di Dio in mezzo agli uomini. Gli ascoltatori avrebbero dovuto « convertirsi» cioè entrare a far parte del movimento messianico iniziato da Gesù ma non hanno preso in seria considerazione il suo invito e le prove con cui era convalidato. Il rifiuto è per questo ingiustificato e illogico, degno perciò di condanna. Nel giorno in cui la collera divina si abbatterà sulla nazione eletta, anche le città della Galilea saranno irreparabilmente travolte. Anzi, la loro sorte sarà più dura di quella toccata a suo tempo a Tiro, Sodoma e Gomorra, città tristemente celebri nella tradizione biblica per l’acerbità dei castighi di cui furono oggetto.

Si deve sovente inculcare la dottrina intorno alla Penitenza - Catechismo Tridentino 239 (Parte Second: I sacramenti): Essendo notissime la debolezza e fragilità della natura umana, come ciascuno può facilmente sperimentare in se stesso, nessuno può disconoscere la grande necessità del sacramento della Penitenza. Che se lo zelo dei Pastori si deve misurare dall’importanza della materia da loro trattata, bisogna concludere che essi non saranno mai abbastanza zelanti nello spiegare questo argomento. Anzi, con tanto maggior diligenza si dovrà trattare di questo in confronto col Battesimo, in quanto il Battesimo si somministra una sola volta, né si può reiterare; mentre la Penitenza si può ricevere ed è necessario riceverla ogni volta che ci avvenga di ricadere nel peccato dopo il Battesimo. Perciò il concilio di Trento ha detto che il sacramento della Penitenza è cosi necessario per la salvezza di coloro che sono caduti in peccato dopo il Battesimo, come questo è necessario a quelli che non sono ancora rigenerati alla fede (Sess. 14, cap. 2). San Girolamo ha scritto quella notissima sentenza, approvata pienamente da quelli che hanno scritto di questo argomento sacro dopo di lui, che la Penitenza è la seconda tavola di salvezza (In Is 3,8). Come, infranta la nave, rimane una sola via di scampo, quella cioè di aggrapparsi a una tavola scampata al naufragio, cosi un volta perduta l’innocenza battesimale, se non si ricorre alla tavola della Penitenza, non v’è speranza di salvezza. Queste considerazioni si rivolgono non solo ai Pastori ma a tutti i fedeli, affinché in materia cosi necessaria non pecchino di negligenza. Convinti dell’umana fragilità, il loro primo e più ardente desiderio sia di camminare nella via di Dio, col soccorso della sua grazia, senza inciampi né cadute. Ma se inciampassero, considerando subito la somma benignità di Dio, che da buon Pastore cura le ferite delle sue pecorelle e le risana (Ez 34,16), ricorreranno senza indugio a questa saluberrima medicina della Penitenza.

Nel giorno del giudizio - Catechismo della Chiesa Cattolica 678-679: In linea con i profeti e con Giovanni Battista Gesù ha annunziato nella sua predicazione il giudizio dell’ultimo giorno. Allora saranno messi in luce la condotta di ciascuno e il segreto dei cuori. Allora verrà condannata l’incredulità colpevole che non ha tenuto in alcun conto la grazia offerta da Dio. L’atteggiamento verso il prossimo rivelerà l’accoglienza o il rifiuto della grazia e dell’amore divino. Gesù dirà nell’ultimo giorno: «Ogni volta che avete fatto queste cose ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40).
Cristo è Signore della vita eterna. Il pieno diritto di giudicare definitivamente le opere e i cuori degli uomini appartiene a lui in quanto Redentore del mondo. Egli ha «acquisito» questo diritto con la sua croce. Anche il Padre «ha rimesso ogni giudizio al Figlio» (Gv 5,22). Ora, il Figlio non è venuto per giudicare, ma per salvare e per donare la vita che è in lui. È per il rifiuto della grazia nella vita presente che ognuno si giudica già da se stesso, riceve secondo le sue opere e può anche condannarsi per l’eternità rifiutando lo Spirito d’amore.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** Essendo notissime la debolezza e fragilità della natura umana, come ciascuno può facilmente sperimentare in se stesso, nessuno può disconoscere la grande necessità del sacramento della Penitenza. 
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: O Dio, che mostri agli erranti la luce della tua verità, perché possano tornare sulla retta via,concedi a tutti coloro che si professano cristiani di respingere ciò che è contrario a questo nome e di seguire ciò che gli è conforme. Per il nostro Signore Gesù Cristo…