13 Luglio 2018

Venerdì XIV Settimana T. O.


Oggi Gesù ci dice: “Quando verrà lo Spirito di verità vi guiderà alla verità tutta intera e vi ricorderà tutto che vi ho detto” (Canto al Vangelo).  

Dal Vangelo secondo Matteo 10,16-23: Gesù manda i suoi discepoli come agnelli in mezzo ai lupi. Inermi, semplici come le colombe, ma prudenti come serpenti. I discepoli di Gesù sono mandati “in questo mondo come agnelli, ossia come uomini e donne deboli, pacifici e pacificatori. A loro è chiesto, oggi ancor più di prima, di seminare la pace, di porre gesti di pace, di difendere la pace, di sostenere gli operatori di pace. Questo non avviene senza contrasti e opposizioni” (Mons. Vincenzo Paglia). Ai discepoli è riservata la stessa sorte del Maestro: vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno... Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Tuttavia, nessuno sarà abbandonato, così come ci ricorda il salmista: La salvezza dei giusti viene dal Signore: nel tempo dell’angoscia è loro fortezza. Il Signore li aiuta e li libera, li libera dai malvagi e li salva, perché in lui si sono rifugiati  (Sal 37,39). Ai discepoli basta essere come il loro Maestro (Mt 10,24).

L’essere cristiani pone nella condizione di essere perseguitati, calunniati, odiati per il nome di Cristo, anche dal padre o dal fratello. Il martirio, affrontare la morte per la fede, per il cristiano non è un incidente di percorso o qualcosa di molto improbabile, infatti, il «Battesimo impegna i cristiani a partecipare con coraggio alla diffusione del Regno di Dio, cooperandovi se necessario col sacrificio della stessa vita» (Benedetto XVI).
Essere cristiani non significa non subire alcun danno o offesa, ma che ogni sofferenza verrà ricompensata e niente andrà perduto, neppure un capello. Essere discepoli di Cristo è una scelta che riserva un calice amaro: è il prezzo della verità.
Il mondo del male, coalizzato contro i cristiani, potrà fare a pezzi i loro corpi, ma essi non devono temere perché sono già nella gioia del possesso del regno dei cieli (Mt 5,11-12).
«Gesù chiama alla gioia, paradossalmente, i discepoli vittime di ogni angheria. Essi pagano un prezzo alto l’adesione a Cristo. Ma grande sarà anche la ricompensa celeste ed escatologica. Nessuna meraviglia per questo destino di persecuzione, perché già i profeti sono stati perseguitati; così sarà dei discepoli di Gesù» (G. B.).
Che i profeti e i discepoli di Gesù siano accomunati al suo destino di persecuzione è attestato da Luca 11,49-50: «Per questo la sapienza di Dio ha detto: “Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno”, perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo».
Una comunanza di morte che con la sua lunga scia di sangue ha lambito ben duemila anni di storia cristiana! Il cristiano sa attendere con pazienza la venuta del suo Salvatore. Sa essere paziente imitando la pazienza di Dio. Sa essere perseverante nella fede perché la perseveranza è la porta della salvezza. La perseveranza è la carta di identità del cristiano e allo stesso tempo la carta vincente: «Chi persevererà sino alla fine sarà salvato».

Angelico Poppi (I Quattro Vangeli): v. 16 «Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi ...». Il verbo «mando» si riallaccia al v. 5. I discepoli sono le «pecore» del nuovo gregge di Dio, minacciato da «lupi» rapaci, che forse simboleggiano gli esponenti dei giudei e anche le autorità romane. Lespressione iniziale ecco, io conferisce un tono autorevole al detto di Gesù. È lui che manda i discepoli in mezzo ai lupi, assicurando ad essi l’assistenza divina (vv. 19-20). Tale fiducia non esclude però un comportamento prudente. Perciò Gesù raccomanda loro l’astuzia dei serpenti per evitare le insidie dei nemici, ma nello stesso tempo suggerisce la semplicità delle colombe. Astuzia e semplicità sembrano contrapporsi, ma in realtà indicano soltanto prudenza nei rapporti umani e un atteggiamento di totale fiducia nella protezione divina. Gesù, pertanto, non richiede dai discepoli un eroismo scriteriato e neppure il martirio a tutti i costi, ma esorta alla cautela per non esporre inutilmente la vita al pericolo di morte.

Sarete odiati da tutti a causa del mio nome: Giovanni Paolo II (Omelia, 16 novembre 1986): [...] le esperienze della storia dell’umanità, che noi conosciamo, sono contrassegnate da violenze e da guerre: l’uomo vorrebbe vivere in concordia, in pace con gli altri, e invece viene trascinato, dal proprio egoismo e dal proprio desiderio di dominio e di possesso, a scagliarsi contro gli altri. Gesù ha indicato anche le numerose difficoltà e i tormenti che la Chiesa incontrerà nel suo cammino, lungo il pellegrinaggio terreno: “Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome ... Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio nome” (Lc 2,12-16s). La Chiesa sarà vittima dell’incomprensione, del sarcasmo, dell’odio, della violenza di quanti non vorranno accogliere il Cristo. La predizione di Gesù si è avverata e si avvera continuamente: il cammino che la Chiesa, popolo di Dio, corpo mistico di Cristo, ha compiuto in questi duemila anni è costellato di persecuzioni ed è stato irrorato e imporporato dal sangue dei suoi martiri e delle sue martiri. Anche oggi, in tante zone del mondo la Chiesa subisce rifiuti, incomprensioni e perfino violenze morali e fisiche!

Chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato - CCC 1821: Noi possiamo, dunque, sperare la gloria del cielo promessa da Dio a coloro che lo amano e fanno la sua volontà. In ogni circostanza ognuno deve sperare, con la grazia di Dio, di perseverare “sino alla fine” e ottenere la gioia del cielo, quale eterna ricompensa di Dio per le buone opere compiute con la grazia di Cristo. Nella speranza la Chiesa prega che “tutti gli uomini siano salvati” (1Tm 2,4). Essa anela ad essere unita a Cristo, suo Sposo, nella gloria del cielo: Spera, anima mia, spera. Tu non conosci il giorno né l’ora. Veglia premurosamente, tutto passa in un soffio, sebbene la tua impazienza possa rendere incerto ciò che è certo, e lungo un tempo molto breve. Pensa che quanto più lotterai, tanto più proverai l’amore che hai per il tuo Dio e tanto più un giorno godrai con il tuo Diletto, in una felicità ed in un’estasi che mai potranno aver fine.

Quando vi perseguiteranno in una città... - Detlev Dormeyer: Israele dovette subire molto spesso persecuzioni a causa dei sui nemici. Ma soltanto nel tempo postesilico sotto i Seleucidi la persecuzione cresce fino a diventare una minaccia per la fede. Israele deve abbandonare la propria religione. Contro ciò scoppia l'insurrezione dei Maccabei che si conclude positivamente con l'indipendenza della Giudea. Anche all'interno di Israele vengono messe in atto delle persecuzioni da parte delle autorità.
Alcuni uomini pii come i profeti vengono perseguitati a causa del loro rigore religioso (cf. Gezabele contro Elia, 1Re 19,2s). Queste esperienze furono trasferite, nel tardo giudaismo, sul piano escatologico. Prima della  fine del mondo, una grande persecuzione religiosa colpirà Israele (Dn 7).
Unesperienza simile è fatta dalla comunità neotestamentaria. A causa della sua missione di rinnovare la fede, Gesù viene perseguitato dai suoi nemici fino a subire la morte. Anche la comunità viene perseguitata dai propri correligionari ebrei a causa della nuova fede. La persecuzione innesta nella sequela della croce del Cristo e saggia la stabilità della fede (Mc 4,16).
La comunità può sopportare la persecuzione perché a motivo della perseveranza le è promessa la salvezza definitiva (Mc 13,13). I persecutori, invece, saranno condannati nel giudizio.
Nella persona di Paolo, il persecutore è diventato perseguitato. Il persecutore dei cristiani si è trasformato nell'apostolo perseguitato che porta nel proprio corpo le sofferenze di Cristo.

L’ora delle persecuzioni - Catechismo degli Adulti: 486-488.864: In base alla posizione della Chiesa rispetto alla società civile, possiamo distinguere tre epoche fondamentali nella sua storia. La prima epoca è quella delle persecuzioni. La Chiesa penetra nella civiltà greco-romana, sfidando una dura opposizione. Ha su di sé l’antipatia delle masse popolari, superstiziose e moralmente corrotte, la diffidenza e il disprezzo degli intellettuali, l’ostilità dello stato totalitario. Si preoccupa soprattutto di consolidare la sua vita interna. Le comunità, riunite ciascuna attorno al proprio vescovo, sono piccole, fervorose e collegate fra loro da una rete di intense relazioni. I credenti prendono sul serio la comune vocazione alla santità, pronti a qualsiasi sacrificio, dato che «il martirio colpiva fin dalla nascita». All’interno della propria comunità e nei rapporti tra le diverse comunità, fanno una concreta esperienza di comunione, fondata sul battesimo, incentrata sull’eucaristia, regolata da precise norme disciplinari, vissuta nella carità fraterna, nella condivisione dei beni spirituali e materiali. Tuttavia non mancano scandali, eresie, discordie, conflitti disciplinari.
La fede si propaga in modo capillare da persona a persona per la testimonianza spontanea di ogni credente presso parenti e amici, ospiti e clienti, compagni di lavoro e di viaggio. Un grande apologeta può dire con fierezza: «Siamo di ieri, ma abbiamo già riempito il mondo e tutti i vostri territori, le città, le isole, le fortezze, i municipi, le borgate, gli stessi accampamenti, le tribù, le decurie, la reggia, il senato, il foro». Senza far chiasso, il cristianesimo si diffonde e intanto si libera lentamente della sua matrice ebraica e assume un’espressione greca. Questo processo di trasposizione culturale giunge a maturazione nel III secolo, con i prestigiosi maestri della scuola teologica di Alessandria in Egitto. Tuttavia, dati i rapporti conflittuali con la società, l’incidenza sulla civiltà greco-romana nel suo complesso rimane marginale fino alla svolta costantiniana.
Numerosi sono i màrtiri, eroici e umanissimi, come possiamo rilevare da lettere, atti e passioni. Ma forse più numerosi sono coloro che non resistono al momento della prova. Si tratta dunque di una stagione senz’altro splendida per creatività ed eroismo, ma non certo perfetta e da idealizzare.
«Beati i perseguitati per causa della giustizia» (Mt 5,10). Si tratta di chi subisce insulti, discriminazioni e violenze a motivo della nuova giustizia evangelica, e quindi a motivo della sua identità cristiana: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia» (Mt 5,11). L’amore appassionato per Cristo e il fascino del suo vangelo danno il coraggio, e anche la gioia, di affrontare le prove, quotidiane o eccezionali che siano, nella consapevolezza di seguire più da vicino il Maestro, ingiustamente perseguitato.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** La persecuzione innesta nella sequela della croce del Cristo e saggia la stabilità della fede (Mc 4,16).
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: O Dio, che nell’umiliazione del tuo Figlio hai risollevato l’umanità dalla sua caduta, donaci una rinnovata gioia pasquale, perché, liberi dall’oppressione della colpa, partecipiamo alla felicità eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo…