12 Luglio 2018

Giovedì XIV Settimana T. O.


Oggi Gesù ci dice: “Il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo” (Canto al Vangelo).  

Dal Vangelo secondo Matteo 10,7-15: L’apostolato missionario è itinerante, strada facendo. È proibito mettere radici. L’annuncio sarà ratificato dal dono taumaturgico: “Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni”. Carismi suscitati dalla potenza dello Spirito Santo, carismi sempre presenti nella Chiesa. Il servizio apostolico deve essere svolto nella povertà e nella massima gratuità. Il luogo preferenziale dell’annuncio deve essere la “casa”, la famiglia “piccola Chiesa domestica” (Lumen Gentium, n. 11; Apostolicam actuositatem, n. 11). L’annuncio oltre ad essere corredato con i doni carismatici deve essere arricchito con il dono della pace, che è un coagulo di doni che raggiunge l’uomo nella sua totalità, spirito e corpo.

Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino - Chi ha la missione di evangelizzare? La risposta ci viene prontamente suggerita dal concilio ecumenico Vaticano II: alla Chiesa «per mandato divino incombe l’obbligo di andare in tutto il mondo e di predicare il Vangelo ad ogni creatura» (DH 13).
Nell’opera della evangelizzazione sono innanzi tutto impegnati i Vescovi, successori degli Apostoli (Cf. LG 18; 22; 24; ecc.), e i presbiteri, in quanto cooperatori del Vescovo (Cf. PO 2; 4; 7).
Ma anche i fedeli devono spendere le loro forze nell’opera della evangelizzazione: «Tutti i fedeli, come membra di Cristo vivente, a cui sono stati incorporati e assimilati mediante il battesimo, la confermazione e l’eucaristia, hanno l’obbligo di cooperare all’espansione e alla dilatazione del suo corpo, per portarlo il più presto possibile alla pienezza. Tutti i figli della Chiesa devono avere la viva coscienza della loro responsabilità di fronte al mondo, devono coltivare in se stessi uno spirito veramente cattolico, devono spendere le loro forze nell’opera della evangelizzazione» (AG 36).
Quindi, l’evangelizzazione è frutto di una sincera cooperazione: «Essendo tutta la Chiesa missionaria ed essendo l’opera di evangelizzazione dovere fondamentale del popolo di Dio, il sacro sinodo invita tutti a un profondo rinnovamento interiore, affinché, avendo una viva coscienza della propria responsabilità in ordine alla diffusione del Vangelo, assumano la loro parte nell’opera missionaria tra le genti» (AG 35).
La constatazione che la Chiesa cattolica «deve operare instancabilmente “affinché la parola di Dio si diffonda e sia glorificata” [2Ts 3,1]» (DH 14), deve suscitare in noi due convinzioni.
A), evangelizzare è sempre un atto profondamente ecclesiale: «La prima convinzione è che evangelizzare non è mai per nessuno un atto individuale e isolato, ma profondamente ecclesiale. Allorché il più sconosciuto predicatore, catechista o pastore, nel luogo più remoto, predica il Vangelo, raduna la sua piccola comunità o amministra un Sacramento, anche se si trova solo compie un atto di Chiesa, e il suo gesto è certamente collegato mediante rapporti istituzionali, ma anche mediante vincoli invisibili e radici profonde dell’ordine della grazia, all’attività evangelizzatrice di tutta la Chiesa. Ciò presuppone che egli agisca non per una missione arrogatasi, né in forza di un’ispirazione personale, ma in unione con la missione della Chiesa e in nome di essa» (Paolo VI, Esortazione apostolica “Evangelii nuntiandi”, n. 60).
B), l’evangelizzatore deve operare in comunione con la Chiesa: «Come conseguenza, la seconda convinzione: se ciascuno evangelizza in nome della Chiesa, la quale a sua volta lo fa in virtù di un mandato del Signore, nessun evangelizzatore è padrone assoluto della propria azione evangelizzatrice, con potere discrezionale di svolgerla secondo criteri e prospettive individualistiche, ma deve farlo in comunione con la Chiesa e con i suoi Pastori. La Chiesa, l’abbiamo già rilevato, è tutta intera evangelizzatrice. Ciò significa che, per il mondo nel suo insieme e per ogni singola parte del mondo ove si trovi, la Chiesa si sente responsabile del compito di diffondere il Vangelo» (ibidem).
I secoli passati hanno visto da un lato, la diffusione universale del cattolicesimo che ha raggiunto tutti i cinque continenti dall’altro, una diffusione della secolarizzazione che ha portato alla laicizzazione della società e quindi a un forte allontanamento dalla Chiesa. Si è ridotto il numero degli operai, ed è vero, ma è pur vero che quando l’inedia assale il cuore, allora la fede langue e il mondo rimane sempre più indifferente al fatto religioso. Bisogna ripartire dalla gioia dell’incontro con il Risorto e allora i passi ritorneranno a lambire ancora una volta le terre più lontane.

L’annunzio del Regno: Catechismo della Chiesa Cattolica 543: Tutti gli uomini sono chiamati ad entrare nel Regno. Annunziato dapprima ai figli di Israele, questo regno messianico è destinato ad accogliere gli uomini di tutte le nazioni. Per accedervi, è necessario accogliere la parola di Gesù: «La parola del Signore è paragonata appunto al seme che viene seminato in un campo: quelli che l’ascoltano con fede e appartengono al piccolo gregge di Cristo hanno accolto il regno stesso di Dio; poi il seme per virtù propria germoglia e cresce fino al tempo del raccolto».

Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date - Wolfgang Trilling: La predicazione deve essere libera da ogni parvenza di avidità e di guadagno. Gesù distribuisce gratuitamente i suoi doni che altrettanto gratuitamente devono venir ulteriormente trasmessi. Anche nel tempo apostolico è in vigore il principio che l’apostolo agisca senza ricompensa e venga sostentato dai fedeli. La predicazione può metter radici solo - come era stato per Gesù - quando viene esercitata senza fini di lucro e di guadagno. Gli apostoli non devono procurarsi somme di danaro, né d’oro, né d’argento (danaro di gran valore), né moneta di rame (di minor valore, gli spiccioli).
Mettendosi in viaggio devono affidarsi completamente a Dio che li nutrirà, come nutre gli uccelli del cielo e i gigli del campo. Se saranno completamente al suo servizio, Dio provvederà al resto.
Sobrietà e semplicità sono segni distintivi del «bagaglio» che Gesù prescrive. Gli apostoli devono lasciare a casa la bisaccia per i viveri e gli altri accessori da viaggio, per esempio una seconda veste; stranamente anche le scarpe e il bastone da viaggio, che di per sé non sono un lusso, vengono eliminati. Forse per scarpe bisogna intendere solide calzature da montagna, non i sandali leggeri, senza i quali non si può camminare su un terreno accidentato e sassoso. Ma il bastone? Forse, deve essere lasciato a casa per non dare impiccio? In ogni caso si esige uno spogliamento estremo.
«Perché l’operaio ha diritto al suo nutrimento». Tutto ciò di cui avranno bisogno, oltre l’indispensabile, i missionari lo riceveranno mentre sono in missione. Anzi ne hanno diritto, e in seguito - eccetto san Paolo - se ne gioveranno. Questa regola apostolica continua ancor oggi, sebbene in forme diverse: le comunità cristiane sostentano coloro che annunciano la Parola e celebrano i sacramenti. Le due parti dovrebbero però aver sempre presente che questo rapporto di dare e ricevere, in spirito di fraternità, è limitato dalla regola apostolica allo stretto necessario.

Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date: Catechismo della Chiesa Cattolica 2443: Dio benedice coloro che soccorrono i poveri e disapprova coloro che se ne disinteressano: «Da’ a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle» (Mt 5,42). «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8). Gesù Cristo riconoscerà i suoi eletti proprio da quanto avranno fatto per i poveri. Allorché «ai poveri è predicata la buona novella» (Mtt 11,5), è segno che Cristo è presente.

La pace scenda su di essa - Benedetto Prete: La pace (ebraico: shalom), che è il saluto dall’apostolo, non esprime soltanto un complimento, ma contiene anche un accento religioso; essa indica la somma di tutti i beni e di tutte le benedizioni. Questo saluto pieno di virtualità non può andare a vuoto, ma ritorna all’apostolo che lo ripeterà ad altri più degni. Tuttavia il disprezzo o la mancata accoglienza del saluto di pace diventa una maledizione per chi lo ha rigettato ed è una colpa più grave di quella - divenuta proverbiale - delle due città peccatrici: Sodoma e Gomorra (cfr. verso 15). Scuotete la polvere dai vostri piedi (vers. 14), queste parole alludono ad un uso tipicamente ebraico; il pio ebreo quando rientrava in terra santa, dopo un viaggio in regioni pagane, scuoteva la polvere dai suoi piedi, per liberarsi da ogni impurità contratta calpestando il suolo pagano ed avvicinando persone non ebree (cf. Atti, 13,51).

Gottfried Hierzenberger: La pace viene intesa oggi in primo luogo come atteggiamento interumano, che accetta l’altro e lo tiene in considerazione, e da lui si attende la stessa cosa. Questo vale sia per l’ambito privato che per quello pubblico, per i vicini stretti come per la pace tra i popoli. La base della pace non è più vista nella sua origine divina, ma nella buona volontà e nell’iniziativa di tutti gli interessati. Così anche la pace non è qualcosa di cui si ha nostalgia, o che si attende per il futuro totale, ma il risultato di un nuovo ordinamento(coordinamento di tutti gli interessi giustificati). Quando il Nuovo Testamento chiama Cristo facitore di pace, con questa immagine s’intende anzitutto l’apertura dell’uomo nei confronti di Dio. Chi si è liberato dalla chiusura in se stesso e da una visuale “chiusa” del mondo, e non vede più il fondamento della propria esistenza nella mondanità, assieme all’egoismo supera una delle radici più dure della non-pace. L’amore. quale realizzazione della redenzione diventa pure un garante della pace. Se la pace nel Nuovo Testamento viene considerata in maniera escatologica. ciò significa che esiste la possibilità della sua realizzazione, che diventa il compito e la responsabilità espliciti dell’uomo. Il Nuovo Testamento, a partire dal suo concetto di pace, non intende affatto sostenere che ora non si debbano più prendere iniziative personali. L’attuale comprensione della pace si trova naturalmente in un pericolo dal quale già il Nuovo Testamento mette in guardia: la pace non deve essere intesa come qualcosa di fattibile, ma va presa nella sua peculiarità di realtà complessiva. Ciò significa che l’uomo può sì creare i presupposti per una vera pace, ma che la pace è sempre radicata in un ambito che precede l’uomo, detto, con la Bibbia, “in Dio”.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: O Dio, che nell’umiliazione del tuo Figlio hai risollevato l’umanità dalla sua caduta, donaci una rinnovata gioia pasquale, perché, liberi dall’oppressione della colpa, partecipiamo alla felicità eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo…