7 Giugno 2018

Giovedì Feria IX Settimana «per annum»


Oggi Gesù ci dice: «Il primo [comandamento] è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi» (Vangelo).

Dal Vangelo secondo Marco 12,28b-34: Gesù giunto in Gerusalemme, accolto dalla folla osannante, scaccia i mercanti dal tempio aprendo così l’ennesimo fronte conflittuale con i detentori del potere israelitico. Come per l’inizio del Vangelo in Galilea, Marco ha ricordato cinque conflitti (cfr. Mc 2,1-3.6), così ora in Gerusalemme, alla fine del suo ministero pubblico, l’evangelista raccoglie cinque questioni, intramezzate dalla parabola dei vignaioli: l’autorità di Gesù, Dio e Cesare, la risurrezione, il comandamento più grande, il rapporto Cristo-Davide. Il brano odierno si colloca all’interno di questo conflitto ed è teso ad enunciare l’unicità di Dio Signore. Qui, sulla bocca di Gesù esso si basa sullo Shema (cfr. Dt 6,4-5). 

Qual è il primo di tutti i comandamenti? -  Lo scriba, l’«uomo del libro», occupava in Israele un posto di primo piano in quanto aveva il compito di conservare le Scritture, leggerle, tradurle e interpretarle al popolo. Lo scriba come tale non apparteneva ad alcuna setta (farisei, sadducei, erodiani ...), ma di fatto molti di essi erano farisei che aderivano alla rigorosa interpretazione della legge.
Nel brano odierno, lo scriba ha una certa ammirazione verso il giovane Maestro, ma solo per motivi partigiani in quanto precedentemente aveva «ben risposto» (Mc 12,28) ai farisei e agli erodiani su alcune questioni concernenti la commistione tra potere statale e religioso («È lecito dare il tributo a Cesare?» Mc 12,13-17) e ai sadducei per quanto riguardava la risurrezione (i sadducei negavano la risurrezione Mc 12,17-27). Anche se tali dibattiti erano frequenti nei circoli rabbinici, la domanda posta a Gesù è capziosa perché con essa si vuole saggiare soprattutto la sua ortodossia.
Il Cristo risponde sorprendentemente unendo due precetti che nella Legge mosaica erano collocati in sezioni separate: l’amore verso l’unico Signore Dio (cfr. Dt 6,4-5) e l’amore verso il prossimo (cfr. Lev 19,18). Assommando i due comandamenti ne fa un solo precetto dandogli la precedenza assoluta su tutti gli altri precetti. Come l’amore di Dio si palesa e si verifica nell’amore per il prossimo così il vero amore per il prossimo non è mai separato dal vero amore verso Dio: «Se uno dicesse: “Io amo Dio”, e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello» (1Gv 4,20-21).
La risposta non spiazza lo scriba perché gli Ebrei avevano già l’abitudine di accostare l’uno all’altro i due precetti così, ripetendo pedissequamente il detto di Gesù, manifesta l’intenzione di approvare pienamente l’accostamento delle due leggi. In ogni caso, il precetto «Amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici», è un insegnamento che spesso ricorreva nella predicazione profetica: «(Dice il Signore) Smettete di presentare offerte inutili, l’incenso è un abominio per me; noviluni, sabati, assemblee sacre, non posso sopportare delitto e solennità... Anche se moltiplicate le preghiere, io non ascolto. Le vostre mani grondano sangue. Lavatevi, purificatevi, togliete il male delle vostre azioni dalla mia vista. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, ricercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova» (Is 1,13.15-17).
Il vero culto reso a Dio va di pari passo con l’amore, la carità, l’onestà, la giustizia, la solidarietà: «Voglio l’amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti» (Os 6,6).
La saggezza lodata da Gesù sta nel fatto che lo scriba è riuscito a tenersi fuori dalle diatribe legali dei farisei e dei sadducei dando all’amore verso Dio e verso il prossimo la precedenza sui sacrifici e sugli innumerevoli precetti mosaici. Le scuole giudaiche contavano ben 248 precetti positivi e 365 precetti negativi rendendo in questo modo impraticabile e asfissiante la vita religiosa.
«Gesù vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: “Non sei lontano dal regno di Dio”»: è la prima volta che Gesù loda la ‘sapienza’ degli «uomini del libro». La figura di questo scriba può essere accostata a quella di Giuseppe d’Arimatea, l’autorevole membro del sinedrio, che «aspettava anche lui il regno di Dio» (Mc 15,43). In Matteo (13,52), Gesù fa bene intendere che lo scriba divenuto suo discepolo conosce, possiede e amministra tutta la ricchezza dell’antica alleanza, accresciuta e perfezionata dagli insegnamenti della nuova alleanza. Lo scriba non è «lontano dal regno di Dio», perché è una «realtà vicina, presente nella stessa persona, nell’opera redentrice di Gesù. Questa redenzione, manifestazione suprema di amore, sta per compiersi appunto, tra breve, a Gerusalemme. Non c’è altro criterio che possa indicare all’uomo la sua vicinanza o lontananza dal regno di Dio se non la sua sincera disponibilità o il suo ostinato rifiuto davanti alla suprema legge dell’amore, proposta da Gesù» (R. Scognamiglio).
L’assenso dello scriba sembra mettere a tacere una volta per tutte gli avversari di Gesù, ma è soltanto una pausa. Di lì a poco i sommi sacerdoti e gli scribi cercheranno «il modo di impadronirsi di lui con inganno, per ucciderlo» (Mc 14,1).
L’insegnamento di Gesù sull’amore troverà profonde radici nella vita delle primitive comunità cristiane tanto che Paolo scrivendo ai cristiani di Roma dirà loro: «Non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole; perché chi ama il suo simile ha adempiuto la legge. Infatti il precetto: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare e qualsiasi altro comandamento, si riassume in queste parole: Amerai il prossimo tuo come te stesso. L’amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l’amore» (Rom 13,9-10).

Io credo in Dio - Catechismo della Chiesa Cattolica 199-202: “Io credo in Dio”: questa prima affermazione della professione di fede è anche la più importante, quella fondamentale. Tutto il Simbolo parla di Dio, e, se parla anche dell’uomo e del mondo, lo fa in rapporto a Dio. Gli articoli del Credo dipendono tutti dal primo, così come i Comandamenti sono l’esplicitazione del primo. Gli altri articoli ci fanno meglio conoscere Dio, quale si è rivelato progressivamente agli uomini. “Giustamente quindi i cristiani affermano per prima cosa di credere in Dio”.
“Io credo in un solo Dio”. Con queste parole incomincia il Simbolo di Nicea-Costantinopoli. La confessione della Unicità di Dio, che ha la sua radice nella Rivelazione divina nell’Antica Alleanza, è inseparabile da quella dell’esistenza di Dio ed è altrettanto fondamentale. Dio è Unico: non c’è che un solo Dio: “La fede cristiana crede e professa un solo Dio, unico per natura, per sostanza e per essenza”.
A Israele, suo eletto, Dio si è rivelato come l’Unico: “Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è Uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze” (Dt 6,4-5). Per mezzo dei profeti, Dio invita Israele e tutte le nazioni a volgersi a lui, l’Unico: “Volgetevi a me e sarete salvi, paesi tutti della terra, perché io sono Dio; non ce n’è altri... davanti a me si piegherà ogni ginocchio, per me giurerà ogni lingua. Si dirà: Solo nel Signore si trovano vittoria e potenza” (Is 45,22-24).
Gesù stesso conferma che Dio è “l’unico Signore” e che lo si deve amare con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente, con tutte le forze. Nello stesso tempo lascia capire che egli pure è “il Signore”. Confessare che “Gesù è Signore” è lo specifico della fede cristiana. Ciò non contrasta con la fede nel Dio Unico. Credere nello Spirito Santo “che è Signore e dà la Vita” non introduce alcuna divisione nel Dio unico:
Crediamo fermamente e confessiamo apertamente che uno solo è il vero Dio, eterno e immenso, onnipotente, immutabile, incomprensibile e ineffabile, Padre, Figlio e Spirito Santo: tre Persone, ma una sola Essenza, Sostanza, cioè Natura assolutamente semplice.

Gesù e Israele - Catechismo della Chiesa Cattolica 574-575: Fin dagli inizi del ministero pubblico di Gesù, alcuni farisei e alcuni sostenitori di Erode, con dei sacerdoti e degli scribi, si sono accordati per farlo morire. Per certe sue azioni, [Cacciata di demoni, cf Mt 12,24; perdono dei peccati, cf Mc 2,7; guarigioni in giorno di sabato, cf Mc 3,1-6; interpretazione originale dei precetti di purità della Legge, cf Mc 7,14-23; familiarità con i pubblicani e i pubblici peccatori, cf Mc 2,14-17] Gesù è apparso ad alcuni malintenzionati sospetto di possessione demoniaca. Lo si accusa di bestemmia e di falso profetismo, crimini religiosi che la Legge puniva con la pena di morte sotto forma di lapidazione.
Molte azioni e parole di Gesù sono dunque state un “segno di contraddizione” (Lc 2,34) per le autorità religiose di Gerusalemme, quelle che il Vangelo di san Giovanni spesso chiama “i Giudei”, ancor più che per il comune popolo di Dio (Gv 7,48-49). Certamente, i suoi rapporti con i farisei non furono esclusivamente polemici. Ci sono dei farisei che lo mettono in guardia in ordine al pericolo che corre. Gesù loda alcuni di loro, come lo scriba di Mc 12,34 , e mangia più volte in casa di farisei. Gesù conferma dottrine condivise da questa élite religiosa del popolo di Dio: la risurrezione dei morti, le forme di pietà (elemosina, preghiera e digiuno),  e l’abitudine di rivolgersi a Dio come Padre, la centralità del comandamento dell’amore di Dio e del prossimo.

“Amerai il prossimo tuo come te stesso” - Catechismo della Chiesa Cattolica 2196: Rispondendo alla domanda rivoltagli sul primo dei comandamenti, Gesù disse: «Il primo è: “Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l’unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. E il secondo è questo: “Amerai il prossimo tuo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più importante di questo» (Mc 12,29-31).
L’Apostolo san Paolo lo richiama: «Chi ama il suo simile ha adempiuto la legge. Infatti, il precetto: “non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare” e qualsiasi altro comandamento, si riassumono in queste parole: “Amerai il prossimo tuo come te stesso”. L’amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l’amore» (Rm 13,8-10 ).

Deus Caritas est n. 1: Abbiamo creduto all’amore di Dio - così il cristiano può esprimere la scelta fondamentale della sua vita. All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva. Nel suo Vangelo Giovanni  aveva espresso quest’avvenimento con le seguenti parole: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui ... abbia la vita eterna» (3,16). Con la centralità dell’amore, la fede cristiana ha accolto quello che era il nucleo della fede d’Israele e al contempo ha dato a questo nucleo una nuova profondità e ampiezza. L’Israelita credente, infatti, prega ogni giorno con le parole del Libro del Deuteronomio , nelle quali egli sa che è racchiuso il centro della sua esistenza: «Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze» (6,4-5). Gesù ha unito, facendone un unico precetto, il comandamento dell’amore di Dio con quello dell’amore del prossimo, contenuto nel Libro del Levitico: «Amerai il tuo prossimo come te stesso» (19,18; cfr Mc 12,29-31). Siccome Dio ci ha amati per primo (cfr 1Gv 4,10), l’amore adesso non è più solo un «comandamento », ma è la risposta al dono dell’amore, col quale Dio ci viene incontro.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** «I comandamenti rappresentano … la condizione di base per l’amore del prossimo; essi ne sono al contempo la verifica. Sono la prima tappa necessaria nel cammino verso la libertà, il suo inizio: “La prima libertà - scrive sant’Agostino - consiste nell’essere esenti da crimini... come sarebbero l’omicidio, l’adulterio, la fornicazione, il furto, la frode, il sacrilegio e così via. Quando uno comincia a non avere questi crimini (e nessun cristiano deve averli), comincia a levare il capo verso la libertà, ma questo non è che l’inizio della libertà, non la libertà perfetta…”» (Veritatis splendor 13).
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: O Dio, che nella tua provvidenza tutto disponi secondo il tuo disegno di salvezza, allontana da noi ogni male e dona ciò che giova al nostro vero bene. Per il nostro Signore Gesù Cristo...