26 Giugno 2018

Martedì XII Settimana T. O.


Oggi Gesù ci dice: «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro» (Vangelo).

Dal Vangelo secondo Matteo 7,6.12-14: Tre indicazioni per un buon cristianesimo. La prima è quella di non dare le cose sante ai cani e di non gettare le perle davanti ai porci, al di là degli epiteti la lezione è chiara: prudenza e discernimento, la Parola di Dio e i sacramenti sono tesori inestimabili che non vanno dati al primo venuto. La seconda è la carità verso il prossimo, senza interessi o usura. La terza è l’intelligenza di saper trovare e imboccare la via che conduce alla vita, per non finire nel numero di quei molti che si perdono.

Non date le cose sante ai cani: Giuseppe Barbaglio: Certo un detto enigmatico, così staccato dal contesto di origine. Probabilmente Gesù intese mettere in guardia i discepoli mandati in missione dal presentare la predicazione evangelica a un pubblico impreparato a comprenderla. Oltre che sterile, essa produrrebbe una reazione violenta. L’esperienza della chiesa dovette confermarlo. È probabile poi che questa parola del Signore giustificasse la disciplina dell’arcano, per cui si teneva accuratamente segreta la celebrazione eucaristica dallo sguardo indiscreto dei non credenti per evitare equivoci. A questo proposito si introdusse la prima parte della massima: Non date ai cani ciò che è sacro. Matteo l’assume nel contesto del discorso della montagna. Non è azzardato supporre che le perle rappresentino le parole di Cristo da lui redatte.

Cani, porci e perle: Nell’accezione giudaica i “cani” «erano ritenuti i pagani, lontani dalla vera fede e misconoscitori dichiarati della rivelazione di Dio nonché impuri e idolatri. Per estensione erano anche tutti i non Israeliti, che non condividevano la fede nell’unico Signore di Israele. Addirittura Paolo., che pure viene definito l’apostolo dei gentili e dei pagani, esclama: “Guardatevi dai cani; guardatevi dai cattivi operai” (Fil 3, 2). Sarebbe ancora più esatto affermare che i “cani” non sono semplicemente i non Israeliti o i non credenti, ma tutti coloro che oltre che a non credere si oppongono categoricamente alla verità, nonostante l’evidenza della misericordia di Dio e della sua volontà di recupero nei loro confronti. I “cani” sono i miscredenti ostinati e avversi» (Franco Scarpitta). I porci per gli ebrei, secondo Deuteronomio e Levitico erano considerati animali impuri  perché, pur avendo l’unghia bipartita, non rumina. Pertanto non deve essere consumata la sua carne e neppure toccata la sua carcassa, e, naturalmente, per loro, rappresentavano quanto di più ripugnante si potesse pensare. Le perle erano uno tra gli oggetti più preziosi. Gesù usa la perla per indicare il Regno dei cieli: "II regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra” (Mt 13,45-46).

Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti - La regola aurea - Kurt Zisler: Detto sapienziale sulla bocca eli Gesù che riassume il comandamento dell’amore (Lc 6,31; Mt 7,12). La regola scaturisce dall’esperienza delle difficoltà del singolo. Si deve concedere all’altro ciò che si auspica per sé quando ci si trova nella stessa situazione in cui lui è quando lo si incontra. Rabbi Hillel formulò in negativo: “non nuocerai al tuo prossimo”.

Entrate per la porta stretta - Angelico Poppi (I Quattro Vangeli): L’immagine delle due porte, stretta e larga, probabilmente è quella originaria. Infatti, nel passo parallelo di Luca si parla soltanto della porta stretta, benché in un contesto diverso (13, 23-24). Forse Matteo ha inserito questo detto alla conclusione del discorso programmatico di Gesù per stimolare i credenti all’impegno nella loro adesione a Cristo. La comunità viveva in un periodo difficile di persecuzioni dall’esterno, ma anche di tiepidezza e di torpore all’interno. Matteo, il più moralista degli evangelisti, animato da zelo pastorale, cerca di spronare i credenti per una ripresa morale, per una condotta di vita più coerente alle istanze del vangelo.
L’insegnamento di Gesù è molto esigente e impegnativo; tuttavia, per giungere alla salvezza eterna è necessario seguirlo sul cammino difficile che porta al Calvario. Ora, sono pochi quelli che trovano la porta stretta e che si sforzano seriamente di percorrere la via angusta che conduce alla vita (v. 14). Bisogna quindi imitare Gesù, seguirlo sulla via della sofferenza e della persecuzione, per entrare nel regno dei cieli.

La porta stretta - Giovanni Paolo II  (Omelia, 20 Agosto 1980): Nel Vangelo Gesù ricorda che tutti siamo chiamati alla salvezza ed a vivere con Dio, perché di fronte alla salvezza non vi sono persone privilegiate. Tutti devono passare per la porta stretta della rinuncia e del dono di sé. La lettura profetica espone con vive immagini il disegno che Dio ha di raccogliere nell’unità tutti gli uomini, per farli partecipi della sua gloria. Quella tratta dal Nuovo Testamento esorta a sopportare le prove come purificazione proveniente dalle mani di Dio, “perché il Signore corregge colui che ama” (Eb 12,6; Pr 3,12). Ma i motivi di tali letture si possono dire concentrati tutti nel brano evangelico.
L’interpellanza circa il problema fondamentale dell’esistenza: “Signore, sono pochi quelli che si salvano?” (Lc 13,23), non ci può lasciare indifferenti. A tale domanda Gesù non risponde direttamente, ma esorta alla serietà dei propositi e delle scelte: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non vi riusciranno” (Lc 13,24). Il grave problema acquista sulle labbra di Gesù un’angolazione personale, morale, ascetica. Egli afferma con vigore che il raggiungimento della salvezza richiede sacrificio e lotta. Per entrare per quella porta stretta, bisogna, afferma letteralmente il testo greco, “agonizzare”, cioè lottare vivacemente con ogni forza, senza sosta, e con fermezza di orientamento. Il testo parallelo di Matteo sembra ancor oggi più categorico: “Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via, che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta, invece, è la porta e angusta la via che conduce alla vita e quanti pochi sono quelli che la trovano” (Mt 7,13-14).
La porta stretta è anzitutto l’accettazione umile, nella fede pura e nella fiducia serena, della parola di Dio, delle sue prospettive sulle nostre persone, sul mondo e sulla storia; è l’osservanza della legge morale, come manifestazione della volontà di Dio, in vista di un bene superiore che realizza la nostra vera felicità; è l’accettazione della sofferenza come mezzo di espiazione e di redenzione per sé e per gli altri, e quale espressione suprema di amore; la porta stretta è, in una parola, l’accoglienza della mentalità evangelica, che trova nel discorso della montagna la più pura enucleazione.
Bisogna, insomma, percorrere la via tracciata da Gesù e passare per quella porta che è egli stesso: “Io sono la porta; se uno entra attraverso di me sarà salvo” (Gv 10,9). Per salvarsi bisogna prendere come lui la nostra croce, rinnegare noi stessi nelle nostre aspirazioni contrarie all’ideale evangelico e seguirlo nel suo cammino: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua” (Lc 9,23).

Camminiamo allora sulla via che conduce alla vita: Benedetto XVI (Omelia, 22 Marzo 2008): Gesù appare come il nuovo Pastore, quello definitivo che porta a compimento ciò che Mosè aveva fatto: Egli ci conduce fuori dalle acque mortifere del mare, fuori dalle acque della morte. Possiamo in questo contesto ricordarci che Mosè dalla madre era stato messo in un cestello e deposto nel Nilo. Poi, per la provvidenza di Dio, era stato tirato fuori dall’acqua, portato dalla morte alla vita, e così - salvato egli stesso dalle acque della morte - poteva condurre gli altri facendoli passare attraverso il mare della morte. Gesù è per noi disceso nelle acque oscure della morte. Ma in virtù del suo sangue, ci dice la Lettera agli Ebrei, è stato fatto tornare dalla morte: il suo amore si è unito a quello del Padre e così dalla profondità della morte Egli ha potuto salire alla vita. Ora eleva noi dalla morte alla vita vera. Sì, è ciò che avviene nel Battesimo: Egli ci tira su verso di sé, ci attira dentro la vera vita. Ci conduce attraverso il mare spesso così oscuro della storia, nelle cui confusioni e pericoli non di rado siamo minacciati di sprofondare. Nel Battesimo ci prende come per mano, ci conduce sulla via che passa attraverso il Mar Rosso di questo tempo e ci introduce nella vita duratura, in quella vera e giusta. Teniamo stretta la sua mano! Qualunque cosa succeda o ci venga incontro, non abbandoniamo la sua mano! Camminiamo allora sulla via che conduce alla vita.

Entrate per la porta stretta - Papa Francesco (Angelus, 25 Agosto 2013): Che cosa vuol dire Gesù? Qual è la porta per la quale dobbiamo entrare? E perché Gesù parla di una porta stretta? L’immagine della porta ritorna varie volte nel Vangelo e richiama quella della casa, del focolare domestico, dove troviamo sicurezza, amore, calore. Gesù ci dice che c’è una porta che ci fa entrare nella famiglia di Dio, nel calore della casa di Dio, della comunione con Lui. Questa porta è Gesù stesso (cfr. Gv 10,9). Lui è la porta. Lui è il passaggio per la salvezza. Lui ci conduce al Padre. E la porta che è Gesù non è mai chiusa, questa porta non è mai chiusa, è aperta sempre e a tutti, senza distinzione, senza esclusioni, senza privilegi. Perché, sapete, Gesù non esclude nessuno. Qualcuno di voi forse potrà dirmi: “Ma, Padre, sicuramente io sono escluso, perché sono un gran peccatore: ho fatto cose brutte, ne ho fatte tante, nella vita”. No, non sei escluso! Precisamente per questo sei il preferito, perché Gesù preferisce il peccatore, sempre, per perdonarlo, per amarlo. Gesù ti sta aspettando per abbracciarti, per perdonarti. Non avere paura: Lui ti aspetta. Animati, fatti coraggio per entrare per la sua porta. Tutti sono invitati a varcare questa porta, a varcare la porta della fede, ad entrare nella sua vita, e a farlo entrare nella nostra vita, perché Lui la trasformi, la rinnovi, le doni gioia piena e duratura. Al giorno d’oggi passiamo davanti a tante porte che invitano ad entrare promettendo una felicità che poi noi ci accorgiamo che dura un istante soltanto, che si esaurisce in se stessa e non ha futuro. Ma io vi domando: noi per quale porta vogliamo entrare? E chi vogliamo far entrare per la porta della nostra vita? Vorrei dire con forza: non abbiamo paura di varcare la porta della fede in Gesù, di lasciarlo entrare sempre di più nella nostra vita, di uscire dai nostri egoismi, dalle nostre chiusure, dalle nostre indifferenze verso gli altri. Perché Gesù illumina la nostra vita con una luce che non si spegne più. Non è un fuoco d’artificio, non è un flash! No, è una luce tranquilla che dura sempre e ci da pace. Così è la luce che incontriamo se entriamo per la porta di Gesù. Certo quella di Gesù è una porta stretta, non perché sia una sala di tortura. No, non per quello! Ma perché ci chiede di aprire il nostro cuore a Lui, di riconoscerci peccatori, bisognosi della sua salvezza, del suo perdono, del suo amore, di avere l’umiltà di accogliere la sua misericordia e farci rinnovare da Lui. Gesù nel Vangelo ci dice che l’essere cristiani non è avere un’«etichetta»! Io domando a voi: voi siete cristiani di etichetta o di verità? E ciascuno si risponda dentro! Non cristiani, mai cristiani di etichetta! Cristiani di verità, di cuore. Essere cristiani è vivere e testimoniare la fede nella preghiera, nelle opere di carità, nel promuovere la giustizia, nel compiere il bene. Per la porta stretta che è Cristo deve passare tutta la nostra vita. Alla Vergine Maria, Porta del Cielo, chiediamo che ci aiuti a varcare la porta della fede, a lasciare che il suo Figlio trasformi la nostra esistenza come ha trasformato la sua per portare a tutti la gioia del Vangelo.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** “Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano” (Mt 7,13-14).
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Dona al tuo popolo, o Padre, di vivere sempre nella venerazione e nell’amore per il tuo santo nome, poiché tu non privi mai della tua guida coloro che hai stabilito sulla roccia del tuo amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo...