15 Giugno 2018

Venerdì X Settimana T. O.


Oggi Gesù ci dice: “Risplendete come astri nel mondo, tenendo alta la parola di vita” (Fil 2,15d.16a - Acclamazione al Vangelo).

Dal Vangelo secondo Matteo 5,27-32: Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.

L’adulterio - Ortensio Da Spinetoli: La seconda antitesi si riferisce all’unità familiare nel matrimonio, minacciata non soltanto dall’adulterio, ma anche dallo sguardo lussurioso. Il brano si articola in due parti: vv. 27-28, l’antitesi propriamente detta; vv. 29-30, i detti dell’occhio e della mano, aggiunti come spiegazione. Il desiderio della donna altrui era già proibito dal nono comandamento (Es 20,17; Dt 5,21a). La formulazione dell’antitesi nel v. 28 è affine al testo dei LXX, dove l’accento cade sul pensiero concupiscente, mentre il testo ebraico proibisce il desiderio di possedere la donna altrui, anche con la violenza. La novità del comando di Gesù rispetto al sesto comandamento (Es 20,14; Dt 5,18) consiste nella sua trasposizione da un livello legale a quello più profondo dell’atteggiamento del cuore. Egli con spontaneità e sovrana libertà prende qui posizione in favore della donna, spesso umiliata e oppressa nella società maschilista semitica. Il nuovo ordinamento del regno esige una pari dignità tra l’uomo e la donna, che escluda ogni discriminazione ed elimini il desiderio illegittimo dello sfruttamento egoistico di un’altra persona, come se fosse un oggetto a servizio del proprio capriccio.

L’adulterio - M.-F. Lacan: Se il decalogo, e, dopo di esso, i profeti condannano in modo assoluto l’adulterio, la fedeltà che si esige dai due sposi nel matrimonio sarà pienamente rivelata solo da Cristo. Ma la fedeltà totale che si esigeva dalla donna fin dall’antica alleanza può simboleggiare quella che Dio si aspetta dal suo popolo; cosi i profeti condannano l’infedeltà all’alleanza come un adulterio spirituale.
1. Matrimonio e adulterio. - Interdetto (Es 20,14; Deut 5,18; Ger 7,9; Mal 3,5), l’adulterio riceve nella legge una definizione limitata: è l’atto che viola l’appartenenza di una donna al marito o al fidanzato (Lev 20,10; Deut 22,22ss). La donna appare come cosa dell’uomo (Es 20,17) piuttosto che come persona con la quale egli non fa che uno, nella fedeltà di un amore reciproco (Gen 2,23s). Questo abbassamento della donna è legato alla comparsa della poligamia, che si ricollega a un discendente di Caino, caratterizzato dalla violenza (Gen 4,19). La poligamia verrà tollerata per molto tempo (Deut 21,15; cfr. 17,17; Lev 18,18); tuttavia i saggi, che mettono in evidenza la gravità dell’adulterio (Prov 6,24-29; Eccli 23,22-26), invitano l’uomo a riservare il proprio amore alla donna della sua giovinezza (Prov 5,15-19; Mal 2,14s). Per di più, condannano la frequentazione delle prostitute, benché essa non renda l’uomo adultero (Prov 23,27; Eccli 9,3.6).
Gesù, la cui misericordia salva la donna adultera, pur condannandone il peccato (Gv 8,1-11), rivela tutte le dimensioni della fedeltà coniugale (Mt 5,27s.31s; 19,9 par.); essa lega sia l’uomo che la donna (Mc 10,11); li lega indissolubilmente (Mt 19,6) e intimamente (Mt 5,28); sposarsi dopo un divorzio è commettere adulterio; è essere adultero nel proprio cuore desiderare di unirsi a un altro che non sia il proprio coniuge.
Per evitare questo peccato che esclude dal regno (1Cor 6,9), Paolo ricorda che bisogna cercare nell’amore la fonte della fedeltà (Rom 13,9s). Si eviterà cosi di deturpare la santità del matrimonio (Ebr 13, 4).
2. Alleanza e adulterio. - L’alleanza che deve unire l’uomo a Dio con un legame di amore fedele è presentata dai profeti sotto il simbolo di un matrimonio indissolubile (Os 2,21s; Is 54,5s); cosi, l’infedeltà, del popolo è a sua volta stigmatizzata come un adulterio e una prostituzione (Os 2,4), perché il popolo si abbandona al culto degli idoli come una prostituta si dà ai propri amanti, per interesse (Os 2,7; 4,10; Ger 5,7; 13,27; Ez 23,43ss; Is 57,3).
Gesù riprende l’immagine per condannare la mancanza di fede; chiama «generazione adultera» gli increduli che esigono dei segni e gli infedeli che arrossiscono di lui e del suo vangelo (Mt 12,39; 16,4; Mc 8,38).
San Giacomo, a sua volta, definisce adulterio ogni compromesso tra l’amore di Dio e quello del mondo (Giac. 4,4). Attraverso queste condanne, viene messa in luce la fedeltà assoluta che è nello stesso tempo il frutto e l’esigenza dell’amore.

il Divorzio - Christa Breuer: Il matrimonio in Israele era per principio dissolubile, ma soltanto da parte del marito. Motivi per il divorzio potevano essere la mancanza di figli, l’adulterio, disaffezione o incompatibilità. Ma già l’Antico Testamento si pone contro questa prassi (Dt 22,13-19.28s), anche se il diritto di divorzio non viene negato. In caso di divorzio, alla donna viene dato un libello di ripudio quale prova del suo licenziamento. Secondo le affermazioni del Nuovo Testamento, il divorzio non è permesso, dal momento che l’uomo e la donna, secondo il racconto della creazione, diventano nel matrimonio “una carne” e nel carattere creazionale del matrimonio è fondata l’unità, per tutta la durata della vita, dell’uomo e della donna (cf. Mt 19,3-8). Soltanto la morte scioglie il vincolo matrimoniale, cosicché il secondo matrimonio di un partner divorziato, o il matrimonio di divorziati è considerato adulterio (Lc 16,18). 

Le offese alla dignità del matrimonio - Catechismo della Chiesa Cattolica

2380 L’adulterio. Questa parola designa l’infedeltà coniugale. Quando due partner, di cui almeno uno è sposato, intrecciano tra loro una relazione sessuale, anche episodica, commettono un adulterio. Cristo condanna l’adulterio anche se consumato con il semplice desiderio. Il sesto comandamento e il il Nuovo Testamento proibiscono l’adulterio in modo assoluto. I profeti ne denunciano la gravità. Nell’adulterio essi vedono simboleggiato il peccato di idolatria.

2381 L’adulterio è un’ingiustizia. Chi lo commette vien meno agli impegni assunti. Ferisce quel segno dell’Alleanza che è il vincolo matrimoniale, lede il diritto dell’altro coniuge e attenta all’istituto del matrimonio, violando il contratto che lo fonda. Compromette il bene della generazione umana e dei figli, i quali hanno bisogno dell’unione stabile dei genitori.

2384 Il divorzio è una grave offesa alla legge naturale. Esso pretende di sciogliere il patto liberamente stipulato dagli sposi, di vivere l’uno con l’altro fino alla morte. Il divorzio offende l’Alleanza della salvezza, di cui il matrimonio sacramentale è segno. Il fatto di contrarre un nuovo vincolo nuziale, anche se riconosciuto dalla legge civile, accresce la gravità della rottura: il coniuge risposato si trova in tal caso in una condizione di adulterio pubblico e permanente: «Se il marito, dopo essersi separato dalla propria moglie, si unisce ad un’altra donna, è lui stesso adultero, perché fa commettere un adulterio a tale donna; e la donna che abita con lui è adultera, perché ha attirato a sé il marito di un’altra».

2385 Il carattere immorale del divorzio deriva anche dal disordine che esso introduce nella cellula familiare e nella società. Tale disordine genera gravi danni: per il coniuge, che si trova abbandonato; per i figli, traumatizzati dalla separazione dei genitori, e sovente contesi tra questi; per il suo effetto contagioso, che lo rende una vera piaga sociale.

2386 Può avvenire che uno dei coniugi sia vittima innocente del divorzio pronunciato dalla legge civile; questi allora non contravviene alla norma morale. C’è infatti una differenza notevole tra il coniuge che si è sinceramente sforzato di rimanere fedele al sacramento del Matrimonio e si vede ingiustamente abbandonato, e colui che, per sua grave colpa, distrugge un matrimonio canonicamente valido.

Benedetto XVI (Discorso 4 Aprile 2008): In un contesto culturale segnato da un crescente individualismo, dall’edonismo e, troppo spesso, anche da mancanza di solidarietà e di adeguato sostegno sociale, la libertà umana, di fronte alle difficoltà della vita, è portata nella sua fragilità a decisioni in contrasto con l’indissolubilità del patto coniugale o con il rispetto dovuto alla vita umana appena concepita ed ancora custodita nel seno materno. Divorzio e aborto sono scelte di natura certo differente, talvolta maturate in circostanze difficili e drammatiche, che comportano spesso traumi e sono fonte di profonde sofferenze per chi le compie. Esse colpiscono anche vittime innocenti: il bambino appena concepito e non ancora nato, i figli coinvolti nella rottura dei legami familiari. In tutti lasciano ferite che segnano la vita indelebilmente. Il giudizio etico della Chiesa a riguardo del divorzio e dell’aborto procurato è chiaro e a tutti noto: si tratta di colpe gravi che, in misura diversa e fatta salva la valutazione delle responsabilità soggettive, ledono la dignità della persona umana, implicano una profonda ingiustizia nei rapporti umani e sociali e offendono Dio stesso, garante del patto coniugale ed autore della vita. E tuttavia la Chiesa, sull’esempio del suo Divino Maestro, ha sempre di fronte le persone concrete, soprattutto quelle più deboli e innocenti, che sono vittime delle ingiustizie e dei peccati, ed anche quegli altri uomini e donne, che avendo compiuto tali atti si sono macchiati di colpe e ne portano le ferite interiori, cercando la pace e la possibilità di una ripresa.
A queste persone la Chiesa ha il dovere primario di accostarsi con amore e delicatezza, con premura e attenzione materna, per annunciare la vicinanza misericordiosa di Dio in Gesù Cristo. È lui infatti, come insegnano i Padri, il vero Buon Samaritano, che si è fatto nostro prossimo, che versa l’olio e il vino sulle nostre piaghe e che ci conduce nella locanda, la Chiesa, in cui ci fa curare, affidandoci ai suoi ministri e pagando di persona in anticipo per la nostra guarigione. Sì, il vangelo dell’amore e della vita è anche sempre vangelo della misericordia, che si rivolge all’uomo concreto e peccatore che noi siamo, per risollevarlo da qualsiasi caduta, per ristabilirlo da qualsiasi ferita. Il mio amato predecessore, il Servo di Dio Giovanni Paolo II, di cui abbiamo appena celebrato il terzo anniversario della morte, , inaugurando il nuovo santuario della Divina Misericordia a Cracovia ebbe a dire: «Non esiste per l’uomo altra fonte di speranza, al di fuori della misericordia di Dio» (17 agosto 2002). A partire da questa misericordia la Chiesa coltiva un’indomabile fiducia nell’uomo e nella sua capacità di riprendersi. Essa sa che, con l’aiuto della grazia, la libertà umana è capace del dono di sé definitivo e fedele, che rende possibile il matrimonio di un uomo e una donna come patto indissolubile, che la libertà umana anche nelle circostanze più difficili è capace di straordinari gesti di sacrificio e di solidarietà per accogliere la vita di un nuovo essere umano. Così si può vedere che i “no” che la Chiesa pronuncia nelle sue indicazioni morali e sui quali talvolta si ferma in modo unilaterale l’attenzione dell’opinione pubblica, sono in realtà dei grandi “sì” alla dignità della persona umana, alla sua vita e alla sua capacità di amare. Sono l’espressione della fiducia costante che, nonostante le loro debolezze, gli esseri umani sono in grado di corrispondere alla altissima vocazione per cui sono stati creati: quella di amare.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** I “no” che la Chiesa pronuncia nelle sue indicazioni morali e sui quali talvolta si ferma in modo unilaterale l’attenzione dell’opinione pubblica, sono in realtà dei grandi “sì” alla dignità della persona umana, alla sua vita e alla sua capacità di amare.
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: O Dio, sorgente di ogni bene, ispiraci propositi giusti e santi e donaci il tuo aiuto, perché possiamo attuarli nella nostra vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo...