27 Maggio 2018

Santissima Trinità


Oggi Gesù ci dice: «Battezzate tutti i popoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Vangelo).  

Dal Vangelo secondo Matteo 28,16-20: La liturgia è tesa a sottolineare particolarmente un messaggio: Dio ama l’uomo e conseguentemente gli manifesta e gli dona se stesso, unico e infinito tesoro di ricchezza e di beatitudine. Quindi, la motivazione è esclusivamente l’amore e la liturgia lo sottolinea ripetutamente: “Grande è il suo amore per noi.” (Ant. Ingr.); “Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà.” (I Lettura); “Il Dio dell’amore e della pace sarà con voi.”. E infine il Vangelo: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito”. La rivelazione del mistero di Dio, Uno e Trino, rivelazione la cui pienezza avviene nella persona e nelle opere di Gesù, trova ragione soltanto nell’infinito amore con cui Dio ama l’uomo. E l’uomo porta in sé il sigillo di questo grande mistero: “Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza” (1Gen 1,26). Facciamo, questo plurale esprime la maestà e la ricchezza interiore di Dio, il cui nome comune in ebraico è di forma plurale (Elohim). Così si trova preparata l’interpretazione dei Padri, che hanno visto insinuata qui la Trinità.

Trinità - Si può affermare con il Catechismo della Chiesa Cattolica che il «mistero della Santissima Trinità è il mistero centrale della fede e della vita cristiana. È il mistero di Dio in se stesso. È quindi la sorgente di tutti gli altri misteri della fede; è la luce che li illumina. È l’insegnamento più fondamentale ed essenziale nella “gerarchia delle verità” di fede. “Tutta la storia della salvezza è la storia del rivelarsi del Dio vero e unico: Padre, Figlio e Spirito Santo, il quale riconcilia e unisce a sé coloro che sono separati dal peccato”» (234).
La rivelazione del mistero di Dio Uno e Trino conosce il passo cadenzato della riflessione, della preghiera ardente e dell’attesa che lo stesso mistero divino si manifesti e si riveli all’uomo.
Adombrato nell’Antico Testamento, soltanto nella pienezza dei tempi, mediante Gesù Cristo, Dio fa conoscere il mistero della sua ricchezza interiore, della sua ricca personalità.
In questa piena rivelazione Dio è conosciuto come Padre, come Figlio e come Spirito Santo, per cui «la fede cattolica venera un solo Dio nella Trinità, e la Trinità nell’unità» (Leone XIII).
Il Nuovo Testamento contiene in modo inequivocabile la sostanza della dottrina trinitaria; anche se non conosce il termine «trinità» applicato a Dio: il termine appare per la prima volta nelle opere di san Teofilo di Antiochia (intorno al 180 d. C.) nella forma greca Triàs.
Numerosissimi testi neotestamentari sono il fondamento della fede nella Trinità. Per esempio, l’evangelista Matteo chiude il suo vangelo con una formula battesimale interamente trinitaria: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo» (Mt 28,19).
Nel vangelo di Giovanni il discorso di Gesù dopo la Cena espone chiaramente i rapporti che intercorrono fra le tre persone divine: «Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto» ( Gv 14,26).
Altre due volte Gesù dirà: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me» (Gv 15,26) e lo Spirito della verità «mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve l’annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve l’annuncerà» (Gv 16,14-15).
L’Apostolo Paolo per chiudere la seconda lettera ai Corinzi usa un saluto trinitario: «La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi» (2Cor 13,13). Così l’Apostolo Pietro nel saluto iniziale della sua prima lettera: «[...] ai fedeli [...] scelti secondo il piano stabilito da Dio Padre, mediante lo Spirito che santifica, per obbedire a Gesù Cristo e per essere aspersi dal suo sangue» (1Pt 1,1-2). Oltre a questi testi «trinitari», molti altri dati del Nuovo Testamento conducono alla formulazione della dottrina trinitaria. Da una parte, essi insistono sull’unicità assoluta di Dio, ed escludono l’esistenza di più dèi; dall’altra, molti testi collocano il Cristo e lo Spirito Santo sul medesimo piano di Dio. Così l’opera di Cristo è eguagliata più di una volta all’opera del Padre e dello Spirito Santo, che, a sua volta, non è più solo un modo per esprimere l’attività divina, ma un vero soggetto di azione come il Padre e il Figlio, e perciò persona.
Lo Spirito Santo è chiaramente collegato con il Padre e con il Figlio nella scena del Battesimo di Gesù nel quale comparve in forma di colomba sia nei Sinottici sia nel vangelo di Giovanni. E se i primi tre vangeli sono meno espliciti del quarto sul legame che collega lo Spirito Santo e Gesù, tuttavia non lo ignorano: è infatti lo Spirito Santo che ha reso Maria Madre di Dio.
Le discussioni teologiche ci hanno abituato a separare le Tre Persone per coglierle nella loro individuale Presenza nel mistero della salvezza: ora, se questo, per certi versi, è utile per una retta comprensione del Mistero perché lo esemplifica, dall’altra parte può fare incorrere il credente nell’errore «di confondere tra loro le persone divine o di dividere la loro natura unica» (Leone XIII).


Ortensio Da Spinetoli (I Quattro Vangeli): vv. 19-20a «Andando dunque, fate (che diventino) discepole tulle le nazioni, battezzandoli nel nome del Padre ... , insegnando loro a osservare ...». L'accento del comando cade su «fate discepole» (tmathétéusate), il solo verbo all'imperativo, mentre gli altri sono tre participi al gerundivo, «andando», «battezzando», «insegnando»; pertanto questi verbi esprimono le modalità della missione apostolica, che ha come finalità essenziale il discepolato, di cui i Dodici sono i prototipi. L'incarico implica la fondazione della chiesa quale comunità di salvezza per tutti i popoli. La missione si estende a tutte le genti (éthuè), non escluso certamente il popolo ebraico, che però non può più vantare privilegi rispetto alle nazioni pagane, ora affratellate dall’amore di Cristo. Secondo U. Luz éthnè si riferisce all’attività missionaria della chiesa ai «pagani», perché ormai era finito il tempo dell 'annuncio a Israele (L' antigiudaismo ... , p. 432). L'aggregazione di nuovi membri al popolo messianico presuppone come mezzi indispensabili l'evangelizzazione e il battesimo. «Battezzandoli»: il pronome (tautous) è al maschile e non al neutro come comporterebbe la dipendenza da «nazioni». In effetti, il battesimo riguarda i singoli individui e non le nazioni in quanto collettività.
L'esplicita formulazione trinitaria per il battesimo posta in bocca a Gesù solleva qualche difficoltà, sotto il profilo storico. Più che preoccuparsi di riferire le parole testuali pronunciate dal Risorto, Matteo si ispira alla prassi sacramentaria nella sua chiesa. È tuttavia possibile fare risalire il senso fondamentale della formula a Gesù stesso. Anche il Battista riferì al Messia il «battesimo nello Spirito» (3,11; più esplicitamente in Mc 1,8). Le tre Persone della Trinità compaiono pure nel battesimo di Gesù (3,13-17). In Paolo si hanno parecchi riscontri trinitari (cf. 1Cor 12,4-6; 2Cor 13,13; ecc.). La formula è attestata dalla Didachè (7,1). Di solito nel Nuovo Testamento ricorre l'espressione «battezzare nel nome di Gesù», per indicare l’incorporazione del credente nel Cristo risorto. Anche se sussiste qualche esitazione circa le parole pronunciate da Gesù, il contenuto
trinitario della formula battesimale non risulta del tutto anacronistico in bocca al Risorto, come appare dalla professione di fede contenuta in 2 Cor 13,13 e da altre enunciazioni che risalgono agli inizi del cristianesimo.

Il dogma della santissima Trinità - Catechismo della Chiesa Cattolica 253-255: La Trinità è Una. Noi non confessiamo tre dèi, ma un Dio solo in tre Persone: “la Trinità consustanziale” . Le Persone divine non si dividono l'unica divinità, ma ciascuna di esse è Dio tutto intero: “Il Padre è tutto ciò che è il Figlio, il Figlio tutto ciò che è il Padre, lo Spirito Santo tutto ciò che è il Padre e il Figlio, cioè un unico Dio quanto alla natura”. “Ognuna delle tre Persone è quella realtà, cioè la sostanza, l'essenza o la natura divina”.
Le Persone divine sono realmente distinte tra loro. “Dio è unico ma non solitario”. “Padre”, “Figlio” e “Spirito Santo” non sono semplicemente nomi che indicano modalità dell'Essere divino; essi infatti sono realmente distinti tra loro: “il Figlio non è il Padre, il Padre non è il Figlio, e lo Spirito Santo non è il Padre o il Figlio”. Sono distinti tra loro per le loro relazioni di origine: “È il Padre che genera, il Figlio che è generato, lo Spirito Santo che procede”. L'Unità divina è Trina.
Le Persone divine sono relative le une alle altre. La distinzione reale delle Persone divine tra loro, poiché non divide l'unità divina, risiede esclusivamente nelle relazioni che le mettono in riferimento le une alle altre: “Nei nomi relativi delle Persone, il Padre è riferito al Figlio, il Figlio al Padre, lo Spirito Santo all'uno e all'altro; quando si parla di queste tre Persone considerandone le relazioni, si crede tuttavia in una sola natura o sostanza”. Infatti “tutto è una cosa sola in loro, dove non si opponga la relazione”. “Per questa unità il Padre è tutto nel Figlio, tutto nello Spirito Santo; il Figlio tutto nel Padre, tutto nello Spirito Santo; lo Spirito Santo è tutto nel Padre, tutto nel Figlio”.

La Trinità - Benedetto XVI (Angelus 30 Maggio 2010): Dopo il tempo pasquale, concluso domenica scorsa con la Pentecoste, la Liturgia è ritornata al “tempo ordinario”. Ciò non vuol dire però che l’impegno dei cristiani debba diminuire, anzi, entrati nella vita divina mediante i Sacramenti, siamo chiamati quotidianamente ad essere aperti all’azione della Grazia, per progredire nell’amore verso Dio e il prossimo. L’odierna domenica della Santissima Trinità, in un certo senso, ricapitola la rivelazione di Dio avvenuta nei misteri pasquali: morte e risurrezione di Cristo, sua ascensione alla destra del Padre ed effusione dello Spirito Santo. La mente e il linguaggio umani sono inadeguati a spiegare la relazione esistente tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, e tuttavia i Padri della Chiesa hanno cercato di illustrare il mistero di Dio Uno e Trino vivendolo nella propria esistenza con profonda fede.
La Trinità divina, infatti, prende dimora in noi nel giorno del Battesimo: “Io ti battezzo – dice il ministro – nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. Il nome di Dio, nel quale siamo stati battezzati, noi lo ricordiamo ogni volta che tracciamo su noi stessi il segno della croce. Il teologo Romano Guardini, a proposito del segno della croce, osserva: “lo facciamo prima della preghiera, affinché … ci metta spiritualmente in ordine; concentri in Dio pensieri, cuore e volere; dopo la preghiera, affinché rimanga in noi quello che Dio ci ha donato … Esso abbraccia tutto l’essere, corpo e anima, … e tutto diviene consacrato nel nome del Dio uno e trino” (Lo spirito della liturgia. I santi segni, Brescia 2000, 125-126).
Nel segno della croce e nel nome del Dio vivente è, perciò, contenuto l’annuncio che genera la fede e ispira la preghiera. E, come nel vangelo Gesù promette agli Apostoli che “quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità” (Gv 16,13), così avviene nella liturgia domenicale, quando i sacerdoti dispensano, di settimana in settimana, il pane della Parola e dell’Eucaristia. Anche il santo Curato d’Ars lo ricordava ai suoi fedeli: “Chi ha accolto la vostra anima – diceva – al primo entrare nella vita? Il sacerdote. Chi la nutre per darle la forza di compiere il suo pellegrinaggio? Il sacerdote. Chi la preparerà a comparire innanzi a Dio, lavandola per l’ultima volta nel sangue di Gesù Cristo? … sempre il sacerdote” (Lettera di indizione dell’Anno Sacerdotale).
Cari amici, facciamo nostra la preghiera di sant’Ilario di Poitiers: “Conserva incontaminata questa fede retta che è in me e, fino al mio ultimo respiro, dammi ugualmente questa voce della mia coscienza, affinché io resti sempre fedele a ciò che ho professato nella mia rigenerazione, quando sono stato battezzato nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo” (De Trinitate, XII, 57, CCL 62/A, 627). Invocando la Beata Vergine Maria, prima creatura pienamente inabitata dalla Santissima Trinità, domandiamo la sua protezione per proseguire bene il nostro pellegrinaggio terreno.


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** “Conserva incontaminata questa fede retta che è in me e, fino al mio ultimo respiro, dammi ugualmente questa voce della mia coscienza, affinché io resti sempre fedele a ciò che ho professato nella mia rigenerazione, quando sono stato battezzato nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo” (De Trinitate, XII, 57, CCL 62/A, 627).
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Padre, fedele e misericordioso, che ci hai rivelato il mistero della tua vita donandoci il Figlio unigenito e lo Spirito di amore, sostieni la nostra fede e ispiraci sentimenti di pace e di speranza, perché riuniti nella comunione della tua Chiesa benediciamo il tuo nome glorioso e santo. Per il nostro Signore Gesù Cristo...