20 Maggio 2018

Domenica di Pentecoste

Oggi Gesù ci dice: «Vieni, Santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore» (Canto al Vangelo).  

Dal Vangelo secondo Giovanni 15,26-27; 16,12-15: Lo Spirito Santo, principio vivificante (Cf. Gv 6,3; 2Cor 3,6), corroborerà gli Apostoli e donerà loro coraggio e franchezza per annunciare la Parola di Dio (Cf. Ef 3,16; At 4,1). Inoltre, sarà la forza dinamica che spingerà i discepoli fino agli estremi confini della terra perché a tutti gli uomini possa giungere il Vangelo di Cristo.

Quando verrà lo Spirito di verità che procede dal Padre - I due brani che compongono il Vangelo di questa Domenica fanno parte di quel lungo discorso di addio che Gesù rivolge ai discepoli prima di incamminarsi verso il Getsèmani.
Bisogna ricordare anche che le parole di Gesù proferite durante la celebrazione dell’ultima Pasqua si trovano in un contesto di persecuzione sia per Lui che per gli Apostoli.
Nel primo brano, Gv 15,26-27, Gesù promette agli Apostoli di mandare loro il Paràclito, l’Intercessore. Come ci suggerisce la prima lettura, Atti 2,1-11, questa promessa si compie perfettamente mentre stava compiendosi il giorno di Pentecoste. Il termine Paràclito si incontra solo nei discorsi d’addio di Gesù (Cf. Gv 14,16.26; 15,26; 16,7).  Nella tradizione cristiana, di volta in volta, il termine è stato inteso come Intercessore, Avvocato, Consolatore. In 1Gv 2,1 Gesù Cristo viene chiamato Paràclito, che da molti è tradotto come Avvocato.
Il Paràclito è mandato dal Padre per intercessione di Gesù. L’evangelista Giovanni, in questi versetti, presenta Gesù strettamente unito a Dio e «quasi “dipendente” da lui [v. 14,28b!]. A questo modo si illustra la loro comunione» (C. Buzzetti).
L’espressione lo Spirito di verità che procede dal Padre indica la «“missione” dello Spirito nel mondo, piuttosto che la sua “processione” dal Padre in seno alla Trinità» (Bibbia di Gerusalemme).
Lo Spirito Santo, promesso e donato dal Padre e dal Figlio, sarà la guida della Chiesa e aiuterà i discepoli a dare la loro testimonianza, che nel testo sottintende il martirio; infatti, è implicita l’idea che la testimonianza è contro l’odio e l’incredulità del mondo (Cf. Gv 16,7-11). Giust’appunto, nel capitolo che segue, Gesù preannunzia ai discepoli persecuzioni e martirio: «Vi scacceranno dalle sinagoghe, anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio» (Gv 16,2).
Il motivo di tanto odio e ferocia è da ricercare nel fatto che gli Apostoli sono stati con Gesù fin dal principio. I discepoli, in vera comunione con Gesù, condivideranno la sua stessa sorte, saranno odiati perché è odiato Lui, il loro Maestro: «Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi [...]. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato» (Gv 15,20-21). L’intenzione di questa profezia poi appare chiara: Gesù vuole rimuovere dal cuore dei suoi amici lo scandalo che nascerà da queste persecuzioni, mentre essi si sarebbero aspettati il trionfo.
Nel secondo brano, Gv16,12-15, viene sottolineata l’azione dello Spirito di verità presso i discepoli: li guiderà a tutta la verità.
In questa luce, «la missione del Paràclito è parallela a quella di Gesù. Anche Lui è maestro e guida. L’ambito della guida del Paràclito è però la rivelazione di Gesù. Non è un’altra verità che viene a rivelare, ma la stessa rivelazione di Gesù, pienamente interpretata» (Giuseppe Segalla).
In questo senso va compresa anche l’espressione vi annuncerà le cose future: non rivelerà il futuro, ma darà l’intelligenza della Parola, aiuterà i discepoli a comprendere quanto già è avvenuto o è stato detto in relazione al futuro e al futuro ultimo.
Lo Spirito di verità mi glorificherà: come «Gesù glorifica il Padre [Gv 17,4] perché rivela il suo amore e la sua potenza salvifica, così lo Spirito glorifica Gesù, in quanto continua la stessa rivelazione di Gesù» (Giuseppe Segalla).
In merito alla missione dello Spirito Santo, il Catechismo della Chiesa Cattolica così insegna: «La missione di Cristo e dello Spirito Santo si compie nella Chiesa, corpo di Cristo e tempio dello Spirito Santo. Questa missione congiunta associa ormai i seguaci di Cristo alla sua comunione con il Padre nello Spirito Santo: lo Spirito prepara gli uomini, li previene con la sua grazia per attirarli a Cristo. Manifesta loro il Signore risorto, ricorda loro la sua parola, apre il loro spirito all’intelligenza della sua morte e risurrezione. Rende loro presente il mistero di Cristo, soprattutto nell’Eucarestia, al fine di riconciliarli e di metterli in comunione con Dio perché portino “molto frutto”» (n. 737).

I Lettura: Sono innumerevoli i doni con i quali lo Spirito Santo arricchisce la comunità apostolica. Tra questi eccelle il palare in lingue. Di questo fenomeno mistico vi sono due interpretazioni: o gli apostoli hanno ricevuto il dono di parlare in lingue straniere per cui furono compresi dai vari gruppi etnici convenuti a Gerusalemme; oppure essi hanno parlato in lingua, e gli astanti, illuminati interiormente, li hanno compresi. Questa ultima interpretazione sembra essere indicata dal testo lucano, che mostra gli apostoli estatici e per questo derisi da chi non è in grado di comprenderli: Maria Ignazia Danieli (Lingua in Schede Bibliche Pastorali): Nelle religioni orientali ellenistiche, glossa riveste anche il significato di espressione straniera, oscura, bisognosa di interpretazione per la lingua o per la struttura: così nei testi di Plutarco relativi ai misteri di Iside e Osiride e ai responsi della Pizia delfica: cioè accanto alla lingua parlata c’è una lingua secretior propria della mistica religiosa, che esprime in un cifrario misterioso, comprensibile solo agli iniziati, le parole degli dèi. Il singolare fenomeno del «parlare in lingua» (descritto in 1Cor. 12,14; in Atti 10,46; 19,6), connesso anche con il parlare nuove lingue di Marco 16, 17 e con il parlare altre lingue o lingue diverse di Atti 2,4 ci è noto soprattutto dalla vivida descrizione che di esso si legge nella prima lettera ai Corinti. La glossolalia costituisce, allo stesso modo del profetare, un carisma, una espressione verbale prodotta dallo Spirito (1Cor. 12; 14).
1Cor. 12,10.28.30: ... a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il discernimento degli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue... poi vengono i miracoli, poi i doni di guarigione, quelli che hanno il dono dell’assistenza, del governo, delle lingue... Tutti possiedono doni di guarigione? Tutti parlano in lingue? Tutti fanno da interpreti?
1Cor. 14,2: Chi parla in lingue non parla agli uomini, ma a Dio; infatti nessuno capisce, dicendosi cose misteriose nello Spirito.
Come afferma l’ultima frase citata, la glossolalia è una espressione non rivolta agli uomini, ma a Dio: «Che se non vi è chi interpreta, scrive Paolo, questi tali tacciano nell’assemblea, e parlino a se stessi e a Dio» (1Cor. 14,28). Questo «parlare» consiste in una preghiera, o forse anche in un canto di ringraziamento e di lode (Atti 10,46), e ha come effetto l’edificazione del carismatico, non della comunità: «Chi  parla  in  lingue  edifica  se  stesso,  chi  profetizza  edifica la chiesa... Che se tu benedici soltanto con lo spirito, colui che assiste come semplice uditore come potrebbe dire l’amen al tuo ringraziamento, dal momento che non capisce quello che dici?» (1Cor 14,4.16). Il noùs è completamente assente da questo esprimersi pneumatico (1Cor. 14,4). Il glossolalo infatti dice a se stesso e ad altri cose oscure e misteriose (Cf. 1Cor. 14,2.9.11.15ss.), emette suoni inarticolati come uno strumento suonato senza distinzione di toni (1Cor. 14,7.21), dando l’impressione di parlare in lingue straniere incomprensibili. Le effusioni incontrollate e contemporanee di molti glossolali possono dare alla comunità riunita l’aspetto di una accolta di esaltati (1Cor. 14,23.27). Le glossai costituiscono però anche un segno prodigioso della presenza di una forza soprannaturale irresistibile.
In conclusione, la glossolalia presente nella comunità di Corinto e così minuziosamente esaminata da Paolo era un esprimersi estatico ed incomprensibile, attraverso un balbettio di parole e suoni senza nesso e signi­ficato, che ha un indubbio termine di confronto nella mistica estatica dell’ellenismo. Tuttavia Paolo coglie il significato distintivo di tali manifestazioni della chiesa nascente: la glossolalia è un carisma dello Spirito santo, di cui egli stesso è gratificato:  «Grazie a Dio, io parlo in lingue molto più di tutti voi» (1Cor. 14,18; Cf. 2Cor. 12,3-4).
Peraltro l’apostolo esige che l’esercizio pubblico della glossolalia venga rigorosamente disciplinato, vagliato e rivolto all’edificazione collettiva (1Cor. 14; 1Tess. 5,19-21).
1Cor. 14,27: Quando si parla in lingue, siano in due o al massimo in tre a parlare, e per ordine, e uno faccia da interprete.
Così, se i Corinti, ancora tributari al loro passato pagano, sono inclini a ritenere la glossolalia come il fenomeno «pneumatico» per eccellenza (Cf. 1Cor. 14,37), devono ben riconoscere la superiorità del dono della profezia (1Cor. 14,1-5) e, al di sopra dei carismi transitori, devono tendere a riconoscere il dono supremo della agape (1Cor. 13).
  
Papa Francesco (Regina Caeli 4 Giugno 2015): Oggi celebriamo la grande festa della Pentecoste, che porta a compimento il Tempo Pasquale, cinquanta giorni dopo la Risurrezione di Cristo. La liturgia ci invita ad aprire la nostra mente e il nostro cuore al dono dello Spirito Santo, che Gesù promise a più riprese ai suoi discepoli, il primo e principale dono che Egli ci ha ottenuto con la sua Risurrezione. Questo dono, Gesù stesso lo ha implorato dal Padre, come attesta il Vangelo di oggi, che è ambientato nell’Ultima Cena. Gesù dice ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre» (Gv 14,15-16).
Queste parole ci ricordano anzitutto che l’amore per una persona, e anche per il Signore, si dimostra non con le parole, ma con i fatti; e anche “osservare i comandamenti” va inteso in senso esistenziale, in modo che tutta la vita ne sia coinvolta. Infatti, essere cristiani non significa principalmente appartenere a una certa cultura o aderire a una certa dottrina, ma piuttosto legare la propria vita, in ogni suo aspetto, alla persona di Gesù e, attraverso di Lui, al Padre. Per questo scopo Gesù promette l’effusione dello Spirito Santo ai suoi discepoli. Proprio grazie allo Spirito Santo, Amore che unisce il Padre e il Figlio e da loro procede, tutti possiamo vivere la stessa vita di Gesù. Lo Spirito, infatti, ci insegna ogni cosa, ossia l’unica cosa indispensabile: amare come ama Dio.
Nel promettere lo Spirito Santo, Gesù lo definisce «un altro Paraclito» (v. 16), che significa Consolatore, Avvocato, Intercessore, cioè Colui che ci assiste, ci difende, sta al nostro fianco nel cammino della vita e nella lotta per il bene e contro il male. Gesù dice «un altro Paraclito» perché il primo è Lui, Lui stesso, che si è fatto carne proprio per assumere su di sé la nostra condizione umana e liberarla dalla schiavitù del peccato.
Inoltre, lo Spirito Santo esercita una funzione di insegnamento e di memoria. Insegnamento e memoria. Ce lo ha detto Gesù: «Il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto» (v. 26). Lo Spirito Santo non porta un insegnamento diverso, ma rende vivo, rende operante l’insegnamento di Gesù, perché il tempo che passa non lo cancelli o non lo affievolisca. Lo Spirito Santo innesta questo insegnamento dentro al nostro cuore, ci aiuta a interiorizzarlo, facendolo diventare parte di noi, carne della nostra carne. Al tempo stesso, prepara il nostro cuore perché sia capace davvero di ricevere le parole e gli esempi del Signore. Tutte le volte che la parola di Gesù viene accolta con gioia nel nostro cuore, questo è opera dello Spirito Santo.
Preghiamo ora insieme il Regina Caeli - per l’ultima volta quest’anno -, invocando la materna intercessione della Vergine Maria. Ella ci ottenga la grazia di essere fortemente animati dallo Spirito Santo, per testimoniare Cristo con franchezza evangelica e aprirci sempre più alla pienezza del suo amore.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** Invochiamo la materna intercessione della Vergine Maria. Ella ci ottenga la grazia di essere fortemente animati dallo Spirito Santo, per testimoniare Cristo con franchezza evangelica e aprirci sempre più alla pienezza del suo amore.
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa:  O Padre, che nel mistero della Pentecoste santifichi la tua Chiesa in ogni popolo e nazione, diffondi sino ai confini della terra i doni dello Spirito Santo, e continua oggi, nella comunità dei credenti, i prodigi che hai operato agli inizi della predicazione del Vangelo. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
.