18 Maggio 2018

Venerdì VII settimana di Pasqua

Oggi Gesù ci dice: «Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa, e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto» (Canto al Vangelo).  

Dal Vangelo secondo Giovanni 21,15-19: Pietro sull’esempio di Gesù buon pastore, che dà la vita per le sue pecore, deve pascere il gregge con amore e non per vergognoso interesse. Gesù riabilita Pietro dopo il suo tradimento, lo costituisce capo degli Apostoli e gli affida una missione unica. Infine, gli predice il martirio, con questa morte egli avrebbe glorificato Dio. A Roma Pietro concluderà «con il martirio la sua corsa al servizio del Vangelo. Per questo la sede di Roma, che aveva ricevuto il maggior onore, raccolse anche l’onere affidato da Cristo a Pietro di essere al servizio di tutte le Chiese particolari per l’edificazione e l’unità dell’intero Popolo di Dio. La sede di Roma, dopo queste migrazioni di San Pietro, venne così riconosciuta come quella del successore di Pietro, e la “cattedra” del suo vescovo rappresentò quella dell’Apostolo incaricato da Cristo di pascere tutto il suo gregge» (Benedetto XVI).

Dopo aver mangiato, Gesù offre a Pietro, con una triplice professione d’amore, l’opportunità di controbilanciare il triplice rinnegamento (cfr. Mt 26,69-75; Mc 14,66-72; Lc 22,54-62; Gv 18,25-27). E solo alla fine di questa triplice professione di amore, Pietro, da Gesù, viene rinvestito nel suo mandato, quello di reggere e di pascere in suo nome il gregge (cfr. Mt 16,18; Lc 22,31s). È da notare che il racconto della riabilitaz­ione di Pietro abbonda di sinonimi, due diversi verbi per amare; due verbi per pascere; due nomi per pecore e agnelli; due verbi per sapere; come a voler esaltare l’episodio dell’investitura. Ormai purificato e rinnovato nel cuore e nella mente, Pietro può conoscere «con quale morte egli avrebbe glorificato Dio»: «...quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi». Una profezia che si compirà a Roma, luogo della sua morte violenta: morirà crocifisso come il suo Signore. L’immagine di cingersi ai fianchi la veste è «propria dell’uso di quei tempi di vestiti molto ampi che era necessario raccogliere e cingere per i viaggi molto lunghi. Pietro dovrà farlo, perché si troverà come un uomo anziano e indifeso davanti a coloro che lo metteranno a morte per la sua fede. D’altra parte, la scena mette in rilievo un altro pensiero interessante. Finora, Gesù era stato pastore. Ora, nel tempo della Chiesa, quest’ufficio è affidato a Pietro» (Felipe F. Ramos). E solo ora, al termine di questo lungo cammino di purificazione, può, finalmente, risuonare nel cuore di Simone la voce di Dio che lo invita alla sequela: «E detto questo aggiunse: “Seguimi”» (cfr. 13,36: Simon Pietro gli dice: «Signore, dove vai?». Gli risponde Gesù: «Dove io vado per ora tu non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi»). La sequela è sempre un dono di Dio, mai iniziativa dell’uomo.

In quel tempo, [quando si fu manifestato ai discepoli ed] essi ebbero mangiato: CCC 645: Gesù risorto stabilisce con i suoi discepoli rapporti diretti, attraverso il contatto e la condivisione del pasto. Li invita a riconoscere da ciò che egli non è un fantasma, ma soprattutto a constatare che il corpo risuscitato con il quale si presenta a loro è il medesimo che è stato martoriato e crocifisso, poiché porta ancora i segni della passione. Questo corpo autentico e reale possiede però al tempo stesso le proprietà nuove di un corpo glorioso; esso non è più situato nello spazio e nel tempo, ma può rendersi presente a suo modo dove e quando vuole, poiché la sua umanità non può più essere trattenuta sulla terra e ormai non appartiene che al dominio divino del Padre. Anche per questa ragione Gesù risorto è sovranamente libero di apparire come vuole: sotto l’aspetto di un giardiniere o «sotto altro aspetto» (Mc 16,12) diverso da quello che era familiare ai discepoli, e ciò per suscitare la loro fede.

Simon Pietro: Giovanni Paolo II (Omelia, 9 Dicembre 1992): La promessa fatta da Gesù a Simon Pietro, di costituirlo pietra fondamentale della sua Chiesa, ha riscontro nel mandato che il Cristo gli affida dopo la risurrezione: “Pasci i miei agnelli”, “Pasci le mie pecorelle” (Gv 21,15-17). Vi è un oggettivo rapporto tra il conferimento della missione attestato dal racconto di Giovanni, e la promessa riferita da Matteo (cfr. Mt 16,18-19). Nel testo di Matteo vi era un annuncio. In quello di Giovanni vi è l’adempimento dell’annuncio. Le parole: “Pasci le mie pecorelle” manifestano l’intenzione di Gesù di assicurare il futuro della Chiesa da lui fondata, sotto la guida di un pastore universale, ossia Pietro, al quale egli ha detto che, per sua grazia, sarà “pietra” e che avrà le “chiavi del regno dei cieli”, col potere “di legare e di sciogliere”. Gesù, dopo la risurrezione, dà una forma concreta all’annuncio e alla promessa di Cesarea di Filippo, istituendo l’autorità di Pietro come ministero pastorale della Chiesa, a raggio universale. 

Pasci le mie pecorelle: CCC 552-553: Nel collegio dei Dodici Simon Pietro occupa il primo posto. Gesù a lui ha affidato una missione unica. Grazie ad una rivelazione concessagli dal Padre, Pietro aveva confessato: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Nostro Signore allora gli aveva detto: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa” (Mt 16,18). Cristo, “Pietra viva” (1Pt 2,4), assicura alla sua Chiesa fondata su Pietro la vittoria sulle potenze di morte. Pietro, a causa della fede da lui confessata, resterà la roccia incrollabile della Chiesa. Avrà la missione di custodire la fede nella sua integrità e di confermare i suoi fratelli. Gesù ha conferito a Pietro un potere specifico: “A te darò le chiavi del Regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli” (Mt 16,19). Il “potere delle chiavi” designa l’autorità per governare la casa di Dio, che è la Chiesa. Gesù, “il Buon Pastore” (Gv 10,11) ha confermato questo incarico dopo la Risurrezione: “Pasci le mie pecorelle” (Gv 21,15-17). Il potere di “legare e sciogliere” indica l’autorità di assolvere dai peccati, di pronunciare giudizi in materia di dottrina, e prendere decisioni disciplinari nella Chiesa. Gesù ha conferito tale autorità alla Chiesa attraverso il ministero degli Apostoli e particolarmente di Pietro, il solo cui ha esplicitamente affidato le chiavi del Regno.

In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo: CCC 618: La croce è l’unico sacrificio di Cristo, che è il solo “mediatore tra Dio e gli uomini” (1Tm 2,5). Ma, poiché nella sua Persona divina incarnata, “si è unito in certo modo ad ogni uomo”, egli offre “a tutti la possibilità di venire in contatto, nel modo che Dio conosce, con il mistero pasquale”. Egli chiama i suoi discepoli a prendere la loro croce e a seguirlo, poiché patì per noi, lasciandoci un esempio, perché ne seguiamo le orme. Infatti egli vuole associare al suo sacrificio redentore quelli stessi che ne sono i primi beneficiari. Ciò si compie in maniera eminente per sua Madre, associata più intimamente di qualsiasi altro al mistero della sua sofferenza redentrice.

Seguimi: CCC 878-879: È proprio della natura sacramentale del ministero ecclesiale avere un carattere personale. Se i ministri di Cristo agiscono in comunione, agiscono però sempre anche in maniera personale. Ognuno è chiamato personalmente: “Tu seguimi” (Gv 21,22) per essere, nella missione comune, testimone personale, personalmente responsabile davanti a colui che conferisce la missione, agendo “in Sua persona” e per delle persone: “Io ti battezzo nel nome del Padre...”; “Io ti assolvo... ”. Pertanto il ministero sacramentale nella Chiesa è un servizio esercitato in nome di Cristo. Esso ha un carattere personale e una forma collegiale. Ciò si verifica sia nei legami tra il collegio episcopale e il suo capo, il successore di san Pietro, sia nel rapporto tra la responsabilità pastorale del vescovo per la sua Chiesa particolare e la sollecitudine di tutto il collegio episcopale per la Chiesa universale.

Gesù ha affidato a Pietro una missione unica: CCC 552-553: Nel collegio dei Dodici Simon Pietro occupa il primo posto. Gesù a lui ha affidato una missione unica. Grazie ad una rivelazione concessagli dal Padre, Pietro aveva confessato: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Nostro Signore allora gli aveva detto: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa” (Mt 16,18). Cristo, “Pietra viva” (1Pt 2,4), assicura alla sua Chiesa fondata su Pietro la vittoria sulle potenze di morte. Pietro, a causa della fede da lui confessata, resterà la roccia incrollabile della Chiesa. Avrà la missione di custodire la fede nella sua integrità e di confermare i suoi fratelli. Gesù ha conferito a Pietro un potere specifico: “A te darò le chiavi del Regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli” (Mt 16,19). Il “potere delle chiavi” designa l’autorità per governare la casa di Dio, che è la Chiesa. Gesù, “il Buon Pastore” (Gv 10,11) ha confermato questo incarico dopo la risurrezione: “Pasci le mie pecorelle” (Gv 21,15-17). Il potere di “legare e sciogliere” indica l’autorità di assolvere dai peccati, di pronunciare giudizi in materia di dottrina, e prendere decisioni disciplinari nella Chiesa. Gesù ha conferito tale autorità alla Chiesa attraverso il ministero degli Apostoli e particolarmente di Pietro, il solo cui ha esplicitamente affidato le chiavi del Regno.

Seguimi - Sr. Maria Pia Giudici: C’interessa cogliere che il ripetersi della domanda posta da Gesù segna un crescendo. È messo in chiara evidenza dall’uso progressivo del verbo amare che in italiano resta tale e quale ma nel testo originale vede l’alternarsi di due verbi. Gesù chiede per due volte mi ami, usando il verbo agapáō mentre Pietro risponde due volte ti amo col verbo pileo. La terza volta anche Gesù usa il verbo “pileo” che è meno intenso del primo; ma è come un volersi abbassare per raggiungere Pietro dentro il suo limite. Qui è proprio la nota esegetica circa l’uso di questi verbi del testo originale, che ci apre al significato profondo del testo e anche della sua attualizzazione per noi oggi. Gesù si rende conto che Pietro, in quel momento è incapace di “agape” [= amore fino al dono completo del dare la vita] e, nel suo infinito protendersi a salvare, si accontenta di “phileo”: un amore di amicizia profonda, dentro un rapporto di fiduciosa intimità. D’altro canto Gesù non sottace quel che chiede al leader della sua comunità di credenti: pascere vuol dire infatti procurare nutrimento, come ha fatto Gesù. Procurarlo con la Parola, l’Eucaristia, e una vita tutta donata fino al sacrificio totale di sé è quello che Gesù addita a Pietro, in una prospettiva di futuro che però è permeata di quella fiducia di cui si nutre il loro rapporto. Quel “seguimi” sfolgora di questa certezza: Gesù lo precederà sempre. E sarà Pastore e Vita, Pastore e Gioia, Pastore e Salvezza. Dentro questo testo la domanda è provocatoria e vitale per me, per te, per ogni uomo e donna. Perché AMARE È VIVERE. E AMARE GESÙ CHE È LA VITA, Colui che ha ingoiato la morte proprio per amore, mi apre i veri orizzonti della mia realizzazione personale e quella di una civiltà nuova: civiltà, appunto, non della violenza ma dell’amore. Anche il fatto che Gesù abbassa momentaneamente il tiro, usando l’espressione un po’ riduttiva di Pietro, dice che non ho da temere. Verrà anche la mia, la nostra maturazione totale. Come è avvenuta per Pietro.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** Il fine ultimo dell’intera Economia divina è che tutte le creature entrino nell’unità perfetta della Beata Trinità.
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: O Dio, nostro Padre, che ci hai aperto il passaggio alla vita eterna con la glorificazione del tuo Figlio e con l’effusione dello Spirito Santo, fa’ che, partecipi di così grandi doni, progrediamo nella fede e ci impegniamo sempre più nel tuo servizio. Per il nostro Signore Gesù Cristo.