12 Maggio 2018
Sabato Feria VI Settimana di Pasqua
Oggi Gesù ci dice: “Il Padre vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto” (Vangelo).
Dal Vangelo secondo Giovanni 16,23-28: Il Vangelo indica l’esatto percorso della preghiera: deve essere rivolta al Padre nel nome di Gesù, così fatta è una preghiera infallibile sempre accolta ed esaudita da Dio: «In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà». È una preghiera efficace, il cui frutto è la “gioia piena”. La Passione è ormai vicina, e Gesù apre il suo cuore ai suoi amici (Gv 15,15), ora è arrivato il momento in cui non parlerà ai suoi discepoli in modo velato del Padre, ma apertamente. L’amore del Padre si riversa nella vita degli Apostoli perché essi hanno amato e creduto che Gesù è uscito da Dio. Hanno creduto e i loro occhi lo contempleranno ritornare al Padre, immerso in una luce abbacinante, e sedersi alla destra del Padre.
Mario Galizzi (Vangelo secondo Giovanni): Gesù continua a stupire: la sua sofferenza incombe e lui cerca di prevenirla nei suoi discepoli, infondendo loro coraggio e speranza, aiutandoli a pensare al dopo, alla gioia che avranno.
Finora non si sono mai rivolti al Padre nel nome di Gesù. Ma quando Gesù-Risorto avrà ricevuto un nome che è al di sopra di ogni altro nome (Fil 2,9) e sarà rivestito di potenza e gloria accanto al Padre (At 2,32-33), allora sì che potranno chiedere qualunque cosa, invocando il suo nome, e il Padre la concederà. Ciò è tanto vero che Gesù aggiunge: «In quel giorno potrete chiedere nel mio nomee non vi dico che io pregherò per voi» (16,26). Ma è certo che lo farà (vedi 14,15), anche se non è necessario, perché - dice - «il Padre vi ama» (16,27).
Sono parole di una delicatezza estrema per sottolineare in modo incisivo l’amore del Padre. È l’ultima volta che Gesù lo fa, servendosi di parole, poi lo farà donando la vita. Per Gesù il Padre è in relazione agli uomini come «Colui che ama» (3,16). Ma questo amore si concretizza e si rivela dove c’è una persona che ama Gesù e crede che Gesù è il Figlio inviato dal Padre, e lo accoglie. Allora si crea un’intimità così grande tra il Padre, Gesù e i discepoli che ogni preghiera non è altro che espressione di amore.
Ancor più, in quel giorno, in cui tutto ciò si realizzerà, il dialogo tra Gesù e i suoi non avrà più bisogno di ricorrere a similitudini, cioè a un linguaggio figurato, velato. Tale era il parlare di Gesù ai suoi discepoli anche quando «in disparte spiegava loro ogni cosa» (Mc 4,34), ma nella luce del Risorto che dona loro lo Spirito avranno la capacità di capire e saranno aiutati a penetrare sempre di più nel suo mistero e in tutto ciò che ha loro insegnato. Allora sì che saranno veri testimoni e annunceranno al mondo con sicurezza chi è Gesù, quello che egli ha detto di sé e che ora in sintesi ripete prima di lasciarli.
Catechismo della Chiesa Cattolica
2614 Quando Gesù confida apertamente ai suoi discepoli il mistero della preghiera al preghiera al Padre, svela ad essi quale dovrà essere la loro preghiera, e la nostra, allorquando egli, nella sua Umanità glorificata, sarà tornato presso il Padre. La novità, attualmente, è di chiedere nel suo Nome. La fede in lui introduce i discepoli nella conoscenza del Padre, perché Gesù è “la Via, la Verità e la Vita” (Gv 14,6). La fede porta il suo frutto nell’amore: osservare la sua Parola, i suoi comandamenti, dimorare con lui nel Padre, che in lui ci ama fino a prendere dimora in noi. In questa nuova Alleanza, la certezza di essere esauditi nelle nostre suppliche è fondata sulla preghiera di Gesù.
2615 Ancor più, quando la nostra preghiera è unita a quella di Gesù, il Padre ci dà l’“altro Consolatore perché rimanga” con noi “per sempre, lo Spirito di verità” (Gv 14,16-17). Questa novità della preghiera e delle sue condizioni appare attraverso il Discorso di addio. Nello Spirito Santo, la preghiera cristiana è comunione di amore con il Padre, non solamente per mezzo di Cristo, ma anche in lui: “Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena” (Gv 16,24).
2761 “L’Orazione domenicale è veramente la sintesi di tutto il Vangelo”. “Dopo che il Signore ci ebbe trasmesso questa formula di preghiera, aggiunse: “Chiedete e vi sarà dato” (Lc 11,9). Ognuno può, dunque, innalzare al cielo preghiere diverse secondo i suoi propri bisogni, però incominciando sempre con la Preghiera del Signore, la quale resta la preghiera fondamentale”.
2814 Dipende inseparabilmente dalla nostra vita e dalla nostra preghiera che il suo Nome sia santificato tra le nazioni: «Chiediamo a Dio di santificare il suo Nome, perché è mediante la santità che egli salva e santifica tutta la creazione... Si tratta del Nome che dà la salvezza al mondo perduto, ma domandiamo che il Nome di Dio sia santificato in noi dalla nostra vita. Infatti, se viviamo con rettitudine, il Nome divino è benedetto; ma se viviamo nella disonestà, il Nome divino è bestemmiato, secondo quanto dice l’Apostolo: “Il Nome di Dio è bestemmiato per causa vostra tra i pagani” (Rm 2,24). Noi, dunque, preghiamo per meritare di essere santi come è santo il Nome del nostro Dio”. “Quando diciamo “Sia santificato il tuo Nome”, chiediamo che venga santificato in noi, che siamo in lui, ma anche negli altri che non si sono ancora lasciati raggiungere dalla grazia di Dio; ciò per conformarci al precetto che ci obbliga a pregare per tutti, perfino per i nostri nemici. Ecco perché non diciamo espressamente: Il tuo Nome sia santificato “in noi”; non lo diciamo perché chiediamo che sia santificato in tutti gli uomini».
2815 Questa domanda, che le compendia tutte, è esaudita attraverso la preghiera di Cristo, come le sei domande successive. La preghiera al Padre nostro è preghiera nostra se è pregata “nel nome” di Gesù. Gesù nella sua preghiera sacerdotale chiede: “Padre santo, custodisci nel tuo Nome coloro che mi hai dato” (Gv 17,11).
La preghiera com’è insegnata da Gesù: P. Breauchamp: Mediante l’incarnazione, il Figlio di Dio è collocato al centro della richiesta incessante degli uomini. Egli la nutre di speranza rispondendovi; nello stesso tempo loda, incoraggia, od educa la fede (Lc 7,9; Mt 9,22.29; 15,28). Collocato su questo sfondo vissuto, il suo insegnamento si estende anzitutto sul modo di pregare, più abbondantemente che sulla necessità della preghiera: «quando pregate, dite ...» (Lc 11,2).
1. I sinottici. - Il Pater è il centro di questo insegnamento (Lc 11,2ss; Mt 6,9-13). Dall’invocazione di Dio come Padre, che prolunga, superandola, l’intimità dei salmi (Sal 27,10; 103,13; cfr. Is 63,16; 64,7), deriva tutto l’atteggiamento dell’orante. Questa invocazione è un atto di fede e già un dono di sé, che immette nel circuito della carità.
Ne deriva che, perfettamente in linea con la preghiera biblica, egli fa passare dinanzi a tutto la preoccupazione del disegno di Dio: del suo nome, del suo regno (cfr. Mt 9, 38), dell’attuazione della sua volontà. Ma domanda pure il pane (che egli offre nell’eucaristia), poi il perdono, dopo essersi riconciliato con i figli dello stesso Padre, e infine la grazia di non essere travolto dalle prove del tempo futuro.
Le altre prescrizioni inquadrano o completano il Pater noster, nominano sovente il Padre. L’impressione dominante è che la certezza di essere esauditi è fonte e condizione della preghiera (Mt 18,19; 21,22; Lc 8,50).
Marco lo esprime nel modo più diretto: «se egli non esita in cuor suo, ma crede che accadrà ciò che dice, l’otterrà» (Mc 11,23; cfr. 9,23 e soprattutto Giac 1,5-8). Ora, si è sicuri perché si prega il Padre (Lc 11,13; Mt 7,11). L’interiorità si fonda sulla presenza del Padre che vede nel segreto (Mt 6,6; cfr. 6,4.18). Non accavallare e ripetere le parole (Mt 6,7) quasi che Dio sia lontano da noi, come Baal deriso da Elia (1Re 18,26 ss), mentre è il nostro Padre. Perdonare (Mc 11,25 par.; Mt 6,14). Pregare in unione fraterna (Mt 18,19). Ricordare le proprie colpe in una preghiera contrita (L 18,9-14). Bisogna pregare senza interruzione (Lc 18,1; cfr. 11,5-8): la nostra perseveranza deve essere provata, la vigilanza del cuore espressa. La necessità assoluta della preghiera è insegnata nel contesto degli ultimi tempi (Lc 18,1-7), resi vicini dalla passione; senza di essa si sarebbe sommersi da «tutto ciò che deve accadere» (Lc 21,36; cfr. 22,39-46); cosi pure il Pater termina implorando Dio contro la tentazione insostenibile degli ultimi tempi.
2. Giovanni presenta sotto una luce molto unificata la pedagogia della preghiera, passaggio dalla richiesta alla vera preghiera, e dal desiderio dei doni di Dio a quello del dono che apporta Dio stesso, come leggevamo già nei salmi. Cosi la Samaritana è condotta dai suoi propri desideri fino a quello del dono di Dio (Gv 4,10), la folla al «nutrimento che rimane per la vita eterna» (Gv 6,27). Perciò la fede non è soltanto condizione della preghiera, ma suo effetto: il desiderio è nello stesso tempo esaudito e purificato (Gv 4,50.53; 11,25ss.45).
Helen Schüngel: La chiesa primitiva ha sperimentato la propria preghiera come qualcosa di nuovo, di inaudito. Supportata dalla fede di essere “liberata dal potere delle tenebre e trasferita nel regno dell’amore del Figlio” (Col 1,13), sapeva di esser autorizzata a pregare “nel nome del Signore” (1Cor 1,10) o “per Cristo”. Tutte le promesse di Dio sono state confermate e adempiute in Gesù e per mezzo suo; nel momento in cui i credenti dicono l’“amen”, rendono a Dio l’onore di essere fedele, poiché essi lo fanno nella speranza di sperimentare lo stesso adempimento delle promesse (2Cor 1,20). Così può pregare soltanto colui al quale Dio si è rivelato, mediante Gesù, come il Dio fedele e salvatore e che rimane in questo rapporto con Dio (Gv 15,16). Credere significa dunque saper pregare ed essere certi dell’adempimento (Gv 15,7; 6,23ss). La preghiera cristiana ha perciò la sua motivazione nell’azione salvifica di Dio, ma allo stesso modo rimane orientata verso l’estrema azione di Dio: è un pregare escatologico; nell’invocazione liturgica Marana tha la comunità prega per la venuta definitiva del suo Signore. Pregando, il cristiano sperimenta la sua distanza dal mondo, soprattutto anche dai propri desideri più vari; egli sa che la sua preghiera, come la sua vita in genere, è determinata dal “non aver nulla e invece possedere tutto” (2Cor 6,10). Una tale preghiera avviene nello Spirito Santo “perché noi nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili” (Rm 8,26); in questa preghiera ci uniamo al “genere della creazione” (Rm 8,22s). Questa preghiera, dunque, che libera dal mondo, è al tempo stesso la forma più profonda di solidarietà con il mondo.
Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** “Credo che tutti i giorni dobbiamo chiedere al Signore il dono della preghiera, perché chi impara a pregare impara a vivere.” (Padre Andrea Gasparino).
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.
Preghiamo con la Chiesa: O Dio, nostro Padre, disponi sempre al bene i nostri cuori, perché, nel continuo desiderio di elevarci a te, possiamo vivere pienamente il mistero pasquale. Per il nostro Signore Gesù Cristo...