27 Aprile 2018

Venerdì IV Settimana di Pasqua


Oggi Gesù ci dice: “Io sono la via, la verità e la vita” (Vangelo)


Dal Vangelo secondo Giovanni 14,1-6: Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me: è notevole il fatto che la fede in Dio, venga messa sullo stesso piano della fede in Gesù; questo parallelismo si ripresenta poco dopo con il verbo conoscere, “Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio”, e con il verbo vedere, “Chi ha visto me, ha visto il Padre”. Si tratta quindi di un’unica fede, che ha per oggetto sia il Padre che il Figlio: “Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato” (Gv 12,42). La ragione profonda di questo sta nel fatto che il Figlio possiede la stessa natura divina del Padre: “Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me” (Gv 14,11). È la stessa verità che Gesù aveva già dichiarato ai Giudei: “Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv 10,30).


Ai discepoli turbati, Gesù rivela di essere il Figlio di Dio, uguale al Padre e invita i discepoli ad avere fede in lui.
Non sia turbato il vostro cuore: la passione è imminente, Gesù ha preconizzato il tradimento di Giuda, il rinnegamento di Pietro; l’atmosfera è satura di tristezza, di domande alle quali i discepoli non sanno dare risposte convincenti, si avverte un futuro prossimo gravido di dolore e di angoscia, si respira un clima di attesa e di stupore. Le parole di Gesù ricordano le parole che Mosè, prima di morire, rivolse agli israeliti nel momento di entrare nella Terra promessa: non spaventatevi e non abbiate paura dei nemici (Dt 1,29). Qui il nemico è il mondo sottomesso a Satana (Cf. Gv 13,27; 16,33).
Nell’espressione Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me (Credete in Dio, e credete anche in me), tra le traduzioni possibili, i due verbi (credere) possono essere tradotti con il presente indicativo: Voi credete (già) in Dio e credete anche in me.
Se così è, Gesù vuol dire ai suoi amici (Cf. Gv 15,15): voi già avete la fede, dovete semplicemente continuare a credere, non fermatevi davanti a quanto vi ho preannunziato (i due tradimenti e la sua morte) e a quelli che sto per svelarvi. Per Giovanni «la fede in Dio e in Gesù è una sola: se si scuote la fede in Dio, cede anche quella in Gesù. I discepoli sono invitati a continuare a tenersi saldi al Padre di Gesù. Gesù torna presso di Lui per preparare loro un posto» (Gianfranco Nolli).
Vado a prepararvi un posto: Gesù non si discosta dal linguaggio comune dei suoi conterranei. Gli ebrei credono che in cielo vi siano le dimore dei giusti (Cf. Lc 16,9; Mc 10,40).
Gesù fa due promesse agli Apostoli: quella di preparare loro un posto nella casa del Padre e quella di ritornare per prenderli per sempre con lui. Anche questa promessa può avere diverse traduzioni: Gesù ritornerà alla morte di ogni singolo apostolo, giorno in cui ciascuno sarà accolto dal Signore e introdotto nella visione di Dio; oppure alla fine dei tempi (sarebbe un raro richiamo alla parusia [Cf. Gv 2, 28]); oppure dopo la morte, con la risurrezione. Probabilmente tutti e tre questi significati sono contemporaneamente presenti, secondo lo stile pregnante del quarto evangelista. Ma al di là del significato, Gesù sta assicurando ai suoi discepoli che sarà con loro e rimarrà ad essi unito «tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Una promessa che si realizza nella Chiesa e soprattutto nel cuore di chi si apre a Lui, per mezzo della fede.
Voi conoscete la via: alla perplessità di Tommaso, Gesù si proclama la via, cioè l’unico mediatore per giungere al Padre. Non si può incontrare Dio e vivere in comunione con lui se non per mezzo di Gesù, in quanto è il Rivelatore definitivo che dona la vita per la salvezza del mondo.
Io sono via, la verità e la vita. Queste parola hanno valore epesegetico: come ci suggerisce Ignace de la Potterie il senso della dichiarazione di Gesù è «Io sono la via, perché sono la verità e quindi anche la vita». Gesù è la via, «cioè il mediatore verso il Padre, perché ne è la rivelazione totale, l’epifania del suo amore salvifico [aletheia = verità]», ed è la vita in quanto «comunica ai credenti la vita stessa del Padre, di cui è in pieno possesso» (A. Poppi).


Non sia turbato il vostro cuore - Mario Galizzi (Vangelo secondo di Giovanni): Come Pietro anche gli altri discepoli, più che sul comandamento dell’amore, si sono fissati sulla partenza di Gesù. Per questo li ha invasi la tristezza, lo scoramento, la disillusione. Gesù se n’è accorto e capisce che, prima di sviluppare a lungo il tema dell’amore, deve rincuorarli e richiamarli al senso della fede. Perciò dice loro: «Non si turbi il vostro cuore. Credete in Dio e credete anche in me». Si potrebbe tradurre: «Dal momento che già credete in Dio perché accogliete la sua rivelazione che si trova nelle Scritture, ora credete anche in me, perché chi crede in me, non crede in me, ma in colui che mi ha mandato» (12,44). Credere in Dio e credere in Gesù oramai si identificano, sia perché Gesù e il Padre sono «uno» (10,30), sia perché Gesù, il Figlio, è il perfetto e definitivo rivelatore del Padre.
Solo dopo averli così esortati alla fede può loro riparlare del suo andare e lo fa presentando subito la meta: «Nella dimora di mio Padre, vi sono molti posti». Il termine «dimora» traduce bene il termine «casa» qui usato, diverso dalla parola «casa» di 2,16; questa indica l’edificio, il tempio, quella la famiglia, l’intimità della relazione tra i figli e il Padre. Perciò il «dove» è il luogo in cui si crea questa famiglia. Questo però non è possibile prima che Gesù se ne sia andato. E allora dice quale lo scopo del suo andare, del suo passaggio da questo mondo al Padre: «Vado a prepararvi un posto» (letteralmente: un luogo di permanenza, cioè una dimora) e li assicura dicendo: «Se non fosse così ve lo avrei detto».
Ma ha pure detto: «Voi (per ora) non potete venire» (13,33), cioè sono io con il mio andare che vi apro la strada verso il Padre e solo «quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, tornerò di nuovo e vi prenderò con me» (14,3). La costituzione della famiglia di Dio si realizza con la dipartita di Gesù, risultato del suo amore per i suoi sino alla fine.


Cristo è la via - Ad gentes 13: Ovunque Dio apre una porta della parola per parlare del mistero del Cristo, ivi a tutti gli uomini, con franchezza e con perseveranza deve essere annunziato il Dio vivente e colui che egli ha inviato per la salvezza di tutti, Gesù Cristo . Solo così i non cristiani, a cui aprirà il cuore lo Spirito Santo, crederanno e liberamente si convertiranno al Signore, e sinceramente aderiranno a colui che, essendo «la via, la verità e la vita» (Gv 14,6), risponde a tutte le attese del loro spirito, anzi le supera infinitamente.


Benedetto XVI (Regina Coeli 22 Maggio 2011): Il Vangelo dell’odierna domenica, la Quinta di Pasqua, propone un duplice comandamento sulla fede: credere in Dio e credere in Gesù. Il Signore, infatti, dice ai suoi discepoli: «Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me» (Gv 14,1). Non sono due atti separati, ma un unico atto di fede, la piena adesione alla salvezza operata da Dio Padre mediante il suo Figlio Unigenito. Il Nuovo Testamento ha posto fine all’invisibilità del Padre. Dio ha mostrato il suo volto, come conferma la risposta di Gesù all’apostolo Filippo: «Chi ha visto me, ha visto il Padre» (Gv 14,9). Il Figlio di Dio, con la sua incarnazione, morte e risurrezione, ci ha liberati dalla schiavitù del peccato per donarci la libertà dei figli di Dio e ci ha fatto conoscere il volto di Dio che è amore: Dio si può vedere, è visibile in Cristo. Santa Teresa d’Avila scrive che «non dobbiamo allontanarci da ciò che costituisce tutto il nostro bene e il nostro rimedio, cioè dalla santissima umanità di nostro Signore Gesù Cristo» (Castello interiore, 7, 6: Opere Complete, Milano 1998, 1001). Quindi solo credendo in Cristo, rimanendo uniti a Lui, i discepoli, tra i quali siamo anche noi, possono continuare la sua azione permanente nella storia: «In verità, in verità io vi dico - dice il Signore -: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio» (Gv 14,12).
La fede in Gesù comporta seguirlo quotidianamente, nelle semplici azioni che compongono la nostra giornata. «È proprio del mistero di Dio agire in modo sommesso. Solo pian piano Egli costruisce nella grande storia dell’umanità la sua storia. Diventa uomo ma in modo da poter essere ignorato dai contemporanei, dalle forze autorevoli della storia. Patisce e muore e, come Risorto, vuole arrivare all’umanità soltanto attraverso la fede dei suoi ai quali si manifesta. Di continuo Egli bussa sommessamente alle porte dei nostri cuori e, se gli apriamo, lentamente ci rende capaci di “vedere”» (Gesù di Nazareth II, 2011, 306). Sant’Agostino afferma che «era necessario che Gesù dicesse: “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,6), perché una volta conosciuta la via, restava da conoscere la meta» (Tractatus in Ioh., 69, 2: CCL 36, 500), e la meta è il Padre. Per i cristiani, per ciascuno di noi, dunque, la Via al Padre è lasciarsi guidare da Gesù, dalla sua parola di Verità, e accogliere il dono della sua Vita. Facciamo nostro l’invito di San Bonaventura: «Apri dunque gli occhi, tendi l’orecchio spirituale, apri le tue labbra e disponi il tuo cuore, perché tu possa in tutte le creature vedere, ascoltare, lodare, amare, venerare, glorificare, onorare il tuo Dio» (Itinerarium mentis in Deum, I, 15).
Cari amici, l’impegno di annunciare Gesù Cristo, “la via, la verità e la vita” (Gv 14,6), costituisce il compito principale della Chiesa. Invochiamo la Vergine Maria perché assista sempre i Pastori e quanti nei diversi ministeri annunciano il lieto Messaggio di salvezza, affinché la Parola di Dio si diffonda e il numero dei discepoli si moltiplichi (cfr At 6,7).


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** “Io sono la verità. Gesù non dice di avere la verità, ma di essere la verità, di esserlo con tutto se stesso. La verità non consiste in cose da sapere, o da avere, ma in un modo di vivere. La verità è una persona che produce vita, che con i suoi gesti procura libertà. «La verità è ciò che arde» [Ch. Bobin], parole e azioni che hanno luce, che danno calore” (Ermes Ronchi).
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: O Padre, principio della vera libertà e fonte di salvezza, ascolta la voce del tuo popolo e fa’ che i redenti dal sangue del tuo Figlio vivano sempre in comunione con te e godano la felicità senza fine. Per il nostro Signore Gesù Cristo...