25 Aprile 2018

Mercoledì IV Settimana di Pasqua


Oggi Gesù ci dice: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo” (Vangelo).


Dal Vangelo secondo Marco 16,15-20: San Marco ha evangelizzato la Buona Novella con la parola, così come testimonia il Libro degli Atti degli Apostoli, ed ha avuto premura di tramandare gli insegnamenti di Cristo attingendo dalla predicazione di Simon Pietro di cui è considerato dalla maggioranza degli studiosi come il suo stenografo. San Marco è “il creatore di un nuovo genere letterario, l’inventore del «Vangelo» nel senso che questo termine, che esprimeva nel cristianesimo delle origini la predicazione orale su Gesù e particolarmente sulla sua passione e morte, diventa comprensivo di tutta la realtà e vicenda storica di Gesù, nel suo cammino dalla Galilea a Gerusalemme. Il Vangelo dunque diventa non tanto una semplice dottrina da proclamare, un messaggio, ma un evento che si attualizza e continua, in certo modo, nella sua proclamazione perché è nato da un’esperienza missionaria” (Enzo Lodi). Il cuore del Vangelo di Marco è la proclamazione di Gesù come Figlio di Dio, rivelato dal Padre, riconosciuto perfino dai demoni, rifiutato e contraddetto dalle folle, dai capi, dai discepoli. Infine, momento culminante del suo Vangelo, è la professione del centurione romano pagano ai piedi di Gesù crocifisso: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!», è la piena definizione della realtà di Gesù e la meta cui deve giungere anche il discepolo.


Andate in tutto il mondo... Ad gentes 1: Inviata per mandato divino alle genti per essere «sacramento universale di salvezza» la Chiesa, rispondendo a un tempo alle esigenze più profonde della sua cattolicità ed all’ordine specifico del suo fondatore, si sforza di portare l’annuncio del Vangelo a tutti gli uomini. Ed infatti gli stessi apostoli, sui quali la Chiesa fu fondata, seguendo l’esempio del Cristo, «predicarono la parola della verità e generarono le Chiese». È pertanto compito dei loro successori perpetuare quest’opera, perché «la parola di Dio corra e sia glorificata» (2Ts 3,1) ed il regno di Dio sia annunciato e stabilito su tutta quanta la terra. D’altra parte, nella situazione attuale delle cose, in cui va profilandosi una nuova condizione per l’umanità, la Chiesa, sale della terra e luce del mondo, avverte in maniera più urgente la propria vocazione di salvare e di rinnovare ogni creatura, affinché tutto sia restaurato in Cristo e gli uomini costituiscano in lui una sola famiglia ed un solo popolo di Dio.


Andate in tutto il mondo: Giovanni Paolo II (Messaggio per la XXII Giornata Mondiale per le Vocazioni): Giovani, Cristo vi manda! «Andate in tutto il mondo e annunziate il Vangelo a ogni creatura» (Mc 16,15). Queste parole pronunciate dal Signore Gesù prima di salire al Padre, oggi le rivolge a molti di voi. Alla soglia del terzo millennio dalla venuta di Gesù, una grande massa di uomini non ha ricevuto ancora la luce del Vangelo e versa in gravi condizioni di ingiustizia e di miseria. Lo stesso Signore rivela la sproporzione tra gli immensi bisogni di salvezza universale e il numero insufficiente dei suoi collaboratori. «La messe è molta ma gli operai sono pochi» (Mt 9,37), così esclamò vedendo le folle di ogni tempo stanche e sfinite come gregge senza pastore. Nei miei viaggi apostolici in ogni parte della terra, constato sempre di più l’attualità del lamento del Salvatore. Solo la grazia di Dio, sollecitata dalla preghiera, può colmare questa dolorosa sproporzione. Resterete indifferenti ascoltando il grido che sale dall’umanità? Vi esorto a pregare e anche a offrire le vostre persone, se il Padrone della messe vuole inviarvi come operai nella sua messe (cfr. Mt 9,38). Mettetevi in prima fila tra coloro che sono pronti a lasciare la propria terra per una missione senza frontiere. Attraverso le vostre persone Cristo vuole raggiungere l’umanità intera.


Alla sorgente della missione: Card. Jozef Tomko (Omelia, 7 ottobre 2000): La sorgente della missione è Dio uno-trino. Essa sgorga dall’amore fontale Padre il quale invia (“mittit” - manda in missione) il suo Figlio in virtù dello Spirito Santo. Il Figlio, a sua volta, manda in missione, con la potenza dello Spirito, la sua Chiesa per comunicare a tutti i popoli la salvezza e la comunione con la vita trinitaria: la missione della Chiesa è la continuazione della missione di Gesù Cristo. “Come, il Padre ha mandato (misit) me anch’io mando (mitto) voi” (Gv 20,21). La fase esterna della missione di Gesù è a sua volta preceduta e collegata con la vita intima di Dio. In Gesù Cristo è l’amore di Dio che si effonde ad extra riversandosi sugli uomini: “Iddio ha così amato il mondo che ha dato il suo unico Figlio, perché ogni uomo che crede in Lui non perisca ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16). La missione di Gesù Cristo dal Padre ha quindi la sua continuazione nella Chiesa. È sempre la stessa missione che per l’opera del Figlio e dello Spirito passa come incarico alla Chiesa di Cristo per la salvezza dell’umanità.


Gli Apostoli hanno trasmesso quello che hanno ricevuto dalla bocca del Cristo: Dei Verbum 7: Dio, con somma benignità, dispose che quanto egli aveva rivelato per la salvezza di tutte le genti, rimanesse per sempre integro e venisse trasmesso a tutte le generazioni. Perciò Cristo Signore, nel quale trova compimento tutta intera la Rivelazione di Dio altissimo, ordinò agli apostoli che l’Evangelo, prima promesso per mezzo dei profeti e da lui adempiuto e promulgato di persona venisse da loro predicato a tutti come la fonte di ogni verità salutare e di ogni regola morale, comunicando così ad essi i doni divini. Ciò venne fedelmente eseguito, tanto dagli apostoli, i quali nella predicazione orale, con gli esempi e le istituzioni trasmisero sia ciò che avevano ricevuto dalla bocca del Cristo vivendo con lui e guardandolo agire, sia ciò che avevano imparato dai suggerimenti dello spirito Santo, quanto da quegli apostoli e da uomini a loro cerchia, i quali, per ispirazione dello Spirito Santo, misero per scritto il messaggio della salvezza.


Patriarca mons. Francesco Moraglia (Omelia, 25 Aprile 2016): Anche noi, oggi, sull’esempio dell’evangelista Marco, siamo chiamati - come insegna il Papa - a parlare agli uomini privilegiando l’umanità di Gesù Cristo. Non abbiamo più di fronte il mondo pagano del I secolo ma la nostra epoca con le sue povertà, le sue opportunità, le sue fragilità e le sue risorse. Ad esempio si può oggi dire ai giovani: se non sei collegato con Gesù a causa del tuo peccato - che può prendere la forma dell’egoismo, del bullismo, della banalizzazione della vita affettiva oppure di una vita che esclude i tuoi familiari o chi non ti aggrada - è come quando tu non hai campo e non riesci a collegarti e in tali situazioni provi cos’è la solitudine e l’isolamento… Ecco, questo è un modo di evangelizzare stando in mezzo alla gente e immerso nel nostro tempo, sempre in fedeltà a Gesù Cristo e al suo Vangelo di sempre. Tutto avviene, ovviamente, cercando un linguaggio autentico, concreto e semplice che sia capace di comunicare senza “ridurre” Dio e il suo mistero alla nostra misura umana, senza costruirci un idolo, senza impossessarsi del mistero della nostra salvezza, senza rivestire tutto dei nostri logori abiti umani. Certo, tutto deve essere sempre in sintonia con l’uomo d’oggi, con le sue ferite, con le sue attese e con le sue domande, anche non espresse (sono quelle che costituiscono i veri problemi delle persone e soprattutto degli adolescenti… pensiamo all’educazione che non è un dettare delle norme, ma un’empatia e, come diceva Don Bosco, un “fatto di cuore”) affinché la Chiesa raggiunga tutti gli uomini e le donne disponibili all’ascolto. Così la Parola di speranza, che il discepolo di Gesù è chiamato a dire, muove dall’umano ma - va ribadito - lo supera, trasfigurandolo per far propria la cifra che l’uomo porta in sé, ossia l’immagine e la somiglianza di Dio. L’evangelista Marco ci presenta Gesù come uomo concreto, reale e profondamente sensibile. Il Gesù del Vangelo di Marco non ricerca fama e notorietà; piuttosto, vuole instaurare rapporti umani veri e autentici con tutti. Marco evangelizza la comunità e la conduce alla fede in Dio, Padre misericordioso, proprio a partire dalla concretissima umanità di Cristo. Nel suo Vangelo, il figlio prediletto dell’apostolo Pietro ci presenta Gesù come il “Figlio amato” (cfr. Mc 1,11) e come “il Cristo” (Mc 8,29), ma è nell’atto umanissimo del morire di Gesù che ci fa toccare con mano la fede, perché è proprio lì che il centurione esclama: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!” (Mc 15,39).


Una eterna novità - Evangelii Gaudium 11: Un annuncio rinnovato offre ai credenti, anche ai tiepidi o non praticanti, una nuova gioia nella fede e una fecondità evangelizzatrice. In realtà, il suo centro e la sua essenza è sempre lo stesso: il Dio che ha manifestato il suo immenso amore in Cristo morto e risorto. Egli rende i suoi fedeli sempre nuovi, quantunque siano anziani, riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi» (Is 40,31). Cristo è il «Vangelo eterno» (Ap 14,6), ed è «lo stesso ieri e oggi e per sempre» (Eb 13,8), ma la sua ricchezza e la sua bellezza sono inesauribili. Egli è sempre giovane e fonte costante di novità. La Chiesa non cessa di stupirsi per «la profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio» (Rm 11,33). Diceva san Giovanni della Croce: «questo spessore di sapienza e scienza di Dio è tanto profondo e immenso, che, benché l’anima sappia di esso, sempre può entrare più addentro». O anche, come affermava sant’Ireneo: «[Cristo], nella sua venuta, ha portato con sé ogni novità». Egli sempre può, con la sua novità, rinnovare la nostra vita e la nostra comunità, e anche se attraversa epoche oscure e debolezze ecclesiali, la proposta cristiana non invecchia mai. Gesù Cristo può anche rompere gli schemi noiosi nei quali pretendiamo di imprigionarlo e ci sorprende con la sua costante creatività divina. Ogni volta che cerchiamo di tornare alla fonte e recuperare la freschezza originale del Vangelo spuntano nuove strade, metodi creativi, altre forme di espressione, segni più eloquenti, parole cariche di rinnovato significato per il mondo attuale. In realtà, ogni autentica azione evangelizzatrice è sempre “nuova”.


Siamo arrivati al terminePossiamo mettere in evidenza:
*** “L’evangelizzazione chiede da noi un vero coraggio anche per questa lotta interiore, nel nostro cuore, per dire con la preghiera, con la mortificazione, con la voglia di seguire Gesù, con i Sacramenti che sono un incontro con Gesù, per dire a Gesù: grazie, grazie per la tua grazia. Voglio portarla agli altri” (Papa Francesco).
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: O Dio, che hai glorificato il tuo evangelista Marco con il dono della predicazione apostolica, fa’ che, alla scuola del Vangelo, impariamo anche noi a seguire fedelmente il Cristo Signore. Egli è Dio, e vive e regna con te...