IL VANGELO DEL GIORNO

24 Marzo 2018

SABATO FERIA V SETTIMANA QUARESIMA


Oggi Gesù ci dice: “Liberatevi da tutte le iniquità commesse e formatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo” (Canto al Vangelo).


Dal Vangelo secondo Giovanni 11,45-46: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti” (Lc 16,31), queste parole bene si addicono alle guide spirituali d’Israele. Caifa fa il profeta, ma è spinto da un solo obiettivo, mettere fine alla vita di Gesù. Ormai Gesù ha superato ogni limite ed è diventato detestabile perché proclama “di possedere la conoscenza di Dio e chiama se stesso figlio del Signore”. E con l’autore del Libro della Sapienza Caifa deve pur ammettere: “È diventato per noi una condanna dei nostri pensieri; ci è insopportabile solo al vederlo, perché la sua vita non è come quella degli altri, e del tutto diverse sono le sue strade. Siamo stati considerati da lui moneta falsa, e si tiene lontano dalle nostre vie come da cose impure. Proclama beata la sorte finale dei giusti e si vanta di avere Dio per padre” (Sap 2,13-16).
Dio si serve della stupida malvagità di Caifa, e della follia dei sinedriti, per portare a termine il suo meraviglioso progetto di salvezza, quello di “riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi”.


La profezia di Caifa - Alain Marchadour (Vangelo di Giovanni): Caifa, a un primo livello di senso, accenna con cinismo alla morte di Gesù come un modo per salvare il popolo. Ma a un livello accessibile ai soli credenti, Giovanni e la Chiesa interpretano questa parola come una profezia inconsapevole che prevede la potenza salvifica della morte di Gesù. L’ironia giovannea fa pronunziare all’avversario principale del Cristo la parola teologica attribuita a Gesù in Mc 10,45: «Il Figlio dell’uomo è venuto per dare la propria vita in riscatto per molti». Come il profeta Balaam che profetizzava in favore d’Israele suo malgrado, il sommo sacerdote dà misteriosamente valore di salvezza alla morte di Cristo.
Il narratore non si limita a decifrare la parola di Caifa, ma ne estende la portata vedendo nella morte di Gesù l’origine del raduno dei figli di Dio nella Chiesa. Così, indirettamente, accennando al tema del popolo radunato nell’Antico Testamento (Is 11,12; Ger 23,3), egli presenta la Chiesa come il nuovo Israele.


Compostella (Messale per la Vita Cristiana): I sommi sacerdoti e i farisei diedero l’ordine di arrestare Gesù. Erano molto invidiosi, in seguito a tutto quello che era successo a partire dalla risurrezione di Lazzaro. Troppe persone avevano creduto e avevano seguito Gesù.
Il sommo sacerdote «profetizzò» che la morte di un solo uomo era preferibile alla schiavitù dell’intero popolo, deportato a Roma.
In realtà non era ancora giunto il tempo in cui i Romani avrebbero temuto qualcosa da parte degli Ebrei, come testimonia il processo di Gesù: il procuratore della Giudea diede poca importanza al fatto che Gesù si proclama re dei Giudei. Ordinò anche di preparare un cartello con questa iscrizione: «Re dei Giudei ».
Ma, trent’anni dopo, la «profezia» di Caifa avrebbe avuto un senso molto reale, quando i Romani sarebbero giunti a disperdere l’intero popolo e a distruggere il tempio.
Ma Gesù non era un pericolo! Egli muore per il suo popolo, per riunire in un solo corpo i figli di Dio che erano dispersi. Prima della morte, Gesù prega il Padre suo, perché tutti possano essere «uno» come lui con il Padre. Molte persone cercarono Gesù nel momento dei preparativi della Pasqua. Molti chiesero: «non verrà egli alla festa?».
Certamente Gesù verrà per la festa pasquale, perché, senza di lui, essa non avrebbe un senso molto profondo.
Allo stesso modo, nella nostra vita, una Pasqua senza Cristo non ha senso. Oggi dobbiamo porci la stessa domanda dei sommi sacerdoti e dei farisei: «Che facciamo? Quest’uomo compie molti segni».
E noi che cosa vogliamo fare di Cristo nella nostra vita?


Divisioni delle autorità ebraiche a riguardo di Gesù - Catechismo della Chiesa Cattolica 595-596: Tra le autorità religiose di Gerusalemme non ci sono stati solamente il fariseo Nicodemo o il notabile Giuseppe di Arimatea ad essere, di nascosto, discepoli di Gesù, ma a proposito di lui sono sorti dissensi per lungo tempo al punto che alla vigilia stessa della sua passione, san Giovanni può dire di essi che “molti credettero in lui” anche se in maniera assai imperfetta (Gv 12,42). La cosa non ha nulla di sorprendente se si tiene presente che all’indomani della Pentecoste “un gran numero di sacerdoti aderiva alla fede” (At 6,7) e che “alcuni della setta dei farisei erano diventati credenti” (At 15,5) al punto che san Giacomo può dire a san Paolo che “parecchie migliaia di Giudei sono venuti alla fede e tutti sono gelosamente attaccati alla Legge” (At 21,20).
Le autorità religiose di Gerusalemme non sono state unanimi nella condotta da tenere nei riguardi di Gesù . I farisei hanno minacciato di scomunica coloro che lo avrebbero seguito. A coloro che temevano che tutti avrebbero creduto in lui e i Romani sarebbero venuti e avrebbero distrutto il loro Luogo santo e la loro nazione il sommo sacerdote Caifa propose profetizzando: È “meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera” (Gv 11,49-50). Il Sinedrio, avendo dichiarato Gesù “reo di morte” (Mt 26,66) in quanto bestemmiatore, ma avendo perduto il diritto di mettere a morte, consegna Gesù ai Romani accusandolo di rivolta politica, cosa che lo metterà alla pari con Barabba accusato di “sommossa” (Lc 23,19). Sono anche minacce politiche quelle che i sommi sacerdoti esercitano su Pilato perché egli condanni a morte Gesù.


Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi - Catechismo della Chiesa Cattolica 601: Questo disegno divino di salvezza attraverso la messa a morte del Servo, il Giusto, era stato anticipatamente annunziato nelle Scritture come un mistero di redenzione universale, cioè di riscatto che libera gli uomini dalla schiavitù del peccato. San Paolo professa, in una confessione di fede che egli dice di avere “ricevuto”, che “Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture ” (1Cor 15,3). La morte redentrice di Gesù compie in particolare la profezia del Servo sofferente. Gesù stesso ha presentato il senso della sua vita e della sua morte alla luce del Servo sofferente. Dopo la Risurrezione, egli ha dato questa interpretazione delle Scritture ai discepoli di Emmaus, poi agli stessi Apostoli.


Gesù non andava più in pubblico tra i Giudei - Catechismo della Chiesa Cattolica 574-576: Fin dagli inizi del ministero pubblico di Gesù, alcuni farisei e alcuni sostenitori di Erode, con dei sacerdoti e degli scribi, si sono accordati per farlo morire. Per certe sue azioni, [Cacciata di demoni, Mt 12,24; perdono dei peccati, cf Mc 2,7; guarigioni in giorno di sabato, cf Mc 3,1-6; interpretazione originale dei precetti di purità della Legge, cf Mc 7,14-23; familiarità con i pubblicani e i pubblici peccatori, cf Mc 2,14-17 ] Gesù è apparso ad alcuni malintenzionati sospetto di possessione demoniaca. Lo si accusa di bestemmia e di falso profetismo, [ crimini religiosi che la Legge puniva con la pena di morte sotto forma di lapidazione.
Molte azioni e parole di Gesù sono dunque state un “segno di contraddizione” (Lc 2,34) per le autorità religiose di Gerusalemme, quelle che il Vangelo di san Giovanni spesso chiama “i Giudei”, ancor più che per il comune popolo di Dio (Gv 7,48-49). Certamente, i suoi rapporti con i farisei non furono esclusivamente polemici. Ci sono dei farisei che lo mettono in guardia in ordine al pericolo che corre. Gesù loda alcuni di loro, come lo scriba di Mc 12,34, e mangia più volte in casa di farisei. Gesù conferma dottrine condivise da questa élite religiosa del popolo di Dio: la risurrezione dei morti, le forme di pietà (elemosina, preghiera e digiuno), e l’abitudine di rivolgersi a Dio come Padre, la centralità del comandamento dell’amore di Dio e del del prossimo  Agli occhi di molti in Israele, Gesù sembra agire contro le istituzioni fondamentali del Popolo eletto: L’obbedienza alla Legge nell’integralità dei suoi precetti scritti e, per i farisei, nell’interpretazione della tradizione orale. La centralità del Tempio di Gerusalemme come luogo santo dove Dio abita in un modo privilegiato. La fede nell’unico Dio del quale nessun uomo può condividere la gloria.


Manipolare Dio e la religione - Basilio Caballero (La Parola per Ogni Giorno): L’atteggiamento opportunista di Caifa, che il sinedrio fa suo, è in linea con le frequenti manipolazioni di Dio e della religione secondo i nostri interessi. Questo accade sia a livello istituzionale che individuale. È una costante storica, verificata nel cammino multisecolare della Chiesa, la tentazione di confondere e mescolare l’ambito religioso e quello politico, assoggettando alternativamente l’uno all’altro.
La cosa più facile è un cristianesimo trionfalista in tempi favorevoli e conciliante nelle avversità; ma la parola di Gesù non si sposa né con l’uno né con l’altro atteggiamento. Per questo dobbiamo rivedere e riaggiustare continuamente, tanto sul piano comunitario che su quello personale, la nostra condotta e immagine cristiana. Queste devono essere plasmate su una linea settimana ferma anche se umile, coraggiosa ma servizievole, forse scomoda ma lieta.
Funzione della comunità credente e di ogni cristiano è essere coscienza critica della società, equidistante sia dal privilegio sociale, dall’alleanza con il potere e dal trionfalismo temporalista, sia dalla connivenza servile e dal silenzio codardo e fatalista. Con san Paolo dobbiamo ripetere: «Guai a me se non predicassi il vangelo!» (1Cor 9,16).
A livello individuale, i gesti di appropriamento del divino sono tra le tendenze di una religiosità confinata agli stadi primitivi e naturali. In una fede matura questa tendenza deve trasformarsi nel contrario: servizio la Dio, senza volersi servire di lui. La religione naturale si muove dal basso verso l’alto: l’uomo cerca di appropriarsi di Dio e della sfera del sacro. La religione rivelata, invece, ha un movimento dall’alto verso il basso: Dio prende l’iniziativa, si china verso l’uomo con la sua grazia e lo chiama. E la risposta dell’uomo si realizza nell’obbedienza della fede e nell’amore.


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** “La Quaresima è al termine. Siamo pronti a celebrare la Pasqua del Signore? Abbiamo capito che essere cristiani ha un prezzo? Abbiamo rinnovato le nostre scelte battesimali? Abbiamo fatto diventare realtà nella nostra vita il motto che apriva questi quaranta giorni: convertitevi e credete al vangelo? È l’ultima opportunità per una conversione profonda di fede e di vita” (Basilio Caballero, La Parola per Ogni Giorno).
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: O Dio, che operi sempre per la nostra salvezza e in questi giorni ci allieti con un dono speciale della tua grazia, guarda con bontà alla tua famiglia, custodisci nel tuo amore chi attende il Battesimo e assisti chi è già rinato alla vita nuova. Per il nostro Signore Gesù Cristo...