IL VANGELO DEL GIORNO

22 Marzo 2018

GIOVEDÌ FERIA V SETTIMANA QUARESIMA


Oggi Gesù ci dice: “Oggi non indurite il vostro cuore, ma ascoltate la voce del Signore” (Cfr. Sal 94,8ab).


Dal Vangelo secondo Giovanni 8,51-59: I Giudei comprendono bene le parole di Gesù, ciò nondimeno lo accusano di essere un millantatore. Ma nelle loro menti accecate dallodio l’accusa è assai debole e quindi vogliono scendere in profondità, perché nelle parole di Gesù ravvisano affermazioni che scivolano verso la bestemmia. E quindi è bene indagare. Innanzitutto, la promessa della vita eterna a colui che crede nella “sua parola”, poi la fedeltà alla volontà del Padre, una fedeltà che trova le radici in una perfetta e vera “conoscenza” del Padre, e infine il manifestarsi Dio: “In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono”. Se le prime dichiarazioni potevano essere accolte con sarcasmo e con un sorriso di compassione, quest’ultima asserzione è blasfema e merita la morte: “Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio”. Mettere mano alle pietre, per certe teste e cuori malati, è la cosa più spiccia per non convertirsi e restare arroccati nel proprio mondo, un piccolo mondo fatto di pregiudizi e di grette menzogne.


Bibbia di Navarra (I Quattro Vangeli): versetto 56. Gesù si presenta come colui nel quale hanno compimento le speranze dei patriarchi dell’Antico Testamento. Essi si mantennero fedeli, ardentemente desiderosi di vedere il giorno della redenzione. Riferendosi alla fede dei patriarchi, san Paolo esclama: «Nella fede morirono tutti costoro, pur non avendo conseguito i beni promessi, ma avendoli solo veduti e salutati di lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sopra la terra» (Eb 11,13). Tra di essi spicca Abramo, nostro padre nella fede (cfr Gal 3,7), il quale riceve la promessa che sarebbe stato il progenitore di un popolo numeroso, il popolo eletto, da cui doveva nascere il Messia.
Il futuro adempimento delle promesse messianiche fu già per Abramo motivo d’immenso gaudio: «Così Abramo, nostro Padre, scelto in vista del compimento futuro della Promessa, e sperando contro ogni speranza, riceve, fin dalla nascita del figlio Isacco, le primizie profetiche di questa gioia. Essa si trova come trasfigurata attraverso una prova di morte, quando questo figlio unico gli è restituito vivo, prefigurazione della risurrezione di colui che deve venire: il Figlio unico di Dio promesso al sacrificio redentore. Abramo esultò al pensiero di vedere il giorno del Cristo, il giorno della salvezza: egli “lo vide e e ne rallegrò”» (Gaudete in Domino, II).
Gesù si muove su di un piano ben superiore a quello dei patriarchi, poiché questi videro solo in visione profetica, “di lontano”, il giorno del Cristo, il giorno della salvezza, mentre egli è colui che lo porta a compimento.


Catechismo degli Adulti 312: Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo, una sola persona in due nature, un solo soggetto di azioni divine e umane.
Il Figlio eterno si è comunicato a una concreta natura umana, esprimendosi in essa. Pur rimanendo Dio come il Padre, ha voluto vivere e morire da uomo, pensare come noi, volere e agire come noi, sentire e soffrire come noi. Ha assunto un vero corpo e una vera anima, una volontà umana liberamente sottomessa a quella divina, una conoscenza umana derivata dall’esperienza del mondo e dall’esperienza intima di sé e del Padre. Pur rimanendo trascendente, è entrato personalmente in una vera esistenza terrena con un concreto spessore storico: «Si è umiliato, non perdendo la natura di Dio, ma assumendo quella del servo».


Catechismo della Chiesa Cattolica

In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono

206. Rivelando il suo Nome misterioso di YHWH, “Io sono colui che È” oppure “Io sono colui che Sono” o anche “Io sono chi Io sono”, Dio dice chi egli è e con quale nome lo si deve chiamare. Questo Nome divino è misterioso come Dio è Mistero. Ad un tempo è un Nome rivelato e quasi il rifiuto di un nome; proprio per questo esprime, come meglio non si potrebbe, la realtà di Dio, infinitamente al di sopra di tutto ciò che possiamo comprendere o dire: egli è il “Dio nascosto” (Is 45,15), il suo Nome è ineffabile, ed è il Dio che si fa vicino agli uomini.

590 Soltanto l’identità divina della Persona di Gesù può giustificare un’esigenza assoluta come questa: “Chi non è con me è contro di me” (Mt 12,30); altrettanto quando egli dice che in lui c’è “più di Giona… più di Salomone” (Mt 12,41-42), “c’è qualcosa più grande del Tempio” (Mt 12,6); quando ricorda, a proprio riguardo, che Davide ha chiamato il Messia suo Signore, e quando afferma: “Prima che Abramo fosse, Io Sono” (Gv 8,58); e anche: “Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv 10,30).

653 La verità della divinità di Gesù è confermata dalla sua Risurrezione. Egli aveva detto: “Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che Io Sono” (Gv 8,28). La Risurrezione del Crocifisso dimostrò che egli era veramente “Io Sono”, il Figlio di Dio e Dio egli stesso. San Paolo ha potuto dichiarare ai Giudei: “La promessa fatta ai nostri padri si è compiuta, poiché Dio l’ha attuata per noi… risuscitando Gesù, come anche sta scritto nel Salmo secondo: “Mio Figlio sei tu, oggi ti ho generato” (At 13,32-33). La risurrezione di Cristo è strettamente legata al mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio. Ne è il compimento secondo il disegno eterno di Dio.   


Catechismo della Chiesa Cattolica - Compendio 39: Solo Dio «è»? - Mentre le creature hanno ricevuto da Dio tutto ciò che sono e che hanno, Dio solo è in se stesso la pienezza dell’essere e di ogni perfezione. Egli è «Colui che è», senza origine e senza fine. Gesù rivela che anch’egli porta il Nome divino: «Io sono» (Gv 8,28).


La fede nell’Io Sono - Salvatore Alberto Panimolle:  Nel dramma grandioso di Gv 8,12-59, Gesù si rivela come il Signore, il vero Dio. I piloni portanti di questo dialogo, dalle scene così vive e polemiche, sono costituiti dalle tre proclamazioni del Maestro di essere 1’IO SONO (Gv 8,24.28.58). In questi passi, il Maestro si rivela come il Signore, per invitare i suoi interlocutori a una fede esistenziale nella sua persona divina. Questo è l’elemento essenziale e caratterizzante della fede cristiana.
I giudei purtroppo si ostinano nel rifiuto della luce, preferiscono le tenebre dell’incredulità, si lasciano soggiogare completamente dal padre dell’odio e della menzogna; quindi rigettano il loro Dio, 1’IO SONO. Il tentativo di lapidazione sigilla bene questo atteggiamento ostile dei nemici del Cri to (Gv 8,59).
Noi, pur condannando l’incredulità dei giudei, pur aderendo con la mente alla verità rivelata dal Verbo incarnato, con la nostra vita pratica tante volte rigettiamo il Signore della gloria e preferiamo il nostro egoismo, adoriamo i nostri idoli di carne o d’oro. Quante volte una creatura soggioga il nostro cuore e lo rende schiavo! Quante volte il successo, il guadagno, il danaro ci tiranneggiano e prendono il posto dell’IO SONO! Eppure sappiamo di dover adorare solo il Signore, di dover orientare la nostra esistenza unicamente verso di lui, il Figlio di Dio che si è fatto nostro fratello.


La pienezza della fede cristiana - Lumen fidei 15: «Abramo […] esultò nella speranza di vedere il mio giorno, lo vide e fu pieno di gioia» (Gv 8,56). Secondo queste parole di Gesù, la fede di Abramo era orientata verso di Lui, era, in un certo senso, visione anticipata del suo mistero. Così lo intende sant’Agostino, quando afferma che i Patriarchi si salvarono per la fede, non fede in Cristo già venuto, ma fede in Cristo che stava per venire, fede tesa verso l’evento futuro di Gesù. La fede cristiana è centrata in Cristo, è confessione che Gesù è il Signore e che Dio lo ha risuscitato dai morti (cfr Rm 10,9). Tutte le linee dell’Antico Testamento si raccolgono in Cristo, Egli diventa il “sì” definitivo a tutte le promesse, fondamento del nostro “Amen” finale a Dio (cfr 2Cor 1,20). La storia di Gesù è la manifestazione piena dell’affidabilità di Dio. Se Israele ricordava i grandi atti di amore di Dio, che formavano il centro della sua confessione e aprivano lo sguardo della sua fede, adesso la vita di Gesù appare come il luogo dell’intervento definitivo di Dio, la suprema manifestazione del suo amore per noi. Quella che Dio ci rivolge in Gesù non è una parola in più tra tante altre, ma la sua Parola eterna (cfr Eb 1,1-2). Non c’è nessuna garanzia più grande che Dio possa dare per rassicurarci del suo amore, come ci ricorda san Paolo (cfr Rm 8,31-39). La fede cristiana è dunque fede nell’Amore pieno, nel suo potere efficace, nella sua capacità di trasformare il mondo e di illuminare il tempo. «Abbiamo conosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi» (1Gv 4,16). La fede coglie nell’amore di Dio manifestato in Gesù il fondamento su cui poggia la realtà e la sua destinazione ultima.


Gesù vero Dio e vero Uomo - Ad gentes 3: Cristo Gesù fu inviato nel mondo quale autentico mediatore tra Dio e gli uomini. Poiché è Dio, in lui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità (Col 2,9); nella natura umana, invece, egli è il nuovo Adamo, è riempito di grazia e di verità (cfr. Gv 1,14) ed è costituito capo dell’umanità nuova. Pertanto il Figlio di Dio ha percorso la via di una reale incarnazione per rendere gli uomini partecipi della natura divina; per noi egli si è fatto povero, pur essendo ricco, per arricchire noi con la sua povertà. Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita in riscatto dei molti, cioè di tutti. I santi Padri affermano costantemente che non fu redento quel che da Cristo non fu assunto. Ora egli assunse la natura umana completa, quale essa esiste in noi, infelici e poveri, ma una natura che in lui è senza peccato. Di se stesso infatti il Cristo, dal Padre consacrato ed inviato nel mondo (cfr. Gv 10,36), affermò: «Lo Spirito del Signore è su di me, per questo egli mi ha consacrato con la sua unzione, mi ha inviato a portare la buona novella ai poveri, a guarire quelli che hanno il cuore contrito, ad annunziare ai prigionieri la libertà ed a restituire ai ciechi la vista» (Lc 4,18); ed ancora: «Il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare quello che era perduto» (Lc 19,10).


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** “Il cristianesimo è qualcosa di più di un insieme di regole morali elevate, come possono essere l’amore perfetto, o, perfino, il perdono. Il cristianesimo è la fede in una persona. Gesù è Dio e uomo vero” (Rev. D. Enric CASES i Martín).
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: Assisti e proteggi sempre, Padre buono, questa tua famiglia che ha posto in te ogni speranza, perché liberata dalla corruzione del peccato resti fedele all’impegno del Battesimo, e ottenga in premio l’eredità promessa. Per il nostro Signore Gesù Cristo...