IL VANGELO DEL GIORNO

20 Marzo 2018

MARTEDÌ FERIA V SETTIMANA QUARESIMA


Oggi Gesù ci dice: “Sta’ in attesa del Signore, prendi forza e coraggio; tieni saldo il tuo cuore e spera nel Signore” (Salmo 26,14).


Dal Vangelo secondo Giovanni 8,21-30: Voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo, con queste parole Gesù svela la sua identità che trascende l’orizzonte terreno perché le sue origini sono oltre il tempo e lo spazio. Ma i Giudei non hanno occhi per vedere al di là del velo della carne del Cristo, perché non hanno fede. Gesù così indica loro un percorso che inevitabilmente dovrà giungere alla sommità del Calvario: Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono. Inchiodato sulla Croce, svelerà a tutti la sua divinità e solo questa grande rivelazione sarà capace di suscitare la fede nel cuore degli uomini. Chi non accetterà questa testimonianza, chi non saprà cogliere il mistero della sua Persona morirà nei suoi peccati; è la morte eterna che porta con sé l’eterna separazione da Colui che è la risurrezione e la vita (Gv 11,25): Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati.


Tu chi sei? - Basilio Caballero (La Parola per ogni giorno): Il vangelo continua i discorsi di Gesù in occasione della festa delle Capanne. In un clima difficile, prosegue il confronto di Cristo con i giudei, specialmente con i farisei. Nel processo giudiziario si avvicina l’ora di Gesù, che a poco a poco va svelando la sua origine e condizione divina.
Prima si è rivelato come acqua viva e luce del mondo. Se gli uomini rifiuteranno questa luce e questa vita, moriranno nel loro peccato; perché il peccato radicale, dal quale scaturiscono tutti gli altri, è rifiutarsi di credere in Gesù. «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo... se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati».
Dopo aver interpretato male l’accenno velato di Gesù sulla sua prossima partenza, cioè la morte, come intenzione di suicidarsi, per porre fine alle discussioni sulle sue origini, i giudei chiedono esplicitamente al rab­bi: Tu chi sei? Gesù risponde loro: Quello che vi sto dicendo dall’inizio e che voi non volete accettare. «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo - allusione sia alla crocifissione che alla risurrezione ed esaltazione di Gesù -, allora saprete che Io Sono». L’espressione «Io Sono» rimanda al nome di Dio nell’Antico Testamento; con essa Cristo sta dichiarando la sua condizione divina.
«A queste sue parole, molti credettero in lui» conclude il testo evangelico di oggi. Sono quelli che cercavano la verità e trovarono la vita con la fede in Cristo. Altri, invece, rimasero ciechi davanti ai segni della sua identità messianica. Cristo è segno di contraddizione; gli uomini devono decidersi per lui o contro di lui. Ma questa scelta impegna definitivamente il destino personale. In questo giorno di Quaresima, nella prospettiva della sua passione, morte e risurrezione, Cristo ci invita a una conversione di fede prima che sia troppo tardi.
Rifiutare Cristo, che è la vita, la luce e la salvezza, vuol dire scegliere la morte, le tenebre e la rovina eterna. San Paolo scriveva ai Filippesi: «Perché molti, ve l’ho già detto più volte e ora con le lacrime agli occhi ve lo ripeto, si comportano da nemici della croce di Cristo: la perdizione però sarà la loro fine, perché essi, che hanno come dio il loro ventre, si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi, tutti intenti alle cose della terra» (Fil 3,18s). Invece, chi guarda la croce con fede e con spirito di conversione, come gli israeliti guardarono il serpente nel deserto, è guarito dal suo peccato, ottiene la salvezza di Dio e ha la vita eterna.


Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo - Il tema dell’esaltazione del Figlio dell’uomo compare in tre passi del Vangelo di Giovanni (cfr. 3,14; 8,28; 12,22-24), e costituiscono l’equivalente giovanneo della triplice predizione della passione del Cristo registrata nei vangeli sinottici (cfr. Mt 16,21; 17,22ss; 20,18ss, e par. in Marco e Luca). Nel IV Vangelo, il verbo innalzare designa l’innalzamento fisico di Gesù sulla croce, e per mezzo di questa stessa croce, l’elevazione o glorificazione di Gesù. Un evento contemplato da san Giovanni come una intronizzazione regale: «la croce è il trono regale di Gesù. Questa elevazione-esaltazione dell’uomo Gesù sulla croce rappresenta la condizione necessaria per il riconoscimento della sua divinità [Gv 8,28]; da quel trono regale infatti Gesù attirerà tutti a sé [Gv 12,32]» (Salvatore Alberto Panimolle). Il richiamo al serpente di bronzo che ci suggerisce la liturgia è opportuno per far intendere che ora, nella pienezza del tempo (cfr. Gal 4,4), per ottenere la salvezza bisogna guardare a colui che hanno trafitto (cfr. Zac 12,10; Gv 19,37). Uno sguardo che significa credere nel Figlio unigenito, accogliere la sua Persona e questo vuole dire che la salvezza come la condanna dipendono in definitiva da questa risposta o rifiuto nei confronti del Cristo. Chi non crede è già stato condannato: in un certo senso, si è condannato da sé: «Io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho annunziato lo condannerà nell’ultimo giorno» (Gv 12,48). Quindi, solo nel Crocifisso v’è la salvezza. È quanto Pietro, pieno di Spirito Santo, con franchezza annunzierà ai capi del popolo d’Israele e agli anziani, irritati per il fatto che l’Apostolo, con Giovanni, insegnava al popolo e annunziava in Gesù la risurrezione dai morti: «In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati» (At 4,12).


... voi siete di questo mondo: Catechismo della Chiesa Cattolica 408-409: Le conseguenze del peccato originale e di tutti i peccati personali degli uomini conferiscono al mondo nel suo insieme una condizione peccaminosa, che può essere definita con l’espressione di san Giovanni: «il peccato del mondo» (Gv 1,29). Con questa espressione viene anche significata l’influenza negativa esercitata sulle persone dalle situazioni comunitarie e dalle strutture sociali che sono frutto dei peccati degli uomini. La drammatica condizione del mondo che «giace» tutto «sotto il potere del maligno» (1Gv 5,19), fa della vita dell’uomo una lotta: Tutta intera la storia umana è infatti pervasa da una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre; lotta incominciata fin dall’origine del mondo, che durerà, come dice il Signore, fino all’ultimo giorno. Inserito in questa battaglia, l’uomo deve combattere senza soste per poter restare unito al bene, né può conseguire la sua interiore unità se non a prezzo di grandi fatiche, con l’aiuto della grazia di Dio.


Tu chi sei?: Catechismo della Chiesa Cattolica 653: La verità della divinità di Gesù è confermata dalla sua Risurrezione. Egli aveva detto: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che Io Sono» (Gv 8,28). La Risurrezione del Crocifisso dimostrò che egli era veramente «Io Sono», il Figlio di Dio e Dio egli stesso. San Paolo ha potuto dichiarare ai Giudei: «La promessa fatta ai nostri padri si è compiuta, poiché Dio l’ha attuata per noi... risuscitando Gesù, come anche sta scritto nel Salmo secondo: “Mio Figlio sei tu, oggi ti ho generato”» (At 13,32-33). La Risurrezione di Cristo è strettamente legata al Mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio. Ne è il compimento secondo il disegno eterno di Dio.


Conoscerete, troverete la risposta… - Giovanni Paolo II (Omelia, 30 marzo 1982): Cristo dice: “Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete...”: conoscerete, troverete la risposta a questo interrogativo che ora ponete a me, non fidandovi delle parole che vi dico. “L’innalzare” mediante la Croce costituisce in un certo qual senso la chiave per conoscere tutta la verità, che Cristo proclamava. La Croce è la soglia, attraverso la quale sarà concesso all’uomo di avvicinarsi a questa realtà che Cristo rivela. Rivelare vuol dire “rendere noto”, “rendere presente”. Cristo rivela il Padre. Mediante lui il Padre diventa presente nel mondo umano. “Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che Io sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo” (Gv 8,28). Cristo si richiama al Padre come all’ultima fonte della verità che annunzia: “Colui che mi ha mandato è veritiero, ed io dico al mondo le cose che ho udito da lui” (Gv 8,26). Ed infine: “Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite” (Gv 8,29). In queste parole si svela davanti a noi quella illimitata solitudine, che Cristo deve sperimentare sulla Croce, nella sua “elevazione”. Questa solitudine inizierà durante la preghiera nel Getsemani – la quale deve essere stata una vera agonia spirituale – e si compirà nella crocifissione. Allora Cristo griderà: “Elì, Elì, lemà sabactàni”, “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mt 27,46). Ora, invece, come se anticipasse quelle ore di tremenda solitudine, Cristo dice: “Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo...”. Come se volesse dire, in primo luogo: anche in questo supremo abbandono non sarò solo! adempirò allora ciò che “Gli è gradito”, ciò che è la Volontà del Padre! e non sarò solo! - E, inoltre: il Padre non mi lascerà in mano alla morte, poiché nella Croce c’è l’inizio della risurrezione. Proprio per questo, “la crocifissione” diventerà in definitiva la “elevazione”: “Allora saprete che Io sono”. Allora, pure, conoscerete che “io dico al mondo le cose che ho udito da lui”.


Gesù svela il Nome del Padre: Catechismo della Chiesa Cattolica 2812: È in Gesù che il Nome del Dio Santo ci viene rivelato e donato, nella carne, come Salvatore: rivelato da ciò che egli È, dalla sua Parola e dal suo Sacrificio. È il cuore della sua preghiera sacerdotale: «Padre santo... per loro io consacro me stesso; perché siano anch’essi consacrati nella verità» (Gv 17,19). È perché egli stesso «santifica» il suo Nome che Gesù ci fa conoscere il Nome del Padre. Compiuta la sua Pasqua, il Padre gli dà «il Nome che è al di sopra di ogni altro nome»: Gesù «è il Signore a gloria di Dio Padre» (Fil 2,9-11).


... non faccio nulla da me stesso... Catechismo della Chiesa Cattolica 2824: È in Cristo e mediante la sua volontà umana che la Volontà del Padre è stata compiuta perfettamente e una volta per tutte. Gesù, entrando in questo mondo, ha detto: «Ecco, Io vengo, ...  per fare, o Dio, la tua Volontà» (Eb 10,7; Sal 40,7). Solo Gesù può affermare: «Io faccio sempre le cose che Gli sono gradite» (Gv 8,29). Nella preghiera della sua agonia, egli acconsente totalmente alla Volontà del Padre: «Non sia fatta la mia, ma la tua volontà!» ( Lc 22,42 ). Ecco perché Gesù «ha dato se stesso per i nostri peccati... secondo la Volontà di Dio» (Gal 1,4). «È appunto per quella Volontà che noi siamo stati santificati, per mezzo dell’offerta del Corpo di Gesù Cristo» (Eb 10,10).


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** In questo giorno di Quaresima, nella prospettiva della sua passione, morte e risurrezione, Cristo ci invita a una conversione di fede prima che sia troppo tardi.
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: Il tuo aiuto, Dio onnipotente, ci renda perseveranti nel tuo servizio, perché anche nel nostro tempo la tua Chiesa si accresca di nuovi membri e si rinnovi sempre nello spirito. Per il nostro Signore Gesù Cristo...