IL VANGELO DEL GIORNO

19 Marzo 2018

SAN GIUSEPPE

SPOSO DELLA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA


Oggi Gesù ci dice: “Egli credette, saldo nella speranza contro ogni speranza” (II Lettura).


Dal Vangelo secondo Matteo 1,16.18-21.24.16: Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto...: è giusto perché è desideroso di osservare la legge che obbligava il marito a sciogliere il matrimonio in caso di adulterio, è giusto perché vuole mitigare con la magnanimità il rigore della legge desiderando evitare di esporre la sua sposa alla pubblica diffamazione, è giusto perché accetta con gioia la volontà di Dio anche se misteriosa e umanamente inspiegabile. L’angelo pone fine ai dubbi di Giuseppe: Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Nell’annuncio evangelico viene poi svelato il compito che attendeva, Giuseppe, e cioè quello d’imporre il nome al bambino e assumerne la paternità legale. La nascita di Gesù è collocata all’interno del grande disegno divino della salvezza, e si incarna nella storia umana rivelandosi tra le mura di una famiglia umile e timorata di Dio


San Giuseppe: l’uomo della fede - Vincenzo Raffa (Liturgia Festiva): Dio aveva scelto Abramo come erede di tutte le promesse per la sua fede. Per la fede il grande patriarca divenne il padre di molte genti (Rm 4,13.16-18.22; Eb 11,17). Anche a san Giuseppe fu affidata la missione altissima di accogliere, nutrire, custodire Gesù in premio alla sua vivissima fede. Credette a Dio che attraverso l’Angelo gli annunciò il grande miracolo avvenuto in Maria, credette che colui che fu concepito dalla sua sposa e nacque da lei era il Salvatore, per questo accondiscese a imporgli il nome di «Gesù», «Salvatore». La fede di san Giuseppe fu messa a dura prova, Gli doveva infatti riuscire difficile capacitarsi che il re del mondo dovesse aver i suoi natali in modo così umile, in tanto disinteresse degli uomini e ami in tanto disprezzo e lotte.
Come ammettere che quel fanciullo all’apparenza non diverso dagli altri, era il redentore atteso? È vero, i fatti prodigiosi erano una grande convalida, ma anche la loro vera finalità e il loro vero significato non potevano essere percepiti in ordine alla fede senza una sincera disponibilità interiore. I vangeli dimostrano che i grandi miracoli, operati da Cristo, non furono sufficienti a vincere l’incredulità di scribi e farisei e di altri. San Giuseppe, invece, credette fermamente e per questo rimase accanto a Maria e poi anche a Gesù, e svolse puntualmente la parte che Dio gli aveva assegnato.


Paolo VI (Omelia, 19 Marzo 1969): S. Giuseppe, il Vangelo lo definisce giusto (Matth. 1,19); e lode più densa di virtù e più alta di merito non potrebbe essere attribuita ad un uomo di umile condizione sociale ed evidentemente alieno dal compiere grandi gesti. Un uomo povero, onesto, laborioso, timido forse, ma che ha una sua insondabile vita interiore, dalla quale vengono a lui ordini e conforti singolarissimi, e derivano a lui la logica e la forza, propria delle anime semplici e limpide, delle grandi decisioni, come quella di mettere subito a disposizione dei disegni divini la sua libertà, la sua legittima vocazione umana, la sua felicità coniugale, accettando della famiglia la condizione, la responsabilità ed il peso, e rinunciando per un incomparabile virgineo amore al naturale amore coniugale che la costituisce e la alimenta, per offrire così, con sacrificio totale, l’intera esistenza alle imponderabili esigenze della sorprendente venuta del Messia, a cui egli porrà il nome per sempre beatissimo di Gesù (Matth. 1,21), e che egli riconoscerà frutto dello Spirito Santo, e solo agli effetti giuridici e domestici suo figlio. Un uomo perciò, S. Giuseppe, «impegnato», come ora si dice, per Maria, l’eletta fra tutte le donne della terra e della storia, sempre sua vergine sposa, non già fisicamente sua moglie, e per Gesù, in virtù di discendenza legale, non naturale, sua prole. A lui i pesi, le responsabilità, i rischi, gli affanni della piccola e singolare sacra famiglia. A lui il servizio, a lui il lavoro, a lui il sacrificio, nella penombra del quadro evangelico, nel quale ci piace contemplarlo, e certo, non a torto, ora che noi tutto conosciamo, chiamarlo felice, beato.
È Vangelo questo. In esso i valori dell’umana esistenza assumono diversa misura da quella con cui siamo soliti apprezzarli: qui ciò ch’è piccolo diventa grande (ricordiamo l’effusione di Gesù, al capo undecimo di San Matteo: «Io Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascoste queste cose - le cose del regno messianico! - ai sapienti ed ai dotti, che hai rivelate ai piccoli»); qui ciò ch’è misero diventa degno della condizione sociale del Figlio di Dio fattosi Figlio dell’uomo; qui ciò ch’è elementare risultato d’un faticoso e rudimentale lavoro artigiano serve ad addestrare all’opera umana l’operatore del cosmo e del mondo (cfr. Io. 1,3 ; 5,17), e a dare umile pane alla mensa di Colui che definirà Se stesso «il Pane della vita» (Io. 6,48). Qui ciò ch’è perduto per amore di Cristo, è ritrovato (cfr. Matth. 10,39), e chi sacrifica per lui la propria vita di questo mondo, la conserva per la vita eterna (cfr. Io. 12,25). San Giuseppe è il tipo del Vangelo, che Gesù, lasciata la piccola officina di Nazareth, e iniziata la sua missione di profeta e di maestro, annuncerà come programma per la redenzione dell’umanità; S. Giuseppe è il modello degli umili che il cristianesimo solleva a grandi destini; S. Giuseppe è la prova che per essere buoni e autentici seguaci di Cristo non occorrono «grandi cose», ma si richiedono solo virtù comuni, umane, semplici, ma vere ed autentiche.


Benedetto XVI (Angelus, 19 Marzo 2006): La figura di questo grande Santo, pur rimanendo piuttosto nascosta, riveste nella storia della salvezza un’importanza fondamentale. Anzitutto, appartenendo egli alla tribù di Giuda, legò Gesù alla discendenza davidica, così che, realizzando le promesse sul Messia, il Figlio della Vergine Maria può dirsi veramente “figlio di Davide”. Il Vangelo di Matteo, in modo particolare, pone in risalto le profezie messianiche che trovarono compimento mediante il ruolo di Giuseppe: la nascita di Gesù a Betlemme [2,1-6]; il suo passaggio attraverso l’Egitto, dove la santa Famiglia si era rifugiata [2,13-15]; il soprannome di “Nazareno” [2, 22-23]. In tutto ciò egli si dimostrò, al pari della sposa Maria, autentico erede della fede di Abramo: fede nel Dio che guida gli eventi della storia secondo il suo misterioso disegno salvifico. La sua grandezza, al pari di quella di Maria, risalta ancor più perché la sua missione si è svolta nell’umiltà e nel nascondimento della casa di Nazaret. Del resto, Dio stesso, nella Persona del suo Figlio incarnato, ha scelto questa via e questo stile - l’umiltà e il nascondimento - nella sua esistenza terrena. Dall’esempio di San Giuseppe viene a tutti noi un forte invito a svolgere con fedeltà, semplicità e modestia il compito che la Provvidenza ci ha assegnato. Penso anzitutto ai padri e alle madri di famiglia, e prego perché sappiano sempre apprezzare la bellezza di una vita semplice e laboriosa, coltivando con premura la relazione coniugale e compiendo con entusiasmo la grande e non facile missione educativa. Ai Sacerdoti, che esercitano la paternità nei confronti delle comunità ecclesiali San Giuseppe ottenga di amare la Chiesa con affetto e piena dedizione, e sostenga le persone consacrate nella loro gioiosa e fedele osservanza dei consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza. Protegga i lavoratori di tutto il mondo, perché contribuiscano con le loro varie professioni al progresso dell’intera umanità, e aiuti ogni cristiano a realizzare con fiducia e con amore la volontà di Dio, cooperando così al compimento dell’opera della salvezza.


Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo - Monaci Benedettini Silvestrini (Omelia, 15-03-2008): La nascita di Gesù è descritta dagli evangelisti Luca e Matteo. Da quest’ultimo possiamo apprezzare con miglior completezza la personalità bellissima di San Giuseppe. La sua figura si staglia alle nostre coscienze perché possiamo comprendere, seguendo il suo cuore, la profondità dell’amore di Dio. Le scelte di Dio infatti sono imperscrutabili alla nostra intelligenza. Dio guarda al cuore e non all’apparenza. Davanti alla sua opera l’uomo rimane stupefatto in contemplazione. Non è la passività di chi rinuncia alla propria volontà ma la lode di chi riconosce nell’opera di Dio la realizzazione completa dei propri desideri. Dio per la salvezza dell’uomo ha scelto l’umiltà di Maria e la sua disponibilità di servizio. Ha scelto anche Giuseppe come sposo di Maria, certo, ma come figura del vero giusto, capace di affidarsi completamente alla volontà di Dio. Davanti all’umanamente incomprensibile e all’inaccettabile, Giuseppe non reagisce con sprezzo ed alterigia. Egli si pone all’ascolto di Dio ed accoglie la sua parola. Accoglie Maria per accudire quello che ella portava nel grembo. Questa è la vera contemplazione, dalla quale nasce il vero agire dell’uomo. L’agire che va oltre i pregiudizi e che ha il coraggio di andare anche oltre le condanne sommarie... l’agire che realizza la giustizia vera. San Giuseppe è per noi guida ispiratrice per affidare la nostra vita al Signore. È modello di santità che insegna la vera giustizia. È un Santo che parla continuamente ai nostri cuori, anche in una società dove sembrano smarriti i valori di paternità e responsabilità. Parla ai padri per insegnare il rispetto e l’accoglienza, parla ai figli per inculcare loro l’obbedienza.


Patrono della Chiesa dei nostri tempi -  Redemptoris Custos 28-29: In tempi difficili per la Chiesa Pio IX, volendo affidarla alla speciale protezione del santo patriarca Giuseppe, lo dichiarò «Patrono della Chiesa cattolica» (S. Rituum Congreg., «Quemadmodum Deus», die 8 dec. 1870: «Pii IX P. M. Acta», pars I, vol. V, 283). Il Pontefice sapeva di non compiere un gesto peregrino, perché a motivo dell’eccelsa dignità concessa da Dio a questo suo fedelissimo servo, «la Chiesa, dopo la Vergine Santa, sposa di lui, ebbe sempre in grande onore e ricolmò di lodi il beato Giuseppe, e di preferenza a lui ricorse nelle angustie» (S. Rituum Congreg., «Quemadmodum Deus, die 8 dec. 1870: «Pii IX P. M. Acta, pars I, vol. V, 282s).
Quali sono i motivi di tanta fiducia? Leone XIII li espone così: «Le ragioni per cui il beato Giuseppe deve essere considerato speciale Patrono della Chiesa, e la Chiesa, a sua volta, ripromettersi moltissimo dalla tutela e dal patrocinio di lui, nascono principalmente dall’essere egli sposo di Maria e padre putativo di Gesù... Giuseppe fu a suo tempo legittimo e naturale custode, capo e difensore della divina Famiglia... E’ dunque cosa conveniente e sommamente degna del beato Giuseppe, che, a quel modo che egli un tempo soleva tutelare santamente in ogni evento la famiglia di Nazaret, così ora copra e difenda col suo celeste patrocinio la Chiesa di Cristo» («Quamquam Pluries», die 15 aug. 1889: «Leonis XIII P. M. Acta», IX [1890] 177-179).
Questo patrocinio deve essere invocato ed è necessario tuttora alla Chiesa non soltanto a difesa contro gli insorgenti pericoli, ma anche e soprattutto a conforto del suo rinnovato impegno di evangelizzazione nel mondo e di rievangelizzazione in quei «paesi e nazioni dove - come ho scritto nell’esortazione apostolica “Christifideles Laici” - la religione e la vita cristiana erano un tempo quanto mai fiorenti», e che «sono ora messi a dura prova». Per portare il primo annuncio di Cristo o per riportarlo laddove esso è trascurato o dimenticato, la Chiesa ha bisogno di una speciale «virtù dall’alto» (cfr. Lc 24,49; At 1,8), donazione certo dello Spirito del Signore non disgiunta dall’intercessione e dall’esempio dei suoi santi.


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** Catechismo della Chiesa Cattolica 1014: La Chiesa ci incoraggia a prepararci all’ora della nostra morte «Dalla morte improvvisa, liberaci, Signore»: antiche Litanie dei santi), a chiedere alla Madre di Dio di intercedere per noi «nell’ora della nostra morte» («Ave Maria») e ad affidarci a san Giuseppe, patrono della buona morte: «In ogni azione, in ogni pensiero, dovresti comportarti come se tu dovessi morire oggi stesso; se avrai la coscienza retta, non avrai molta paura di morire. Sarebbe meglio star lontano dal peccato che fuggire la morte. Se oggi non sei preparato a morire, come lo sarai domani?».
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: Dio onnipotente, che hai voluto affidare gli inizi della nostra redenzione alla custodia premurosa di san Giuseppe, per sua intercessione concedi alla tua Chiesa di cooperare fedelmente al compimento dell’opera di salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo...