IL PENSIERO DEL GIORNO

7 Marzo 2018


MeRCOLEDÌ FERIA III SETTIMANA QUARESIMA


Oggi Gesù ci dice: “Chi insegnerà e osserverà i precetti, sarà considerato grande nel regno dei cieli” (Vangelo).


Dal Vangelo secondo Matteo 5,17-19: Gesù non è venuto ad abolire la Legge o i Profeti, ma a portarla a compimento. L’Antico Testamento continua nel Nuovo Testamento dove trova la sua completezza, anche i più piccoli precetti sono portati a compimento, per cui non potranno essere infranti o aboliti arbitrariamente.


Bibbia di Gerusalemme: Gesù non viene né a distruggere la legge (Dt 4,8) e tutta l’economia antica né a consacrarla come intangibile, ma a darle, con il suo comportamento, forma nuova e definitiva, dove si realizza nella pienezza ciò verso cui la legge stessa era avviata.


Gesù non è venuto per abolire la Legge o i Profeti ... ma per compiere ... - Angelico Poppi  (IL Vangelo di Matteo): L’espressione «Non crediate che (io) sia venuto» ricorre con formule affini altrove (Mt 9,13; 10,34-35; 20,28) e sembra premunire il lettore con un tono polemico da una falsa interpretazione delle sei antitesi seguenti (Cf. Gnilka, I, p. 218). Benché Gesù non si sia attenuto alle prescrizioni halakiche dei rabbini, non ha invalidato la Legge mosaica. Al contrario, con il suo insegnamento l’ha portata a compimento,  cioè  alla perfezione, unificandola nel precetto fondamentale dell’amore di Dio e del prossimo, che ne costituisce il cuore, il comandamento principale.
L’espressione «la Legge o i Profeti» (derivata dall’uso sinagogale, che non prevedeva la lettura liturgica dei Ketubin, cioè dei libri sapienziali) indica l’intero Antico Testamento.
Infatti, mentre la Legge (Toràh) designa il Pentateuco, i Profeti includono in senso generico tutti gli altri libri, che erano considerati come una interpretazione della Legge.
Abolire (katalysat) in senso dottrinale significa dichiarare nullo un precetto. Compiere non ha un senso puramente normativo ma assume in Matteo una valenza più pregnante.
Con il verbo pleróo l’evangelista si riferisce una decina di volte all’adempimento delle profezie dell’Antico Testamento.
Gesù non è venuto soltanto a perfezionare la Legge mosaica, ma a portarla a compimento nelle sue potenzialità nascoste e nel suo valore di rivelazione profetica.
Come è suggerito anche in Mt 11,13, tutto l’Antico Testamento converge verso Cristo, che lo attua piena­mente, rendendo presente il regno di Dio. Gesù non fa altro che sviluppare il senso profondo della Legge, rap­portandola al comandamento essenziale dell’amore, il centro focale del discorso della montagna. Mediante la proclamazione e la realizzazione del regno, Gesù pro­voca la conversione del cuore e l’irradiazione della bontà salvifica di Dio nel mondo, che consente all’es­sere umano il pieno adempimento delle esigenze più autentiche della Legge. Ecco perché non solo completa la Legge, ma la «compie».
I singoli precetti dell’Antico Testamento conservano il loro valore, ma solo in quanto sono rap­portabili alla legge dell’amore.
La Scrittura per Matteo rappresenta un’anticipazione del progetto salvifico di Dio, che il suo Inviato definitivo avrebbe «compiuto» in adesione totale al volere del Padre.


Gesù e la Legge - Alice Baum: La comprensione della Legge da parte del Nuovo Testamento è determinata dal contrasto della comunità cristiana primitiva con essa. I cristiani dovevano determinare in quale modo la Legge andasse compresa come espressione della volontà divina a partire dall’evento Cristo. Per quanto su questo sfondo possiamo conoscere dai Vangeli circa la posizione di Gesù verso la Legge, essa è caratterizzata da una certa ambivalenza. Gesù conserva e osserva la  Legge, contemporaneamente la critica duramente e la trasgredisce. Egli guarisce di sabato e considera le leggi di purità religiosamente irrilevanti (Mc 7,1-23). Nella consapevolezza di far emergere la signoria di Dio, egli pretende di essere il solo ad annunciare con autorità la volontà di Dio. Facendo questo egli si pone al di sopra della  Legge (Mt 5,2ss: ... ma io vi dico ...). Nel regno di Dio la  Legge deve venir adempiuta sino in fondo, e Gesù stesso la osserva, ma al tempo stesso egli annuncia un ordinamento religioso radicalmente nuovo nel quale la  Legge è il duplice comandamento dell’amore di Dio e del prossimo. poiché in questo la volontà di Dio trova la sua espressione assoluta. Se la  Legge corrisponde a questo comandamento viene affermata, altrimenti viene negata o radicalizzata. Un adempimento della  Legge che si esaurisce nella prassi esteriore non è sufficiente. Determinante è l’atteggiamento interiore come vera ubbidienza verso Legge.


Catechismo della Chiesa Cattolica

577: Gesù ha fatto una solenne precisazione all’inizio del Discorso della Montagna, quando ha presentato, alla luce della grazia della Nuova Alleanza, la Legge data da Dio sul Sinai al momento della prima Alleanza: «Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla Legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel Regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel Regno dei cieli» (Mt 5,17-19).

1970 La Legge evangelica implica la scelta decisiva tra «le due vie»  e mettere in pratica le parole del Signore; essa si riassume nella regola d’oro: «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti» (Mt 7,12).
Tutta la Legge evangelica è racchiusa nel comandamento nuovo di Gesù, di amarci gli uni gli altri come lui ci ha amati.

1971 Al discorso del Signore sulla montagna è opportuno aggiungere la catechesi morale degli insegnamenti apostolici come Rm 12-15; 1Cor 12-13; Col 3-4; Ef 4-6; ecc. Questa dottrina trasmette l’insegnamento del Signore con l’autorità degli Apostoli, particolarmente attraverso l’esposizione delle virtù che derivano dalla fede in Cristo e che sono animate dalla carità, il principale dono dello Spirito Santo. «La carità non abbia finzioni. [...] Amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno. [...] Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell’ospitalità» (Rm 12,9-13). Questa catechesi ci insegna anche a considerare i casi di coscienza alla luce del nostro rapporto con Cristo e con la Chiesa.

1972 La Legge nuova è chiamata legge d’amore, perché fa agire in virtù dell’amore che lo Spirito Santo infonde, più che sotto la spinta del timore; legge di grazia, perché, per mezzo della fede e dei sacramenti, conferisce la forza della grazia per agire; legge di libertà, perché ci libera dalle osservanze rituali e giuridiche della Legge antica, ci porta ad agire spontaneamente sotto l’impulso della carità, ed infine ci fa passare dalla condizione di servo «che non sa quello che fa il suo padrone» a quella di amico di Cristo «perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi» (Gv 15,15), o ancora alla condizione di figlio 


Veritatis splendor 15: Nel «Discorso della Montagna», che costituisce la magna charta della morale evangelica, Gesù dice: «Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento» (Mt 5,17). Cristo è la chiave delle Scritture: «Voi scrutate le Scritture: esse parlano di me» (cfr. Gv 5,39); è il centro dell’economia della salvezza, la ricapitolazione dell’Antico e del Nuovo Testamento, delle promesse della Legge e del loro compimento nel Vangelo; è il legame vivente ed eterno tra l’Antica e la Nuova Alleanza. [...]. Gesù porta a compimento i comandamenti di Dio, in particolare il comandamento dell’amore del prossimo, interiorizzando e radicalizzando le sue esigenze: l’amore del prossimo scaturisce da un cuore che ama, e che, proprio perché ama, è disposto a vivere le esigenze più alte. Gesù mostra che i comandamenti non devono essere intesi come un limite minimo da non oltrepassare, ma piuttosto come una strada aperta per un cammino morale e spirituale di perfezione, la cui anima è l’amore (cfr. Col 3,14). Così il comandamento «Non uccidere» diventa l’appello ad un amore sollecito che tutela e promuove la vita del prossimo; il precetto che vieta l’adulterio diventa l’invito ad uno sguardo puro, capace di rispettare il significato sponsale del corpo: «Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio... Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; ma io vi dico: chiunque guarda ad una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore» (Mt 5,21-22.27-28). È Gesù stesso il «compimento» vivo della Legge in quanto egli ne realizza il significato autentico con il dono totale di sé: diventa Lui stesso Legge vivente e personale, che invita alla sua sequela, dà mediante lo Spirito la grazia di condividere la sua stessa vita e il suo stesso amore e offre l’energia per testimoniarlo nelle scelte e nelle opere (cfr. Gv 13,34-35).


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla Legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel Regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel Regno dei cieli.
Questa parola cosa ti suggerisce?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: Signore Dio nostro, fa’ che i tuoi fedeli, formati nell’impegno delle buone opere e nell’ascolto della tua parola, ti servano con generosa dedizione liberi da ogni egoismo, e nella comune preghiera a te, nostro Padre, si riconoscano fratelli. Per il nostro Signore Gesù Cristo...