IL PENSIERO DEL GIORNO

12 Marzo 2018

LUNEDÌ FERIA IV SETTIMANA QUARESIMA



Oggi Gesù ci dice: “Cercate il bene e non il male, se volete vivere, e il Signore sarà con voi” (Cfr. Am 5,14).


Dal Vangelo secondo Giovanni 4,43-54: La guarigione del figlio del funzionario del re è un segno che ha lo scopo di illustrare alcuni aspetti della realtà di Gesù. La prima risposta di Gesù al funzionario del re ha tutta l’apparenza di un rifiuto, ma ha il fine di aprire il cuore alla fede. Le parole di Gesù assurgono così a un principio fondante per la vita del credente: la fede non deve basarsi unicamente sui miracoli, ma sulla parola di Dio. Difatti è la parola creatrice di Gesù che opera la guarigione desiderata: i segni e la fede nella parola vanno sempre insieme.


Giuseppe Segalla (Vangelo secondo Giovanni): v. 46 c’era un funzionario regio: è un funzionario di Erode Antipa. chiamato popolarmente re (Mc 6,14.22.25.26.27) anche se era solo tetrarca. Potrebbe essere un funzionario dell’amministrazione oppure dell’esercito. In quest’ultimo caso sarebbe un pagano. Questo tratto del personaggio sarebbe sicuro solo se si identifica questo episodio con quello sinottico (Mt 8,5-13; Lc 7,1-16).
v.48 Se non vedete segni e prodigi: oltre che in Es 7,3-4, questa endiadi si trova nei Sinottici in contesto escatologico (Mt 24,24; Mc 13,22) e con senso negativo, mentre in Atti (2,22.43; 6,8; 7,36) e in Paolo (Rm 15,19; 2Cor 12,12; cf Eb 2,4) ha senso positivo. Qui, in Giovanni, suona negativamente sia in sé che nel contesto, tanto che molti esegeti pensano che i vv. 48-49, come il v. 44 precedente, siano glosse del redattore. Il rimprovero non è rivolto direttamente al funzionario regio (e questo è un ulteriore argomento per la sua redazionalità), ma egli, nel caso, verrebbe inserito in un gruppo che esige il miracolo per legittimare la propria fede. E questa, secondo il redattore, non è vera, autentica fede.
Proprio da questo episodio possiamo brevemente delineare i tre gradi della fede nel IV vangelo; 1) la fede che esige la legittimazione del miracolo, viene criticata; 2) la fede che vede nel miracolo un segno, in cui si rivela il mistero della persona di Gesù, viene accettata come un primo grado della fede; 3) la fede più autentica è quella che crede alla parola e sulla parola del rivelatore, come avviene qui al v. 50: l’uomo credette alla parole (cf vv. 40-42). Nella chiesa, dopo la Risurrezione-glorificazione di Gesù, questa fede diventa fede sulla parola e sulla testimonianza dei testimoni oculari (17,20; 20,9)


Salvatore Alberto Panimolle (Lettura Pastorale del Vangelo di Giovanni): 1. FIDUCIA NELLA POTENZA DI GESÙ - Il secondo segno di Cana ci mostra Gesù che libera un bambino dalla morte e un padre dall’angoscia di perdere il figlio. In questa pericope quindi Gesù ci appare come il salvatore dell’uomo nel senso più pieno e globale. Gesù ha guarito il figlio del funzionario regio da una malattia mortale, la sua onnipotenza divina non è limitata da nessun ostacolo, da nessuna potenza avversa.
Ora, questo potere divino di Gesù non è circoscritto al tempo nel quale egli visse sulla terra. Ancor oggi Gesù può salvare chi a lui ricorre con fiducia, come il padre del bambino moribondo. Non v’è situazione difficile e disperata, fosse anche la morte, dalla quale Gesù non ci possa liberare. L’onnipotenza di Gesù è sempre attuale, egli continua ad intercedere per noi per essere la causa della nostra felicità vera.
La condizione indispensabile per rendere operante la potenza divina di Gesù è una fiducia illimitata e incondizionata nella sua bontà, nella sua misericordia, nella sua onnipotenza. Se imiteremo l’esempio del funzionario regio, ricorrendo con estrema confidenza a Gesù, anche noi saremo liberati dalle nostre angosce e tribolazioni.
«Non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno» (Eb 4,15s).
2. FEDE ALLA PAROLA DI GESÙ -  Il brano della guarigione del funzionario regio ha come scopo mettere in evidenza la fede di questo pagano nella parola di Gesù. Abbiamo ripetuto varie volte che nella struttura dei capitoli 3-4 del quarto vangelo la pericope in Gv 4,46-54 rappresenta il vertice nella presentazione dei tre tipi di fede: quella fondata sui segni, quella degli eretici e quella dei pagani. Il funzionario regio è il modello della fede autentica nella parola di Gesù.
La fede di questo pagano deve essere l’esemplare dei discepoli di Gesù. Anche noi, per essere credenti autentici, dobbiamo aver fede nella parola di Gesù. Nella nostra vita anche noi tante volte andiamo in cerca di segni per credere. Soprattutto nelle scelte profonde della nostra esistenza domandiamo al Signore dei segni.
Ma la parola di Gesù dovrebbe bastarci per le decisioni della nostra vita e anche per le nostre scelte quotidiane.
3. GESÙ SIGNORE DELLA VITA - Il secondo segno di Cana in particolare ci presenta Gesù come signore della vita, colui che può debellare la morte. Egli infatti con una sola parola guarisce il figlio del funzionario regio da una malattia mortale, ridonando al padre del moribondo serenità e pace.
Ora questo Gesù, signore della vita e della morte, fonte di gioia e di felicità è ancor vivo per mostrare concretamente ad ogni uomo che egli può donare vita, gioia e felicità. Solo Gesù è la fonte della vita vera, della felicità profonda, della pace perfetta.

Aveva un figlio malato... Redemptoris Missio (14): La liberazione e la salvezza, portate dal regno di Dio raggiungono la persona umana nelle sue dimensioni sia fisiche che spirituali. Due gesti caratterizzano la missione di Gesù: il guarire e il perdonare. Le molteplici guarigioni dimostrano la sua grande compassione di fronte alle miserie umane; ma significano pure che nel regno non vi saranno più né malattie né sofferenze e che la sua missione mira fin dall’inizio a liberare le persone da esse. Nella prospettiva di Gesù le guarigioni sono anche segno della salvezza spirituale, cioè della liberazione dal peccato. Compiendo gesti di guarigione, Gesù invita alla fede, alla conversione, al desiderio di perdono (Lc 5,24). Ricevuta la fede, la guarigione spinge a proseguire più lontano: introduce nella salvezza (Lc 18,42). I gesti di liberazione dalla possessione del demonio, male supremo e simbolo del peccato e della ribellione contro Dio, sono segni che «il regno di Dio è giunto fra voi» (Mt 12,28).


Le guarigioni segni della potenza d’amore di Dio: Benedetto XVI (Angelus, 8 febbraio 2009): Nonostante che la malattia faccia parte dell’esperienza umana, ad essa non riusciamo ad abituarci, non solo perché a volte diventa veramente pesante e grave, ma essenzialmente perché siamo fatti per la vita, per la vita completa. Giustamente il nostro “istinto interiore” ci fa pensare a Dio come pienezza di vita, anzi come Vita eterna e perfetta. Quando siamo provati dal male e le nostre preghiere sembrano risultare vane, sorge allora in noi il dubbio ed angosciati ci domandiamo: qual è la volontà di Dio? È proprio a questo interrogativo che troviamo risposta nel Vangelo. Ad esempio, nel brano odierno leggiamo che “Gesù guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demoni” (Mc 1,34); in un altro passo di san Matteo, si dice che “Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo” (Mt 4,23). Gesù non lascia dubbi: Dio - del quale Lui stesso ci ha rivelato il volto - è il Dio della vita, che ci libera da ogni male. I segni di questa sua potenza d’amore sono le guarigioni che compie: dimostra così che il Regno di Dio è vicino, restituendo uomini e donne alla loro piena integrità di spirito e di corpo. Dico che questa guarigioni sono segni: non si risolvono in se stesse, ma guidano verso il messaggio di Cristo, ci guidano verso Dio e ci fanno capire che la vera e più profonda malattia dell’uomo è l’assenza di Dio, della fonte della verità e dell’amore. E solo la riconciliazione con Dio può donarci la vera guarigione, la vera vita, perché una vita senza amore e senza verità non sarebbe vita. Il Regno di Dio è proprio la presenza della verità e dell’amore e così è guarigione nella profondità del nostro essere. Si comprende, pertanto, perché la sua predicazione e le guarigioni che opera siano sempre unite: formano infatti un unico messaggio di speranza e di salvezza.

Dio non vuole la malattia: Giovanni Paolo II (Angelus, 13 febbraio 2000): La malattia ci aiuta a comprendere il mistero dell’uomo... quando siamo ammalati sperimentiamo l’umana fragilità e sentiamo forte il desiderio di guarire. In Gesù, che si muove a compassione di noi, troviamo il sostegno e la risposta alle nostre attese più profonde. Nella sua Croce, ogni sofferenza acquista una possibilità di senso; la malattia non cessa d’essere una prova, ma viene illuminata dalla speranza. Sì, Dio non vuole la malattia; non ha creato il male e la morte. Ma, dal momento in cui queste, a causa del peccato, sono entrate nel mondo, il suo amore è tutto proteso a risanare l’uomo, a guarirlo dal peccato e da ogni male e a colmarlo di vita, di pace e di gioia.


L’unzione degli Infermi: Benedetto XVI (Messaggio, 11 Febbraio 2012, n° 3): Dalla lettura dei Vangeli, emerge chiaramente come Gesù abbia sempre mostrato una particolare attenzione verso gli infermi. Egli non solo ha inviato i suoi discepoli a curarne le ferite (cfr Mt 10,8; Lc 9,2; 10,9), ma ha anche istituito per loro un Sacramento specifico: l’Unzione degli Infermi. La Lettera di Giacomo attesta la presenza di questo gesto sacramentale già nella prima comunità cristiana (cfr 5,14-16): con l’Unzione degli Infermi, accompagnata dalla preghiera dei presbiteri, tutta la Chiesa raccomanda gli ammalati al Signore sofferente e glorificato, perché allevi le loro pene e li salvi, anzi li esorta a unirsi spiritualmente alla passione e alla morte di Cristo, per contribuire così al bene del Popolo di Dio.
Tale Sacramento ci porta a contemplare il duplice mistero del Monte degli Ulivi, dove Gesù si è trovato drammaticamente davanti alla via indicatagli dal Padre, quella della Passione, del supremo atto di amore, e l’ha accolta. In quell’ora di prova, Egli è il mediatore, «trasportando in sé, assumendo in sé la sofferenza e la passione del mondo, trasformandola in grido verso Dio, portandola davanti agli occhi e nelle mani di Dio, e così portandola realmente al momento della Redenzione» (Lectio divina, Incontro con il Clero di Roma, 18 febbraio 2010). Ma «l’Orto degli Ulivi è ... anche il luogo dal quale Egli è asceso al Padre, è quindi il luogo della Redenzione ... Questo duplice mistero del Monte degli Ulivi è anche sempre “attivo” nell’olio sacramentale della Chiesa ... segno della bontà di Dio che ci tocca» (Omelia S. Messa del Crsima, 1 Aprile 2010). Nell’Unzione degli Infermi, la materia sacramentale dell’olio ci viene offerta, per così dire, «quale medicina di Dio ... che ora ci rende certi della sua bontà, ci deve rafforzare e consolare, ma che, allo stesso tempo, al di là del momento della malattia, rimanda alla guarigione definitiva, alla risurrezione (cfr Gc 5,14)» (ibid.).


Questo Sacramento merita oggi una maggiore considerazione, sia nella riflessione teologica, sia nell’azione pastorale presso i malati. Valorizzando i contenuti della preghiera liturgica che si adattano alle diverse situazioni umane legate alla malattia e non solo quando si è alla fine della vita (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 1514), l’Unzione degli Infermi non deve essere ritenuta quasi «un sacramento minore» rispetto agli altri. L’attenzione e la cura pastorale verso gli infermi, se da un lato è segno della tenerezza di Dio per chi è nella sofferenza, dall’altro arreca vantaggio spirituale anche ai sacerdoti e a tutta la comunità cristiana, nella consapevolezza che quanto è fatto al più piccolo, è fatto a Gesù stesso (cfr Mt 25,40).


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** Cercate il bene e non il male, se volete vivere, e il Signore sarà con voi.
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: O Dio, che rinnovi il mondo con i tuoi sacramenti, fa’ che la comunità dei tuoi figli si edifichi con questi segni misteriosi della tua presenza e non resti priva del tuo aiuto per la vita di ogni giorno. Per il nostro Signore...