IL PENSIERO DEL GIORNO

20 Febbraio 2018

marteDÌ DELLA I SETTIMANA DI QUARESIMA


Oggi Gesù ci dice: “Pregando, non sprecate parole come i pagani” (VANGELO - Mt 6,7).


Dal Vangelo secondo Matteo 6,7-15: La preghiera del Padre nostro è inserita nella magnifica cornice del ‘Discorso della Montagna’ per opporre l’agire cristiano a quello degli ipocriti (Mt 6,9-13). Il discepolo deve chiedere che sia santificato il nome del Padre, che venga il suo regno, e che sia  fatta la sua volontà, come in cielo così in terra. Deve chiedere il pane quotidiano. Quotidiano potrebbe significare necessario oppure per il giorno dopo. Il primo significato, dacci il pane necessario, ci suggerisce che dobbiamo imparare a chiedere al Padre quanto è necessario per la nostra sussistenza, senza affannarci per il domani. Il discepolo deve chiedere anche gli siano rimessi i debiti, e con l’ultima petizione chiede di non essere abbandonato alla tentazione. Una supplica che nasce dalla consapevolezza della propria debolezza dinanzi alla prepotenza e all’astuzia di Satana, il Tentatore per antonomasia: «Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole» (Mt 26,41). Ma non sono formule magiche, la preghiera, per essere esaudita, deve essere fatta con fede (Mt 21,22), in nome di Gesù (Mt 18,19-20, Gv 14,13-14; 15,7.16; 16,23-27), e chiedere cose buone (Mt 7,11) come lo Spirito santo (Lc 11,13), il perdono (Mc 11,25), il bene dei persecutori (Mt 5,44; cf. Lc 23,24), soprattutto l’avvento del regno di Dio e la perseveranza al momento della prova escatologica (Mt 24,20; 26,41; Lc 21,36; 22,31-32).


La misericordia del Padre - G. M. (Padre in Schede Bibliche Pastorali, Vol. VI) -  Ed. Dehoniane - Bologna): Una delle richieste del «Padre nostro» pone esplicitamente l’accento sul rapporto tra l’amore fraterno e quello del Padre: «... e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori» (Mt 6,12). E Matteo commenta la domanda con due frasi significative: «Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe» (Mt 6,14-15).
Il commento di Matteo al «Padre nostro» probabilmente non aveva la sua collocazione originale in questo punto, ma al termine della parabola del servitore spietato (Mt 18,23-36).
In quell’occasione Pietro chiede a Gesù quante volte si debba perdonare l’offesa ricevuta. Il maestro fa suo il canto di vendetta di Lamec (Gn 4,24), ma lo interpreta nel senso del perdono (Mt 18,21-22), che non ha mai fine. Al determinismo sociologico della vendetta Gesù oppone il perdono fraterno: soltanto questo può salvare la nostra comunità di credenti dalla rovina.
Nella parabola tutto sembra inverosimile: il debito del primo servo, il verdetto di misericordia del re, la violenza dell’uomo condonato verso un suo sottoposto che gli deve pochi denari, la reazione finale del re. Però la conclusione che rappresenta la morale della parabola risulta molto chiara: il re rappresenta il Padre e i servi sono i fratelli della comunità: «Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello» (Mt 18,35). È chiaro che l’evangelista intende sottolineare i due aspetti della vita del discepolo: la gratuità assoluta del perdono divino grazie al quale i credenti sono entrati nella chiesa e l’esigenza solenne del perdono fraterno indispensabile nella comunità messianica: «Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati» (Mc 11,25).
Ora possiamo capire anche la portata di Mt 6,15.
L’amore fraterno non è la condizione della salvezza, ma la sua conseguenza.
Dio, il Padre del Cristo, ha perdonato per primo i nostri errori ed esige a sua volta che l’uomo mostri misericordia verso gli altri: è quanto ci dice 1Gv 4,19-21. Con il perdono il Padre celeste fonda una comunità di fratelli che devono la loro esistenza a un atto di grazia. È nel legame familiare tra il Padre e i fratelli nella chiesa che bisogna cercare la ragione per cui il perdono da parte di Dio include, suppone ed esige il perdono reciproco tra fratelli.
Colui che non è fratello agli altri non potrà avere Dio come Padre! Il perdono è quindi indivisibile, in esso si realizza pienamente la volontà riconciliatrice di Dio.
Un aspetto che non va trascurato nella tematica del perdono del Padre è il risalto dato dagli evangelisti all’amore di Dio verso i peccatori. Interessano questo atteggiamento le parabole della pecora smarrita e del figlio prodigo (Mt 18,10-14; Lc 15,11-32).
Se dovessimo considerare quest’ultima parabola come esempio di pedagogia paterna, dovremmo dire che il Padre non è né prudente né buon educatore. Naturalmente il significato va ben oltre il comportamento dei padri terreni. Nella parabola viene annunciato che il Padre celeste nutre un amore sconfinato verso coloro che si considerano perduti, verso i peccatori, amore che costituisce scandalo per i sapienti di questo mondo. La storia della salvezza segue un tracciato che non è quello della giustizia dell’uomo (Cf. Is 55,8). Costui si è separato da Dio. Ha voltato le spalle alla casa paterna per cercare altrove la felicità e non ha saputo approfittare dei beni che il Padre ha concesso: la ragione e la volontà libera. La miseria, la fame, il disprezzo fanno ormai parte della sua condizione. Dio ha permesso che l’uomo facesse le sue esperienze, non ha voluto costringerlo, ma nella sua sapienza ha concepito un altro piano. Colui che è morto deve rinascere ad una nuova vita perché tutti i torti saranno perdonati, ogni dolore sarà trasformato in gioia.


Bibbia di Gerusalemme (1974): versetto 5: Quando pregate: con l’esempio (Mt 14,23), come con le istruzioni, Gesù ha insegnato ai suoi discepoli il dovere e la maniera di pregare. La preghiera deve essere umile davanti a Dio (Lc 18,10-14) e davanti agli uomini (Mt 6,5-6; Mc 12,40p), fatta con il cuore piuttosto che con le labbra (Mt 6,7), fiduciosa nella bontà del Padre (Mt 6,8; 7,7-11p) e insistente fino all’importunità (Lc 11,5-8; 18,1-8). È esaudita se è fatta con fede (Mt 21,22p), in nome di Gesù (Mt 18,19-20; Gv 14,13-14; 15,7; 15,16; 16,23-27), e chiede cose buone (Mt 7,11) come lo Spirito santo (Lc 11,13), il perdono (Mc 11,25), il bene dei persecutori (Mt 5,44p; cf. Lc 23,24), soprattutto l’avvento del regno di Dio e la perseveranza al momento della prova escatologica (Mt 24,20p; 26,41p; Lc 21,36; cf. Lc 22,31-32): vi è tutta la sostanza della preghiera-modello, insegnata da Gesù (Mt 6,9-15p).
versetto 9: Nella redazione di Mt, il Pater contiene sette domande. Questo numero è caro a Mt: tre volte 7+7 generazioni nella genealogia (Mt 1,17); sette beatitudini (Mt 5,3+; Mt 5,5); sette parabole (Mt 13,3+); perdonare non sette volte, ma settanta volte sette (Mt 18,22); sette maledizioni dei farisei (Mt 23,13+); sette parti del Vangelo. Forse per ottenere questo numero sette Mt ha aggiunto al testo-base (Lc 11,2-4) la terza (cf. Mt 7,21; 21,31; 26,42) e la settima domanda (cf. il «maligno»: Mt 13,19; 13,38).


Catechismo della Chiesa Cattolica - Le sette domande

2803 Dopo averci messo alla presenza di Dio nostro Padre per adorarlo, amarlo, benedirlo, lo Spirito filiale fa salire dai nostri cuori sette domande, sette benedizioni. Le prime tre, più teologali, ci attirano verso la gloria del Padre, le ultime quattro, come altrettante vie verso di lui, offrono alla sua grazia la nostra miseria. « L’abisso chiama l’abisso » (Sal 42,8).

2804 Il primo gruppo di domande ci porta verso di lui, a lui: il tuo nome, il tuo regno, la tua volontà! È proprio dell’amore pensare innanzi tutto a colui che si ama. In ognuna di queste tre petizioni noi non «ci» nominiamo, ma siamo presi dal «desiderio ardente», dall’«angoscia» stessa del Figlio diletto per la gloria del Padre suo. «Sia santificato [...]. Venga [...]. Sia fatta...»: queste tre suppliche sono già esaudite nel sacrificio di Cristo Salvatore, ma sono ora rivolte, nella speranza, verso il compimento finale, in quanto Dio non è ancora tutto in tutti.

2805 Il secondo gruppo di domande si snoda con il movimento di certe epiclesi eucaristiche: è offerta delle nostre attese e attira lo sguardo del Padre delle misericordie. Sale da noi e ci riguarda, adesso, in questo mondo: «Dacci [...]; rimetti a noi [...]; non ci indurre [...]; liberaci». La quarta e la quinta domanda riguardano la nostra vita in quanto tale, sia per sostenerla con il nutrimento, sia per guarirla dal peccato; le ultime due riguardano il nostro combattimento per la vittoria della vita, lo stesso combattimento della preghiera.

2806 Attraverso le prime tre domande veniamo rafforzati nella fede, colmati di speranza e infiammati di carità. Creature e ancora peccatori, dobbiamo supplicare per noi, quel «noi» a misura del mondo e della storia, che offriamo all’amore senza misura del nostro Dio. Infatti è per mezzo del nome del suo Cristo e mediante il regno del suo Santo Spirito che il Padre nostro realizza il suo disegno di salvezza per noi e per il mondo intero


Catechismo degli Adulti - Testimoni del Padre

334 L’atteggiamento filiale, che dobbiamo assumere verso il Padre, è profonda adorazione e gioiosa confidenza nello stesso tempo. Va testimoniato con la fraternità verso gli altri uomini, la responsabilità e la creatività nel bene, il coraggio nelle prove.
Di questa testimonianza ha bisogno soprattutto quella parte del mondo moderno, che, rincorrendo l’autonomia della ragione e dell’agire, ha emarginato Dio; ma anziché ritrovarsi adulta, ha finito per sentirsi orfana
Il Padre di Gesù non ha niente a che fare con l’immagine paterna rifiutata: non soffoca la libertà, non preserva dalla fatica e dalla sofferenza, non favorisce la passività, la viltà, il servilismo, il fatalismo. È un Padre diverso rispetto alle proiezioni del nostro desiderio, come Gesù è un salvatore diverso. È premuroso e onnipotente, ma non invadente; è vicino anche nell’apparente assenza; non impedisce il male, ma ne trae il bene, rispettando la libertà delle creature. È il principio originario; ma da lui derivano persone di pari dignità, il Figlio e lo Spirito, con le quali da sempre vive in comunione.

335 Gesù riceve tutto dal Padre; vive nel Padre e il Padre in lui. Il Padre è il principio senza principio, l’Amore come pura donazione.  


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** “Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole” (Mt 6,7).
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: Volgi il tuo sguardo, Padre misericordioso, a questa tua famiglia, e fa’ che superando ogni forma di egoismo risplenda ai tuoi occhi per il desiderio di te. Per il nostro Signore Gesù Cristo...