IL PENSIERO DEL GIORNO

21 Febbraio 2018

mERCOLEDÌ DELLA I SETTIMANA DI QUARESIMA


Oggi Gesù ci dice: “Ritornate a me con tutto il cuore, dice il Signore, perché sono misericordioso e pietoso” (Cfr. Gl 2,12-13 - Acclamazione al Vangelo).


Dal Vangelo secondo 11,29-32: I Niniviti, uno dei popoli pagani più crudeli dell’antichità, avevano accolto la predicazione di Giona e si erano convertiti, facendo penitenza, digiunando e coprendosi di sacco. Anche questa generazione malvagia avrà un segno: al popolo d’Israele sarà rivolto lo stesso monito che Giona rivolse ai Niniviti, questo sarà l’unico segno che sarà dato ai Giudei, ma, a differenza dei Niniviti, essi non daranno degni frutti di conversione, perché rifiuteranno il Figlio dell’Uomo. Anche la regina del sud è venuta da lontano per ascoltare la parola di Salomone, il re famoso per la sua sapienza, invece questa generazione malvagia rifiuta Gesù che è più sapiente di Salomone. Per questo i Niniviti e la regina del sud sorgeranno, nel giorno del giudizio, ad accusare questa generazione. Questo monito è rivolto a tutte le generazioni, perché tutte le generazioni, anche quelle a venire, possono trovarsi nella condizione dei contemporanei di Gesù: rifiutare la luce del Vangelo, e di conseguenza essere gettati nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti (Mt 13,42.50).


Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno - Paul Ternant (Dizionario di Teologia Biblica): Fedele alla promessa divina di un rinnovamento delle antiche meraviglie (Mt 11,4s = Is 35,5s; 26,19), Gesù moltiplica i miracoli che, pur accreditandone la parola, rientrano nello stesso tempo nei segni-avvenimenti salvifici e nella mimica profetica (cfr. Mc 8,23ss): sono soprattutto questi miracoli, uniti alla sua autorità personale e a tutta la sua attività, a costituire «i segni dei tempi» (Mt 16,3), cioè gli indizi dell’inizio dell’era messianica. Ma all’opposto di Israele nel deserto (Es 17,2.7; Num 14,22), egli si rifiuta di tentare Dio, esigendo da lui dei segni a proprio vantaggio (Mt 4,7 = Deut 6, 16), e di soddisfare quelli che, avidi di prodigi spettacolari, gli domandano un segno per tentarlo (Mt 16,1ss). Cosi i Sinottici, eco della sua riservatezza, evitano a proposito dei miracoli di usare la parola «segni», a cui ricorrono i suoi avversari (Mt 12,38 par.; Lc 23,8). Certo Dio, fornisce dei segni dell’avvento della salvezza ai poveri, come Maria (Lc 1,36ss), a i pastori (2,12). Però non può offrire ai Giudei i segni che essi si aspettano; ciò significherebbe pervertire la sua missione. Questi ciechi dovrebbero cominciare a prestare attenzione al «segno di Giona» secondo Lc 11,29-32, cioè alla predicazione di penitenza di Gesù. Sarebbero allora in grado di decifrare i «segni dei tempi», senza pretenderne altri per convenienza, e sarebbero preparati a ricevere la testimonianza del più decisivo di essi, il «segno di Giona» secondo Mt 12,40, cioè la risurrezione di Cristo.


Nìnive: Bibbia di Navarra (I Quattro Vangeli, nota a Mt 12,41-42): Nìnive era una città della Mesopotamia (odierno Iraq), alla quale Dio aveva inviato il profeta Giona. I Niniviti fecero penitenza (Gio 3,6-9), perché riconobbero il profeta e accolsero il suo messaggio. Gerusalemme, invece, non vuole riconoscere Gesù, di cui Giona era solamente figura. La regina del Sud è la regina di Saba, nell’Arabia meridionale, che fece visita a Salomone (1Re 10,1-10) e rimase meravigliata della sapienza che Dio aveva elargito al re d’Israele. Gesù è prefigurato anche da Salomone, nel quale la tradizione ebraica ravvisava l’uomo savio per eccellenza. Il rimprovero di Gesù è ancora più grave per l’esempio dei pagani convertiti, nel quale è adombrata l’universalità del cristianesimo, che attecchirà tra i Gentili. Le parole di Gesù “ora qui c’è più di Giona” e ... “più di Salomone” denotano una certa ironia. Questo “più” è un “più” infinito, ma il Signore preferisce attenuare la differenza tra lui e questi importanti personaggi dell’Antico Testamento.


Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona: Catechismo della Chiesa Cattolica n° 590: Soltanto l’identità divina della Persona di Gesù può giustificare un’esigenza assoluta come questa: “Chi non è con me è contro di me” (Mt 12,30); altrettanto quando egli dice che in lui c’è “più di Giona... più di Salomone” (Mt 12,41-42), “c’è qualcosa più grande del Tempio” (Mt 12,6); quando ricorda, a proprio riguardo, che Davide ha chiamato il Messia suo Signore, e quando afferma: “Prima che Abramo fosse, Io Sono” (Gv 8,58); e anche: “Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv 10,30).


Nel giorno del giudizio - Catechismo degli Adulti n° 1199: Il giudizio opera già in questo mondo, ma va verso un momento supremo: «Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male» (2Cor 5,10). È il giudizio definitivo, che per le singole persone avviene al termine della vita terrena (“giudizio particolare”) e per il genere umano, nel suo insieme, al termine della storia (“giudizio universale”).


... perché essi alla predicazione di Giona si convertirono - Catechismo degli Adulti n° 142: Convertirsi significa assumere un diverso modo di pensare e di agire, mettendo Dio e la sua volontà al primo posto, pronti all’occorrenza a rinunciare a qualsiasi altra cosa, per quanto importante e cara possa essere. Significa liberarsi dagli idoli che ci siamo creati e che legano il cuore: benessere, prestigio sociale, affetti disordinati, pregiudizi culturali e religiosi.
La decisione deve essere netta, senza riserve: «Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te... E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te» (Mt 5,29-30). Tuttavia Gesù conosce la fragilità umana e sa essere paziente. Lo rivela narrando di un padrone, il quale aveva nel campo un magnifico albero, che da tre anni però non gli dava frutti; ordinò al contadino di tagliarlo; ma questi gli rispose: «Padrone, lascialo ancora quest’anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime e vedremo se porterà frutto per l’avvenire; se no, lo taglierai» (Lc 13,8-9).


La conversione - Catechismo della Chiesa Cattolica n° 1427: Gesù chiama alla conversione. Questo appello è una componente essenziale dell’annuncio del Regno: “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è ormai vicino; convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1,15). Nella predicazione della Chiesa questo invito si rivolge dapprima a quanti non conoscono ancora Cristo e il suo Vangelo. Il Battesimo è quindi il luogo principale della prima e fondamentale conversione. È mediante la fede nella Buona Novella e mediante il Battesimo che si rinuncia al male e si acquista la salvezza, cioè la remissione di tutti i peccati e il dono della vita nuova.


Una seconda conversione - Catechismo della Chiesa Cattolica n° 1428: Ora, l’appello di Cristo alla conversione continua a risuonare nella vita dei cristiani. Questa seconda conversione è un impegno continuo per tutta la Chiesa che “comprende nel suo seno i peccatori” e che, “santa insieme e sempre bisognosa di purificazione, incessantemente si applica alla penitenza e al suo rinnovamento”. Questo sforzo di conversione non è soltanto un’opera umana. È il dinamismo del “cuore contrito” (Sal 51,19) attirato e mosso dalla grazia a rispondere all’amore misericordioso di Dio che ci ha amati per primo.


Le lacrime della penitenza - Catechismo della Chiesa Cattolica n° 1429: Lo testimonia la conversione di san Pietro dopo il triplice rinnegamento del suo Maestro. Lo sguardo d’infinita misericordia di Gesù provoca le lacrime del pentimento (Lc 22,61) e, dopo la Risurrezione del Signore, la triplice confessione del suo amore per lui. La seconda conversione ha pure una dimensione comunitaria. Ciò appare nell’appello del Signore ad un’intera Chiesa: “Ravvediti!” (Ap 2,5). A proposito delle due conversioni sant’Ambrogio dice che, nella Chiesa, “ci sono l’acqua e le lacrime: l’acqua del Battesimo e le lacrime della Penitenza”.


Evangelizzazione e conversione - Ad gentes n° 13: Ovunque Dio apre una porta della parola per parlare del mistero del Cristo (cfr. Col 4,3), ivi a tutti gli uomini (cfr. Mc 16,15), con franchezza e con perseveranza deve essere annunziato (cfr. 1 Cor 9,15; Rm 10,14) il Dio vivente e colui che egli ha inviato per la salvezza di tutti, Gesù Cristo. Solo così i non cristiani, a cui aprirà il cuore lo Spirito Santo (cfr. At 16,14), crederanno e liberamente si convertiranno al Signore, e sinceramente aderiranno a colui che, essendo “la via, la verità e la vita” (Gv 14,6), risponde a tutte le attese del loro spirito, anzi le supera infinitamente.
Una tale conversione va certo intesa come un inizio: eppure è sufficiente perché l’uomo avverta che, staccato dal peccato, viene introdotto nel mistero dell’amore di Dio, che lo chiama a stringere nel Cristo una relazione personale con lui. Difatti, sotto l’azione della grazia di Dio, il neo-convertito inizia un itinerario spirituale in cui, trovandosi già per la fede in contatto con il mistero della morte e della risurrezione, passa dall’uomo vecchio all’uomo nuovo che in Cristo trova la sua perfezione (cfr. Col 3,5-10; Ef 4,20-24). Questo passaggio, che implica un progressivo cambiamento di mentalità e di costumi, deve manifestarsi nelle sue conseguenze di ordine sociale e svilupparsi progressivamente nel tempo del catecumenato. E poiché il Signore in cui si crede è segno di contraddizione (cfr. Lc 2,34; Mt 10,34-39), non di rado chi si è convertito va incontro a rotture e a distacchi, ma anche a gioie, che Dio generosamente concede (cfr. 1Ts 1,6).
La Chiesa proibisce severamente di costringere o di indurre e attirare alcuno con inopportuni raggiri ad abbracciare la fede, allo stesso modo in cui rivendica energicamente il diritto che nessuno con ingiuste vessazioni sia distolto dalla fede stessa.
Secondo una prassi antichissima nella Chiesa, i motivi della conversione vanno bene esaminati, e, se è necessario, purificati.


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** “L’appello di Cristo alla conversione risuona continuamente nella vita dei battezzati. La conversione è un impegno continuo per tutta la Chiesa, che è Santa ma comprende nel suo seno i peccatori” (Catechismo della Chiesa Cattolica Compendio n° 299).
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: Guarda, o Padre, il popolo a te consacrato, e fa’ che mortificando il corpo con l’astinenza si rinnovi nello spirito con il frutto delle buone opere. Per il nostro Signore Gesù Cristo...