IL PENSIERO DEL GIORNO

18 Febbraio 2018

I Domenica DI QUARESIMA


Oggi Gesù ci dice: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Vangelo secondo Matteo 4,4b).


Dal Vangelo secondo Marco 1,12-15: Come risposta al Battesimo, dove Gesù è stato appena proclamato dal Padre il Figlio mio, l’amato ma solidale con i peccatori, ora va nel deserto, dove sperimenta la condizione dell’uomo peccatore soggetto alla tentazione e alla prova. In questo brano, quindi, viene presentato lo stesso mistero di Cristo, manifestato nel Battesimo: nella manifestazione al Giordano, alla domanda: Chi è Gesù?, abbiamo risposto: Il Figlio di Dio, solidale con i peccatori. Nel racconto della Tentazione alla stessa domanda: Chi è Gesù, rispondiamo: È il Figlio di Dio soggetto alla tentazione, come tutti i peccatori. Questo mistero, così grande coinvolge anche l’esistenza del battezzato: la vita nella quale il battesimo lo introduce, è sotto il segno della tentazione e della prova.


Convertitevi! - D. M. Turoldo - G. Ravasi (Opere e Giorni del Signore): Questo annunzio fondamentale con cui Gesù apre la sua predicazione pubblica comprende quattro temi: «Il tempo è compiuto; il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo» (v. 15). Fermiamoci solo sull’imperativo «Convertitevi!». Nello spirito dell’Antico Testamento questo verbo non contiene l’invito ad un lugubre aspetto penitenziale, né un appello al sentimento («provate dispiacere per i vostri peccati»), né un invito psicanalitico alla sublimazione della coscienza. Non è neppure una semplice esortazione pragmatica contro l’ingiustizia o il pietismo o il legalismo. E invece l’uomo integrale, mentalità ed attività, che deve rispondere al Dio che lo chiama con un’inversione di rotta. La conversione è, allora, la sintesi dell’intera esperienza cristiana. Come ricopi e tutto l’insegnamento centrale di Gesù, così riassume la vita cristiana.
È dalla conversione che nasce un mondo nuovo di rapporti tra Dio e l’uomo, tra l’uomo e il suo prossimo e tra l’uomo e l’universo. La nar­razione elementare della tentazione di Gesù secondo Marco (quattro semplici frasi nei vv. 12-13), ben diversa dalle tre scene solenni di Matteo e Luca, pone al centro Gesù «che stava con le fiere». È quasi la pittura d’un orizzonte paradisiaco (Gn 2 e Is 11): un mondo pacificato in cui l’Adamo nuovo e perfetto, Cristo, ristabilisce l’armonia infranta dall’Adamo peccatore della nostra storia.


Benedetto XVI (Angelus, 10 Febbraio 2008): Mercoledì scorso, con il digiuno e il rito delle Ceneri, siamo entrati nella Quaresima. Ma che significa “entrare in Quaresima”? Significa iniziare un tempo di particolare impegno nel combattimento spirituale che ci oppone al male presente nel mondo, in ognuno di noi e intorno a noi. Vuol dire guardare il male in faccia e disporsi a lottare contro i suoi effetti, soprattutto contro le sue cause, fino alla causa ultima, che è satana. Significa non scaricare il problema del male sugli altri, sulla società o su Dio, ma riconoscere le proprie responsabilità e farsene carico consapevolmente. A questo proposito risuona quanto mai urgente, per noi cristiani, l’invito di Gesù a prendere ciascuno la propria “croce” e a seguirlo con umiltà e fiducia (cfr Mt 16,24). La “croce”, per quanto possa essere pesante, non è sinonimo di sventura, di disgrazia da evitare il più possibile, ma opportunità per porsi alla sequela di Gesù e così acquistare forza nella lotta contro il peccato e il male. Entrare in Quaresima  significa pertanto rinnovare la decisione personale e comunitaria di affrontare il male insieme con Cristo. La via della Croce è infatti l’unica che conduce alla vittoria dell’amore sull’odio, della condivisione sull’egoismo, della pace sulla violenza. Vista così, la Quaresima è davvero un’occasione di forte impegno ascetico e spirituale fondato sulla grazia di Cristo.


Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana: CCC 538-540: I Vangeli parlano di un tempo di solitudine di Gesù nel deserto, immediatamente dopo che ebbe ricevuto il battesimo da Giovanni: «Sospinto» dallo Spirito nel deserto, Gesù vi rimane quaranta giorni digiunando; sta con le fiere e gli angeli lo servono. Terminato questo periodo, Satana lo tenta tre volte cercando di mettere alla prova la sua disposizione filiale verso Dio. Gesù respinge tali assalti che ricapitolano le tentazioni di Adamo nel Paradiso e quelle d’Israele nel deserto, e il diavolo si allontana da lui «per ritornare al tempo fissato» (Lc 4,13). Gli evangelisti rilevano il senso salvifico di questo misterioso avvenimento. Gesù è il nuovo Adamo, rimasto fedele mentre il primo ha ceduto alla tentazione. Gesù compie perfettamente la vocazione d’Israele: contrariamente a coloro che in passato provocarono Dio durante i quaranta anni nel deserto, Cristo si rivela come il Servo di Dio obbediente in tutto alla divina volontà. Così Gesù è vincitore del diavolo: egli ha «legato l’uomo forte» per riprendergli il suo bottino. La vittoria di Gesù sul tentatore nel deserto anticipa la vittoria della passione, suprema obbedienza del suo amore filiale per il Padre. La tentazione di Gesù manifesta quale sia la messianicità del Figlio di Dio, in opposizione a quella propostagli da Satana e che gli uomini desiderano attribuirgli. Per questo Cristo ha vinto il tentatore per noi: «Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato» (Eb 4,15). La Chiesa ogni anno si unisce al Mistero di Gesù nel deserto con i quaranta giorni della Quaresima.


Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio: Lumen gentium 5: Il mistero della santa Chiesa si manifesta nella sua stessa fondazione. Il Signore Gesù, infatti, diede inizio ad essa predicando la buona novella, cioè l’avvento del regno di Dio da secoli promesso nella Scrittura: «Poiché il tempo è compiuto, e vicino è il regno di Dio» (Mc 1,15; cfr. Mt 4,17). Questo regno si manifesta chiaramente agli uomini nelle parole, nelle opere e nella presenza di Cristo. La parola del Signore è paragonata appunto al seme che viene seminato nel campo (cfr. Mc 4,14): quelli che lo ascoltano con fede e appartengono al piccolo gregge di Cristo (cfr. Lc 12,32), hanno accolto il regno stesso di Dio; poi il seme per virtù propria germoglia e cresce fino al tempo del raccolto (cfr. Mc 4,26-29). Anche i miracoli di Gesù provano che il regno è arrivato sulla terra: «Se con il dito di Dio io scaccio i demoni, allora è già pervenuto tra voi il regno di Dio» (Lc 11,20; cfr. Mt 12,28). Ma innanzi tutto il regno si manifesta nella stessa persona di Cristo, figlio di Dio e figlio dell’uomo, il quale è venuto «a servire, e a dare la sua vita in riscatto per i molti» (Mc 10,45). Quando poi Gesù, dopo aver sofferto la morte in croce per gli uomini, risorse, apparve quale Signore e messia e sacerdote in eterno (cfr. At 2,36; Eb 5,6; 7,17-21), ed effuse sui suoi discepoli lo Spirito promesso dal Padre (cfr. At 2,33). La Chiesa perciò, fornita dei doni del suo fondatore e osservando fedelmente i suoi precetti di carità, umiltà e abnegazione, riceve la missione di annunziare e instaurare in tutte le genti il regno di Cristo e di Dio, e di questo regno costituisce in terra il germe e l’inizio. Intanto, mentre va lentamente crescendo, anela al regno perfetto e con tutte le sue forze spera e brama di unirsi col suo re nella gloria.

Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo: CCC 1427-1428: Gesù chiama alla conversione. Questo appello è una componente essenziale dell’annuncio del Regno: “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è ormai vicino; convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1,15). Nella predicazione della Chiesa questo invito si rivolge dapprima a quanti non conoscono ancora Cristo e il suo Vangelo. Il Battesimo è quindi il luogo principale della prima e fondamentale conversione. È mediante la fede nella Buona Novella e mediante il Battesimo  che si rinuncia al male e si acquista la salvezza, cioè la remissione di tutti i peccati e il dono della vita nuova. Ora, l’appello di Cristo alla conversione continua a risuonare nella vita dei cristiani. Questa seconda conversione è un impegno continuo per tutta la Chiesa che “comprende nel suo seno i peccatori” e che, “santa insieme e sempre bisognosa di purificazione, incessantemente si applica alla penitenza e al suo rinnovamento”. Questo sforzo di conversione non è soltanto un’opera umana. È il dinamismo del “cuore contrito” (Sal 51,19) attirato e mosso dalla grazia a rispondere all’amore misericordioso di Dio che ci ha amati per primo.


La conversione a Dio consiste... - Dives in misericordia 13: La Chiesa professa e proclama la conversione. La conversione a Dio consiste sempre nello scoprire la sua misericordia, cioè quell’amore che è paziente e benigno a misura del Creatore e Padre: l’amore, a cui «Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo», è fedele fino alle estreme conseguenze nella storia dell’alleanza con l’uomo: fino alla croce, alla morte e risurrezione del Figlio. La conversione a Dio è sempre frutto del «ritrovamento» di questo Padre che è ricco di misericordia. L’autentica conoscenza del Dio della misericordia, dell’amore benigno è una costante ed inesauribile fonte di conversione, non soltanto come momentaneo atto interiore, ma anche come stabile disposizione, come stato d’animo. Coloro che in tal modo arrivano a conoscere Dio, che in tal modo lo «vedono», non possono vivere altrimenti che convertendosi continuamente a lui. Vivono, dunque, in stato di conversione; ed è questo stato che traccia la più profonda componente del pellegrinaggio di ogni uomo sulla terra in stato di viandante. È evidente che la Chiesa professa la misericordia di Dio, rivelata in Cristo crocifisso e risorto, non soltanto con la parola del suo insegnamento, ma soprattutto con la più profonda pulsazione della vita di tutto il Popolo di Dio. Mediante questa testimonianza di vita la Chiesa compie la missione propria del Popolo di Dio, missione che è partecipazione e, in un certo senso, continuazione di quella messianica di Cristo stesso.


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
****  Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo.
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: O Dio, nostro Padre, con la celebrazione di questa Quaresima, segno sacramentale della nostra conversione, concedi a noi tuoi fedeli di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo e di testimoniarlo con una degna condotta di vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo...