IL PENSIERO DEL GIORNO

11 Febbraio 2018

VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO


Oggi Gesù ci dice: “Beato l’uomo a cui è tolta la colpa e coperto il peccato ” (Salmo Responsoriale).


Dal Vangelo secondo Marco 1,40-45: La guarigione del lebbroso rivela il cuore misericordioso e compassionevole di Gesù, ma è anche un messaggio chiaro ai suoi discepoli e al popolo d’Israele: Gesù con i suoi miracoli mostra che le sue opere inaugurano veramente l’èra messianica, ma sotto forma di doni e di salvezza e non di condanna e di castigo (Cf. Lc 4,17-21).


La lebbra, considerata come una punizione inflitta da Dio (Cf. Num 12,9s; 2Sam 3,29; 2Re 5,27; 15,5), rendeva impuri con conseguenze aberranti e degradanti per l’infettato: non solo era tagliato fuori dal consorzio civile, ma soprattutto era reso inabile alla liturgia del tempio e quindi escluso dalla stessa salvezza. La sua presenza infettava e rendeva impuri. Toccare un lebbroso era come toccare un morto. Una conferma viene dallo storico ebreo Giuseppe Flavio: i lebbrosi stavano «sempre fuori dalle città; dal momento che essi non potevano incontrare nessuno non erano in nulla diversi da un cadavere» (Antichità Giudaiche, III, 11,3).
Lo voglio, sii purificato cioè sii puro: Gesù, toccandolo, lo purifica e lo restituisce alla vita.
Ma quello che veramente sconcerta è il modo con il quale Gesù allontana il lebbroso dopo la guarigione: ammonendolo severamente, lo cacciò via subito (letteralmente: sdegnandosi con lui subito lo rimandò). Un gesto che è palesemente in contraddizione con la compassione mostrata inizialmente verso il lebbroso. Perché Gesù si è comportato in questo modo? L’atteggiamento di Gesù «sembra duro; ma può essere stato provocato sia dal fatto che il lebbroso non aveva tenuto conto delle regole di segregazione, sia dal desiderio dello stesso Gesù di non provocare un eccessivo entusiasmo tra la folla, come appare dal successivo comando di non parlare della cosa a nessuno» (Adalberto Sisti).
Va’ a mostrarti al sacerdote: la Legge infatti prescriveva che l’avvenuta purificazione doveva essere comprovata dai sacerdoti e suggellata da sacrifici. Sarebbe servito anche come testimonianza per loro: si credeva che nel tempo della salvezza non ci sarebbe stata più la lebbra. Le guarigioni dalla lebbra compiute da Gesù indicano perciò che il tempo della salvezza è giunto (Cf. Mt 8,2-4; 11,5). L’uomo, per Rinaldo Fabris, ormai «purificato deve essere riammesso nella comunità. Là dove arriva il regno di Dio cadono le barriere e le esclusioni; i tutori dell’antica legislazione devono riconoscere che questo è una prova del tempo nuovo. Il lebbroso guarito allora può diventare un “annunciatore della parola” [...], colui che comunica il messaggio nuovo racchiuso nel gesto di Gesù».
All’ordine tassativo di non dire nulla a nessuno, segue l’evidente violazione della consegna da parte dell’uomo, ormai guarito dalla lebbra. Gesù vuole evitare facili entusiasmi, non vuole che il popolo sia attratto unicamente dai suoi miracoli, ma è difficile nascondere un fatto così clamoroso.
Come è già successo altre volte, Gesù, a motivo del miracolo svelato dall’improvvisato banditore, non può più entrare nei centri abitati, ma è obbligato a starsene riparato in luoghi solitari. Ma questo non scoraggia la gente che numerosa si affolla attorno alla sua persona. La gente forse non ha capito il mistero del Cristo e lo cerca per un tornaconto personale, ma certamente ha compreso in modo netto una cosa: incontrare quel giovane Maestro, essere toccati da lui, ascoltare la sua parola è come l’essere introdotti in un nuovo mondo dove si respira il profumo della libertà, della sanità corporale e spirituale, della salvezza.


La Bibbia di Navarra (I Quattro Vangeli): Nella lebbra si ravvisava un castigo di Dio (cfr Num 12,10-15). La scomparsa di questa malattia era considerata una delle benedizioni apportate dall’età messianica (Is 35,8; cfr Mt 11,5; Lc 7,22). Il malato di lebbra, per la natura contagiosa della malattia, era stato dichiarato impuro dalla Legge; tale impurezza si trasmetteva anche alle persone che toccava, e ai luoghi che frequentava. Doveva perciò vivere isolato (Nm 5,2; 12,14ss.) e mostrare, da un insieme di segni esterni, la propria condizione di lebbroso [...]. Il passo ci segnala la preghiera, piena di fede e di fiducia, di un uomo che ha bisogno dell’aiuto di Gesù e lo chiede certo che, se il Signore vuole, ha il potere di liberarlo dal male di cui soffre [...]. «Quell’uomo s’inginocchia prostrandosi a terra - segno di umiltà e di vergogna - perché ognuno di noi si vergogni delle macchie della propria vita. Ma la vergogna non deve impedire la confessione: il lebbroso mostrò le sue piaghe e implorò la guarigione. La sua confessione è piena di devozione e di fede. Se vuoi - dice - puoi: riconobbe, cioè, che il Signore aveva la possibilità di guarirlo» (SAN BEDA, In Marci Evang. expositio, in loc.).


Jacques Hervieux (Vangelo di Marco): Riferendo questo episodio, Marco intende conferirgli il suo pieno significato. La guarigione dei lebbrosi figurava tra i segni dei quali si riconoscerebbe l’inaugurazione dei tempi messianici (cfr. Mt 11,1-5), la risposta di Gesù agli inviati di Giovanni Battista). Ecco dunque il messia che rimette l’uomo in perfetta salute fisica e spirituale. Restiamo ancora una volta stupiti dallo svolgimento dell’incontro di Gesù con l’uomo guarito (vv. 43-44a); l’azione del maestro è davvero dura: egli lo allontana. Il verbo greco significa «cacciare», ed è lo stesso che Marco adopera per «la cacciata» dei demòni (1,34-39; 3,15-22; 6,13, ecc.). La veemenza di Gesù si accompagna a un’ingiunzione categorica al silenzio: è la dimostrazione del «segreto messianico». Il maestro non vuole che ci si inganni sul senso della sua messianità: egli non è quell’atteso mago che eliminerà tutti i mali della terra. La profondità del suo essere e della sua missione non potrà veramente venire compresa che alla luce della sua passione e risurrezione.
Il racconto prosegue con questo comando di Gesù all’uomo guarito: «Va’ a mostrarti al sacerdote...» (v. 44b). Indirizzandolo dal sacerdote, Gesù vuole assicurargli il suo reinserimento nella comunità religiosa: ufficialmente, era al sacerdote che spettava constatare la guarigione (Lv 14,l-9ss). Questo procedimento rituale presso i rappresentanti del popolo servirà da «testimonianza» ai giudei: essi constateranno il compimento da parte di Gesù dell’attesa secolare del messia; e dovranno concludere che il tempo della salvezza è giunto.
Ma ecco un fatto sorprendente: il lebbroso trasgredisce l’ordine impartito da Gesù di tacere la propria guarigione (v. 45a); l’uomo «proclama» la notizia. Il verbo è quello che indica l’annuncio del vangelo: è evidente che Marco ha valicato l’epoca di Gesù per collocare i propri lettori nell’attualità. Il lebbroso guarito è un simbolo del missionario della buona novella. Con la risurrezione di Gesù, il «segreto messianico» è diventato inutile. Adesso, i lettori illuminati dagli eventi della salvezza sono invitati, sull’esempio di questo miracolato, a diffondere il gioioso messaggio liberatore di Gesù.
Tuttavia l’evangelista, concludendo il suo racconto, torna al tempo di Gesù. A motivo di questo atto salvifico e della pubblicità che ne riceve, il maestro è costretto a fuggire la folla che viene a lui da ogni dove (v. 45b). Il cerchio così si chiude. All’inizio della storia, vediamo un malato emarginato, costretto all’isolamento, che osa avvicinarsi a Gesù; alla conclusione, una gran folla accorre dal guaritore. Per questa folla, come per il lettore, la domanda non fa che rimbalzare: «Chi è costui» che porta con sé la riabilitazione degli esclusi, la loro comunione con Dio e la vita in comune con i loro fratelli?


Pierre Grelot (Dizionario di Teologia Biblica): Nella stessa categoria della lebbra propriamente detta (nega’, parola che significa anzitutto «piaga, colpo»), la Bibbia raggruppa sotto nomi diversi parecchie affezioni cutanee particolarmente contagiose, e persino la muffa delle vesti e dei muri (Lev 13,47...; 14,33...).
La lebbra, impurità e castigo divino. - Per la legge, la lebbra è un’impurità contagiosa; perciò il lebbroso è escluso dalla comunità sino alla sua guarigione ed alla sua purificazione rituale, che esige un sacrificio per il peccato (Lev 13-14). Questa lebbra è la «piaga» per eccellenza con cui Dio colpisce (naga’) i peccatori. Israele ne è minacciato (Deut 28,27.35). Gli Egiziani ne sono colpiti (Es 9,9ss), e così pure Maria (Num 12,10-15) ed Ozia (2Cron 26,19-23). Essa è quindi, per principio, un segno del peccato. Tuttavia, se il servo sofferente è colpito (naga’; Vg: leprosum) da Dio, per modo che ci si scosta da lui come da un lebbroso, si è perché, quantunque innocente, egli porta i peccati degli uomini che saranno guariti in virtù delle sue piaghe (Is 53, 3-12; cfr. Sai 73,14).
La guarigione dei lebbrosi. - Può essere naturale, ma anche avvenire per miracolo, come quella di Naaman nelle acque del Giordano (2Re 5), segno della benevolenza divina e della potenza profetica. Gesù, quando guarisce i lebbrosi (Mt 8,1-4 par.; Lc 17,11-19), trionfa della piaga per eccellenza; ne guarisce gli uomini di cui prende su di sé le malattie (Mt 8,17). Purificando i lebbrosi e reinserendoli nella comunità, egli abolisce con un atto miracoloso la separazione tra il puro e l’impuro. Se prescrive ancora le offerte legali, lo fa a titolo di testimonianza: i sacerdoti constateranno in tal modo il suo rispetto della legge e nello stesso tempo il suo potere miracoloso. Unita alle altre guarigioni, quella dei lebbrosi è quindi un segno che egli è proprio «colui che deve venire» (Mt 11,5 par.). Anche i Dodici, mandati da lui in missione, ricevono l’ordine ed il potere di mostrare con questo segno che il regno di Dio è giunto (Mt 10,8).

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** “Signore, se vuoi puoi guarirmi!”. Gesù disse: “Lo voglio, guarisci”. (Mc 1,40.41)
Questa parola cosa ti suggerisce?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: Risanaci, o Padre, dal peccato che ci divide, e dalle discriminazioni che ci avviliscono; aiutaci a scorgere anche nel volto del lebbroso l’immagine del Cristo sanguinante sulla croce, per collaborare all’opera della redenzione e narrare ai fratelli la tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo...