IL PENSIERO DEL GIORNO

10 Febbraio 2018

SABATO V SETTIMANA «per annum»


Oggi Gesù ci dice: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4,4b).


Dal Vangelo secondo Marco 8,1-10: La sollecitudine di Gesù nello sfamare i quattromila, fa pensare a qualcos’altro che può essere svelato da alcune sue parole fedelmente registrate dal Vangelo secondo Giovanni: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame, e chi crede in me non avrà sete, mai» (Gv 6,35). Quindi è un invito a non andare a cercare cibi o bevande che danno la morte (cfr. Gv 6,49); solo Lui, il Pane vivo e vero, disceso dal cielo, può sfamare veramente la fame dell’uomo e donargli la vita eterna. Gesù nel racconto delle tentazioni lo aveva ricordato a Satana, e lo ricorda ad ogni credente: «Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4). Il Cristo, con queste parole, scardina ogni tentazione di appagarsi dei semplici nutrimenti umani. Il pane che Dio ci dona si contrappone a tutti gli alimenti di questo mondo che non possono saziare l’intimo dell’uomo: è il Verbo eterno del Padre, Lui stesso, Parola fatta carne (cfr. Gv 1,1.14), a farsi alimento dell’intera umanità. In altre parole, solo il Figlio di Dio può soddisfare appieno tutti i bisogni dell’uomo, anche i più profondi e vitali. Lui solo sazia la fame del mondo.


Benedetto Prete (Vangelo secondo Marco): Il racconto della seconda moltiplicazione dei pani e dei pesci trasmesso da Marco è quasi identico a quello riferito dal primo evangelista [...]. Il miracolo fu compiuto da Gesù nel territorio della Decapoli cioè nella regione orientale del lago, dove la fama del Maestro aveva fatto accorrere nume­rosa folla (cf. Mt., 15,29-31). Nei verss. 6-7 Marco sembra distanziare e porre in due tempi successivi la moltiplicazione dei pani e quella dei pesci; secondo il primo evangelista invece le due moltiplicazioni avvennero contemporaneamente, come pure contemporaneamente furono distribuiti i pani ed i pesci moltiplicati. L’ordine indicato da Matteo spiega meglio il reale svolgimento dei fatti, poiché la distribuzione fatta in due tempi avrebbe complicato assai l’opera dei discepoli. Marco, probabilmente, ha distinto le due moltiplicazioni per insinuare la differenza della distribuzione: i pani furono spezzati e poi serviti alla folla; i piccoli pesci invece furono moltiplicati e serviti interi. Nella regione di Dalmanutha; il nome e l’identificazione di questa località ci sono ignote; dal contesto appare che essa deve essere situata in qualche punto della riva occidentale del lago, nel territorio della Galilea. come è facile dedurre dalla presenza dei Farisei (cf. verso 11). Secondo una recente congettura proposta da B. Hjer-Hansen il termine Dalmanutha dovrebbe essere considerato come la trascrizione di un’espressione aramaica che significa - (nella regione) della sua dimora. Qualche copista, non afferrandone il senso, la considerò un nome proprio e la trascrisse ad litteram (cf. Revue Biblique, 53 [1946], pp. 372-384). Matteo nel passo parallelo ha Magadan.


I Quattro Vangeli Commentati (ELLEDICI): La moltiplicazione dei pani è riportata in due racconti: il primo legato a una comunità di origine ebraica (6,34-44), il secondo a una comunità di origine pagana (qui). Raccogliendo queste due tradizioni Marco dà al duplice racconto un valore universalistico. Procede così nello stesso senso di questo miracolo, che esprime la sovrabbondanza della salvezza. Qui l’apertura ai pagani è sottolineata da una parte dal contesto (le due guarigioni che precedono) e dall’altra da parecchie annotazioni: per esempio l’allusione a quelli che sono venuti da lontano (8,3). Anche qui il miracolo è da accostare all’ultima Cena, dove Gesù, il vero pane del cielo, si dà agli uomini, L’Eucaristia è perciò proposta ai pagani convertiti così come agli Ebrei divenuti cristiani.


Hidlegard Gollinger: Moltiplicazione dei pani. Secondo il racconto di tutti e quattro gli evangelisti, Gesù saziò con 5 pani e 2 pesci 5000 uomini (Mc 6,32-34; Mt 14,13-21; Lc 9,10-17; Gv 6,1-15). Inoltre Mc 8,1-10 e - dipendente da lui - Mt 15,32-39 riportano una seconda moltiplicazione (7 pani - 4000 persone). Questi racconti neotestamentari di moltiplicazione sono comprensibili soltanto in base al loro sfondo veterotestamentario. L’Antico Testamento racconta storie di distribuzioni di cibo da parte di Mosè (Es 16 e Nm 11: manna e quaglie) e di Eliseo (2Re 4,42-44). I racconti neotestamentari della moltiplicazione sono chiaramente elaborati secondo lo schema di questi modelli veterotestamentari. Intendono dimostrare che Gesù è in grado di fare ciò che Mosè ed Eliseo, dei quali l’Antico Testamento racconta i miracoli maggiori, furono in grado di fare, anzi, che li supera. Se si fa attenzione, infatti, il confronto con i racconti riguardanti Mosè ed Eliseo dimostra la chiara ed evidente superiorità di Gesù. Eliseo aveva saziato con 20 pani 100 persone, Gesù con 5 pani ne sazia 5000! Mosè dovette pregare Dio per avere del cibo per gli israeliti nel deserto, Gesù invece agisce in virtù e con potere propri. Agli evangelisti non interessa tanto l’evento storico in quanto tale; esso deve piuttosto essere trasparente rispetto alla verità teologica che con esso viene veicolata: Gesù non è soltanto il nuovo Mosè atteso per il principio del tempo della salvezza, il pastore vero, ma supera i più grandi uomini di Dio dell’Antico Testamento. Egli è più di costoro, è il salvatore escatologico divino, il Messia o - come dicono i greci - il Cristo. Lette in questo modo, le storie della m. occupano un posto significativo nell’annuncio di Cristo compiuto dalla giovane chiesa.
La rappresentazione della moltiplicazione (Mc 6,41) ricorda i racconti dell’istituzione dell’eucaristia, come pure le celebrazioni eucaristiche del primo cristianesimo. Da ciò risulta chiaro che la chiesa intende la moltiplicazione non in maniera puramente “materiale” come distribuzione di cibo per il corpo, bensì come modello dell’eucaristia. Gesù non dà soltanto il vero “pane del Cielo” (cf. Sal 78,24), ma lui stesso e questo “pane della vita” (Gv 6,35), che noi riceviamo nell’eucaristia.


DANIEL SESBÜÉ: Il pane, dono di Dio, è per l’uomo una sorgente di forza (Sal 104,14 s), un mezzo di sussistenza cosi essenziale che, mancare di pane, significa mancare di tutto (Am 4,6; cfr. Gen 28,20); nella preghiera, che Cristo insegna ai suoi discepoli, il pane sembra quindi riassumere tutti i doni che ci sono necessari (Lc 11,3); più ancora, esso è stato preso come segno del maggiore dei doni (Mc 14,22).
I. Il pane quotidiano - 1. Nella vita corrente si caratterizza una situazione dicendo il gusto che essa dà al pane. Colui che soffre e che Dio sembra abbandonare mangia un pane «di lacrime», di angoscia a «di cenere» (Sal 42,4; 80,6; 102,10; Is 30,20); chi è lieto lo mangia nella gioia (Eccle 9,7). Del peccatore si dice che mangia un pane di empietà a di menzogna (Prov 4,17) e del pigro, un pane di ozio (Prov 31,27). D’altra parte il pane non è soltanto un mezzo di sussistenza: è destinato ad essere diviso. Ogni pasto suppone una riunione e quindi una comunione. Mangiare il pane regolarmente con uno, significa essergli amico, quasi intimo (Sal 41,10 = Gv 13,18). Il dovere dell’ospitalità è sacro e fa del pane di ognuno il pane del viandante mandato da Dio (Gen 18,5; Lc 11,5.11). Soprattutto a partire dall’esilio, l’accento è posto sulla necessità di condividere il proprio pane con l’affamato: la pietà giudaica trova qui l’espressione migliore della carità fraterna (Prov 22,9; Ez 18,7.16; Giob 31,17; Is 58,7; Tob 4,16). Paolo, quando raccomanda ai Corinti la colletta in favore dei «santi», ricorda loro che ogni dono viene da Dio, a cominciare dal pane (2Cor 9,10). Nella Chiesa cristiana, la «frazione del pane» designa infine il rito eucaristico spezzato in favore di tutti: il corpo del Signore diventa la fonte stessa dell’unità della Chiesa (Atti 2,42; 1Cor 10,17).
2. Il pane, dono di Dio. - Dio, dopo aver creato l’uomo (Gen 1,29), e nuovamente dopo il diluvio (9,3), gli fa conoscere ciò che può mangiare; e l’uomo peccatore si assicurerà il necessario a prezzo di una dura fatica: «Mangerai il pane col sudore della tua fronte» (3,19). Da quel momento abbondanza o penuria di pane avranno valore di segno: l’abbondanza sarà «benedizione di Dio (Sal 37,25; 132,15; Prov 12,11), e la penuria castigo del peccato (Ger 5,17; Ez 4,16s; Lam 1,11; 2,12). L’uomo deve quindi chiedere umilmente il suo pane a Dio ed aspettarlo con fiducia. A questo riguardo i racconti di moltiplicazione dei pani sono significativi. Il miracolo compiuto da Eliseo (2 Re 4,42ss) esprime bene la sovrabbondanza del dono divino: «Si mangerà e se ne avanzerà». L’umile fiducia è quindi la prima lezione dei racconti evangelici; desumendo da un salmo (78,25) la formula: «Tutti mangiarono e furono sazi» (Mt 14,20 par.; 15,37 par.; cfr. Gv 6,12), essi evocano il « pane dei forti » con cui Dio saziò il suo popolo nel deserto. In un identico contesto di pensiero Gesù ha invitato i suoi discepoli a chiedergli «il pane quotidiano» (Mt 6,11), come figli che con fiducia attendono tutto dal loro Padre celeste (cfr. Mt 6,25 par.).
Infine il pane è il dono supremo dell’epoca escatologica, sia per ciascuno in particolare (Is 30,23), sia nel banchetto messianico promesso agli eletti (Ger 31,12). I pasti di Gesù con i suoi erano così preludio al banchetto escatologico (Mt 11,9 par.), e soprattutto il pasto eucaristico in cui il pane che Cristo dà ai suoi discepoli è il suo corpo, vero dono di Dio (Lc 22,19).


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** Solo Gesù sazia la fame del mondo.
Questa parola cosa ti suggerisce?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa:  Santifica la tua famiglia, Signore, per l’intercessione e l’esempio di santa Scolastica, e concedi a noi di amarti e servirti con purità di cuore, per sperimentare la gioia della tua amicizia. Per il nostro Signore Gesù Cristo...