IL PENSIERO DEL GIORNO

9 Gennaio 2018

FERIA DELLA I SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)



Oggi Gesù ci dice: “Accogliete la parola di Dio non come parola di uomini, ma qual è veramente, come parola di Dio” (Cfr. 1Ts 2,13 - Acclamazione al Vangelo).


Settimio Cipriani (Le lettere di Paolo): È un ringraziamento a Dio (cfr. l,2) per l’accoglienza riservata dai Tessalonicesi alla predicazione di Paolo. Abbiamo qui una magnifica definizione della «predicazione» missionaria e dei suoi effetti: essa è autentica «parola di Dio», perché da lui proviene nel suo contenuto di verità rivelata e anche nel mandato che gli Apostoli hanno ricevuto di trasmetterla incorrotta. I predicatori sono soltanto i «ministri della parola» (Luc. 1,2) e non debbono annunciare che Gesù Cristo, l’oggetto precipuo del messaggio evangelico (Atti 8,35; 18,5; 1Cor. 1,23; 2Cor. 4,5; Col. 1,25-27). Per questa origine divina la «parola» ha una sua efficacia immanente e sempre attuale, e può quindi sempre «operare» in mezzo ai «credenti», che si dispongono docili ad «accoglierla». Essa, come si dice altrove, è «viva ed efficace e penetra fino alla divisione dell’animo e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, ed è capace di discernere i sentimenti e i pensieri del cuore» (Ebr. 4,12). Invece che «opera» (ενεργεται: forma media), si potrebbe anche tradurre: «è resa operante» da Dio» (forma passiva).


Dal Vangelo secondo Marco 1,21b-28: Il brano marciano sembra subito suggerire al lettore dove spostare la sua attenzione: Gesù è «apparso per distruggere le opere del diavolo» (Gv 3,8). Ma mette anche in evidenza come Gesù ami insegnare. Nel ministero di Gesù, i miracoli hanno la funzione di illustrare, di mostrare e di autenticare il senso, l’efficacia e la veridicità della sua predicazione. In altre parole: Gesù è il profeta, l’unico e il vero, suscitato da Dio per condurre a salvezza il suo popolo. Da qui l’autorità con la quale Gesù insegnava, suscitando ammirazione e stupore in chi lo ascoltava senza pregiudizi.


Benedetto Prete (Vangelo secondo Marco): v. 22 Stupivano della sua dottrina; L’evangelista nota spesso nel suo racconto lo stupore causato dall’insegnamento di Gesù negli ascoltatori; cf. Mc., 1,27; 6,2; 11,28. Il motivo principale della meraviglia era dovuto al modo con cui il Maestro proponeva la dottrina; egli infatti parlava con «autorità», cioè non faceva come gli Scribi che citavano e ripetevano le opinioni di grandi maestri della Legge fondando le loro spiegazioni sull’autorità degli altri che li avevano preceduti, ma sulla conoscenza e sulla penetrazione personale dei testi della Scrittura. Il rabbino Johanan ben Zaccai diceva che egli non pronunziava una parola che non fosse stata detta dal suo maestro. Il sermone della montagna offre un chiaro specimen di questo insegnamento con «autorità» (fu detto agli antichi ..., ma io vi dico ...; cf. Mt., 5,21-48).
v. 23 L’insegnamento con «autorità» trova una conferma concreta nell’espulsione dei demoni. Il fatto narrato dall’ evangelista dimostra che il regno di Dio si afferma nel mondo, perché il potere di Satana viene contenuto e limitato dalla potenza divina di Cristo. Nell’assemblea vi era un uomo dallo spirito immondo; immondo o impuro ... equivale all’aggettivo ... cattivo, malvagio. Lo spirito è chiamato impuro, perché richiamava non l’impurità legale, ma quella morale; lo spirito maligno infatti induce gli uomini a mancare contro la legge naturale e divina. v. 24 Che vi è tra me e te?: formula ebraica che, nel presente contesto, significa: non interessarsi dei fatti altrui. Per perderci: il demonio, spirito decaduto, ha conservato la perspicuità dell’intelligenza angelica; egli quindi dagli effetti salutari che produceva nelle anime la dottrina di Gesù aveva capito che questi era l’avversario più temibile del suo regno. Il demonio protesta contro chi, essendo più forte di lui, è venuto per distruggere il suo potere. Il Santo di Dio; il demonio con questa espressione intendeva proclamare l’eccellenza della perfezione morale di Gesù. Il termine ebraico corrispondente (qadosh = santo) indica anche la separazione di una persona consacrata in modo particolare al servizio di Dio. Non è certo se l’espressione o il santo di Dio sia un titolo messianico e, come tale, sia stato usato dal demonio, che possedeva quell’infelice, per designare Gesù.
v. 25 Taci; il Maestro non accetta la proclamazione di santità che gli rivolge il demonio, ma gl’impone silenzio e gli comanda di abbandonare l’infelice vittima del suo potere malefico. v. 26 I particolari descrittivi hanno una crudezza impressionante. Il demonio, avvertendo il potere di Gesù, sfoga rabbiosamente la propria ira sull’ossesso, dimenandolo e facendogli emettere alte grida. v. 27 Gli Ebrei presenti nella sinagoga rimasero stupiti davanti a due fatti nuovi: la dottrina di Cristo proposta con autorità ed il suo potere sugli spiriti demoniaci. Con autorità: l’espressione va unita con quello che precede non già con ciò che segue. La Volgata quindi divide in modo erroneo la frase quando traduce: Quaenam doctrina haec nova? quia in potestate etiam spiritibus immundis imperat, et obediunt ei. v. 2.8 La fama della dottrina di Gesù e del suo potere sui demoni si diffuse in tutta la Galilea.


Il Cristo docente - Catechesi tradendae 7: Questa non è un corpo di verità astratte: essa è comunicazione del mistero vivente di Dio. La qualità di colui che l’insegna nel vangelo e la natura del suo insegnamento sorpassano del tutto quelle dei «maestri» in Israele, grazie al legame unico che passa tra ciò che egli dice, ciò che fa e ciò che è. Resta il fatto, tuttavia, che i vangeli riferiscono chiaramente alcuni momenti in cui Gesù insegna. «Gesù fece e insegnò»: in questi due verbi che aprono il libro degli Atti, san Luca unisce ed insieme distingue due poli nella missione di Cristo.
Gesù ha insegnato: è, questa, la testimonianza che dà di se stesso: «Ogni giorno stavo seduto nel tempio ad insegnare». È l’osservazione ammirata degli evangelisti, sorpresi di vederlo sempre e in ogni luogo nell’atto di insegnare, in un modo e con un’autorità fino ad allora sconosciuti. «Di nuovo le folle si radunavano intorno a lui, ed egli, come era solito, di nuovo le ammaestrava»; «ed essi erano colpiti dal suo insegnamento, perché insegnava, come avendo autorità». È quanto rilevano anche i suoi nemici, per ricavarne un motivo di accusa, di condanna: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui».


Catechismo della Chiesa Cattolica

438 La consacrazione messianica di Gesù rivela la sua missione divina. « È, d’altronde, ciò che indica il suo stesso nome, perché nel nome di Cristo è sottinteso colui che ha unto, colui che è stato unto e l’unzione stessa di cui è stato unto: colui che ha unto è il Padre, colui che è stato unto è il Figlio, ed è stato unto nello Spirito che è l’unzione ». La sua consacrazione messianica eterna si è rivelata nel tempo della sua vita terrena nel momento in cui fu battezzato da Giovanni, quando Dio lo «consacrò in Spirito Santo e potenza» (At 10,38) «perché egli fosse fatto conoscere a Israele» (Gv 1,31) come suo Messia. Le sue opere e le sue parole lo riveleranno come «il Santo di Dio».

La varie forme di sacramentali

1671 Fra i sacramentali ci sono innanzi tutto le benedizioni (di persone, della mensa, di oggetti, di luoghi). Ogni benedizione è lode di Dio e preghiera per ottenere i suoi doni. In Cristo, i cristiani sono benedetti da Dio Padre «con ogni benedizione spirituale» (Ef 1,3). Per questo la Chiesa impartisce la benedizione invocando il nome di Gesù, e facendo normalmente il santo segno della croce di Cristo.


1672 Alcune benedizioni hanno una portata duratura: hanno per effetto di consacrare persone a Dio e di riservare oggetti e luoghi all’uso liturgico. Fra quelle che sono destinate a persone - da non confondere con l’ordinazione sacramentale - figurano la benedizione dell’abate o dell’abbadessa di un monastero, la consacrazione delle vergini e delle vedove, il rito della professione religiosa e le benedizioni per alcuni ministeri ecclesiastici (lettori, accoliti, catechisti, ecc). Come esempio delle benedizioni che riguardano oggetti, si può segnalare la dedicazione o la benedizione di una chiesa o di un altare, la benedizione degli olii santi, dei vasi e delle vesti sacre, delle campane, ecc.


1673 
Quando la Chiesa domanda pubblicamente e con autorità, in nome di Gesù Cristo, che una persona o un oggetto sia protetto contro l’influenza del maligno e sottratto al suo dominio, si parla di esorcismo. Gesù l’ha praticato; è da lui che la Chiesa deriva il potere e il compito di esorcizzare. In una forma semplice, l’esorcismo è praticato durante la celebrazione del Battesimo. L’esorcismo solenne, chiamato «grande esorcismo», può essere praticato solo da un presbitero e con il permesso del Vescovo. In ciò bisogna procedere con prudenza, osservando rigorosamente le norme stabilite dalla Chiesa. L’esorcismo mira a scacciare i demoni o a liberare dall’influenza demoniaca, e ciò mediante l’autorità spirituale che Gesù ha affidato alla sua Chiesa. Molto diverso è il caso di malattie, soprattutto psichiche, la cui cura rientra nel campo della scienza medica. È importante, quindi, accertarsi, prima di celebrare l’esorcismo, che si tratti di una presenza del maligno e non di una malattia.


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** Accogliete la parola di Dio non come parola di uomini, ma qual’è veramente, come parola di Dio.
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: Ispira nella tua paterna bontà, o Signore, i pensieri e i propositi del tuo popolo in preghiera, perché veda ciò che deve fare e abbia la forza di compiere ciò che ha veduto. Per il nostro Signore Gesù Cristo...