IL PENSIERO DEL GIORNO

8 Gennaio 2018

FERIA I SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO
(ANNO PARI)



Oggi Gesù ci dice: “Il regno di Dio è vicino, dice il Signore: convertitevi e credete nel Vangelo” (Mc 1,15).


Dal Vangelo secondo Marco 1,14-20: Il tempo è compiuto (Cf. Gal 4,4), la Parola si è fatta Carne (Cf. Gv 1,14); ora, il Verbo attraversa le strade dell’uomo «che egli ama», invitandolo ad abbandonare le tortuose vie del peccato ed entrare nel Regno già presente nella Persona di Gesù. Le condizioni fondamentali sono due: convertirsi e credere al Vangelo.


Convertitevi e credete al Vangelo - L’introduzione del Vangelo di Marco (1,1-13) abbraccia una trilogia: la predicazione di Giovanni Battista, il battesimo di Gesù e il racconto delle tentazioni di Gesù nel deserto. La pagina evangelica odierna (Mc 1,14-20) contiene l’inizio del ministero pubblico di Gesù e il racconto vocazionale di Simon Pietro, del fratello Andrea, di Giacomo e Giovanni suo fratello.
L’inizio del ministero pubblico di Gesù in Galilea sta ad indicare che i tempi sono compiuti (Cf. Gal 4,4) e questo significa che non solo «le Scritture [Mt 1,22] e la legge [Mt 5,17], ma tutta l’economia dell’antica alleanza è portata da Dio alla pienezza [Mt 9,17; 26,28; Rom 10,4; 2Cor 3,14-15; Eb 10,1.14; ecc.]. Al termine di quest’ultimo periodo della storia [1Cor 10,11; 1Tm 4,1; 1Pt 1,5.20; 1Gv 2,18], che è la “fine dei tempi” [Eb 9,26], sopraggiungerà un’altra fine, quella “del tempo” [Mt 13,40.49; 24,3; 28,20], cioè il “giorno” [1Cor 1,8; Cf. Am 5,18] della venuta del Cristo [1Cor 15,23], della sua rivelazione [1Cor 1,7] e del giudizio [Rom 2,6; Cf. Sal 9,5]» (Bibbia di Gerusalemme).
L’annuncio del Cristo è in sintonia con la predicazione dei profeti e di Giovanni Battista: una predicazione «gridata» (Gv 1,23), il cui cuore era la necessità di convertirsi, di abbandonare le vie tortuose del peccato, di cambiare mentalità e stile di vita. Ma il messaggio di Gesù porta con sé una novità. Essa sta nel fatto che ora, nella Persona di Gesù, il regno di Dio è vicino, o meglio «è già presente», e questo consente all’uomo di buona volontà di stabilire una nuova relazione con Dio: la Buona Novella che Gesù predica non è più rivolta a un popolo, ma al cuore di ogni uomo colto nella situazione concreta della sua vita. Un invito perché egli si apra spontaneamente alla signoria di Dio.
L’accoglienza del Vangelo, letteralmente «buona notizia», avviene nella fede che comporta il cambiamento del modo di pensare e di vivere.
Gesù chiede un capovolgimento totale e radicale nel modo di pensare, nei comportamenti, nell’impostazione della vita: «Chi dice: “Lo conosco” e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità [...]. Chi dice di rimanere in Cristo, deve anch’egli comportarsi come lui si è comportato» (1Gv 2,4-6).
Soltanto l’uomo che «davanti a Dio diventa come un bambino, come un servo inutile, come un pubblicano pentito può entrare nel regno dei cieli. Conversione significa allora: abbandonare le categorie valide fino ad allora e conformarsi completamente a Gesù per condividere, alla sua sequela, gli altri tesori del tempo messianico con i discepoli di Gesù. Così è Gesù stesso l’elemento critico della conversione» (Erich Zenger).
Infine, la chiamata dei primi quattro Apostoli. Se il Vangelo di Marco ha avuto la sua gestazione nella comunità congregatasi dopo la risurrezione del Cristo, allora le scene di vocazioni nel racconto marciano trasudano di riflessione teologica; perciò ogni parola e ogni gesto hanno un peso specifico per spiegare la grazia della sequela.
Innanzi tutto, l’accento va posto sulla prontezza della risposta umana: «subito lasciate le reti... lasciarono il loro padre Zebedeo sulla barca con i garzoni, lo seguirono». Questa prontezza diventa così il paradigma di ogni vocazione.
Gesù non è un solitario, ma cerca collaboratori per portare a compimento la sua missione di salvezza e di redenzione. Anche loro avranno la missione di promuovere la conversione al Regno e l’accettazione della sua Magna Charta: «Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio [...]. Per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia di essere apostoli, per suscitare l’obbedienza della fede in tutte le genti, a gloria del suo nome» (Rom 1,1.5).
Nei primi quattro chiamati vi è in seme la Chiesa che avrà la gioia e l’onere di continuare a ripetere al mondo l’annuncio del Cristo: «Il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel vangelo».
Che l’iniziativa della chiamata dei quattro pescatori è di Gesù, questo sta a dire che si diventa cristiani e Chiesa non per iniziativa propria ma grazie alla chiamata di Gesù, risuonata storicamente una volta in terra di Galilea, e da allora sempre riecheggiante in tutti gli angoli della terra.
La missione dei vocati, che si esplica nel “pescare gli uomini”, non è in riferimento alla loro professione, ma con il fatto che il popolo credeva che il mare, essendo la quintessenza della potenza caotica e demoniaca, fosse il sito di residenza dei demoni e delle potenze caotiche; per cui nella indicazione vi è tutto il ministero degli Apostoli, quello di trarre fuori dal peccato e dalla morte tutti gli uomini. In questa chiamata si realizza un’altra promessa di Dio preconizzata dal profeta Geremia: «E io [il Signore,] ricondurrò [gli Israeliti] nella loro terra che avevo concesso ai loro padri. Ecco, io invierò numerosi pescatori a pescarli» (Ger 16,14-18).
Apostolato e sequela sono inscindibili: si è sempre chiamati per una missione. Diventare «pescatori d’uomini, anche alla luce di Ger 16,14-18, vuol dire proclamare a tutti la convocazione finale per la salvezza. La chiamata è sempre orientata, in forme diverse, alla costruzione di comunità» (P. Luigi Di Pinto, s.j.).


Jacques Hervieux (Vangelo di Marco): Seguendo il canovaccio di questa pagina biblica nella chiamata dei primi discepoli di Gesù, Marco vuol mettere in rilievo quello che il servizio del messia ha di radicale. Egli pone l’accento su due punti; in primo luogo, l’iniziativa della chiamata: essa procede esclusivamente da Gesù. Poi, la chiamata stessa: essa ha l’efficacia sovrana della parola di Dio: « Dio ordinò [ ... ] e così fu ...» (cfr. Gn 1,3, ecc.). I necessari abbandoni della famiglia e della professione ne sono la conseguenza. Notiamo che non a tutti è richiesto di spezzare questi legami essenziali e legittimi: l’appello è indirizzato ad alcuni uomini la cui vocazione sarà davvero particolare. Simone (Pietro) e Andrea, Giacomo e Giovanni sono chiamati a diventare i futuri «collaboratori» di Gesù nella sua missione evangelizzatrice (cfr. l’istituzione del gruppo dei Dodici: 3,16-19). Collocando questo racconto come ouverture all’intero suo vangelo, Marco ha sicuramente intenti precisi. Il primo è che Gesù inizia un ministero «itinerante » che esige la massima libertà di vita e di azione: i legami familiari e professionali sono, da questo punto di vista, un ostacolo. Inoltre, l’evangelista vuole legittimare la missione apostolica così come si è presentata. I discepoli, riuniti in un gruppo di dodici, sono stati inviati a coppie - come segno di vita comunitaria - secondo un costume che risale a Gesù stesso (cfr. l’invio in missione: 6,7). Infine, per seguire Gesù, Pietro e gli altri undici hanno dato l’esempio di un distacco totale (cfr. 10,28). Forse Marco desidera suggerire alla Chiesa di Roma, per la quale egli scrive, che anche i nuovi cristiani durante la persecuzione possono essere chiamati a rinunciare ai beni più cari, come la posizione sociale e i vincoli familiari?
Nell’intero corso della sua storia, la Chiesa ha letto in queste pagine un invito al distacco dai beni più preziosi per coloro che vogliono seguire Gesù «più da vicino».
Il racconto appena letto dà l’impressione di avvenimenti assai rapidi. È come i «titoli di testa» di un film che si svolgerà durante tutto il corso del vangelo. L’appello del Cristo mette in cammino, sui suoi passi, «dei discepoli» che fanno ricorso a tutte le loro energie per servirlo. Occorre notare che lo stile di Marco è legato in gran parte alla sensazione di rapidità che prova il lettore. Egli ricorre assai spesso all’avverbio «subito». Ripetuto due volte qui (vv. 18a e 20a), esso si presenta - nell’originale greco - undici volte nel solo capitolo 1. Nella maggior parte dei casi questi «subito» non hanno, in Marco, valore temporale: equivalgono semplicemente alla congiunzione «e».


Benedetto Prete (Vangelo secondo Marco): versetti 16-18 Tra l’inizio della predicazione di Gesù (Mc., l,14-15) e la chiamata dei primi discepoli (Mc., l,16-20) occorre inserire alcuni avvenimenti che Marco non ha creduto opportuno ricordare, perché desiderava affrettarsi a narrare la prima manifestazione pubblica di Cristo a Cafarnao (Mc., l,21-28). Il Maestro nel frattempo si era recato a Nazareth, dove aveva parlato nella sinagoga (cf. Lc., 4,16-22; Mt., 4,13), e di là era disceso a Cafarnao, dove desiderava stabilire il centro del suo ministero pubblico. Giovanni (1,35-2,25) offre altri particolari storici che precedettero la chiamata definitiva dei discepoli. Secondo i dati del IV vangelo, Simone (Pietro), Andrea e Giovanni, dopo esser passati dal seguito del Precursore a quello di Gesù, accompagnarono il Maestro a Cana e a Gerusalemme. Rientrati in Galilea essi ripresero il loro mestiere di pescatori. In un giorno in cui essi erano intenti al loro lavoro, sentirono la chiamata di Cristo che li invitava ad abbandonare definitivamente tutto per seguirlo come apostoli (cf. Mc., 1,18,20).
Gettavano le reti in mare: il testo ha il solo verbo senza il complemento oggetto ...; il termine tecnico indica il modo della pesca: quegli uomini di mare gettavano la rete nel lago descrivendo nell’acqua un cerchio che stringevano sempre più per catturare i pesci, come avviene presso di noi quando i pescatori gettano in mare la sciabica.
Io vi farò pescatori di uomini; il mestiere esercitato da quegli uomini suggerisce a Gesù l’espressione metaforica con la quale egli designa la futura missione dei nuovi chiamati; gli uomini saranno conquistati al regno con la predicazione e l’attività di altre persone, uomini come loro, che hanno ricevuto un particolare mandato da Dio. La chiamata di Pietro presentata da Luca in un altro contesto letterario (cf. Lc., 5,1-11), cioè dopo una pesca miracolosa.


II regno di Dio - Lumen gentium 5: Il mistero della santa chiesa si manifesta nella sua fondazione. Il Signore Gesù infatti diede inizio alla sua chiesa predicando il buon annuncio. cioè la venuta del regno di Dio promesso da secoli nelle scritture: «Il tempo è compiuto, il regno di Dio è vicine» (Mc 1,15; cf. Mt 4,17). Questo regno comincia a splendere agli occhi degli uomini nelle parole, nelle opere e nella presenza di Cristo. La parola del Signore è paragonata appunto al seme che viene seminato nel campo (cf. Mc 4,14): quelli che la ascoltano con fede e vengono aggregati al piccolo gregge di Cristo (cf. Lc 12,32) hanno accolto il regno stesso di Dio; poi il seme germoglia e cresce per virtù propria fino al tempo del raccolto (cf. Mc 4,26-29). Anche i miracoli di Gesù confermano che il regno è arrivato sulla terra: «e col dito di Dio io scaccio i demoni, allora è già certamente arrivato a voi il regno di Dio» (Lc 11,20; cf. Mt 12,28). Ma il regno si manifesta innanzitutto nella persona stessa di Cristo, Figlio di Dio e figlio dell’uomo, venuto a «servire e a dare la sua vita in riscatto dei molti» (Mc 10,45).


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** Il regno di Dio è vicino, dice il Signore: convertitevi e credete nel Vangelo.
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: Ispira nella tua paterna bontà, o Signore, i pensieri e i propositi del tuo popolo in preghiera, perché veda ciò che deve fare e abbia la forza di compiere ciò che ha veduto. Per il nostro Signore Gesù Cristo...