IL PENSIERO DEL GIORNO

7 Gennaio 2018

Battesimo del Signore



Oggi Gesù ci dice: “Porgete l’orecchio e venite a me, ascoltate e vivrete” (Is 55,3).


Dal Vangelo secondo Marco 1,7-11: L’unico elemento nuovo da cogliere in questo racconto marciano è che la voce del Padre è diretta a Gesù e non ai presenti. Da notare, ancora, due precisi riferimenti biblici. Primo, l’apertura del cielo è un fenomeno descritto nella letteratura apocalittica (Cf. Ap 4,1; vedi Is 63,19) con il quale si vuole indicare che è finito il tempo dell’attesa dello Spirito; secondo, il titolo di Figlio attribuito a Gesù (che va interpretato, alla  luce del Sal 2,7, nel senso del messianismo regale), vuol suggerire al lettore che Gesù è l’atteso salvatore della fine dei tempi. Inoltre, l’evangelista vuole orientare i lettori al dramma della croce: gli uomini possono riconoscere il Cristo solo se accettano lo scandalo del calvario (Cf. Mc 15,39).


In quei giorni, Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano - L’episodio del battesimo di Gesù lo troviamo presente in tutti e quattro i Vangeli. È ricordato dagli Atti degli Apostoli (At 1,8). Nazaret era la città scelta da Giuseppe per il soggiorno della santa famiglia subito dopo il rientro dall’Egitto (Cf. Mt 2,23). Con questa semplice «indicazione geografica Marco dimostra chiaramente di voler parlare di una persona storica concreta e non di una figura mitica» (Adalberto Sisti). Il Giordano, il fiume più importante della Palestina, nasce dal monte Hermon, sul confine libano-siriano, scorre attraverso il lago di Tiberiade (o di Genezareth, biblico Mare di Galilea) e sfocia nel mar Morto.
Subito dopo aver presentato il ministero del Battista, Marco inizia a parlare di Gesù soffermandosi sul suo battesimo, il quale rappresenta il culmine della missione di Giovanni, terminata poi col martirio (Cf. Mc 6,17-29). Al racconto del battesimo nel fiume Giordano segue quello delle tentazioni nel deserto (Cf. Mc 1,12-13): gli episodi servono a preparare il ministero di Gesù che sarà inaugurato nella Galilea con la predicazione del Vangelo di Dio (Cf. Mc 1,14). In ogni caso, queste indicazioni, anche quelle geografiche, non devono indurre il lettore a pensare che l’evangelista persegua «un intento biografico. L’accento del racconto cade sulla teofania. Gesù viene proclamato da Dio suo Figlio. Marco intende rilevare la dignità trascendente di Gesù, consacrato Messia, con l’unzione dello Spirito Santo» (Angelico Poppi).
Il battesimo è una delle epifanie della identità di Gesù: ai pastori, all’inizio della sua vita fisica (Cf. Lc 2,8-14); ai Magi, quale prima manifestazione alle nazioni pagane (Cf. Mt 2,11); a Simeone ed Anna, nel Tempio di Gerusalemme (Cf. Lc 2,21-38), quali rappresentanti del «resto» di Israele.
Gesù si accosta alle acque del fiume Giordano mescolandosi con gli altri penitenti. È uno dei tanti, neanche ancora conosciuto da Giovanni (Cf. Gv 1,33). Assolutamente non bisognoso di penitenza, chiede di essere battezzato. Con l’Incarnazione Cristo aveva preso su di sé i peccati di tutti gli uomini: «Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio» (2Cor 5,21).
La sua missione è quella di espiare i peccati del mondo e lo farà in tutti gli attimi della sua esistenza, ma in particolare col realizzarsi della sua ora, cioè con la sua passione e morte. Il battesimo è un momento tipicamente significativo per presentare la sua identità e la sua missione redentiva.
Gesù, si è accollato i peccati del mondo e scende in acqua, proponendosi, in questo modo, esempio a tutta l’umanità bisognosa di «un battesimo di conversione per il perdono dei peccati» (Mc 1,4).
Risalito dal fiume, mentre si squarciano i cieli, lo Spirito Santo discende verso Gesù come una colomba. L’accorata preghiera del profeta Isaia: «Se tu squarciassi i cieli e scendessi!» (Is 63,19) trova qui piena risposta. Lo Spirito Santo poi, come colomba, scende su Gesù e vi rimane cancellando l’antica maledizione piombata sull’uomo a motivo del suo peccato: «Il mio spirito non resterà sempre nell’uomo, perché egli è carne» (Gen 6,3). In questo modo, Gesù diviene il portatore, in modo pieno e definitivo, dello Spirito (Cf. Lc 4,16-21) e se la colomba richiama la creazione o la situazione primordiale di Gen 1,2, allora il significato potrebbe essere quello di una nuova era, di nuovo inizio, questa volta definitivo. E potrebbe essere sottolineato dall’apertura dei cieli: un fenomeno descritto nella letteratura apocalittica per simboleggiare il rinnovamento dell’epoca messianica.
E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato»: in queste parole c’è l’investitura messianica del Salmo 2,7 e la predilezione del Figlio espressa nell’episodio del sacrificio di Isacco (Gen 22,2; Cf. Is 44,2; 62,4).
In te ho posto il mio compiacimento: cioè «a te, destinatario del mio amore, ho affidato, nel mio piano di salvezza una speciale missione» (Il Nuovo Testamento). Quella di offrirsi «a Dio in sacrificio di soave odore» (Ef 5,2) per la salvezza di tutti gli uomini.


Il battesimo, fondamento della vita cristiana - Il battesimo istituito da Cristo per la remissione dei peccati (Cf. AG 3), è «il fondamento di tutta la vita cristiana, il vestibolo d’ingresso alla vita nello Spirito [“vitae spiritualis ianua”], e la porta che apre l’accesso agli altri sacramenti» (Catechismo della Chiesa Cattolica 1213). In questo senso è il primo «Sacramento dell’iniziazione» cristiana.
È necessario alla salvezza: «Dio “vuole che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità. Vi è infatti un solo Dio e un solo mediatore tra Dio e gli uomini, l’uomo Gesù Cristo, che ha dato se stesso in riscatto per tutti” [1Tm 2,4-6], “e non esiste in nessun altro la salvezza” [At 4,12]. È dunque necessario che tutti si convertano a lui, conosciuto attraverso la predicazione della Chiesa, e a lui e alla Chiesa, suo corpo, siano incorporati attraverso il battesimo» (AG 7).
A sua volta, gli uomini incorporati «nella chiesa col battesimo» sono «rigenerati a figli di Dio» (LG 11): chiamati «da Dio non in base alle loro opere ma al disegno della sua grazia, e giustificati nel Signore Gesù, sono stati fatti veri figli di Dio col Battesimo della fede, resi partecipi della natura divina, e perciò realmente santi» (LG 40).
Se è il Padre a liberare l’uomo dal potere delle tenebre e a trasferirlo nel regno del suo Figlio diletto (Cf. Col 1,13), il battesimo ha efficacia per i meriti e l’opera di Cristo Gesù, il quale incorpora a sé il battezzato, lo introduce nel suo regno personale, lo ammette nella corporeità mistica, lo riveste e lo trasforma con la sua personalità: «Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo» (Gal 3,27).
Attraverso le acque salutari del Battesimo, Gesù dona ai battezzati una consanguineità con lui stesso, rendendoli conformi a lui, specialmente al mistero della sua morte e risurrezione. Una verità già affermata dall’apostolo Paolo: noi, i credenti, «predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio» di Dio (Rom 8,29), per mezzo del battesimo «siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati intimamente uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo saremo anche a somiglianza della sua risurrezione» (Rom 6,4-5).
Che i battezzati possano camminare in una vita nuova è possibile in quanto, come suggerisce il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, il battesimo dona veramente ai credenti una nuova nascita, che si attua nell’intimo della persona umana. È la trasfusione di nuova vita; una totale rigenerazione (Cf. Gv 3,7): il primo Sacramento dell’iniziazione cristiana prende «anzitutto il nome di Battesimo a motivo del rito centrale con il quale è celebrato: battezzare significa “immergere” nell’acqua. Chi viene battezzato è immerso nella morte di Cristo e risorge con lui come “nuova creatura” [2Cor 5,17]. Lo si chiama anche “lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo” [Tt 3,5], e “illuminazione”, perché il battezzato diventa “figlio della luce” [Ef 5,8]» (252).
Con il battesimo, il quale realizza una reale consacrazione del battezzato (Cf. LG 44), i cristiani iniziano ad essere «stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui» (1Pt 2,9). Oltre a proclamare le opere ammirevoli di Dio, da questa consacrazione nasce per i cristiani l’ineludibile impegno di testimoniare con una vita santa l’uomo nuovo, che hanno rivestito col battesimo: «Tutti i cristiani, dovunque vivono, sono tenuti a manifestare con l’esempio della vita e con la testimonianza della parola l’uomo nuovo, che hanno rivestito col battesimo, e la forza dello Spirito Santo, dal quale sono stati rinvigoriti con la confermazione, così che gli altri, vedendo le loro buone opere, glorifichino il Padre e comprendano più pienamente il significato genuino della vita umana e l’universale vincolo di comunione degli uomini» (AG 11). Vale, quindi, il monito di san Leone Magno: «Riconosci, cristiano, la tua dignità e, reso partecipe della natura divina, non voler tornare all’abiezione di un tempo con una condotta indegna».


Papa Francesco (Angelus, 8 Gennaio 2017): Cari Fratelli e sorelle, buongiorno! Oggi, festa del Battesimo di Gesù, il Vangelo (Mt 3,13-17) ci presenta la scena avvenuta presso il fiume Giordano: in mezzo alla folla penitente che avanza verso Giovanni il Battista per ricevere il battesimo c’è anche Gesù. Faceva la coda. Giovanni vorrebbe impedirglielo dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te» (Mt 3,14). Il Battista infatti è consapevole della grande distanza che c’è tra lui e Gesù. Ma Gesù è venuto proprio per colmare la distanza tra l’uomo e Dio: se Egli è tutto dalla parte di Dio, è anche tutto dalla parte dell’uomo, e riunisce ciò che era diviso. Per questo chiede a Giovanni di battezzarlo, perché si adempia ogni giustizia (cfr v. 15), cioè si realizzi il disegno del Padre che passa attraverso la via dell’obbedienza e della solidarietà con l’uomo fragile e peccatore, la via dell’umiltà e della piena vicinanza di Dio ai suoi figli. Perché Dio è tanto vicino a noi, tanto!
Nel momento in cui Gesù, battezzato da Giovanni, esce dalle acque del fiume Giordano, la voce di Dio Padre si fa sentire dall’alto: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento» (v. 17). E nello stesso tempo lo Spirito Santo, in forma di colomba, si posa su Gesù, che dà pubblicamente avvio alla sua missione di salvezza; missione caratterizzata da uno stile, lo stile del servo umile e mite, munito solo della forza della verità, come aveva profetizzato Isaia: «Non griderà, né alzerà il tono, [...] non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta; proclamerà il diritto con verità» (42,2-3). Servo umile e mite.
Ecco lo stile di Gesù, e anche lo stile missionario dei discepoli di Cristo: annunciare il Vangelo con mitezza e fermezza, senza gridare, senza sgridare qualcuno, ma con mitezza e fermezza, senza arroganza o imposizione. La vera missione non è mai proselitismo ma attrazione a Cristo. Ma come? Come si fa questa attrazione a Cristo? Con la propria testimonianza, a partire dalla forte unione con Lui nella preghiera, nell’adorazione e nella carità concreta, che è servizio a Gesù presente nel più piccolo dei fratelli. Ad imitazione di Gesù, pastore buono e misericordioso, e animati dalla sua grazia, siamo chiamati a fare della nostra vita una testimonianza gioiosa che illumina il cammino, che porta speranza e amore.
Questa festa ci fa riscoprire il dono e la bellezza di essere un popolo di battezzati, cioè di peccatori – tutti lo siamo – di peccatori salvati dalla grazia di Cristo, inseriti realmente, per opera dello Spirito Santo, nella relazione filiale di Gesù con il Padre, accolti nel seno della madre Chiesa, resi capaci di una fraternità che non conosce confini e barriere.
La Vergine Maria aiuti tutti noi cristiani a conservare una coscienza sempre viva e riconoscente del nostro Battesimo e a percorrere con fedeltà il cammino inaugurato da questo Sacramento della nostra rinascita. E sempre umiltà, mitezza e fermezza.


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** Ecco lo stile di Gesù, e anche lo stile missionario dei discepoli di Cristo: annunciare il Vangelo con mitezza e fermezza, senza gridare, senza sgridare qualcuno, ma con mitezza e fermezza, senza arroganza o imposizione.
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: Padre d’immensa gloria, tu hai consacrato con potenza di Spirito Santo il tuo Verbo fatto uomo, e lo hai stabilito luce del mondo e alleanza di pace per tutti i popoli; concedi a noi che oggi celebriamo il mistero del suo battesimo nel Giordano, di vivere come fedeli imitatori del tuo Figlio prediletto, in cui il tuo amore si compiace. Egli è Dio, e vive e regna con te...