IL PENSIERO DEL GIORNO

29 Gennaio 2018


LUNEDÌ DELla iv settimana DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)


Oggi Gesù ci dice: “Esci, spirito impuro, da quest’uomo!” (I Lettura).


Dal Vangelo secondo Marco 5,1-20: L’intento dell’evangelista Marco nel raccontare la liberazione dell’uomo posseduto da uno spirito impuro è quello di dimostrare la potenza straordinaria di Gesù persino dinanzi all’Inferno: la Legione, all’ordine imperioso di Gesù, il Figlio del Dio Altissimo, deve arrendersi e abbandonare precipitosamente il campo. Il racconto della liberazione dell’uomo posseduto dalla Legione mette in risalto anche la missione di Gesù: «Figlioli, nessuno v’inganni. Chi pratica la giustizia è giusto come egli è giusto. Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché da principio il diavolo è peccatore. Per questo si manifestò il Figlio di Dio: per distruggere le opere del diavolo» (1Gv 3,8). La violenza incontrollata dello spirito impuro, il suo dominio dispotico sull’uomo stanno a caratterizzare la forza demoniaca come potenza di morte e di distruzione disgregatrice della dignità e libertà umana. Ma se la forza di Satana è grandiosa, spettacolare, non è invincibile: infatti, noi «crediamo che Gesù ha vinto definitivamente Satana e ci ha sottratti così alla paura nei suoi confronti»; però, se «in Gesù è avvenuta la sconfitta del maligno, la sua vittoria tuttavia dev’essere liberamente accettata da ciascuno di noi, finché il male non sia completamente eliminato. La lotta contro il male richiede quindi impegno e continua vigilanza. La liberazione definitiva è intravista solo in una prospettiva escatologica (cfr. Ap 21,4). Al di là delle nostre fatiche e degli stessi nostri fallimenti rimane questa consolante parola di Cristo: “Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo” (Gv 16,33)» (Giovanni Paolo II, Udienza Generale, 18 agosto 1999).


La Bibbia di Navarra (I Quattro Vangeli): Gerasa era popolata in massima parte da pagani, come si desume dalla presenza di un così numeroso branco di porci, appartenenti senza dubbio a più padroni. Ai Giudei era infatti proibito l’allevamento di questi animali, come pure mangiarne la carne (Lv 11,7).
Il miracolo evidenzia, una volta ancora, la realtà del diavolo e la sua influenza nella vita degli uomini: il demonio può nuocere - se Dio lo consente - non solamente agli uomini, ma anche agli animali. Quando il Signore autorizza gli spiriti immondi a entrare nei porci, appare in piena luce tutta la loro malizia: reputano un gran dolore non poter fare del male agli uomini e, pertanto, pregano Gesù di poter almeno recare danno agli animali. Cristo concede il permesso per dimostrare che i demòni s’impadronirebbero degli uomini con lo stessa violenza e con i medesimi effetti palesati allorché s’impossessarono dei porci, qualora Dio non li trattenesse.
È ovvio che l’intento di Gesù non fu quello di punire i padroni dei porci con lo perdita del branco, poiché i proprietari delle bestie, essendo pagani, non erano tenuti ai precetti della Legge giudaica. Piuttosto, la morte dei porci è il segno tangibile che il demonio era uscito da quell’uomo.
Gesù permise la perdita di taluni beni materiali perché essi erano incomparabilmente inferiori al bene spirituale che lo guarigione arrecava all’indemoniato.


Benedetto Prete (Vangelo secondo Marco): Mandaci da quei porci; l’allevamento dei maiali era severamente proibito dalla legge mosaica (cf. Levitico, 11,7; Deuteronomio, 14,8); gli Ebrei infatti consideravano impuri questi animali e, conseguentemente, non potevano cibarsi delle carni di essi. In una regione prevalentemente pagana, com’era quella della Decapoli (cf. verso 20), dove accadde l’esorcismo, non stupisce la presenza di una mandria numerosa di porci. Senza dubbio essi erano i soli animali che si trovavano nelle vicinanze; per questo motivo i demoni chiesero di entrarvi, cioè, d’impossessarsi di loro.
Lo permise loro; questo particolare della scena mostra ancora una volta come Gesù abbia un potere assoluto sulle potenze demoniache. La mandria, di circa duemila, corse precipitosamente lungo la scarpata; soltanto Marco ricorda il numero approssimativo della numerosa mandria di maiali. La scena, molto impressionante, dovette colpire profondamente i discepoli presenti.
Quegli animali, impazziti per l’ossessione diabolica, si misero a correre disordinatamente verso il lago vicino dove tutti affogarono. La sorte dei porci mostrava ai discepoli un aspetto della potenza tirannica che il demonio esercitava sugli uomini e sulle cose. Gesù continuava a provare con questi fatti imponenti che il suo regno progrediva e si affermava nel mondo, poiché quello di Satana andava in rovina. Il permesso accordato ai demoni d’impossessarsi dei porci non fu un gesto lesivo della proprietà altrui, poiché Cristo non intendeva far morire quegli animali, ma liberare l’indemoniato; per questo gli evangelisti non si preoccupano di giustificarlo. Il Salvatore, che aveva la missione di guarire le anime, non poteva arrestarsi davanti a considerazioni di carattere materiale, come sarebbero state quelle riguardanti la sorte di quei porci. Cristo, in quella circostanza, manifestò le sue prerogative divine ed agì come padrone assoluto delle cose; egli volle d’autorità la liberazione dell’indemoniato senza tuttavia interdire agli spiriti infernali di apportare danni materiali. Dio, permettendo alle cause seconde di svolgere la loro attività connaturale, non impedisce gli effetti dannosi che ne conseguono; cosi Egli permette che la perversa volontà degli uomini e la forza degli elementi siano cause di flagelli e di calamità, come guerre, terremoti, inondazioni, tempeste, ecc.

Gesù è venuto a liberare l’uomo e a scacciare «il principe di questo mondo» che lo teneva schiavo: Gaudium et spes 13: L’uomo, se guarda dentro al suo cuore, si scopre inclinato anche al male e immerso in tante miserie, che non possono certo derivare dal Creatore, che è buono. Spesso, rifiutando di riconoscere Dio quale suo principio, l’uomo ha infranto il debito ordine in rapporto al suo fine ultimo, e al tempo stesso tutta l’armonia, sia in rapporto a se stesso, sia in rapporto agli altri uomini e a tutta la creazione. Così l’uomo si trova diviso in se stesso. Per questo tutta la vita umana, sia individuale che collettiva, presenta i caratteri di una lotta drammatica tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre. Anzi l’uomo si trova incapace di superare efficacemente da sé medesimo gli assalti del male, così che ognuno si sente come incatenato. Ma il Signore stesso è venuto a liberare l’uomo e a dargli forza, rinnovandolo nell’intimo e scacciando fuori «il principe di questo mondo» (Gv 12,31), che lo teneva schiavo del peccato. Il peccato è, del resto, una diminuzione per l’uomo stesso, in quanto gli impedisce di conseguire la propria pienezza. Nella luce di questa Rivelazione trovano insieme la loro ragione ultima sia la sublime vocazione, sia la profonda miseria, di cui gli uomini fanno l’esperienza.


Liberazione personale e sociale - Basilio Caballero (La Parola per ogni giorno): La presenza del male dentro e fuori di noi è, disgraziatamente, sempre attuale nella nostra stessa vita, nella comunità ecclesiale e nella società. Sono una legione i demonì del male che cercano di assoggettarci e spesso ci escono: orgoglio e denaro, egoismo e sensualità, malevolenza e maldicenza, mediocrità, intolleranza e viltà.
Ma Gesù è più forte del nostro peccato e dei nostri errori. Insieme a lui, noi cristiani suoi discepoli, dobbiamo vivere con l’impegno di liberare noi stessi e gli atri, rompendo i ceppi e le catene che ci rendono schiavi. Il credente, animato dallo Spirito, denuncerà apertamente, o almeno accuserà con il suo atteggiamento o la sua condotta, la tirannia del consumismo e della produzione, come pure l’alienazione prodotta dai totalitarismi e dai nazionalismi, l’inferno della violenza e della guerra, tutti frutti dei demoni dell’egoismo e dell’inimicizia tra gli uomini.

Sii benedetto, Dio della nostra liberazione,
perché lo Spirito di Cristo ci spinge a vivere
nella fiducia e nella libertà dei tuoi figli.

Ti lodiamo perché Gesù è più forte del male
e ha vinto la legione dei demoni che vogliono dominarci:
egoismo e superbia, sensualità e ambizione,
malevolenza, mediocrità e intolleranza.

Spezza , Signore, i nostri ceppi e le nostre catene.
Se tu, Padre, non ci liberi, chi può farlo?
Riportaci alla nostra condizione di figli tuoi,
liberi e vincitori del male, con Cristo e come lui. Amen.


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
****  Liberaci dal Male: Compendio Catechismo della Chiesa Cattolica 597: Il Male indica la persona di Satana, che si oppone a Dio e che è «il seduttore di tutta la terra» (Ap 12,9). La vittoria sul diavolo è già conseguita da Cristo. Ma noi preghiamo affinché la famiglia umana sia liberata da Satana e dalle sue opere. Domandiamo anche il dono prezioso della pace e la grazia dell’attesa perseverante della venuta di Cristo, che ci libererà definitivamente dal Maligno.
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: Dio grande e misericordioso, concedi a noi tuoi fedeli di adorarti con tutta l’anima e di amare i nostri fratelli nella carità del Cristo. Egli è Dio, e vive e regna con te...