IL PENSIERO DEL GIORNO

30 Gennaio 2018
  
MARTEDÌ DELla iv settimana
DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)


Oggi Gesù ci dice: “Fanciulla, io ti dico, àlzati!” (Vangelo).


Dal Vangelo secondo Marco 5,21-43: La donna affetta di emorragia guarisce per la sua fede. Gesù, «con la sua strana domanda: “Chi mi ha toccato”, enfatizza il fatto, mettendo pure in imbarazzo la donna, ma lo fa per esaltare pubblicamente la sua fede e indicarla come requisito necessario per la guarigione» (Bruno Barisan). La risurrezione della fanciulla è collocata all’apice di una sequenza di miracoli dall’impatto dirompente: la tempesta sedata (Mc 4,35-41), la liberazione dell’indemoniato geraseno (Mc 5,1-20). La vittoria di Gesù sugli elementi della natura impazziti (Sal 88,10), poi sul potere del maligno, e qui infine sulla morte stessa, mettono in luce la potenza del Figlio di Dio. La raccomandazione di dare da mangiare alla fanciulla svela la tenerezza di Gesù verso gli ammalati e i sofferenti. Allo stupore segue il perentorio ordine da parte di Gesù di non divulgare il miracolo. Il comando, che è in linea con tutti i testi relativi al segreto messianico (Mc 1,25.33-44; 3,12; ecc.), vuole rinviare alla Croce e alla Risurrezione perché soltanto questi eventi possono rivelare la vera identità del Cristo e i doni che Egli è venuto a portare agli uomini (Ef 4,7).


Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni - Jacques Hervieux (Vangelo di Marco): Nell’antico Oriente il vestito è il simbolo della personalità: toccare un vestito di qualcuno significa coglierne l’essenza; esiste anche la consuetudine, comune nell’antichità, del contatto fisico del malato col corpo del guaritore. Questo contatto avviene, e l’emorragia della donna cessa all’istante: essa lo constata immediatamente (v. 29). Da parte sua, Gesù si rende conto che il suo potere è stato pienamente efficace (v. 30a): l’accento viene naturalmente posto sul carattere fisiologico della guarigione. Ma la scena che segue riporta l’attenzione sul problema religioso in questione; Gesù domanda chi lo ha toccato (v. 30b): la prontezza della sua reazione e della domanda suona come un rimprovero. I discepoli cercano di far notare al maestro che è assurdo chiedere chi lo ha toccato, quando la folla gli si accalca intorno. Ma Gesù, con l’occhiata circolare che gli conosciamo, scruta la folla: egli vuole scoprire l’autore di questo gesto audace (v. 32). Allora la donna, timorosa per quello che ha fatto, osa confessare di essere stata guarita (v. 33): lo fa esitando, poiché si aspetta il biasimo di un maestro preoccupato del rispetto della legge. Ma Gesù le affida un messaggio liberatorio: «La tua fede ti ha salvata. Va’ in pace» (v. 34). Le parole del maestro mettono bene in risalto il significato dell’avvenimento: al di là della guarigione fisica, l’essenziale è la fede che salva. Non è per caso che Gesù riprende l’espressione usata dalla donna nella sua richiesta: «Sarò salva» (v. 28b). E l’intero episodio vuole dimostrare che la fede nella sua persona può arrivare a strappargli un miracolo assolutamente involontario. Questa donna animosa può quindi scomparire definitivamente dalla scena del vangelo. Marco ha mostrato in Gesù il liberatore da ogni male: in questo caso, infatti, il male era duplice: una malattia incurabile a quell’epoca e, soprattutto, la quasi totale emarginazione di cui soffriva questa donna, una «fuorilegge» della società religiosa patriarcale del suo tempo.


Fanciulla, io ti dico, alzati! - Benedetto XVI (Angelus, 1 Luglio 2012): Cari fratelli e sorelle, nell’odierna domenica, l’evangelista Marco ci presenta il racconto di due guarigioni miracolose che Gesù compie in favore di due donne: la figlia di uno dei capi della Sinagoga, di nome Giàiro, ed una donna che soffriva di emorragia (cfr Mc 5,21-43). Sono due episodi in cui sono presenti due livelli di lettura; quello puramente fisico: Gesù si china sulla sofferenza umana e guarisce il corpo; e quello spirituale: Gesù è venuto a guarire il cuore dell’uomo, a donare la salvezza e chiede la fede in Lui. Nel primo episodio, infatti, alla notizia che la figlioletta di Giàiro è morta, Gesù dice al capo della Sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!» (v. 36), lo prende con sé dove stava la bambina ed esclama: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!» (v. 41). Ed essa si alzò e si mise a camminare. San Girolamo commenta queste parole, sottolineando la potenza salvifica di Gesù: «Fanciulla, alzati per me: non per merito tuo, ma per la mia grazia. Alzati dunque per me: il fatto di essere guarita non è dipeso dalle tue virtù» (Omelie sul Vangelo di Marco, 3). Il secondo episodio, quello della donna affetta da emorragie, mette nuovamente in evidenza come Gesù sia venuto a liberare l’essere umano nella sua totalità. Infatti, il miracolo si svolge in due fasi: prima avviene la guarigione fisica, ma questa è strettamente legata alla guarigione più profonda, quella che dona la grazia di Dio a chi si apre a Lui con fede. Gesù dice alla donna: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male!» (Mc 5,34).
Questi due racconti di guarigione sono per noi un invito a superare una visione puramente orizzontale e materialista della vita. A Dio noi chiediamo tante guarigioni da problemi, da necessità concrete, ed è giusto, ma quello che dobbiamo chiedere con insistenza è una fede sempre più salda, perché il Signore rinnovi la nostra vita, e una ferma fiducia nel suo amore, nella sua provvidenza che non ci abbandona.
Gesù che si fa attento alla sofferenza umana ci fa pensare anche a tutti coloro che aiutano gli ammalati a portare la loro croce, in particolare i medici, gli operatori sanitari e quanti assicurano l’assistenza religiosa nelle case di cura. Essi sono «riserve di amore», che recano serenità e speranza ai sofferenti. Nell’Enciclica Deus caritas est osservavo che, in questo prezioso servizio, occorre innanzitutto la competenza professionale - essa è una prima fondamentale necessità - ma da sola non basta. Si tratta, infatti, di esseri umani, che hanno bisogno di umanità e dell’attenzione del cuore. «Perciò, oltre alla preparazione professionale, a tali operatori è necessaria anche, e soprattutto, la “formazione del cuore”: occorre condurli a quell’incontro con Dio in Cristo che susciti in loro l’amore e apra il loro animo all’altro» (n. 31).
Chiediamo alla Vergine Maria di accompagnare il nostro cammino di fede e il nostro impegno di amore concreto specialmente verso chi è nel bisogno, mentre invochiamo la sua materna intercessione per i nostri fratelli che vivono una sofferenza nel corpo e nello spirito.


Segni efficaci della salvezza - Paul Ternant (Dizionario di Teologia Biblica): Con i suoi miracoli Gesù manifesta che il regno messianico annunziato dai profeti è giunto nella sua persona (Mt 11,45); attira l’attenzione su di sé e sulla buona novella del regno che egli incarna; suscita un’ammirazione ed un timore religioso che inducono gli uomini a chiedersi chi egli sia (Mt 8,27; 9,8; Lc 5,8ss). Con essi Gesù attesta sempre la sua missione e la sua dignità, si tratti del suo potere di rimettere i peccati (Mc 2,5-12 par.), o della sua autorità sul sabato (Mc 3,45 par.; Lc 13,155; 14,355), della sua messianità regale (Mt 14,33; Gv l,49), del suo invio da parte del Padre (Gv 10,36), della potenza della fede in lui (Mt 8,10-13; 15,28 par.), con la riserva che impone la speranza giudaica di un messia temporale e nazionale (Mc l,44; 5,43; 7,36; 8,26). Già in questo essi sono segni, come dirà S. Giovanni.
Se provano la messianità e la divinità di Gesù, lo fanno indirettamente, attestando che egli è veramente ciò che pretende di essere. Perciò non devono essere isolati dalla sua parola: vanno di pari passo con l’evangelizzazione dei poveri (Mt 11,5 par.). I titoli che Gesù dà a sé, i poteri che rivendica, la salvezza che predica, le rinunzie che esige, ecco ciò di cui i miracoli fanno vedere l’autenticità divina, a chi non rigetta a priori la verità del messaggio (Is 16,31). In tal modo questo è superiore ai miracoli, come lascia capire la frase su Giona secondo Lc 11,29-32. Esso si impone come il segno primario e solo necessario (Gv 20,29), per 14 ineguagliabile autorità personale del suo araldo (Mt 7,29) e per la sua qualità interna, costituita dal fatto che, realizzando la rivelazione anteriore (Le 16,31; Gv 5,46 s), corrisponde negli uditori all’appello dello Spirito (Gv 14,17.26); proprio esso, prima di essere confermato ed illustrato dai miracoli.


I grandi miracoli non avvengono mai alla luce dei riflettori ma nelle penombra della discrezione. Sono un dono, un bacio d’amore, un segreto da consumare nell’intimità. “Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina …”. Solo nella penombra di una stanza, davanti agli occhi di un ristretto numero di amici, Gesù pronuncia le arcane parole di una nuova creazione: “Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni”. In quelle parole pronunciate con amore i genitori della bambina possono riconoscere la presenza di Dio che si rivela con tutta la sua potenza, un gesto personalissimo da sigillare nell’esclusività di un’intima relazione d’amore. I miracoli sono sempre esclusivi, non si possono moltiplicare: ogni gesto che desta stupore, che sprigiona la fragranza del prodigio, è sempre unico, irripetibile, diverso da un altro. Come il calore di un bacio è sempre particolare, suscita emozioni insostituibili e ineguagliabili così il miracolo: ha sfumature che lo caratterizzano e lo differenziano. Tutti i miracoli di Gesù sono unici, sono diversi gli uni dagli altri, portano il sigillo di un amore che è personale, mai generico ne tanto meno banale. Oltre che riabbracciare la loro bambina, i genitori del brano evangelico possono cogliere il fiore delicato della presenza di Dio: un fiore da mettere sul davanzale della loro vita per non dimenticare mai il profumo del Signore che allieta la vita degli uomini. (www.nondisolopane.it)


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** I grandi miracoli non avvengono mai alla luce dei riflettori ma nelle penombra della discrezione. 
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: Dio grande e misericordioso, concedi a noi tuoi fedeli di adorarti con tutta l’anima e di amare i nostri fratelli nella carità del Cristo. Egli è Dio, e vive e regna con te...