IL PENSIERO DEL GIORNO

22  Gennaio 2018

LunedÌ III SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)


Oggi Gesù ci dice: “Chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno” (Mc 3,29).


Dal Vangelo secondo Marco 3,22-30: Rifiutare Cristo, e quindi la salvezza, è in definitiva il peccato che non sarà perdonato in eterno. I farisei avanzando malignamente l’ipotesi che Gesù è posseduto da uno spirito impuro danno a vedere di non aver capito bene la lezione, e così, passando dalla teoria alla pratica, si dichiarano rei di colpa eterna. In Gesù non vi è gusto alcuno di mandare all’inferno chi si oppone al suo insegnamento, ma essendosi rivelato Via Vita e Verità chi lo rifiuta smarrisce la Via e precipita nel disordine, sopra tutto etico; perde la vera Vita, la vita eterna, facendosi in questo modo discepolo di mille vane verità: in sostanza si sono perduti nei loro vani ragionamenti e la loro mente ottusa si è ottenebrata. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno scambiato la gloria del Dio incorruttibile con un’immagine e una figura di uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili (Rm 1,21-23). Chi rifiuta Gesù ha già fissato il suo destino eterno.


Rinaldo Fabris (I Vangeli, Il Vangelo di Marco): Se i parenti cercano di neutralizzare l’azione di Gesù in nome della normalità e dell’equilibrio, gli scribi più raffinati si rendono invulnerabili trincerandosi dietro il loro sistema ortodosso: Gesù è posseduto da satana e suo complice. Nella triplice sentenza di Gesù, e soprattutto nella parabola della casa del forte, viene interpretata tutta la sua azione, come vittoria e liberazione dalla potenza demoniaca nel mondo. È un parlare in parabole, cioè per simboli allusivi, che si riferiscono a una realtà che sta su un piano diverso da quello delle immagini usate. Tali immagini sono riprese dal linguaggio dell’Antico Testamento, dove l’intervento salvatore di Dio viene descritto come quello del combattente vittorioso (Is 49,24.25; cfr. 12,13). Ora Gesù rende presente nei suoi gesti e nelle sue parole la vittoria di Dio nel mondo.
Il rifiuto di quest’azione di Dio in Gesù, attribuendone l’origine a satana, è un insulto alla potenza di Dio, un peccato contro lo Spirito, potenza divina che con il battesimo in poi opera in Gesù (cfr. 1,7.10). Questo atteggiamento è la chiusura radicale alla proposta salvifica e liberante presente in Gesù 3,28-30. Il peccato contro lo Spirito è dunque irremissibile non perché più grave di tutti gli altri, ma perché include in sé il rifiuto del perdono, escludendo l’atteggiamento di fede di conversione. L’arroganza e l’autosufficienza del potere non sono mai così funeste come quando cercano di evitare il confronto con Dio e la sua azione storica, rifugiandosi dietro l’alibi elegante che tenta di coprire i segni di Dio con il sospetto dell’irrazionalità, della pazzia e delle forze malvagie.


... chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna: Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 25 luglio 1990): I Vangeli sinottici riportano un’altra affermazione di Gesù nelle sue istruzioni ai discepoli, che non può non impressionare. Riguarda la “bestemmia contro lo Spirito Santo”. Egli dice: “Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato” (Lc 12,10; cfr. Mt 12,32; Mc 3,29). Queste parole creano un problema di vastità teologica ed etica maggiore di quanto si possa pensare, stando alla superficie del testo. “La ‘bestemmia’ (di cui si tratta) non consiste propriamente nell’offendere con le parole lo Spirito Santo; consiste, invece, nel rifiuto di accettare la salvezza che Dio offre all’uomo mediante lo Spirito Santo, e che opera in virtù del sacrificio della croce... Se la bestemmia contro lo Spirito Santo non può essere rimessa né in questa vita né in quella futura, è perché questa “non-remissione” è legata, come a sua causa, alla “non-penitenza”, cioè al radicale rifiuto di convertirsi... Ora la bestemmia contro lo Spirito Santo è il peccato commesso dall’uomo, che rivendica un suo presunto “diritto” di perseverare nel male - in qualsiasi peccato - e rifiuta così la redenzione... (Esso) non permette all’uomo di uscire dalla sua autoprigionia e di aprirsi alle fonti divine della purificazione delle coscienze e della remissione dei peccati” (Dominum et vivificantem, 46). È l’esatto rovesciamento della condizione di docilità e di comunione col Padre, in cui vive Gesù orante e operante, e che egli insegna e raccomanda all’uomo come atteggiamento interiore e come principio di azione.


È posseduto da uno spirito impuro: Catechismo degli Adulti 214-215: Già al suo tempo [di Gesù] la gente, presa dallo stupore, si domandava: da dove gli viene questa autorità, questa potenza nell’operare e questa sapienza nel parlare? qual è la vera identità di quest’uomo? I discepoli stessi non finivano di meravigliarsi e si dicevano tra loro: «Chi è dunque costui?» (Mc 4,41). Presto «il suo nome era diventato famoso» (Mc 6,14) e in Galilea si affermava sempre più, nell’opinione popolare, l’idea che Gesù fosse un grande profeta taumaturgo; tant’è vero che, in occasione dell’ingresso solenne a Gerusalemme, ai cittadini che chiedono spiegazioni la folla dei pellegrini galilei risponderà: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea» (Mt 21,11). Per alcuni farisei era invece un falso profeta, posseduto da Satana, perché violava la legge e si intratteneva con i peccatori. Gesù, da parte sua, induce la gente a interrogarsi e lascia la domanda sempre aperta. Per non essere frainteso in senso politico nazionalista, evita di proclamarsi esplicitamente Messia, sebbene riceva pressioni in questo senso: «Fino a quando terrai l’animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente» (Gv 10,24). Invece di rispondere, invita a riflettere sul carattere misterioso di questo personaggio da tutti atteso: «Come mai dicono gli scribi che il Messia è figlio di Davide?... Davide stesso lo chiama Signore: come dunque può essere suo figlio?» (Mc 12,35.37).


Il peccato contro lo Spirito Santo - Jacque Hervieux (Vangelo di Marco): La gravità particolare di queste parole e il tono piuttosto imperioso hanno colpito i lettori di ogni tempo. Si è molto discusso su questa «bestemmia contro lo Spirito Santo» che non potrà mai essere perdonata. Cosa si intende di preciso? Sono stati compilati elenchi di peccati che erano considerati «mortali»: ma non sono mai state trovate colpe che davvero non possano venire perdonate. Per comprendere le parole di Gesù, non si deve separarle dal contesto che conferisce loro il senso; Gesù ha parlato in questo modo poiché essi avevano detto: «È posseduto da uno spinto immondo» (v. 30). Gli scribi spingono la perfidia fino ad attribuire a Satana un’azione che proviene dallo Spirito Santo. Marco si è preoccupato di mostrare che, fin dall’inizio della sua missione, Gesù è stato investito dello Spirito di Dio: è questo Spirito che lo inabita fin dal suo battesimo e lo fa agire allo scopo di liberare gli uomini dal male (1,9-12). Affermare che Gesù, quando compie gli esorcismi, è un agente del diavolo significa rifiutare deliberatamente il perdono di Dio generosamente offerto. Questo peccato contro lo Spirito è il solo che non potrà mai essere perdonato.
Come si vede - all’epoca in cui Marco scrive il suo vangelo - i cristiani dovevano trovarsi duramente esposti alle inique accuse degli ambienti giudaici nettamente refrattari a riconoscere in Gesù il messia vincitore del male: eppur è necessario scegliere tra Gesù e Satana.


Bestemmia contro Gesù e contro lo Spirito - Emanuela Ghini (Schede Bibliche Pastorali - Volume Primo): Gli evangelisti considerano bestemmia anche le ingiurie che offendono Gesù, o che contestano la sua messianicità, la sua divinità o anche solo la sua santità. Per questo sono definiti blasfemi: i soldati che deridono la sua missione profetica, coloro che assistono alla crocifissione beffandosi di lui, e lo stesso ladrone condannato con lui, il quale lo sfidava beffardamente a dimostrarlo con i fatti: «Frattanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo schernivano e lo percuotevano e gli dicevano: Indovina: chi ti ha colpito? E molti altri insulti dicevano contro (blasphêuntes) di lui» (Lc 22,63-65); «I passanti lo insultavano blasphêmum) e, scuotendo il capo, esclamavano: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo riedifichi in tre giorni, salva te stesso, scendendo dalla croce!» (Mc 15,29-30); «Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava (blasphêmei: Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!» (Lc 23,39).
I sinottici parlano anche di una bestemmia contro lo Spirito santo, a proposito della quale dicono anzi che non sarà perdonata né in questo secolo né in quello futuro: «In verità vi dico: Tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e anche tutte le bestemmie che diranno, ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna. Poiché dicevano: È posseduto da uno spirito immondo» (Mc 3,28-30). Matteo (12,31-32) e Luca (12; 10) aggiungono che, diversamente dalla bestemmia contro lo Spirito, la parola detta contro il figlio dell’uomo potrà essere perdonata.
Secondo gli esegeti qui si tratta non tanto di una bestemmia verbale, quanto piuttosto di un rifiuto ostinato e cosciente della grazia. Bestemmiare lo Spirito significa infatti, secondo il contesto, attribuire a satana anche le opere che chiaramente manifestano l’azione di Dio. Una simile colpa non sarà perdonata, perché comporta il rifiuto del miracolo, cioè del mezzo per eccellenza offerto da Cristo, per farsi riconoscere come il messia. Chi rifiuta cosciente la luce e la grazia dello Spirito, si preclude ogni possibilità di avere la disposizione fondamentale per il perdono: la fede. Coloro che rifiutano l’offerta di perdono, non possono essere perdonati.


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** Chi rifiuta cosciente la luce e la grazia dello Spirito, si preclude ogni possibilità di avere la disposizione fondamentale per il perdono: la fede. Coloro che rifiutano l’offerta di perdono, non possono essere perdonati.
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: O Padre, che nel tuo Figlio ci hai dato la pienezza della tua parola e del tuo dono, fa’ che sentiamo l’urgenza di convertirci a te e di aderire con tutta l’anima al Vangelo, perché la nostra vita annunzi anche ai dubbiosi e ai lontani l’unico Salvatore, Gesù Cristo. Egli è Dio, e vive e regna con te...