IL PENSIERO DEL GIORNO

20  Gennaio 2018

SABATO DELLA II SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)


Oggi Gesù ci dice: “Figlie d’Israele, piangete su Saul, che con delizia vi rivestiva di porpora, che appendeva gioielli d’oro sulle vostre vesti” (I Lettura).


Dal Vangelo secondo Marco 3,20-21: L’evangelista Marco completa la presentazione della folla aggiungendo l’intervento dei parenti di Gesù, i quali erano andati a prenderlo in quanto lo credevano fuori di sé. La stessa notizia la troviamo nel Vangelo di Giovanni: Neppure i suoi fratelli infatti credevano in lui  (Gv 7,5). Dal testo marciano non si comprende il grado della parentela, e se vi fosse anche la Madre. Gesù, incompreso e disprezzato da quelli del suo paese, è già una cosa che fa meraviglia. Egli stesso lo rileverà osservando: Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua (Mc 6,4). Ma quando sono proprio i familiari a non capirlo, allora la sofferenza diventa grande,e a volte insostenibile.


Fratello - John L. McKenzie (Dizionario Biblico): Nel senso primario sia nell’Antico Testamento che nel Nuovo Testamento significa figlio degli stessi genitori: o dello stesso padre e della stessa madre (ad es Gn 27,6), o dello stesso padre anche se di diversa madre (ad es Gn 28,2). Nelle famiglie poligame, i fratelli e le sorelle uterini erano più vicini gli uni agli altri di quanto non lo fossero i fratellastri e le sorellastre. In senso più largo, il termine significa una persona di comune ascendenza e parentela: in particolare, un membro dello stesso clan o tribù (ad es Nm 16, 10). Si può anche estendere ai membri della stessa razza o nazione (ad es Dt 15, 12), o di una nazione amica (ad es Dt 23,7). Nel Nuovo Testamento i cristiani sono detti fratelli circa 160 volte, e Gesù stesso dice che colui il quale fa la volontà del Padre è suo fratello (Mt 12,50; Mc 3,35; Le 8,21). Fratello è anche un termine di cortesia, specialmente fra un re e un altro re (1 Re 20,32), come si vede spesso nelle lettere di Amarna. In Gn 9,5; Mt 5,22; 18,35, il termine significa semplicemente un altro uomo: in questi passi si ha un ammonimento contro la violenza e l’ira.


I fratelli di Gesù - Stefano Virgulin e Giuseppe Barbaglio (Schede Bibliche Pastorali, Volume Terzo): Anzitutto, Gesù chiama suoi fratelli tutti coloro che fanno la volontà di Dio.
Sono questi che formano ormai la sua nuova famiglia, costruita sulla base non di vincoli di sangue, bensì di comuni progetti di vita. Non altro è infatti il senso profondo della sua reazione immediata alla notizia che i parenti gli chiedono udienza: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?».
Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre» (Mc 3,33-35; cf. Le 8,19-21). Da parte sua, Matteo sottolinea, a chiare lettere, l’identificazione dei discepoli di Gesù con gli obbedienti alla volontà del Padre e quindi con i fratelli di Cristo: «Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre» (12,49-50).
Nel racconto arcaico dell’apparizione a Maria di Magdala poi, riferendosi ai discepoli, il risorto afferma: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro» (Gv 20,17). Secondo la versione di Matteo, la consegna di Cristo è affidata a Maria di Magdala e all’altra Maria (28,1): «Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno» (28,10). Meno univoca invece appare la formula «i miei fratelli più piccoli», messa in bocca a Cristo giudice da Matteo, nella sua famosa pagina del c. 25. Infatti è certo che essa si riferisce ai bisognosi (affamati, assetati, forestieri, nudi, malati, carcerati) soccorsi dai giusti: «In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (25,40). Ma è discussa l’identità vera di questi bisognosi: si tratta dei credenti in Cristo oppure, più in generale, di chiunque versa in situazioni disagevoli? Forse è da preferire la prima soluzione, dal momento che nel vangelo matteano sia i fratelli di Gesù (12,46-50) sia «i piccoli» di 18,5-14 indicano i discepoli di Cristo, i credenti.
Di grande densità teologica si presenta poi un passo paolino. Esponendo sinteticamente il progetto salvifico di Dio, Paolo ne sottolinea il carattere essenzialmente cristocentrico, in quanto Gesù vi gioca il ruolo di punto focale e di centro aggregante. In concreto, il Padre intende costruire un’umanità nuova all’insegna della fraternità, dunque un’umanità di fratelli fatti a immagine di Cristo, il primogenito, cioè il prototipo: «Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli» (Rm 8,29).
Anche la lettera agli Ebrei conosce il nostro motivo e, non senza originalità, afferma che tra Gesù santificatore e i credenti santificati in virtù del suo gesto di somma oblatività nella morte esiste un rapporto fraterno, fondato certo sull’azione salvifica di Cristo, ma anche sulla comune natura umana: «Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli» (2,11).


Catechismo della Chiesa Cattolica

Maria «sempre Vergine»

499 L’approfondimento della fede nella maternità verginale ha condotto la Chiesa a confessare la verginità reale e perpetua di Maria anche nel parto del Figlio di Dio fatto uomo. Infatti la nascita di Cristo “non ha diminuito la sua verginale integrità, ma l’ha consacrata”. La Liturgia della Chiesa celebra Maria come la “Aeiparthenos”, “sempre Vergine”.

500 A ciò si obietta talvolta che la Scrittura parla di fratelli e di sorelle di Gesù. La Chiesa ha sempre ritenuto che tali passi non indichino altri figli della Vergine Maria: infatti Giacomo e Giuseppe, “fratelli di Gesù” (Mt 13,55) sono i figli di una Maria discepola di Cristo, la quale è designata in modo significativo come “l’altra Maria” (Mt 28,1). Si tratta di parenti prossimi di Gesù, secondo un’espressione non inusitata nell’Antico Testamento.

501 Gesù è l’unico Figlio di Maria. Ma la maternità spirituale di Maria si estende a tutti gli uomini che egli è venuto a salvare: “Ella ha dato alla luce un Figlio, che Dio ha fatto “il primogenito di una moltitudine di fratelli” (Rm 8,29), cioè dei fedeli, e alla cui nascita e formazione ella coopera con amore di madre”


I limiti del «ragionevole» - Basilio Caballero (La Parola per ogni giorno): L’incomprensione generalizzata di cui fu oggetto Gesù da parte dei capi del popolo, della massa, dei parenti e anche dei discepoli, ci mette in guardia sul pericolo che corriamo anche oggi di non comprendere il Cristo. Oggi come allora la sua persona è una bandiera discussa e suscita reazioni diverse, secondo la conoscenza che si ha di lui.
Ai due estremi stanno il rifiuto o l’indifferenza di molti e la sequela incondizionata di tanti altri; e nel mezzo, la grande massa, le cui motivazioni religiose sono equivoche, o almeno immature, per deformazione dell’immagine di Dio. Per tutto questo, anche il credente autentico soffrirà l’incomprensione, dovrà meditare molte volte in silenzio sul peso della sua fede e vedrà la sua speranza messa alla prova.
Non è facile assimilare le molte pagine del vangelo nelle quali affiora incontenibile la divina «pazzia» di Gesù. Perciò i cristiani che presero sul serio il vangelo, i santi di tutti i tempi, dovettero subire la stessa censura: è pazzo. Così fu ritenuto dai suoi, anche da suo padre, ricco commerciante, Francesco d’ Assisi quando, leggendo il vangelo «senza note né commenti» si sposò con la povertà evangelica, follemente innamorato di lei.
Tuttavia noi, come i parenti di Gesù, vogliamo ridurre nei limiti del «ragionevole» la fiamma bruciante del vangelo, la radicalità della sequela di Cristo e lo scandalo della croce. Se i santi avessero pensato in termini «ragionevoli», nessuno avrebbe scalato la cima della santità. E se insistiamo nel non rischiare le nostre ragionevoli sicurezze, non arriveremo molto lontano come discepoli di Gesù, perché, disgraziatamente, il ragionevole, il comune, il sopportabile, ciò che fanno tutti, non superano la meschina mediocrità.
Per credere in Cristo e per seguirlo senza mezze misure non c’è strada più diretta, facile e corta dell’amore, perché è l’amore che scopre i segreti valori di una persona. Conoscere o disconoscere Cristo è questione di fede o incredulità, di amore o disamore indifferente. Il mistero più profondo della personalità di Gesù si raggiunge solamente attraverso la fede e l’amore, che sono doni dello Spirito di Dio. Chiediamoli al Signore.


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** La Liturgia della Chiesa celebra Maria come la “Aeiparthenos”, “sempre Vergine”.
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: Dio onnipotente ed eterno, che governi il cielo e la terra, ascolta con bontà le preghiere del tuo popolo e dona ai nostri giorni la tua pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo...