IL PENSIERO DEL GIORNO

2 Gennaio 2018


Oggi Gesù ci dice: “Quello che avete udito da principio rimanga in voi” (Prima Lettura).


Dal Vangelo secondo Giovanni 1,19-28: Perché dunque tu battezzi, se non sei il cristo, né Elia, né il profeta? All’incalzare delle domande degli inviati, arriva finalmente la risposta positiva: «Io sono voce di uno che grida nel deserto» (Gv 1,23). L’attenzione quindi viene spostata perentoriamente sul vero Messia che è già in mezzo al popolo, ma non ancora manifestato: «In mezzo a voi sta uno che non conoscete» (Gv 1,26). Bisogna, dunque, disporsi ad accoglierlo, con la conversione e la penitenza cui allude il battesimo di Giovanni.


L’uomo mandato da Dio (Gv 1,19-42) - Mario Galizzi (Vangelo secondo Giovanni): Sappiamo già che si chiamava Giovanni (1,6) e che è stato «mandato da Dio per dare testimonianza alla Luce affinché tutti credessero per mezzo di lui» (1,7-8); conosciamo anche un detto della sua testimonianza: «Colui che viene dopo di me è più grande di me, perché era prima di me» (1,15). Ma come ha esercitato Giovanni la sua missione di testimone? È riuscito a ottenere che almeno alcuni per mezzo suo credessero nella Luce? Davvero colui che è venuto dopo, è più grande di lui? A queste domande risponde l’evangelista che ora parla del modo con cui Giovanni, in tre giorni successivi, ha testimoniato Gesù. Il primo giorno (1,19-28) dice chi egli è in relazione a Gesù; il secondo giorno (1,29-34) è presente anche Gesù, e allora Giovanni con molta più chiarezza dice chi è Gesù; infine, il terzo giorno (1,35-42) parla di Gesù ai suoi discepoli e due di loro passano dalla parte di Gesù.


Il Cristiano deve preparare la via al Signore Gesù - Salvatore Alberto Panimolle (La Lettura Pastorale del Vangelo di Giovanni): La missione e la funzione esplicata dal Battista, di preparare la via a Gesù, ha una grande attualità anche per i discepoli del Cristo nel secolo XX. Come abbiamo costatato, mentre i sinottici, presentando l’opera del precursore del Messia, sottolineano la necessità della conversione per accogliere la parola di Gesù, il quarto evangelista accentua l’aspetto della finalizzazione della testimonianza di Giovanni verso la persona di Gesù, per favorire la fede nell’Eletto di Dio.
A somiglianza del Battista, anche noi dobbiamo finalizzare la nostra vita e la nostra azione apostolica verso la persona di Gesù. Come Giovanni dobbiamo preparare le vie del Signore, ossia dobbiamo disporre il cuore dei nostri fratelli all’incontro personale con Gesù. Dobbiamo portare i nostri fratelli al Cristo risorto, per farli aderire alla sua persona divina con ‘una fede esistenziale profonda.
La nostra vita acquista un valore eccezionale, se è spesa per preparare la strada alla venuta del Cristo nel cuore di un nostro fratello.
In realtà ogni discepolo di Gesù è invitato a fare da battistrada al Signore, ha la missione di essere l’araldo del Cristo, il banditore del suo vangelo, prestando la sua voce a Dio, spendendo le sue energie e la sua vita per favorire l’avvento del regno di amore, di giustizia, di pace, di fraternità e di libertà.


Benedetto Prete (Vangelo secondo Giovanni): v. 28 A Bethania, al di là del Giordano; un’indicazione geografica chiude la pericope evangelica. La località non è stata ancora identificata e non è ricordata da nessuna toponomastica antica; non pochi esegeti tuttavia pensano che l’informazione non trovi un perfetto riscontro geografico, ma che essa abbia un valore simbolico, come è nello stile del quarto evangelista. In questo caso si fa notare che il Precursore battezzava al di là del Giordano, cioè fuori della terra santa, poiché la sua attività costituiva una preparazione all’accettazione del mistero messianico. Alcuni codici invece di Bethania leggono Bethabara ed Origene afferma che ai suoi tempi si indicava un luogo presso la riva del Giordano, chiamato Bethabara, dove Giovanni aveva battezzato. Bethabara (altri leggono Bethara) indica «il luogo del passaggio», cioè il luogo dove gli ebrei passarono il Giordano; la denominazione si presta ad un significato simbolico ed ad una applicazione tipologica. Il Boismard pensa che il quarto evangelista avrebbe fatto rilevare il nesso tipologico che esiste tra il battesimo di Gesù, primizia del battesimo cristiano, e Bethabara, il luogo dove gli ebrei avrebbero attraversato il Giordano per entrare nella terra promessa.


Gesù di Nazareth, «elevato» nello Spirito Santo - Dominum et vivificantem 19: Anche se nella sua patria di Nazareth Gesù non è accolto come Messia, tuttavia, all’inizio dell’attività pubblica la sua missione messianica nello Spirito Santo viene rivelata al popolo da Giovanni Battista. Questi, figlio di Zaccaria e di Elisabetta, annuncia presso il Giordano la venuta del Messia ed amministra il battesimo di penitenza. Egli dice: «Io vi battezzo con acqua, ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». Giovanni Battista annuncia il Messia-Cristo non solo come colui che «viene» nello Spirito Santo, ma anche come colui che «porta» lo Spirito Santo, come rivelerà meglio Gesù nel Cenacolo. Giovanni è qui l’eco fedele delle parole di Isaia, le quali nell’antico Profeta riguardavano il futuro, mentre nel suo proprio insegnamento lungo le rive del Giordano costituiscono l’introduzione immediata alla nuova realtà messianica. Giovanni è non solo un profeta, ma anche un messaggero: è il precursore di Cristo. Ciò che egli annuncia si realizza davanti agli occhi di tutti. Gesù di Nazareth viene al Giordano per ricevere anch’egli il battesimo di penitenza. Alla vista di colui che arriva, Giovanni proclama: «Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo». Ciò dice per ispirazione dello Spirito Santo, rendendo testimonianza al compimento della profezia di Isaia. Al tempo stesso, egli confessa la fede nella missione redentrice di Gesù di Nazareth. Sulle labbra di Giovanni Battista «Agnello di Dio» è un’affermazione della verità intorno al Redentore, non meno significativa di quella usata da Isaia: «Servo del Signore». Così, con la testimonianza di Giovanni al Giordano, Gesù di Nazareth, rifiutato dai propri concittadini, viene elevato agli occhi di Israele come Messia, cioè «Unto» con lo Spirito Santo. E tale testimonianza viene corroborata da un’altra testimonianza di ordine superiore, menzionata dai tre Sinottici. Infatti, quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto il battesimo, stava in preghiera, «il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come una colomba» e, contemporaneamente, «vi fu una voce dal cielo, che disse: Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto». E una teofania trinitaria, che rende testimonianza all’esaltazione di Cristo in occasione del battesimo al Giordano. Essa non solo conferma la testimonianza di Giovanni Battista, ma svela una dimensione ancora più profonda della verità su Gesù di Nazareth come Messia. Ecco: il Messia è il Figlio prediletto del Padre. La sua solenne esaltazione non si riduce alla missione messianica del «Servo del Signore». Alla luce della teofania del Giordano, questa esaltazione raggiunge il mistero della stessa persona del Messia. Egli è esaltato, perché è il Figlio del divino compiacimento.


Santi Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno - Messaggio e attualità - Enzo Lodi (I Santi del Calendario Romano): a) La colletta della messa dei due dottori cappadoci offre già il contenuto del messaggio della loro spiritualità. Infatti, sostituendo quello precedente derivante dal Comune dei confessori e dei dottori, questo testo (che si ispira al messale francescano: «postcommunio» di san Francesco del 1243-1244) esalta la comune ricerca della verità nell’umiltà («con spirito umile e ardente»).
Così Basilio ci appare come il dottore dello Spirito Santo, il cui Trattato ci viene presentato anche nella lettura patristica del giorno feriale postnatalizio (cap. 26: «Il Signore vivifica il suo corpo nello Spirito»). A questo Trattato si deve la formula liturgica che ha diffuso la dossologia trinitaria dove, invece della clausola «nello Spirito», si afferma l’uguaglianza con le altre due persone divine attraverso la congiunzione paritetica: «e allo Spirito Santo». Ancora il messaggio più noto ci viene dall’anafora di Basilio, già diffusa in Oriente fin dall’antichità e oggi riservata a giorni particolari: è la storia della salvezza che viene evocata e attualizzata in un disegno organico e straordinariamente efficace.
Anche Gregorio Nazianzeno, per i suoi cinque Discorsi teologici (sulla Trinità, sulla natura divina, sulla divinità del Verbo e sullo Spirito Santo), è stato un grande ricercatore della verità, tanto da essere chiamato «il Teologo»; ma tale grandezza dottrinale (sono perciò i dottori cappadoci per eccellenza) è associata all’umiltà. Di Gregorio scriverà Rufino che «non si è mai visto una vita più semplice e più irreprensibile, un’eloquenza più viva e più brillante, una fede più pura e più ortodossa, una scienza più perfetta e consumata; fu il solo la cui fede non poté essere contestata dai partiti neppure opposti, tanto che basta non essere d’accordo sulla fede con Gregorio, per essere convinti di peccare contro la fede cattolica».
L’attualità di questo messaggio si può trovare ancora nella colletta che ricorda, sulla traccia della frase paolina (Ef 4, 15: «Operiamo fedelmente la verità nella carità»; cfr. Basilio, Moralia, Reg. LXXX, 22), anche la carità indissociabile dalla verità e dall’umiltà. Così Basilio è un esempio attuale per conciliare la vita contemplativa con la sollecitudine per i poveri (fondatore di un ospedale); e ambedue i santi cappadoci ci richiamano il grande aiuto dell’amicizia fraterna, attraverso la lezione patristica nell’Ufficio di lettura, come valore umano e spirituale da coltivare. La parte finale del brano potrebbe essere un programma anche per i nostri rapporti di amicizia: «E mentre per altri alcune cose sono conosciute sia come ricevute dai genitori, o da se stessi, procurate cioè dai propri sforzi di vita o da istituzioni; per noi invece era di grande importanza e prestigio essere ed essere ritenuti cristiani».


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
****  A somiglianza del Battista, anche noi dobbiamo finalizzare la nostra vita e la nostra azione apostolica verso la persona di Gesù.
Questa parola cosa ti suggeriscono?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: O Dio, che hai illuminato la tua Chiesa con l’insegnamento e l’esempio dei santi Basilio e Gregorio Nazianzeno, donaci uno spirito umile e ardente, per conoscere la tua verità e attuarla con un coraggioso programma di vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo...