IL PENSIERO DEL GIORNO

18  Gennaio 2018

GIOVeDÌ DELLA II SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)


Oggi Gesù ci dice: “Tutto il giorno mi perseguitano i miei nemici, numerosi sono quelli mi combattono.” (Cf. Salmo Responsoriale).


Dal Vangelo secondo Marco 3,7-12: Gesù guarisce gli ammalati, e libera gli ossessi. I primi per ottenere la sanità del corpo si gettano su Gesù, è un contatto benefico carico di virtù, di misericordia, di amore a sanare i corpi macilenti e provati dalla sofferenza, i demoni si gettano ai suoi piedi, segno di sottomissione e di impotenza, ma anche di disfatta. Ora avanza la Luce e le tenebre sono ricacciate nel profondo dell’Inferno.


Adalberto Sisti (Il Nuovo Testamento): 7-12: Tratto chiaramente riassuntivo e redazionale, che alcuni critici ritengono essere stato composto inizialmente come introduzione ad un discorso (ad es. per quello della montagna). In contrasto con l’atmosfera di ostilità registrata negli episodi precedenti, qui Mc fa ricomparire la folla (da 2,13 non era stata più menzionala), che col suo giungere anche da regioni fuori della Palestina, dimostra la larga risonanza raggiunta da Gesù con la sua predicazione e i suoi miracoli.
7. si ritirò: non si tratta propriamente di una fuga, ma piuttosto di un appartarsi dall’ambiente cittadino e dalle stesse sinagoghe, per predicare ed operare più liberamente all’aperto. In Marco ormai si parlerà di sinagoghe soltanto in 6,2 (quella di Nazaret). La decisione di Gesù era giustificata dall’ostinatezza degli ambienti ufficiali.
8. L’elenco delle regioni di origine della gente è molto vasto, comprendendo tutti i paesi all’intorno della zona da lui prescelta. Manca solo la Samaria, forse per la tradizionale ostilità che divideva i Giudei dai Samaritani (cf Lc 9,52-53; Mt 10,5; Gv 4,9). - Idumea: regione a sud della Giudea, abitata appunto dagli Idumei, una popolazione non ebrea, che però dal tempo di Giovanni Ircano (135-104 a.C.) era sotto il dominio dei Giudei e ne aveva accettato la religione (cf G. Flavio, Ant. Giud. 13,9,1). Anche il re Erode il Grande era un Idumeo. - regione oltre il Giordano: la Perea, in cui vivevano molti Giudei. Al tempo di Gesù era governata da Erode Antipa al pari della Galilea.
9. Il particolare della barca (benché poi non si dica che sia servita) ha la funzione di far meglio risaltare la calca della folla, che con il suo pigiarsi intorno a Gesù minacciava di schiacciarlo. Diverso, invece, è il caso di 4,1 ove Gesù monterà su una barca per poter far pervenire la sua voce a tutti gli astanti.
10. per toccarlo: l’ingenua fede popolare (cf 5,27-28; 6,56) si basava sull’uso praticato dai guaritori del tempo, per i quali il contatto fisico dei malati era condizione indispensabile per ottenere un qualunque effetto benefico.
11. gli spiriti immondi: distinti e considerati a parte dai soggetti colpiti da malattie fisiche (cf 1,32), con questa espressione sono indicate le persone possedute in qualche modo dalle potenze del male. Ne abbiamo già incontrato un esempio tipico nell’uomo posseduto da uno spirito immondo, liberato da Gesù nella sinagoga di Cafarnao (1,23-27 e note). - gridavano: il riconoscimento della dignità di Gesù è una caratteristica degli ossessi, nei quali però parlavano i demoni (cf 1,23; 5,5-7). - tu sei il Figlio di Dio: l’affermazione è più chiara dell’altra: il Santo di Dio (1,24); si ricollega in qualche modo alla proclamazione divina avvenuta nel battesimo (1,11) e in modo diretto al titolo posto dall’evangelista all’inizio della sua opera (1,1).
12. Il rimprovero di Gesù (come in 1,34) è determinato dall’inopportunità della divulgazione di quanto i demoni intuivano circa la sua persona. Quando giungerà l’ora, ci penserà egli stesso a manifestarsi con chiarezza (cf 13,32; 14,62).


La medicina al tempo di Gesù - Ralph Gower (Usi e costumi dei tempi della Bibbia): Ai tempi di Gesù ... vi era un atteggiamento incerto nei confronti della medicina. Marco 1,32-34 sembra indicare che la malattia costituiva un grosso problema. Le malattie includevano la lebbra, affezioni derivanti da abitudini alimentari e dall’inquinamento (dissenteria, colera, tifo, beri-beri, idropisia), cecità (per il clima polveroso), sordità e malattie della deambulazione. Se ne trovano accenni in 2Samuele 12,15; 1Re 17,17; 2Re 4,20; 5,1-14; Daniele 4,30. Quando venivano a trovarsi davanti a uno di questi casi, gli Ebrei erano ancora piuttosto dubbiosi nei confronti dei medici.
Essi credevano che tra malattia e peccato vi fosse una connessione (Giovanni 9,2) e citavano proverbi come «Medico, cura te stesso» (Luca 4,23). Tuttavia si voleva che ogni città avesse il suo medico (perciò la donna che soffriva di perdite di sangue era stata in grado di consultarne diversi, Marco 5,26) e nel tempio vi era sempre un medico che si prendeva cura dei sacerdoti che soffrivano di malattie derivate dall’abitudine di camminare a piedi nudi. Forse Marco non aveva una grande opinione dei medici.
L’atteggiamento di Gesù non contraddiceva l’Antico Testamento. Pare che considerasse la malattia come il risultato dell’azione malvagia di Satana nel mondo e che in quanto tale doveva essere combattuta. Tuttavia Gesù non credeva che la malattia fosse necessariamente la conseguenza di un peccato singolo. Ciò è chiaro in Giovanni 9,2-4a, se evidenziamo la frase: «Passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: “Rabbi, chi ha peccato, lui a i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?”. Rispose Gesù: “Né lui ha peccato, né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio”».
Gesù accettava l’opinione che certe malattie fossero il risultato del possesso da parte di spiriti e in questi casi agiva in conseguenza (es. Matteo 12,27), ma non trattò con questo metodo tutte le malattie. Questo suo atteggiamento nei confronti delle indisposizioni accelerò nella Chiesa primitiva l’accettazione dei medici da parte dei cristiani. Luca, in quanto medico, fu compagno di viaggio dell’apostolo Paolo (Colossesi 4,14). Ovviamente era un medico greco, poiché in Grecia la medicina aveva avuto uno sviluppo considerevole. Seguendo gli insegnamenti di Ippocrate, i medici giuravano che la vita del paziente veniva prima di ogni altra cosa, che non avrebbero mai approfittato delle donne, mai procurato aborti né mai rivelato informazioni confidenziali. Ad Alessandria vi era una grande scuola di medicina.
Ben pochi Ebrei quindi erano orientati a divenire medici; tuttavia, nonostante le molte diffidenze, erano contenti di utilizzare i servizi dei medici.


Catechismo della Chiesa Cattolica - Cristo-medico nn. 1503-1505: La compassione di Cristo verso i malati e le sue numerose guarigioni di infermi di ogni genere sono un chiaro segno del fatto che “Dio ha visitato il suo popolo” (Lc 7,16) e che il Regno di Dio è vicino. Gesù non ha soltanto il potere di guarire, ma anche di perdonare i peccati: è venuto a guarire l’uomo tutto intero, anima e corpo; è il medico di cui i malati hanno bisogno. La sua compassione verso tutti coloro che soffrono si spinge così lontano che egli si identifica con loro: “Ero malato e mi avete visitato” (Mt 25,36). Il suo amore di predilezione per gli infermi non ha cessato, lungo i secoli, di rendere i cristiani particolarmente premurosi verso tutti coloro che soffrono nel corpo e nello spirito. Essa sta all’origine degli instancabili sforzi per alleviare le loro pene.
Spesso Gesù chiede ai malati di credere. Si serve di segni per guarire: saliva e imposizione delle mani,  fango e abluzione. I malati cercano di toccarlo “perché da lui usciva una forza che sanava tutti” (Lc 6,19). Così, nei sacramenti, Cristo continua a “toccarci” per guarirci.
Commosso da tante sofferenze, Cristo non soltanto si lascia toccare dai malati, ma fa sue le loro miserie: “Egli ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie” (Mt 8,17). Non ha guarito però tutti i malati. Le sue guarigioni erano segni della venuta del Regno di Dio. Annunciavano una guarigione più radicale: la vittoria sul peccato e sulla morte attraverso la sua Pasqua. Sulla croce, Cristo ha preso su di sé tutto il peso del male e ha tolto il “peccato del mondo” (Gv 1,29), di cui la malattia non è che una conseguenza. Con la sua passione e la sua morte sulla Croce, Cristo ha dato un senso nuovo alla sofferenza: essa può ormai configurarci a lui e unirci alla sua passione redentrice.


Il carisma ecclesiale delle guarigioni - Giuseppe Barbaglio (Schede Bibliche Pastorali - Volume Quarto): L’attività guaritrice di Gesù non ha cessato, lui morto. Come risorto e Signore, egli è presente operativamente nell’azione dei suoi discepoli. Così all’handicappato che stava alla porta del tempio gerosolimitano chiamata la Bella, Pietro dice: «Nel nome di Gesù Cristo, il nazareno, cammina!» (At 3,6). Comando efficace, precisa in seguito il racconto. E quando Pietro e Giovanni saranno tradotti davanti al sinedrio, il principe degli apostoli vi farà riferimento in questi termini: «Nel nome di Gesù Cristo il nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi sano e salvo» (At 4,10). Sempre Pietro dice ad un paralitico chiamato Enea: «Enea, Gesù Cristo ti guarisce: alzati e rifatti il letto» (9,34a). «E subito si alzò», completa il testo degli Atti (9,34b).
Negli Atti non mancano neppure sommari analoghi a quelli notati sopra dei vangeli sinottici: «Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti immondi e tutti venivano guariti» (5,16); «Da molti indemoniati uscivano spiriti immondi, emettendo alte grida e molti paralitici e storpi furono risanati» (8,7). Il primo si riferisce all’attività degli apostoli, mentre il secondo all’azione di Filippo a Samaria.
Da parte sua, Paolo nell’elenco dei carismi del c. 12 della 1Cor enumera anche i doni delle guarigioni (charismata iamotôns (vv. 9.28.30). Nel corpo articolato della chiesa c’è pure questa capacità operativa donata dallo Spirito per la crescita della comunità cristiana.
Infine, la lettera di Giacomo testimonia l’esistenza di un rito particolare praticato dalla comunità da cui proviene lo scritto. Quando un credente dovesse cadere malato, deve chiamare i presbiteri della comunità locale perché lo ungano nel nome di Gesù Cristo e innalzino preghiere per lui (5,14) e nutra fiducia perché «la preghiera
fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà e se ha commesso peccati, gli saranno perdonati» (5,15). Ed ecco l’esortazione conclusiva della pericope: «Confessate perciò i vostri peccati gli uni per gli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti» (5,16). Abbiamo qui l’unica testimonianza neotestamentaria del rito sacramentale dell’unzione degli infermi.


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** I malati cercano di toccare Gesù “perché da lui usciva una forza che sanava tutti” (Lc 6,19). Così, nei sacramenti, Cristo continua a “toccarci” per guarirci.
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa:  Dio onnipotente ed eterno, che governi il cielo e la terra, ascolta con bontà le preghiere del tuo popolo e dona ai nostri giorni la tua pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo...